venerdì 29 marzo 2024

Alessio Ancillai - Il turno di notte


Il turno di notte è il titolo della mostra di Alessio Ancillai, a cura di Davide Silvioli. Espressamente impostata per misurarsi con gli ambienti trasfigurati dal tempo che caratterizzano COSMO, la personale è concepita per offrire una panoramica, sintetica ma paradigmatica, degli indirizzi di ricerca intrapresi dall’artista, tramite una selezione di opere appartenenti agli ultimi tre anni di sperimentazione. Su questa base, i lavori a definizione del progetto manifestano il ricorso a una pluralità di mezzi espressivi, tutti ugualmente parte dell’alfabeto dell’autore, che comprendono il suono, la luce, il lettering, il video e la pittura, spesso ibridati nella composizione di una medesima realizzazione e dimostrando - in ogni caso - la vocazione installativa della sua pratica artistica. A coniugare tanta e ricercata diversità operativa è il contenuto su cui verte la mostra che, come sottende la titolazione, corrisponde alla nozione di lavoro, individuata poiché in potere di raccordare i due nuclei tematici che, da sempre, sostanziano l’attività pluriennale di Ancillai: le condizioni del lavoro umano e lo statuto dell’opera d’arte. 

«Il tema al centro dell’esposizione - scrive il curatore - è trattato nella sua massima estensione di significato, dunque secondo un principio non didascalico, di modo da racchiudere i due territori tematici frequentati dall’autore. Difatti, la mostra compie una riflessione soggettiva sulla natura del lavoro artistico in sé, in quanto momento di esplorazione e di ricerca. Il carattere problematico di una tale postura nei confronti dell’operare artistico si rispecchia nella decostruzione svolta da Ancillai degli strumenti di senso dello stesso linguaggio estetico, che nel suo lessico è attuata con la rimodulazione delle unità costitutive delle opere e nel richiamo a prerogative iconiche della storia dell’arte. Il turno di notte, pertanto, rinvia alle categorie del lavoro e della notte, riconducendo alla manualità e al pensiero, ovvero alla veglia e al sonno, quindi alla ragione e all’onirico. Parla di forze che condizionano corpi, di energie che animano la materia».

Inoltre, nella data di venerdì 19aprile, da COSMO e alle ore 18:00, è programmato un incontro di approfondimento focalizzato sulle tematiche intercettate dal lavoro di Alessio Ancillai e dal pensiero a fondamento della mostra che, in presenza dell’artista, riunirà gli interventi di Nicolas Martino, Maria Vittoria Pinotti, Davide Silvioli. 

Biografia: Alessio Ancillai (Roma, 1973) vive e lavora a Roma. È fondatore e membro del collettivo bMotion Collective, dedito alla progettazione di installazioni visivo-sonore. Con alle spalle un retroterra di studi in materie medico-scientifiche, la sua formazione non convenzionale lo ha indotto a non risentire di prescrizioni operative, sperimentando una varietà di mezzi espressivi quali la pittura, la scultura, la luce, il suono, il lettering, il video. Pioniere della tecnologia LED in ambito di sperimentazione artistica, la sua ricerca si sviluppa simultaneamente su due assi portanti, sì differenti ma complementari, perché entrambi ugualmente ascritti alla dimensione dell’umano. Uno, dalla caratura sociale, è relativo alla questione delle condizioni di lavoro odierne e l’altro, di ordine estetico, e da riferirsi alla natura dell’immagine pittorica. Nel primo caso, la categoria del lavoro, anche con il ricorso a oggetti usati in chiave metaforica, viene affrontata nelle sue concrezioni culturali e nelle rispettive contraddizioni. Nella seconda circostanza, la luce è il medium privilegiato per inseguire il senso dell’immagine pittorica, che scaturisce dall’incontro tra l’elemento luminoso e gli apparati tecnici a costituzione delle sue realizzazioni, stabilendo permeabilità tra componenti fisiche materiali e immateriali. Il suo lavoro è presente in collezioni sia private che istituzionali e ha eseguito opere pubbliche su commissione. Tra le esperienze espositive più recenti: Pittura italiana contemporanea: ultimi sessant’anni, Chiesa Monumentale di S. Francesco, Gualdo Tadino (PG), 2023; Show_8, Dino Morra Gallery, Napoli, 2023; Transpassing, La Portineria, Firenze, 2023.

COSMO, piazza di Sant’Apollonia, 13. Roma

Il turno di notte - Alessio Ancillai
a cura di Davide Silvioli

Apertura: giovedì 4 aprile, ore 18:00 - 21:00
Periodo: 5 – 21 aprile, 2024
Ingresso: gratuito per possessori tessera Arci
Orari: da martedì a domenica, ore 17:00-21:00|Altri giorni e orari su appuntamento

Informazioni: cosmo@officineimpresa.it|studioancillai@gmail.com


Marco Cingolani, mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza

FORMA_PERSISTENTI_DI_COESIONE_2024

La Fondazione Filiberto e Bianca Menna, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale e con il Tomav Experience è lieta di annunciare Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza, la nuova personale di Marco Cingolani che si terrà nella sede romana della Fondazione, già Archivio Tomaso Binga, in via dei Monti di Pietralata 16, dal 06 aprile al 10 maggio 2024.

Nell’ampia e brillante indagine che Marco Cingolani propone ormai da oltre dieci anni per dar vita a dispositivi in cui la materia si incrocia e si incastra inscindibilmente con tessuti incorporei (l’ombra portante di un oggetto, i terreni taglienti della luce o lo spazio che circonda e entra nell’opera), troviamo un energico scavo tra i solchi del vuoto, inteso come peso visivo che ha una sua specifica densità, una sua costruzione interna, una sua precisa plasticità.

Con Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza, accanto a una nuova serie di lavori della serie Forme persistenti di coesione il cui passo ulteriore, rispetto alle precedenti composizioni, è quello di proporre una idea di insieme dove la parte mancante è determinata (costruita) dall’ombra dell’oggetto che crea ideale continuità tra due corpo, Cingolani propone per gli spazi della Fondazione, uno Stato di tensione context-specific che sembra esplodere nell’ambiente per risucchiare l’area di lavoro su un punto stabilito, dove si avverte l’attrazione tra due magneti al neodimio che si incontrano metaforicamente nella vertigine d’un’inesauribile attesa. Realizzati in marmo Calacatta Borghini o di Carrara e inserti (quasi lingue) di acciaio, tre colonne del recente ciclo Tenendosi a distanza(2024) sono inoltre dispositivi in cui la solennità, la rigidità, la freddezza e lo slancio della colonna, si sposta su un area rarefatta che accoglie la luce per dar luogo a soglie sottili e evanescenti, a sospensioni affilate, a puro potere del pensiero, a intervalli e diastemi, a collegamenti pungenti tra tue ipotetici luoghi e tra due diversi materiali.

Dieci Corpi d’ombra (2023-2024) impressi su carta da lucidi che costituiscono l’inedito – omonimo – libro d’artista dove Cingolani richiama alla memoria Nella nebbia di Milano (1968) di Bruno Munari, sono di questo nuovo progetto un ciclo di «opere grafiche» nate da un continuo (ossessivo) «tentativo di mantenere e conservare traccia di un’opera non più esistente, se non attraverso la proiezione della propria ombra», interpretata oggi come corpo mancante, come offuscamento, come lieve fumosità, come proiezione che trattiene la traccia di qualcosa, come eco di fisicità ormai lontane nel tempo, come chiara assenza che si allarga su leggere memorie. Custoditi in teche eburnee, i dieci Corpi d’ombrasi presentano apparentemente sospesi, incastrati in una leggerissima intelaiatura, quasi a indicare una soglia da attraversare con la mente. Sfogliando il libro, in progressiva dissolvenza o, viceversa, in progressiva comparsa, si leggono delle parole che compongono via via la frase mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza.

Il Direttore della Fondazione
prof. Antonello Tolve


Marco Cingolani
Mantenere traccia di un corpo mancante nel ricostruire i segni di un’assenza
a cura di Antonello Tolve

opening | sabato 06 aprile 2024, ore 17:30

06 aprile | 10 maggio 2024

Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Via dei Monti di Pietralata 16- Roma
info | www.fondazionemenna.it - +39 089 254707 +39 340 1608136 +39 349 5813002
orari di apertura | dal lunedì al giovedì, su appuntamento

lunedì 25 marzo 2024

Mise en Place | Nordine Sajot e Situazione Architettura | SUBSTRATUM GALLERIA


Mise en Place
Nordine Sajot e Situazione Architettura
progetto quadrimestrale di arte contemporanea e design

INAUGURAZIONE venerdì 5 aprile 2024 ore 18.30

SUBSTRATUM GALLERIA
via in Selci 84b, 00184 - ROMA

«Un designer dovrebbe sapere che gli oggetti possono diventare lo strumento di un rito esistenziale». Ettore Sottsass

SUBSTRATUM, studio di architettura nel rione Monti di Roma, inaugura la nuova stagione in Galleria, venerdì 5 aprile 2024 alle ore 18.30, presentando Mise en Place, quarto progetto quadrimestrale tra arte contemporanea e design. Il disegno allestitivo, concepito dallo studio, ci accoglie in uno degli ambienti più relazionali e aggreganti di un abitativo domestico, la cucina.
Al centro dello spazio tutto è apparecchiato ad arte. Sul monolite nero opaco le opere P.G.R., in ceramica e porcellana smaltata, di Nordine Sajot accendono e stimolano i sensi; l’artista compone un tableau vivant che aziona differenti appetiti per entrare, riflettere e metabolizzare la profondità sensibile del corpo gestuale. Quella dell’artista è una pratica rituale e performativa di consapevolezza esistenziale della propria presenza, di acquisizione di ‘sapore’ e sapere cosa si è e si vuole. Attraverso la complessità di cui siamo fatti e di cui ci nutriamo, la relazione tra vissuto personale e collettivo, l’oggetto-soggetto, anche nella sua parte assente o volutamente sezionata, rappresenta la nostra impronta, quell’azione che, solo sentita, può davvero alimentare noi e gli altri. Come, nella serie di dittici analogici SENZA TITOLO in bianco e nero, che, nella loro unicità ed elegante minimalismo, ci riconducono al rito nella sua tradizione e valenza estetica. Ogni oggetto-utensile ritrova la sua forma, così lo spostamento del piano visivo genera e trasmette un’altra comunicazione, dal corpo destrutturato orizzontale l’ordine compositivo si verticalizza nella Mise en Place. E così il sottile esprime l’essenziale, la presenza e la sua negazione, percepita e poi lentamente deglutita.
Il fuoco centrale di questa cucina è GOLD, il monolite nero, di Situazione Architettura, frutto dell’arte “semi artigianale” del brand italiano Time For Kitchen; l’isola rivestita con il sofisticato e resistente fenix nero ingo, ci catalizza e ingoia nella sua abbuiante monocromia e con il piacevole effetto soft touch. Ma nessuna impronta è trattenuta, se non quella dell'arte, la straordinaria opacità è garantita dall’innovativa tecnologia di questo gioiello di design ed estetica sublime. Nella visione microscopica del suo fenix, l’isola rivela la fascinazione di un paesaggio irregolare di cime e avvallamenti, sulle quali una fenice sembra davvero risorgere dal nero e riflettere la luce ravvivando l’ambiente circostante. Completano la messa a punto due elementi a giorno realizzati con il caldo e accogliente laminato abete bruno, allestiti nella nicchia come dispensa, arredo necessario all’organizzazione di qualsiasi Mise en Place.

E così…la cucina ci trasforma in un’unica comune presenza, commestibile. Baricentro sociale della casa dove l’arte contemporanea e il design si confermano alimenti essenziali alla riattivazione di processi preparatori che ricongiungono l’originario al collettivo.

Nordine Sajot, SENZA TITOLO - 1997 - dittico bianco e nero su carta baritata 24x24 cm

Mise en Place
Nordine Sajot e Situazione Architettura
progetto quadrimestrale di arte contemporanea e design

INAUGURAZIONE venerdì 5 aprile 2024 ore 18.30

progetto quadrimestrale, visitabile fino a luglio 2024
Visite su appuntamento lun-ven 10-19 Tel. 3384038423

SUBSTRATUM
Via in Selci, 84b, 00184 – Roma
T. 064823658 www.substratum.it
g.tamburro@substratum.it - g.castellani@substratum.it

Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com


progetto in collaborazione con Situazione Architettura di Stefano Corona, via Carlo Felice, 95 – 00185 Roma

venerdì 15 marzo 2024

Anna Capolupo. Artificia


Il nuovo appuntamento espositivo di Casa Vuota è Artificia, un incantesimo di Anna Capolupo, con la partecipazione di Emanuela Da Ros. La mostra, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, si inaugura sabato 16 marzo 2024 dalle ore 18 alle 21 nello spazio espositivo di via Maia 12 a Roma.

Innamorata della poesia delle cose quotidiane e inventrice di ambienti misteriosi in cui elementi culturali diversi si incontrano e si mescolano, Anna Capolupo presenta a Casa Vuota una serie di dipinti, di sculture di biscotto e di installazioni, tutti inediti e pensati su misura per le stanze disabitate della piccola kunsthalle del Quadraro. Nel modo che è tipico della sua ricerca artistica, l’ordinario e il prosaico si elevano a una dimensione straordinaria ed enigmatica, che vede l’atmosfera onirica delle sue visioni caratterizzata da un uso peculiare del colore e dall’accostamento singolare di oggetti e figure.

«Gli occhi vedono attraverso la memoria il bambino che con una lingua inventata crea il mondo», dichiara Capolupo e il suo intervento si dispiega negli ambienti di Casa Vuota con la forza inventiva di una filastrocca infantile, pregna di energia, di eccitazione e di mistero. Nella dimensione propria dell’artificio, attraverso cui gli artisti «provano a dare immagine a qualcosa che non ce l’ha», l’artista calabrese di nascita e fiorentina di adozione evoca il gioco e le fantasie dell’infanzia. «Per ricollegarmi con una memoria, con un luogo, con gli oggetti», spiega.

«Casa Vuota diventa il teatro di un’affabulazione onirica per attori bambini– raccontano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – nella misura in cui l’artista attinge alle sue memorie personali e al suo mondo interiore, mescolando ricordi della terra in cui è cresciuta, microstorie quotidiane e appunti di sogni presi appena sveglia, che si apparecchiano nella forma di nature morte arroccate oltre i bordi della realtà».

«In questi anni – dichiara Anna Capolupo – ho indagato la tradizione pittorica della natura morta e il mondo onirico, appuntandomi tutti i sogni per poi cercare di dipingerli, come indagine sull’inconscio. Distribuendo tutto su un tavolo: oggetti d’uso quotidiano, volti, piante, scorci di interni che, come su un palcoscenico, evocano memorie, creando atmosfere stranianti e ferme nel tempo. Riflettendo sulla natura morta, mi sono resa conto che la mia ricerca si è via via spostata più verso la creazione di un ambiente, un ambiente dove le cose accadono e si sovrappongono e si sedimentano le memorie e il tempo presente. Questo ambiente è evidentemente una casa. Quella a cui tutti apparteniamo perché è lì che cresciamo, che ci formiamo e ci identifichiamo e dalla quale andiamo via. Penso alla mia casa e in qualche modo cerco di ricostruirla.Mi chiedo se posso ancora chiamare casa un luogo dove da vent’anni non trascorro più la mia quotidianità. Questa casa diventa allora per me un ricordare malinconico. Vivo con essa un amore nostalgicoe la cosa più evidente di questi lavori è che l’infanzia è ciò che mi lega ancora a quel concetto di casa che oggi, da adulta, non so ritrovare in nessun luogo».

«Sulle rotte di una nostalgia che si fa forza creativa, il visitatore della mostra è chiamato a vestire i panni di un fanciullo immerso in un gioco», spiegano Del Re e de Nichilo. «La pittura di Anna Capolupo si fa pretesto per costruire volumi tridimensionali ed ecco apparire uno spazio nello spazio: una capanna al centro della stanza detta le regole della partita e ricorda i tipìdei nativi americani o un tendone circense. Se normalmente si è abituati a conoscere della pittura solo la superficie coperta di colore, sorprende la scoperta della pagina inferiore, nel movimento dell’andata oltre il quadro che dà il via al gioco, in un’immersione della pittura che si fa scoperta di un segreto. Una memoria della casa che si reinventa a Casa Vuota, sotto la pelle di una pittura nutrita di sogni».

A sottolineare l’importanza di questa componente onirica è la presenza di un lettino che l’artista costruisce e colloca nella Stanza dei Glicini. Viene circondato di bassorilievi modellati con la pasta dei biscotti, sculture commestibili che attingono direttamente alla tradizione calabrese e la reinventano nelle forme e nei significati. Figure umane, piante, forbici sono gli elementi di un alfabeto che impasta farina, uova e miele, rimandando alla pratica devozionale degli ex-voto, le cui suggestioni affiorano anche nella pittura.«Ricordano che la preghiera è un momento che regali a te stessa e a nessun’altro», spiega l’artista.

In ognuno dei tre spazi espositivi di Casa Vuota si trova un oggetto scultoreo di Emanuela Da Ros, artigiana orafa originaria del Veneto con la quale Anna Capolupo da quattro anni divide lo studio a Firenze, e questi feticci entrano in relazione con il suo lavoro. «Ci siamo chieste tante volte cosa fosse la nostra casa oggi», spiega Capolupo.«Ci siamo accorte che costruiamo una casa ideale, perché la nostra ricerca non si rispecchia con la realtà delle nostre terre d’origine. Il nostro legame emotivo con quel territorio non ci permette di avere un pensiero critico, almeno all’interno della pratica artistica. Proveniamo dagli antipodi, io dal profondo Sud e lei dal profondo Nord, e forse è proprio questo che ci unisce. Abbiamo avuto un’educazione simile, che vede la religiosità mescolarsi a un mondo pagano fatto di superstizioni e di leggende, dove gli oggetti incarnano simboli importanti per la nostra cultura».

Anna Capolupo (Lamezia Terme, 1983) vive e lavora a Firenze. Laureata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha vinto il Premio Behnoode Foundation a The Others Art Fair nel 2022, il Premio Nocivelli nel 2020 e il Combat Prize nel 2016 nella sezione grafica ed è stata finalista al Premio Terna del 2014. Nel 2022 è stata invitata al programma internazionale di residenze artistiche Vis à Vis Fuoriluogo 25a cura di Limiti Inchiusi. Nel 2019 è stata selezionata al programma di residenze presso LA CASAPARK Art Residency di New York. Ha preso parte a Landina esperienze di pittura en plein aira Omegna e al Simposio di Pitturadella Fondazione Lac o Le mon a San Cesario di Lecce. Tra le mostre si segnalano nel 2023 Do u ever wonder what it’s like to be a tulip?alla galleria Andrea Festa Fine Art di Roma a cura di Benedetta Monti, Affascinanteal Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola (RA) a cura di Giole Meladri e Luigi Presicce, nel 2022 Facoltà Paranoicacon Luigi Presicce a The Others a Torino con la galleria VGO associates di Grasse, La fiabescaalla Galleria Giovanni Bonelli di Pietrasanta a cura di Francesco Lauretta, I see an object like a star with a burr all aroundcon Lucia Veronesi alla Tana delle Tigri alla Piramide delle Cascine di Firenze, Pittura, Pittura, Pitturanella Project room di Marignana Arte a Venezia a cura di Serena Fineschi, nel 2021 Salon Palermoalla Rizzuto Gallery di Palermo con un testo critico di Antonio Grulli, Fragile alla Monitor Gallery di Roma a cura di Christian Caliandro, Un giorno in casa alla Fondazione Smart di Roma a cura di Davide Ferri e Saverio Verini, Polka Puttana, mostra itinerante in furgone a Roma, Abetone e Grasse e nel 2020 Portafortunaal Toast Project Space della Manifattura Tabacchi di Firenze.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: Artificia
ARTISTA: Anna Capolupo, con la partecipazione di Emanuela Da Ros
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 16 marzo al 5 maggio 2024
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: 16 marzo 2024 (orari: 18-21)
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 – 328.4615638 | email vuotacasa@gmail.com | INGRESSO GRATUITO

Andreas Steinbrecher - ALBA

Andreas Steinbrecher, KATZENRAT

Venerdì 15 marzo, dalle ore 18.00, la Shazar Gallery presenta ALBA di Andreas Steinbrecher, a cura di Valeria Shaefer. La prima personale a Napoli dell’artista kazako offre la possibilità di immergersi nelle tele dalle forme indefinite, nei paesaggi irreali, popolati da creature ed elementi solitari che accompagnano l’osservatore in un viaggio straniante ed ammaliante.Negli spazi di via Pasquale Scura il percorso espositivo si sviluppa attraverso dipinti dalle sagome inusuali che accostate esplorano narrazioni complesse e le cui composizioni assurgono a finestre su universi interiori. Le sperimentazioni dell’artista sembrano portarlo sulla scia di differenti tempi dell’arte, tra citazioni e contrasti visivi Steinbrecher raggiunge e aggiunge constanti accezioni contemporanee fino al raggiungimento di un personalissimo linguaggio.

Nella pratica artistica di Steinbrecher quello che salta subito all’occhio è l’idea molto personale di collegare le forme sulla tela come dei moduli per formare nuove composizioni più grandi: un esempio sono le opere Rast del 2023 e Rast II del 2024. L’autonomia non è più il prerequisito primario per un'immagine, piuttosto è il potenziale per un cosmo visivo eterogeneo che consente spazio per una narrazione, un'emozione o una riflessione sulla propria corporeità. L’artista concepisce i suoi quadri come parti che si riuniscono in un processo mutevole per creare una composizione.

Andreas Steinbrecher integra ripetutamente nei suoi quadri vedute di paesaggi idilliaci, che ricordano i luoghi della nostalgia di Caspar David Friedrich. concepire i miei quadri come parti che si riuniscono in un processo mutevole per creare una composizione. 
Nella sua esplorazione della pittura di paesaggio, uno dei motivi più autentici della storia dell'arte classica, Andreas Steinbrecher combina le tradizioni pittoriche esistenti con l'idea del paesaggio come struttura incarnata in cui si fondono i confini tra interno ed esterno, uomo e ambiente.
le immagini raccontano anche di una natura dalla quale, congelati in dipinti iconici, reel ed emoji mozzafiato, ci alieniamo fatalmente sempre più.(Marina Sammeck)

Andreas Steinbrecher (Chelikemir – Kazakistan - 1984) vive e lavora a Düsseldorf dove ha frequentato l’Accademia d'arte. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive soprattutto in Germania, vincendo numerosi riconoscimenti. 

La mostra ALBA sarà visitabile fino al 15 maggio 2024 dal martedì al sabato dalle 14.30 alle 19.30 e su appuntamento. 

 

Shazar Gallery
Andreas Steinbrecher - ALBA
a cura di Valeria Shaefer
Opening: venerdì 15 marzo 2024 dalle 18,00 alle 21,00
Dal 16 marzo al 15 maggio 2024


Press officer: Graziella Melania Geraci 
3475999666 press@shazargallery.com

Shazar Gallery
Via Pasquale Scura 8
80134 Napoli Tel. 081 1812 6773 www.shazargallery.com – info@shazargallery.com
Instagram: shazargallery– FB: shazargallery

martedì 12 marzo 2024

CARTOGRAMMA, la nuova installazione di CRISA in dialogo con le opere di MARIA LAI

Maria Lai, Sa domo de su dolo, 2002 terracotta, cm 35 x 40 x 40
Donazione Maria Lai, Cardedu, NU

Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa...Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza... Sono un invito al viaggio.” Maria Lai

Il MUSMA(Museo della Scultura Contemporanea di Matera) continua ad ampliare la propria collezione accogliendo nuove donazioni. Durante il 2024 il museo presenterà a rotazione opere già in collezione facendole dialogare con nuove opere , sia permanenti che temporanee, progettate appositamente per gli spazi del museo.L’allestimento vuole rendere più leggibile il linguaggio della scultura contemporanea ed evidenziare i legami e le relazioni tra gli artisti. Grazie alla proficua relazione con l’Istituto di Conservazione e Restauro sede di Matera che contribuisce alla conservazione e il restauro di molte opere della collezione, attraverso alcuni casi studio ha aperto nuove possibilità di dibattito nell’ambito del restauro del contemporaneo.

Il primo appuntamento è il 16 marzo alle ore 18:00 con “Cartogramma”, la nuova installazione permanente di Crisa in dialogo con le tre opere dell’artista sarda Maria Lai, già presenti nella collezione del Museo.

Le opere sono: “Cuore mio 2002”, “La torre, 1971-2002” e “Sa domu de su dolu, 2002”. “La torre” attesta la grande capacità di Maria di ricreare la realtà; di riscrivere la memoria di un oggetto offrendo ad esso un’altra dimensione. L’opera è costituita dall’assemblaggio di due gruppi di infissi lignei sovrapposti, dipinti di bianco e nero, trame, nodi di spago dipinto. Tale descrizione evidenzia che la parte inferiore dell’opera, la parte bianca, è in realtà il Telaio campestredel 1971 che Maria ripensa e riutilizza, per realizzare l’opera che commemora l’attentato terroristico del 11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York e che data al 2002. Cuore mioe Sa domu de su dolu, ci raccontano un’altra Maria, colei che trasforma in opere le parole scritte nei racconti di Cambosu, suo professore, il quale insegna a Maria il ritmo e il respiro delle parole mute. I fili, i pani, le tre opere della “piccola capretta ansiosa di precipizi” entreranno in dialogo, con l’opera del cagliaritano muralista Crisa che, nel 2019, in occasione del centenario della nascita dell’artista, su commissione dei familiari, ha realizzato sulla facciata dello studio di Maria a Cadeddu un intervento grafico. 

Nella sala del MUSMA nasceranno nuove “GEOGRAFIE” proprio come faceva Maria che diceva riguardo le stesse: “Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa...Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza...Sono un invito al viaggio.”L' opera che Crisa (nome d’arte di Federico Carta) realizzerà per il MUSMA, CARTOGRAMMA, questo il suo titolo, sarà un invito ad andare oltre: “Una geografia immaginaria composta da sezioni o frammenti di mondo che racconteranno un territorio con il suo paesaggio e il suo cambiamento urbanistico e lo spopolamento. La sua chiave di lettura accompagna Matera a specchiarsi in questa visione. Al dipinto si sovrapporranno degli inserti scultorei in ceramica, dipinti e incisi; veri e propri focus sulla memoria dell’umanità. Un reperto di memorie che sono venute a definirci, tali concetti sono I flussi migratori, i cambiamenti, gli assestamenti e lo spostamento.” Nelle porzioni della sua geografia, i Sassi, fermi e stabili, sono i guardiani del tempo storico di questo scenario, le canne al vento simbolo di libertà che crescono spontanee nelle zone di periferia. l fili connettono gli esseri umani al paesaggio. Crisa come un sismografo capta con sensibilità il terreno e cerca di tracciare il mondo. 

Maria Lai (1919-2013), personalità di spicco della scena artistica contemporanea, continua a far parlare di lei con mostre e approfondimenti che arrivano cospicui soprattutto post mortem. Non c’è dubbio che la vasta ricchezza di suggestioni poetiche della sua opera (scultura, pittura, disegno, chine, acquerelli, collages, telai, libri cuciti, interventi ambientali, azioni teatrali), sempre audaci ed attuali, inciti l’artista di oggi alla consapevolezza profonda del suo ruolo attivo nella produzione culturale, sia come intellettuale sia come artefice. 

IL MUSMA
Le origini del MUSMA sono legate alla parola DIALOGO. Si parte nel 1978 quando Pietro Consagra, invitato in occasione della mostra a lui dedicata tenutasi a Matera tra il giugno e il settembre dello stesso anno, realizza per la città, la prima opera d’arte pubblica site-specific. Consagra vede Matera come un’architettura da salvare e dacui farsi stimolare, realizza così i suoi 11 "Ferri Bifrontali", installazioni diffuse che mettevano in relazione e dialogo i due fronti della città: i Sassi e la Murgia. Da questa esperienza si genera il rapporto tra Matera e la Scultura e gli scultori e Matera attraverso l’esperienza delle “GRANDI MOSTRE NEI SASSI” Nate soprattutto come monito per la politica e per le istituzioni, le mostre di scultura contemporanea nei Sassi di Matera, furono l’inizio di un legame duraturo, spontaneo, quasi inevitabile: erano sculture all’interno di una città-scultura. Nel 1987, quasi dieci anni dopo la mostra di Consagra, fu organizzata, questa volta nelle chiese rupestri di San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù, fresche di restauro, la seconda Grande mostra nei Sassi, l’antologica di Fausto Melotti. Di anno in anno, il complesso rupestre ha ospitato monografiche e collettive di alcuni tra i più grandi maestri della scultura moderna e contemporanea e delle giovani promesse dell’arte.Difatti il MUSMA, ancora oggi tiene vivo tale dialogo, tra antico e contemporaneo raccontando questa esperienza nelle sale della caccia del Museo e riaprendo i propri spazi rinforzando l’elemento che connota la predetta relazione. Dal punto di vista allestitivo, il museo ha due registri differenti: al piano superiore la linea temporale del MUSMA parte dal 1883 con il Birichino, del maestro della scultura italiana Medardo Rosso, sino ad arrivare alla stretta contemporaneità. Si incontrano quindi, al piano superiore artisti quali, solo per citarne alcuni: Martini, Cambellotti, Fazzini, i Basaldella, Melotti, Uncini, Perilli, Cerone, Strazza, Rocco Orlando. Nella parte ipogea si predilige il binomio contenuto-contenitore che mette in rapporto l’architettura per sottrazione degli ipogei con i vari materiali e linguaggi della scultura e si ritrovano inedite opere quali Calcio di rigore di Emilio Isgrò, opere prodotte attraverso esperienze di residenza quali Amazon di Saverio Todaro, o opere che sembrano essere nate per gli spazi ipogei, quali il Vortice di Eliseo Mattiaci, la Croce di Alberto Timossi, o il Codice progressivo di Carlo Bernardini. 

BIO
Maria Lai (Ulassai 1919-2013), è una delle più importanti e riconosciute artiste sarde, nota principalmente per le sue opere tessili, tanto da essere definita come "una amanuense del cucito". Le sue opere e la sua tecnica artistica ruotano infatti attorno all’utilizzo originale delle materie tessili e di elementi poveri, come il pane, ma con un fil rouge poetico che rimanda sempre alle tradizioni della sua terra. L’artista sviluppa un approccio artistico informato partendo da un'approfondita esplorazione delle tradizioni, delle leggende e del folklore della sua regione natale. Mentre questo rapporto con la terra rimane al centro della sua ricerca, l’artista sembra muoversi tra le tendenze artistiche del suo tempo senza un senso di appartenenza specifico, tracciando il proprio percorso ai margini dei movimenti dominanti, l'arte informale e l'astrazione geometrica. Arturo Martini, suo insegnante all'Accademia di Belle Arti di Venezia, la incoraggia ad elaborare un vocabolario formale basato sul mondo dei miti e degli archetipi. Molto influente è stata anche l'amicizia con lo scrittore sardo Salvatore Cambosu, che ha impregnato il suo lavoro di elementi poetici e narrativi che l'hanno resa una figura così atipica nel mondo dell'arte italiana. L’arte di Maria Lai è fortemente legata alla tradizione della sua terra, la Sardegna e in particolare al suo luogo natale Ulassai. Maria Lai attinge alle ricche storie, ai racconti popolari e alle tradizioni artigianali della Sardegna, così come alla poesia e alla letteratura, per creare opere multimediali che parlano di usanze e relazioni comuni sull'isola italiana. Per il suo lavoro più noto, Legarsi alla montagna del 1981, ha chiesto a tutti gli abitanti della sua città natale di Ulassai di legare insieme le loro case con un nastro in una performance relazionale che ha rivelato le amicizie e le animosità tra gli abitanti del villaggio.


Federico Carta in arte Crisa( Sardegna 1984) 
Autodidatta, sperimenta il disegno sin da bambino. All’età di 12 anni inizia a dipingere graffiti sui muri per dedicarsi parallelamente alla pittura su materiali di recupero e su tela dopo qualche anno. Con il passare del tempo prosegue la sua ricerca in città, lungo le strade, sviluppando temi legati alla natura ma anche alla metropoli.Sperimenta diverse tecniche e materiali, sviluppando uno stile personale di ricerca e di espressione. I suoi dipinti trattano di tematiche quali il degrado urbano, l’ambiente, l’inquinamento, il rapporto tra l’uomo e la natura. Tali tematiche prendono forma principalemente all’interno di un contesto urbano rappresentato attraverso numerosi simboli del suo immaginario poetico: antenne, lavatrici, fabbriche,palazzi, aree desolate, discariche. Ha realizzato numerosi murales e progetti per spazi pubblici in varie città e periferie del mondo. Nel 2019 ha realizzato il progetto ‘Tracce Asia 2562’ tra la Thailandia, il Laos e il Vietnam.

All’inaugurazione sarà presente l’artista Crisa.

bozzetto Crisa

Scheda tecnica:
Anteprima stampa: 16 marzo ore 11.30
Inaugurazione: 16 Marzo ore 18:00
Luogo: Palazzo Pomarici - Via San Giacomo (Sasso Caveoso)Matera
INGRESSO GRATUITO solo per il 16 marzo (inaugurazione)
Orari di apertura MUSMA dal Lunedì alla Domenica
10:00 - 18:00 (dal 1 Ottobre al 31 Marzo)
10:00 - 20:00 (dal 1 Aprile al 30 Settembre)

UFFICIO STAMPA: RP Press
Email: press@rp-press.it
Contatti: Marcella Russo
m: 0039 349 3999037

Informazioni MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea Matera)
www.musma.it Tel. 3669357768 – 3883473702- Email: info@musma.it

lunedì 11 marzo 2024

Saun Santipreecha. PER/FORMATIVE CITIES: Una ragnatela di performances tripticali


Tutti rigiriamo tra le mani un vecchio copertone vuoto mediante il quale vorremmo raggiungere il senso ultimo a cui le parole non giungono.” Palomar

Il Lettore esamina la stanza ed incontra un oggetto—A— esso stesso un soggetto nel sistema degli oggetti, visivi e sonori, che circonda il Lettore. Questo soggetto dà voce ai suoni senza corpo dislocati attraverso distorsioni e rifrazioni, incarnando un sistema di città e mito, camminando, giocando, trasformando la percezione nel percepito tramite astrazioni…

Questa mostra si confronta con tre romanzi di Italo Calvino—Se una notte d'inverno un viaggiatore, Le città invisibilie Palomar—oltre che le tre città che hanno segnato il mio personale percorso verso questa mostra: Bangkok, Los Angeles, Roma. L’installazione intreccia il visivo ed il sonoro, l'effimero ed il fisico, utilizzando una configurazione tripticale e scalabile, piegando e dispiegando ogni strato, dalle impronte sonore delle città, alla video-installazione performativa e relazionalmente-modulare[1], alle tre sculture sonore in rame. I suoni stessi sono creati dai gesti performativi dei partecipanti sui social provenienti da tutte e tre le città, dalla flautista Cari Ann Souter e da me stesso, ulteriormente modulati dal sistema soggettivo dei movimenti dello spettatore[2]pubblico nella galleria - resistendo al sistema fisso della videoproiezione che incorpora il mito, eppure fagocitati al suo interno. Come le azioni formative e performative che creano una città, sempre un intreccio di tre elementi —natura/ambienti, azione umana/sistemica e mito/ideologia—nel tempo, il lavoro integra il livello macro con il micro. Sulla zona di confine dei due lati dell'astrazione, che si uniscono e si intersecano, dal soggettivo all'oggettivo e di nuovo al soggettivo e verso l’esterno ancora, queste azioni non terminano con me come artista, ma provengono da oltre me stesso e continuano ulteriormente, da e attraverso sistemi che formano non solo la morfologia di chi siamo, ma quella delle città in cui viviamo: incarnazioni del disincarnato, "ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma." (Le città invisibili)
Saun Santipreecha

[1]Modularità relazionale è un termine utilizzato da Saun Santipreecha che si riferisce ad una struttura che è sia una perseveranza che una resistenza all'inesorabile monologismo della linearità, enfatizzando la relazionalità sempre in movimento dei moduli che compongono un lavoro, un'identità o un sé, in un dialogismo polifonico che sfida la nostra percezione della leggibilità e del significato.
[1]Termine coniato da Augusto Boal per il Teatro dell'Oppresso.



 

Sede AOCF58 - Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 - Roma (metro A fermata Flaminio)
Artista SAUN SANTIPREECHA
Titolo PER/FORMATIVE CITIES : Una ragnatela di performances tripticali
A cura di Camilla Boemio
Presentata da​ Reisig and Taylor Contemporary [con objet A.D]
fino al 15 marzo 2024
Orario dal martedì al venerdì 17,00 alle 19,30
Contributi performers: Francesca Virginia Coppola, Prima Jalichandra-Sakuntabhai, objetA.D, 
Camilla Boemio, Kittiya Nivasanont
Contributi: Alto Flute solos by Cari Ann Souter
Luc Trahand: Co-producer and Max Architectural Engineer
Assistente in galleria: Annalinda Maso
Filmati sul posto girati a Los Angeles daJean Hsi, Saun Santipreecha, Savika Goerres
Consulenti tecnici: Chen Shen, Manop Buranapramest, Ken Goerres
Progettazione e realizzazione della base della scultura: Ken Goerres
Coordinatrice della produzione: Francesca Virginia Coppola

domenica 10 marzo 2024

LE FORME DELL'ACQUA - Giornata Mondiale 2024 delle Nazioni Unite è WATER for PEACE


LE FORME DELL'ACQUA
Dal 22 marzo al 7 aprile 2024
Via Di Vittorio n° 33 - Corato (Ba) Puglia
Cerimonia inaugurale il 22 Marzo 2024, Presso Agorà 2.0 Via San Benedetto n°38 Corato - alle ore 18:00

LE FORME DELL’ACQUA - Ambiente e Leggende - Giornata Mondiale 2024 delle Nazioni Unite è WATER for PEACE

dal 22 marzo al 7 aprile , ore 18:30 - 20:30


TEMA della Giornata Mondiale 2024 delle Nazioni Unite è WATER for PEACE
curatore della Mostra Pasquale Pisani - Organizzato : ARCHEOCLUB D'ITALIA - APS CORATO -
Si ringrazia per l'Organizzazione della Mostra il Presidente di Archeoclub d'Italia APS Sede di Corato, COMUNE DI CORATO - REGIONE PUGLIA -
Michele Iacovelli e il prof. Luigi Basile.....

ARTISTI:
CARLO AZZELLA, LUIGI BASILE, MAURO CASTELLANI, PINA CATINO, FRANCO CORTESE, PAOLO DE SARIO, PIETRO DESCISCIOLO, LUIGI DIMAIO, MICHELE DIPINTO, ANNA MARIA DI TERLIZZI, LETIZIA GATTI, ANTONIO LAURELLI, ENZO MORELLI, GIOVANNI MORGESE, GIANREMO MONTAGNANI, MASSIMO NARDI, IRENE PETRAFESA, VINCENZO PETRIZZELLI, ANNA POERIO RIVERSO, MYRIAM RISOLA, FRANCO RUTIGLIANO, ANGELA SANZARI, DOMENICO SCARINGELLA, PAOLO SCIANCALEPORE, FEDERICA CLAUDIA SOLDANI, ENNIO TULLO, NICOLA TULLO, ANTONELLA VENTOLA, CLAUDIA VENUTO.

locandina aggiornata


“Le forme dell’Acqua: Ambiente e Leggende”
Un viaggio emozionante attraverso l'arte e la sua capacità di dare voce a temi fondamentali per il nostro pianeta.
Una raccolta di opere d'arte, un'ode visiva alla bellezza, alla complessità e all'importanza vitale dell'elemento che dà vita a ogni forma di creatura sulla terra: l'acqua.
In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, l'Archeoclub d'Italia "Padre E. D'Angelo" di Corato, ha voluto dare risalto alla ricchezza e alla diversità di interpretazioni che gli artisti offrono riguardo a questo elemento così cruciale per la vita sulla Terra.
L'acqua, con la sua fluente e mutevole natura e oggetto di culto presso tutte le civiltà preistoriche, è da sempre fonte di ispirazione per gli artisti di ogni epoca e cultura. Da dipinti classici che celebrano la tranquilla bellezza di laghi e fiumi, a opere contemporanee che affrontano la crisi idrica globale, ogni artista in questa collezione offre una prospettiva unica e personale sulla relazione tra l'umanità e l'acqua.
Ogni pennellata, ogni tratto, ogni scultura riflette il rispetto, l'ammirazione e talvolta la preoccupazione che nutriamo per questo prezioso elemento. Attraverso la creatività e l'espressione artistica, ci impegniamo a trasmettere un messaggio di consapevolezza e responsabilità nei confronti della gestione sostenibile delle risorse idriche.
Il visitatore è invitato immergersi in un mondo di riflessioni, emozioni e visioni, dove l'acqua diventa il filo conduttore che unisce le diverse opere in un'unica sinfonia di creatività e impegno sociale.
Siamo certi che la mostra d’arte potrà ispirare un dialogo profondo e significativo sulla necessità di proteggere e preservare le nostre preziose risorse idriche, affinché si possa garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
Evento nell’ambito del progetto esecutivo “Geoparco: vita e storia antica del Parco Nazionale dell’Alta Murgia", di cui all'Avviso GeoEventi.

Convegno e mostra d’arte: le iniziative dell’Archeoclub per la giornata mondiale dell’acqua

Nella ricorrenza della giornata mondiale dell’Acqua, l’Archeoclub d’Italia Aps “Padre Emilio D’Angelo”, sede di Corato, promuove due iniziative culturali, con lo scopo di accendere i riflettori sull’importanza di questa preziosa risorsa - fondamentale per la vita - minacciata da tanti fattori

Nella ricorrenza della giornata mondiale dell’Acqua, l’Archeoclub d’Italia Aps “Padre Emilio D’Angelo”, sede di Corato, promuove due iniziative culturali, con lo scopo di accendere i riflettori sull’importanza di questa preziosa risorsa – fondamentale per la vita – minacciata da tanti fattori, primo tra tutti il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo.

Il convegno di divulgazione scientifica, co-organizzato con l’Ordine degli architetti PPC di Bari dal tema “Acqua: rivoluzione culturale” si terrà il 22 marzo prossimo dalle ore 9 alle 13 nell’auditorium dell’istituto superiore Federico II Stupor Mundi di Corato.

Moderato dalla giornalista Marina Labartino, dopo i saluti istituzionali del prof. Savino Gallo, dirigente scolastico che farà gli onori di casa, di Michele Iacovelli, presidente della sede locale dell’Archeoclub d’Italia, dell’arch. Cosimo Damiano Mastronardi, presidente dell’Ordine degli architetti PPC di Bari e del prof. Corrado De Benedittis, sindaco di Corato, la dott.ssa Rosa Capozzi, coordinatrice del progetto “Per una Corato eco-sostenibile”, darà l’avvio ai lavori introducendo gli illustri ospiti: prof.ssa arch. Francesca Calace, Ordine architetti PPC della Provincia di Bari che relazionerà sul tema “Una nuova cultura dell’acqua, come strumento di rigenerazione territoriale”, dott. Maurizio Polemio del CNR IRPI su “Acque sotterranee in Puglia: dalla sete ai crolli, fino all’adattamento”, ing. Ivan Portoghese del CNR IRSA su “Disponibilità e fabbisogni idrici della Puglia: un equilibrio difficile”, dott.ssa Daniela Salzedo, presidente Legambiente su “L’uso sostenibile della risorsa acqua”, ing. Stefania Santoro del CNR IRSA su “Cambiamento climatico, dinamiche sociali e gestione delle risorse: quale nesso e quali sfide?”, ing. Piervito Lagioia, responsabile struttura territoriale complessa BA/BAT su “Acquedotto Pugliese e la gestione della risorsa idrica”. Agli architetti partecipanti al convegno verranno riconosciuti CFP nella misura di 4 crediti formativi. L’iscrizione avverrà sul posto tramite registrazione.

Il convegno è parte integrante del progetto “Per una Corato eco-sostenibile” di cui l’associazione culturale Agorà 2.0 è partner di progetto, ed è finanziato dall’Avviso Pubblico Puglia Capitale Sociale 3.0 della Regione Puglia, e gode del patrocinio del Consiglio Regionale della Puglia, del Comune di Corato, dell’Ente Acquedotto Pugliese Spa, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e dell’Archeoclub d’Italia Aps.

Nel pomeriggio del 22 marzo, alle ore 18, nella sede dell’associazione culturale “Agorà 2.0” in via San Benedetto 36 si terrà inoltre la cerimonia di inaugurazione della prestigiosa mostra d’arte “Le forme dell’acqua – Ambiente e Leggende”, alla presenza del dott. Enzo Del Vecchio, presidente di“Agorà 2.0”, di Michele Iacovelli, presidente della sede locale dell’Archeoclub d’Italia, del prof. Corrado De Benedittis, sindaco di Corato, per poi spostarsi nei locali di via Di Vittorio 33, per il taglio del nastro. Curata dal prof. Pasquale Pisani, la mostra vedrà protagoniste le opere di una trentina di stimati artisti, che rimarranno esposte nei locali di via Di Vittorio 33, tutti i giorni, dalle ore 18,30 alle 20,30, fino al 7 aprile.

La collettiva d’arte, parte integrante del progetto “Geoparco: vita e storia antica del Parco Nazionale dell’Alta Murgia”, attraverso un coinvolgente microcosmo di linguaggi contemporanei, tra luce, poesia e mistero, accostamenti cromatici vibranti e trame concettuali magiche e surreali, raccoglie l’interpretazione sul tema dei maestri: Carlo Azzella, Luigi Basile, Mauro Castellani, Pina Catino, Franco Cort6ese, Paolo De Sario, Pietro De Scisciolo, Luigi Di Maio, Michele Di Pinto, Anna Maria Di Terlizzi, Letizia Gatti, Antonio Laurelli, Enzo Morelli, Giovanni Morgese, Gianremo Montagnani, Massimo Nardi, Irene Petrafesa, Vincenzo Petrizzelli, Anna Poerio Riverso, Myriam Risola, Franco Rutigliano, Angela Sanzari, Domenico Scarongella, Paolo Sciancalepore, Federica Claudia Soldani, Ennio Tullo, Nicola Tullo, Antonella Ventola e Claudia Venuto.

L’evento “Le forme dell’acqua – Ambiente e Leggende” gode del patrocinio del Consiglio Regionale della Puglia, del Comune di Corato, dell’Ente Acquedotto Pugliese Spa, Centro d’Arte Michelangiolo, dell’Archeoclub d’Italia Aps e Centro Studi “Barletta in Rosa” Aps. «Si ringraziano, per aver collaborato all’allestimento della mostra, le aziende: D’Introno Domenico srl, Adriatica Industriale srl, Natura Vera – Zoo Markets, Tarantini sas e Phonix». Pubblicazione di coratolive.it


Ho preparato una trappola per Alice…

opera di Jasmine Pignatelli

Concepita come un'indagine aperta sul presente "Ho preparato una trappola per Alice" (titolo liberamente tratto da un’opera di Emilio Prini), traccia un percorso tra opere e pensieri di otto artiste donne di generazioni diverse.

Non una mostra, non un omaggio, non una esposizione, una possibilità, una visione, un orizzonte, da comporre e scomporre, intersecare, immaginare. Una storia delle donne che non finisce. Opere e pensieri che possono incastrarsi risuonando tra loro. Un canovaccio artistico tra riflessi e riflessioni.

A cura di Anna Gambatesa, l’evento vuole riflettere sull’evoluzione del pensiero femminista attraverso differenti tematiche affrontate nel tempo dalle artiste, più o meno impegnate o militanti, Ada Costa, Chiara Fumai, Franca Maranò, Fiorella Rizzo, Guillermina De Gennaro, Jasmine Pignatelli, Jolanda Spagno, Ivana Pia Lorusso, sempre consapevoli che l’arte declinata al femminile diventa, per citare l’art curator Paola Ugolini, un progetto non solo artistico, ma politico, sociale e di genere.

MISIA Artenasce nel 1984 a Bari come galleria dedicata all’arte e al design, luogo di espressione e di dialogo tra cultura, arti decorative, creatività. Il progetto ha preso il via con la partecipazione di designer del calibro di Ugo Marano, Tarshito e Shama, Riccardo Dalisi, Giancarlo Montebello che hanno contribuito a sviluppare l’inizio del lungo percorso di MISIA, ricco di associazioni creative, contaminazioni, intrecci artistici di scarti e frammenti. L’identità inclusiva e sperimentale continua ad essere la cifra stilistica della galleria, diretta da Anna Gambatesa e Stefano Straziota che aprono oggi ad artisti contemporanei e maker offrendo spazi, realizzazione di eventi, curatela di mostre e performance.

La mostra allestita da Misia Arte “Ho preparato una trappola per Alice…” è aperta al pubblico dal 6 Marzo fino al 10 aprile 2024, dal lunedì al sabato dalle 17 alle 19,30 o su appuntamento.

MISIA ARTE
Via Putignani 153 - Bari
Tel.: 080 5212826 | +39 3280143914
E-mail:misiaarte@gmail.com
Web: misiaarte.it
Facebook: www.facebook.com/misiaarte.it - IG: @misia_arte_bari


CELLULE CREATIVE APS
Tel.: +39 3280143914
E-mail:cellulecreativeaps@gmail.com
Facebook: www.facebook.com/cellulecreativeaps- IG: @cellulecreativeaps



mercoledì 6 marzo 2024

VENUS IN FURS

opera di Ieva Petersone
 
Ventiquattro artiste selezionate tramite un’idea aggregativa del Comitato composto da Loredana Galante, Antonella Casazza e Marta Mez, (anch’esse artiste) che hanno ideato e concretizzato una collettiva tutta al femminile. A corredo dell’iniziativa una scommessa sinergica, un catalogo analitico che vuole indagare e restituire uno spettro di declinazioni concettuali ed estetiche frutto di variegate esperienze artistiche. Il progetto espositivo è aperto all’utilizzo di differenti media e stili, linguaggi e poetiche, comprendendo opere di pittura, scultura, fotografia, fiber art, collages, video e performing art. Il Comitato, dando corpo a questa idea, ha inteso delineare la complessità dell’universo femminile attraverso un progetto in cui la voce narrante è rappresentata dalla ricerca artistica, ma la scelta delle artiste risponde dichiaratamente a criteri di stima e affetto reciproci che stanno alla base di questo collettivo di Amiche.

In un periodo di critica tout court qui c’è da scatenarsi, è tutto “molto peloso” iniziando dall’ immagine di copertina: una conchiglia aperta con ciuffi di pelo bruno che irretisce o crea disagio. Il risultato è la costruzione di una mostra articolata e complessa, un dibattito d’idee, una geografia di paesaggi contemporanei eterogenei. Et voilà lo sguardo delle ventiquattro Artiste, il loro modo di registrare, indagare e restituire, ognuna con il proprio personale linguaggio. Il titolo della mostra VENUS IN FURS è stato scelto dalla curatrice Rebecca Delmenico autrice del testo che accompagna la mostra. La domanda che il Comitato si pone e rivolge ai visitatori è la seguente: “In una mostra di sole donne ci sono degli elementi comuni dettati da un’inclinazione, da attributi sensibili, da una categoria con specifiche inclinazioni, attitudini, peculiarità biologiche? Se esistono, possono essere alla base di una creazione di valore, di una gradazione contributiva riconoscibile nella nostra società?

Come si diventa ideatrici e organizzatrici di una mostra di 24 artiste di cui facciamo parte? Una gita condivisa, un’idea, l’istantanea attivazione di tre amiche artiste, una pazienza infinita e tanto impegno. Come si realizza? GRAZIE ad uno spazio: SAC – Spazio Arte Contemporanea che ci ospita ed una curatrice che ci sostiene da subito e ci scrive un testo, Rebecca Delmenico.


Testo di Rebecca Delmenico:
Il romanzo VENUS IN FURS (1870) opera di Leopold Von sacher Masoch, rimane celebre nella memoria collettiva: Severin, un uomo sobrio, racconta della propria devozione assoluta per Wanda, che lui identifica con Venere, dea dell’amore. Nella stanza di Severin campeggia un dipinto, per il quale dice di aver tratto ispirazione dalla Venere allo specchio di Tiziano, che raffigura una venere del nord che indossa solamente una pelliccia: essa è l’incarnazione della donna perfetta secondo le proprie fantasie.

Ma la protagonista, proprio in virtù di quella forza che tanto sobillava l’animo di Severin, si ribella e si emancipa dall’ideale a cui è associata per spogliarsi di quella pelliccia che la imprigionava in un ruolo.
VENUS IN FURS è in misura più profonda la definitiva affermazione del desiderio di esprimersi e dell’istinto creativo come forza generatrice.La collettiva “Venus in Furs” riunisce un gruppo di artiste che hanno deciso di esprimere il loro estro e la loro creazione proiettata come pulsione di vita, quello che Freud chiamava Eros, dal nome della divinità greca dell’amore.

Ogni artista si apre a un dialogo che restituisce un grande affresco dove confluiscono, attraverso media diversi, aree di ricerca che indagano il tessuto contemporaneo nelle trame dell’esistenza.
Parliamo del tema della memoria e della percezione del tempo, dei ricordi, o dell’inconscio e dei suoi luoghi inesplorati, passando per il corpo femminile, sinuoso e fluttuante come un velo o scultoreo. La donna e il suo essere nella società odierna è vagliata nel suo scardinarsi dal classico ruolo di angelo del focolare, e allora l’immagine femminile è dipinta mentre è rinchiusa in asfissianti ambientazioni domestiche permeate di infiorescenze, o è alle prese con comuni faccende. Si passa anche all’attualità più stringente, con tematiche sociali che toccano l’antispecismo o più direttamente legate al mondo femminile, delineando percorsi che per quanto dolorosi portano alla rinascita e al ritrovamento di sé.

L’arte ha un valore sociale, di avvicinamento tra le persone, di unione, come un rito collettivo dove regna il principio greco della kalocagathia, dove ciò che è bello è anche buono.

La collettiva VENUS IN FURS è stata possibile grazie all’impegno di Loredana Galante, Marta Mez e Antonella Casazza, che hanno costituito un comitato che si è occupato di coordinare e realizzare il progetto.

Artiste:
Silvia Beltrami
Marianna Bussola
Anna Caruso
Antonella Casazza
Elisa Cella
Eleonora Chiesa
Cristina Costanzo
Ilaria Del Monte
Loredana Galante
Debora Garritani
Giovanna Lacedra
Coquelicot Mafille
Florencia Martinez
Marta Mez
Elena Monzo
Saba Najafi
Ieva Petersone
Alessandra Rovelli
Marta Sesana
Milena Sgambato
Tina Sgrò
Sanda Skujina
Vania Elettra Tam
Francesca Vitali Boldini




VENUS IN FURS
Progetto ideato da: Antonella Casazza, Loredana Galante e Marta Mez
Testo critico di Rebecca Delmenico

9 marzo – 6 aprile 2024
inaugurazione sabato 9 marzo h 17.00

SAC – Spazio Arte Contemporanea
Via Umberto I 108 – ingresso da via Carducci 2 – Robecchetto con Induno – MI
info: 03311227674 – info@spazioartecontemporanea.com
orari: da mercoledì a domenica dalle 14.30 alle 19.30