mercoledì 27 luglio 2022

Conforto è il tema della XII edizione di VinArte 2022

opera di Natalino Russo in mostra al Palazzo Marotta Romano


Conforto è il concetto chiave che guiderà la XII edizione di VinArte, festival che, in seno alla kermesse Vinalia, e con alla direzione artistica l’ideatore Giuseppe Leone e alla guida della Sezione Fotografia Azzurra Immediato, darà origine ad un percorso nell’entroterra che intende indagare, attraverso le prospettive degli artisti invitati, “il sentimento di un sollievo ravvisabile in una ritualità, ovvero quel ‘rito’ ancestrale degli uomini che riguarda una sorta di palingenesi tanto attesa di liberazione, di pace e tanto bramata nel mondo, specialmente in un periodo storico come quello che stiamo vivendo” afferma Giuseppe Leone e che, nel rimando al legame profondo tra arte, vino e storia, riecheggia nel ricordo di “Noè che piantò la vite per dare conforto a tutti gli uomini”. 

Nella perfetta commistione generata dal tema e dalle opere protagoniste dalla XII edizione del Festival, VinArte e Vinalia danno origine ad un sempre rinnovato fermento culturale, importante per il Sud e per l’entroterra sannita, da intendersi quale immenso giacimento di ricchezze culturali e di aspettative capaci di resistere ad ogni semplificazione. VinArte 2022 come da consolidata tradizione, propone al pubblico due sezioni: una legata alla scultura e alla pittura con Gli Altari dell’Arte in Ave Maria Gratia Plena, curata da Giuseppe Leone; l’altra riservata alla fotografia a cura di Azzurra Immediato. Nella linea tracciata dallo sguardo e dall’espressione dettata dal Conforto, a definirne le linee ideali saranno gli artisti affidatari di questo mandato. 

VinArte, nel suo ultradecennale rapporto con la terra del vino di Guardia Sanframondi e con Vinalia, rimanda ad una moltitudine di prospettive e letture che, quest’anno, pone il vino come ulteriore elemento di una lettura artistica e antropologica in grado di accogliere tradizione biblica e sperimentazione filosofica, nel solco di un necessario ripensamento del presente che deve tornare a nuova crescita. “Lo svelamento attuato dal festival si avvale, in questa sua XII edizione, di una attenzione all’opera come elemento tridimensionale che entra nello spazio dell’uomo così come la pianta di vite si radica nella terra” anticipa Leone mentre “ad un simile richiamo la Fotografia risponde per apparizione, sostanziazione, tangibilità tecnica, materica, onirica e narrativa, al fine di esorcizzare i timori del nostro tempo e ritrovare, nella certezza dell’immagine riconoscibile al proprio sguardo o ai propri sensi, il viatico per una nuova tensione, che sia sollievo condiviso e stratificazione per nuove tessiture di Conforto” suggerisce Immediato. 

L’arte, dunque, da sempre via prediletta della riscoperta del sé e delle consapevolezze tese al Conforto, sarà affidata a pittori, scultori e fotografi con diverse progettualità. Nell’antica Ave Gratia Plena torna Gli Altari dell’Arte il progetto che riunisce, anche in collaborazione con il gallerista Paolo Bowinkel, il dialogo tra luoghi, storia e contemporaneità grazie a Max Coppeta, Leticia Mandragora, Aniello Scotto, Emanuele Scuotto, Ernesto Pengue, insieme ad un’opera di Giuseppe Leone, omaggio a VinArte. Per la Fotografia, la prima tappa è il Monte dei Pegni con un progetto corale de il Collettivo LA ZONA, composto da Angela Maria Antuono_AMA, Federico Iadarola, Gianfranco Molinario, Pasquale Palmieri, Luigi Salierno e Annibale Sepe, per continuare verso Palazzo Marotta Romano dove il pubblico sarà accolto dai lavori di Alessandro Iazeolla, Maurizio Iazeolla, Fabio Ricciardiello, Anna Rosati e Natalino Russo. VinArte, diramandosi nella duplice biografia, quella extramoenia – rappresentata dagli artisti sopracitati – e quella intramoenia, affascina tramite il dialogo con l’espressione del Genius Loci, delegato alle grammatiche di Francesco Garofano per la fotografia, a Nicola Ciaburri, Mariano Goglia per la scultura, a Margherita Palmieri per l’installazione ed a Carmine Carlo Maffei e al suo Atelier Pietre Vive con un progetto personale. A Nicola Rivelli, invece, sarà affidato un progetto speciale che delineerà un percorso lungo l’intero itinerario del Borgo Antico. Infine, anche quest’anno, ospite di Vinalia sarà il Circolo Fotografico Sannita con un progetto indipendente. 

Il 4 agosto la conferenza di presentazione nel borgo antico di Guardia Sanframondi (Bn) accolta nella splendida Chiesa dell’Ave Gratia Plena, cuore pulsante del festival da cui si dipanerà l’intero percorso di VinArte, in piena sicurezza e seguendo un tragitto che da Gli Altari dell’Arte, innervato nell’architettura barocca della chiesa, proseguirà in altri luoghi chiave del borgo, proponendo un punto di vista privilegiato, dimensione ebbra di pensiero, bellezza e riflessione affinché in un tempo martoriato come il nostro vi sia un fulgido istante di Conforto. 

VinArte 2022
XII edizione

Nell’ambito della kermesse Vinalia XXIX edizione
Borgo Antico, Guardia Sanframondi (Bn) 

Dal 4 al 10 agosto 2022
Vernissage 4 agosto ore 18 
Ave Gratia Plena, Via F. M. Guidi, 62

Direzione Artistica Giuseppe Leone
Direzione Sezione Fortografia Azzurra Immediato

In collaborazione con Vinalia e La Guardiense
e il Comune di Guardia Sanframondi (Bn)


VinArte 2022
Dal 4 al 10 agosto 2022
Guardia Sanframondi (BN)
Ingresso gratuito nel pieno rispetto delle norme anticovid
Info www.vinalia.it Facebook VinArte 2022 Instagram vinarte_official


Azzurro elementare, la personale di Ilaria Abbiento alla Fondazione Pino Pascali

Ilaria Abbiento, Teorèma Celèste, 2020 pietra celeste installata in teca in plexiglass trasparente


Inaugura il 26 agosto alle ore 19 presso la project room della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare la mostra azzurro elementare, personale dell’artista Ilaria Abbiento a cura di Carmelo Cipriani, con il coordinamento scientifico di Rosalba Branà. Il titolo della mostra, che si svolge nell’ambito di Artecology, il format della Fondazione Pascali legato alle tematiche dell’ambiente e del climate change, sempre più attuali nel nostro presente, si rifà a quello di un libro del poeta Pierluigi Cappello da cui è tratta la poesia Elementare:

E c’è che vorrei il cielo elementare
Azzurro come i mari degli atlanti
La tersità di un indice che dica
Questa è la terra, il blu che vedi è mare

Da circa un decennio l’artista, nata a Napoli nel 1975, ritrae il mare, studia il sapere ad esso legato, indaga il paesaggio costiero e i luoghi che da esso traggono identità e sussistenza. Una scelta di campo precisa, compiuta nel 2013 quando coglie suo padre e sua figlia nell’atto di immergersi nel mare di Paestum, entrambi colti di spalle. Quello scatto ha generato l’opera Lido Conchiglia (il titolo è anche il luogo della ripresa), poi confluita nella collezione “Imago Mundi” di Luciano Benetton”, spiega il curatore della mostra. “Tutto nella fotografia richiama il mare e la memoria. S’incontrano così i due temi cardine della sua poetica, uno riflesso nell’altro. Fino a quel momento il rapporto tra la sua ricerca e il mare non era esclusivo, subito dopo lo è diventato. Il frangente dello scatto si è convertito in scavo interiore e guardare l’orizzonte è diventato per lei guardarsi dentro. In quell’immagine primordiale, in cui tre generazioni si susseguono prendendosi per mano, l’artista ha ritrovato un intero patrimonio memoriale. Alla sua mente sono riaffiorati alcuni ricordi, uno in particolare legato alla sua infanzia, in cui il padre nell’atto di guarirla da una piccola ferita, la immergeva nell’acqua dicendole: “Ilaria il mare sanifica tutte le ferite”. La capacità disinfettante dell’acqua salata, nella sua mente di adulta, si è poi trasformata in possibilità lenitiva per le ferite dell’anima”.

Il tema del mare, da sempre fondamentale nella programmazione della Fondazione Pino Pascali, che lo ha affrontato attraverso lo sguardo dell’artista di cui porta nome e tradizione, ma anche di molti altri artisti e nei progetti europei portati avanti dal museo, unifica qui due coste: quella Adriatica, sulla quale si affaccia la Fondazione e quella Tirrenica, negli occhi e nella pratica dell’artista, diventando una sorta di oceano interiore, confluendo poi nel Mediterraneo. 

In mostra, inoltre, le opere Cartografia del mare del 2017, un polittico in cui le immagini marine si combinano a quelle di un’antica cartina nautica del golfo di Napoli, il diario metaforico Quaderno di un’isola, lavoro fotografico realizzato nel 2019 durante una residenza d’artista sull’isola dell’Asinara, in Sardegna e Acquario, installazione polimaterica in teca del 2021 in cui sono raccolti molti elementi della sua ricerca artistica sul Mar Mediterraneo. Infine, Teorèma Celèste del 2020. Qui l’artista, racconta Carmelo Cipriani, nel suo testo critico di accompagnamento, “ricorda quando il padre la portava sul terrazzo a vedere le stelle e di fronte al firmamento le diceva “un giorno diventeremo stelle ed è lì che un giorno ci incontreremo ancora”. La morte del padre apre all’artista la dimensione celeste, anch’essa territorio da esplorare in termini sia geografici che emotivi. Il mare è associato al cielo, il primo è materia a cui l’artista ha donato il suo cuore, il secondo è lo spazio in cui ora riposa il padre, l’uno e l’altro uniti in un incontro perfetto. Nel video si odono rumori di sottofondo, suoni non chiaramente distinguibili ma in perfetta sintonia con l’immagine placida e poetica della superficie marina. Con sorpresa si apprende che si tratta dei rumori registrati dalla Nasa nello spazio. Passate al vaglio del ricordo, profondità marine e infinito cosmico s’incontrano e si scoprono inaspettatamente vicine”.

Ilaria Abbiento è un’artista partenopea. La sua pratica artistica, che dedica da molti anni al tema del mare, è costellata da immagine e materia e percorre itinerari cartografici immaginari volti a un’indagine poetica del suo oceano interiore. È stata allieva di Antonio Biasiucci orientando il suo percorso a una ricerca di fotografia d’autore. Le sue opere sono state esposte in molte gallerie d’arte e musei prestigiosi sia in Italia che all’estero come al PAC, Padiglione d’arte contemporanea a Milano, Al Blu di Prussia a Napoli, Riccardo Costantini Contemporay a Torino, Pac/Porto d’Arte Contemporanea a Salerno, Il Fondaco Arte Contemporanea a Bra, Le Quadrilatère Galerie a Beauvais in Francia, L’Art Pur Gallery a Riyadh e Hafez Gallery a Jeddah in Arabia Saudita, l’Institut Culturel Italien a Parigi, la Galleria d’Arte Moderna a Catania, il Museo Macro a Roma, il Museo Madre e il Museo di Villa Pignatelli a Napoli. Alcune opere sono presenti in Collezioni d’Arte pubbliche e private come Imago Mundi Art, l’Archivio del Fondo Malerba per la fotografia, la Mediterraneum Collection, e la Biblioteca Vallicelliana di Roma. Ha partecipato a varie residenze d’artista tra cui BoCs Art a Cosenza, The Photosolstice all’Asinara in Sardegna, Plaza Art Residency sull’isola di Capraia e Residenze Mediterranee in Corsica. Ha esposto in Festival di fotografia internazionali, tra cui il Photolux Festival di Lucca e il Photaumnales in Francia. Ha vinto diversi premi e ha avuto molti riconoscimenti, tra cui un’opera finalista alla decima edizione del Premio Francesco Fabbri per le arti contemporanee.

Si ringrazia la mc2gallery per la collaborazione

Ilaria Abbiento
Azzurro elementare

26 agosto 2022 alle ore 19 (fino al 2 ottobre 2022)
Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro, 119
Polignano a Mare

Apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle ore 16 alle 20 

+39 3201122513




domenica 24 luglio 2022

CONTEMPORANEA VENTIVENTIDUE: Camere d'Artista



ritratto di Gaia Scaramella


Con la collaborazione tra CONTEMPORANEA LAB 22 e Spazio Hangar - Nuovo Laboratorio Sperimentale d’Arte, nasce la mostra “CAMERE D’ARTISTA” a cura di Arianna Sera. 

La prima edizione del Laboratorio si inserisce in un contesto urbano e culturale particolarmente stimolante, il cui palcoscenico, Palazzo Ducale, costituisce una sfida per gli artisti invitati. 

Nel panorama culturale moderno, caratterizzato dall’incontro tra l’antico e il contemporaneo, è fondamentale per gli artisti il connubio che si instaura tra le opere realizzate ex novo e i luoghi ospitanti. Il Palazzo, da nove edizioni, è protagonista indiscusso di dibattiti culturali e curatoriali, affrontando le sfide che il presente, nella sua totalità gli pone rendendo omaggio agli ambienti delle storiche famiglie che per secoli lo hanno abitato.

“CAMERE D’ARTISTA” è al contempo una collettiva e una personale, in cui gli artisti sono stati chiamati ad intervenire, senza un tema apparentemente decifrato, esponendo opere in parte site-specific in dialogo con la storicità del luogo che le ospita. Ogni stanza è una finestra dal quale poter sbirciare all’interno della mente dei singoli artisti; ogni finestra ha la sua angolazione e la sua visuale, in cui l’osservatore esterno può dedurre, capire o addirittura fraintendere le verità celate, una camera di decompressione mentale e spirituale. Le stanze sono studiate come grandi camere encefaliche, in cui l’artista ha piena libertà di movimento creativo includendo nella propria ricerca qualsiasi mezzo artistico. Per arrivare a comprendere il pensiero, in particolar modo quello inconscio e irrazionale, è stato dato appositamente loro un lasso di tempo breve per la realizzazione dei lavori. Un esperimento sociale nel quale gli artisti sono diventati spettatori del grande palcoscenico filosofico di cui solitamente sono i registi. Il visitatore è perciò invitato ad attraversare lo spazio fisicamente, ma soprattutto sensorialmente. 

L’invito che viene rivolto ad ogni spettatore non è quello di soffermarsi solo sul piano estetico dell’opera d’arte, trattandosi di opere intime e subconsce, ma soprattutto sulle impressioni che ogni singola stanza ha suscitato, nel pieno rispetto del pensiero ideologico e critico dell’artista coinvolto. “CAMERE D’ARTISTA” è un viaggio sensoriale, intimo e al contempo criptico, un unicum tra spettatore e artista. 


opera di Elisa Selli

opera di Emanuele Moretti



CONTEMPORANEA VENTIVENTIDUE,
CONTEMPORANEA LAB22 e Spazio Hangar – Nuovo Laboratorio Sperimentale d’Arte

CAMERE D’ARTISTA
a cura di Arianna Sera
consulente artistico Rosaria Madeo

con
Gaia Scaramella, Emanuele Moretti e Elisa Selli
Dal 31 luglio al 18 settembre 2022

Opening domenica 31 luglio ore 17.00, Palazzo Ducale Orsini-Colonna, Via S.Cosma, Tagliacozzo (AQ)

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Con l’occasione sarà possibile visitare la mostra “Invito a Palazzo” a cura di Ludovico Pratesi e Marco Bassan con gli artisti Alfredo Pirri, Eugenio Tibaldi, Antonio Della Guardia, Alice Paltrinieri e Giulio Bensansson.


sabato 23 luglio 2022

Videocittà 2022, il Festival della Visione


Dal 20 al 24 luglio Eni ospita la quinta edizione della rassegna dell’audiovisivo che si tiene negli spazi dell'ex Gazometro di Roma.

Transizione digitale ed ecologica verso il futuro 
Eni si conferma Main Partner nella quinta edizione di Videocittà, dedicata alla transizione digitale ed ecologica, un tema cruciale per il futuro. Il Festival della Visione, che si svolge nell'area dell'ex Gazometro di Roma dal 20 al 24 luglio, esplora le forme creative e le tecnologie digitali più avanzate della produzione audiovideo e propone nuovi immaginari per il futuro. Si tratta di un sito iconico in perenne transizione in cui Eni sta procedendo al recupero delle strutture industriali e alle opere di bonifica, con l’obiettivo di trasformarlo in un grande distretto tecnologico aperto. Ospitando la rassegna nei propri spazi del Complesso Ostiense, Eni conferma la stessa “visione” di una transizione energetica intesa come processo capace di cambiare il paradigma d'interpretazione del rapporto tra persone e ambiente, e come trasformazione radicale che possa gettare le basi di un mondo nuovo, più sostenibile e inclusivo. 

Eni è impegnata in una transizione energetica socialmente equa che possa consentire, attraverso soluzioni concrete, di preservare l'ambiente e dare accesso all'energia a tutti. La ricerca sulla fusione a confinamento magnetico è uno degli esempi più importanti del contributo di Eni a questa sfida globale: una possibile svolta nel percorso di decarbonizzazione che Eni sta contribuendo a realizzare, partecipando allo sviluppo dei principali progetti, italiani e internazionali in questo campo. Sarebbe una vera e propria rivoluzione energetica, perché – una volta portata a livello industriale – permetterebbe di generare grandi quantità di energia in modo sicuro, virtualmente illimitato e a zero emissioni.

A rappresentare all’interno del festival questo approccio visionario nella ricerca, di guardare oltre gli schemi, è l’esperienza immersiva dell’installazione “Luna Somnium”, una gigantesca sfera luminosa sospesa all’interno del Gazometro, che diventa il fulcro di un percorso emozionale e il pretesto per apprezzare sotto una luce nuova l’ex sito industriale.

I progetti di ricerca sulla fusione 
L'installazione site-specific di Eni per Videocittà 2022

Il Gazometro, il più grande e conosciuto dei quattro presenti nell’area, diventa protagonista di un'installazione site-specific monumentale, intitolata “Luna Somnium”, prodotta da Eni per Videocittà 2022 e realizzata da fuse*Per tutta la durata del festival, una sfera del diametro di 20 metri e proiettata a 360° sulla sua superficie fluttua all'interno della struttura cilindrica e sarà visibile da gran parte del territorio urbano, catturando così l’attenzione del pubblico da ogni possibile punto di osservazione in tutto il contesto metropolitano oltre che all’interno del sito di Ostiense. I visitatori del festival avranno l'opportunità di vivere un'esperienza immersiva unica, dove l'opera diventa protagonista di un percorso altamente emozionale grazie anche a un importante lavoro di sound e light design.

Il titolo dell’installazione si ispira all’opera “Somnium” di Giovanni Keplero, racconto fantascientifico di un viaggio sulla luna, basato sull’idea che un cambio di prospettiva sia necessario ad abbattere vecchie convinzioni e avviare la transizione verso una nuova percezione della realtà. La stessa visione spinge la ricerca di Eni verso forme innovative e sostenibili di produzione energetica, come la fusione a confinamento magnetico: una fonte di energia sicura, sostenibile e inesauribile, che porta sulla Terra i principi con i quali il Sole genera la propria energia.

Si cambia visione – Eni a Videocittà 2022
Videocittà al Gazometro: eccellenze audiovideo nel segno dell'innovazione
Dal 20 al 24 luglio, il complesso di archeologia industriale dell'ex Gazometro, in gran parte riqualificato da Eni all'interno del quartiere Ostiense a Roma, diventa per cinque giorni una “grande piazza" dell’audiovisivo contemporaneo, visionaria e proiettata nel futuro, nonché una piattaforma per la circolazione internazionale delle idee e la promozione dell’eccellenza della filiera produttiva e occupazionale dell’audiovisivo.

Il programma di Videocittà 2022 include installazioni, performance live, come quelle di Max Cooper, Mace, Mokadelic e Sick Luke, videoarte, esperienze di realtà virtuale e aumentata, mostre di nft (“non-fungible tokens”, opere d’arte digitali e crittografate, la cui proprietà è garantita da codici univoci), workshop e conferenze, insieme a ospiti come Oliviero Toscani, Camihawke e Martelli, eventi e spazi per bambini in una cornice profondamente simbolica. 

Scopri il programma completo di Videocittà 2022


Uno sguardo alle precedenti edizioni di Videocittà
Il festival Videocittà giunge quest’anno alla quinta edizione, confermandosi una piattaforma aperta e innovativa capace di attirare le eccellenze dell’audiovisivo e affrontare temi chiave della contemporaneità. La rassegna ha ospitato centinaia di eventi, performance AV, installazioni multimediali, videomapping (come l’opera Paradoxa sul Palazzo Eni all’Eur) e videoarte, mostre, conferenze e proiezioni, con la presenza di ospiti nazionali e internazionali, come Francesca Michielin, AES+F, Sevdaliza e tanti altri.

Videocittà arriva al Gazometro dopo aver toccato luoghi diversi di Roma: suggestive piazze del centro storico, sedi istituzionali, gallerie e musei come il Museo Maxxi, spazi riconvertiti alla cultura e all’intrattenimento come l’ex caserma di via Guido Reni e l’ex dogana di San Lorenzo. Un’edizione dopo l’altra, il filo conduttore della rassegna resta la capacità di accompagnare il pubblico in un viaggio di trasformazione e innovazione.




lunedì 18 luglio 2022

Il Museo delle Civiltà di Roma presenta il nuovo programma delle attività 2022


Martedì 19 luglio 2022 | 11:00-12:30
Sala Conferenze, Palazzo delle Scienze (primo piano), ingresso libero
e in streaming qui

Martedì 19 luglio 2022, dalle 11:00 alle 12:30, il Museo delle Civiltà presenta il nuovo programma delle attività 2022 che prevede il riallestimento progressivo di alcune collezioni, oltre all’avvio di progetti di ricerca di lungo termine, seminari, workshop, nuove produzioni e collaborazioni interistituzionali con partner nazionali e internazionali.

Alla conferenza stampa interverranno Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei, Ministero della Cultura, Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà, Stefano Laporta, Presidente ISPRA, Maria Siclari, Direttore Generale ISPRA, insieme a Maria Thereza Alves, artista, Wissal Houbabi, artista, con Kwanza Musi Dos Santos, co-fondatrice QuestèRoma, Lucrezia Cippitelli, curatrice, Johanne Affricot, curatrice e fondatrice, creative/artistic director SPAZIO GRIOT, Adelita Husni-Bey, artista, introdotte da Matteo Lucchetti, curatore per le arti e culture contemporanee, Museo delle Civiltà.

A partire dall’autunno 2022, e per tutto il prossimo quadriennio, il Museo delle Civiltà avvierà una programmazione basata su un processo di progressiva e radicale revisione che riscriverà, provando a metterle in discussione, la sua storia, la sua ideologia istituzionale e le sue metodologie di ricerca e pedagogiche. L’urgenza posta dalla tipologia delle sue collezioni, e la necessità di affrontare un rinnovamento dei suoi statuti, sono le ragioni principali che richiedono al Museo delle Civiltà di assumersi e attuare, oggi, una riflessione sistemica sulle sue identità e sulle sue funzioni, interrogandosi se e come possa operare un museo antropologico contemporaneo.
Il programma 2022 e del prossimo quadriennio – basato su progetti di ricerca di lungo periodo e una pluralità di collaborazioni – sarà dedicato all’avvio di questa riflessione, volta a riattivare il museo come spazio-tempo discorsivo e di ricerca, critico e autocritico, che ridefinisca i propri criteri e le proprie attività di studio, catalogazione, esposizione, condivisione e restituzione.

La conferenza stampa può essere seguita in diretta streaming a questo link.
The new 2022 program of the Museum of Civilizations of Rome
Press conference

Tuesday 19 July 2022 | 11:00-12:30 AM
Conference Room, Palace of Sciences (first floor), free entrance
and in streaming here

Tuesday July 19, from 11.00 to 12.30, the Museum of Civilizations presents its new program of activities for the year 2022, which includes gradual and progressive representation of some of its collections, together with the launch of long-term research projects, seminars, workshops, new commissions and interinstitutional collaborations with local and international partners.

The press conference will be attended by Massimo Osanna, General Director of Museums, Ministry of Culture, Andrea Viliani, Director of the Museum of Civilizations, Stefano Laporta, President of ISPRA, Maria Siclari, General Director of ISPRA together with Maria Thereza Alves, artist, Wissal Houbabi, artist, with Kwanza Musi Dos Santos, co-founder of QuestèRoma, Lucrezia Cippitelli, curator, Johanne Affricot, curator and founder, creative/artistic director of SPAZIO GRIOT, Adelita Husni-Bey, artist, introduced by Matteo Lucchetti, curator of contemporary arts and cultures at the Museum of Civilizations.

Beginning in autumn 2022 thru 2026 the Museum of Civilizations will launch a program based on a process of progressive yet radical revision that aims at rewriting and questioning its history, its institutional ideology, and its methods of pedagogical research. The nature of its collections poses an urgency and need to face renewal of its statutes. These are at the core of the Museum’s need to implement a systemic reflection on its identity and function, and to question itself if and how a contemporary anthropological museum can operate.

The 2022 and the next four-year program – based on long-term research projects and a plurality of collaborations – will be dedicated to starting this reflection, aimed at reactivating the museum as a discursive and research space-time, critical and self-critical, which redefine its own criteria and activities of study, cataloging, display, sharing and restitution.

The press conference can be followed in live streaming at this link.

Per maggiori informazioni / For more information

Flaminia Foci | Spazio vitale


Spazio vitale è una mostra di opere fotografiche della giovane Flaminia Foci, studentessa all’Accademia di Belle Arti di Roma e alla sua prima mostra personale.Come scrive la curatrice Barbara Martusciello, l’autrice è <<già orientata verso un’investigazione estetica e poetica consapevole. Ne è testimonianza questa sua serie che, anche nel titolo, si riferisce al risultato della trasformazione resiliente della Natura e del Territorio anche e soprattutto a causa dell’antropizzazione. Così, luoghi abbandonati, spesso industriali, diventati archeologie del contemporaneo, in ogni caso resi inutilizzabili e fatiscenti dall’incuria umana, lasciano possibilità e tempo alla fauna di ricoprirli, di entrarci dentro, di smuoverli, di trasmutarli e, insomma, di appropriarsene e, così facendo, di innescare un circolarità virtuosa che vede la Natura tornare protagonista: è una resistenza, è il preludio di una rinascita ed è il ripristino di uno Spazio vitale.Flaminia Foci non è interessata a praticare la Landscape Photography, né al fotoreportage naturalistico, o di denuncia, che notifichi i danni dell’antropocene; pur se indubbiamente entrambi i generi si riverberano in queste sue nuove opere, quel che le preme trovare e immortalare, e che emerge da questo suo lavoro è, soprattutto, quel tanto di sublime e metafisico, di silente e a tratti romantico, che in questi paesaggi aleggia e prende corpo davanti a lei e all’obiettivo: diventando – per dirla alla Roland Barthes (1) – punctum. Ma gli occhi non bastano: sulla sua stessa linea di mira ci sono anche la mente e il cuore; tutto concorre, come affermava anche Henri Cartier- Bresson (2), “al riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento”.>>. 

(1) Roland Barthes, La chambre claire, Paris 1986
(2) da Henri Cartier-Bresson, Contrasto, 2004




Info mostra
Flaminia Foci | Spazio vitale
Mostra di opere fotografiche
A cura di Barbara Martusciello
Inaugurazione: giovedì 21 luglio ore 18:30
In corso fino a settembre 2022
Mostra n. #16 – nell’ambito della rassegna di opere fotografiche FotograficaMONTI, in corso dal 2019.
AntiGallery, Piazza degli Zingari, 3 Rm – aperto tutti i giorni dalle 17:00 alle 02:00

giovedì 14 luglio 2022

Durch den Kamin di Uccio Biondi


Durch den Kamin. L’arte per ‘mai più’ è il titolo dell’installazione dell’artista Uccio Biondi che aprirà al pubblico domenica 17 luglio alle ore 19,30 presso il Castello Dentice di Frasso di Carovigno. L’iniziativa, promossa dalla Associazione Le Colonne, in collaborazione con il Comune di Carovigno, il Laboratorio TASC, Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università del Salento e con il Centro Ebraico di Cultura “Torah veZion” di Brindisi resterà in esposizione sino al 17 marzo 2023. 

Durch den Kamin è un’installazione che ricalca le modalità applicabili a un luogo scelto per erigere il Memoriale alle vittime di tutte le violenze e per la pace pur non essendolo nella sua esposizione temporanea, scriveva Massimo Guastella, docente dell’Università del Salento e curatore della mostra, che considera l’opera tra le più alte della produzione Biondi. Nella forte convinzione che l'arte sia significativa espressione della vita e che per sua natura sia fondamentale per riaccendere la memoria collettiva su argomenti funesti e dolorosi come quello dell'Olocausto, Durch den Kamin vuole essere una riflessione, sotto fogge video- plastiche, affinché dalla tragedia del passato possano essere tratti riferimenti attuali, gettando luce su quegli aspetti privi di rispetto per l’umanità, lontani da regole minime di civiltà e da convivenze socialmente condivise, in cui i popoli soccombono nella sofferenza e nell’indifferenza di tutti, persino dei mass media, non di rado perché “non fanno notizia”. Durante la cerimonia inaugurale interverranno la Commissione Straordinaria del Comune di Carovigno, il Magnifico Rettore dell’Unisalento, Fabio Pollice, la Presidente della Aps Le Colonne, la Dott.ssa Anna Cinti, Uccio Biondi, autore della mostra, il prof. Guastella e l’avvocato Yehudà Pagliara, Coordinatore del centro Ebraico di Cultura "Torah veZion" Brindisi. 

BIOGRAFIA
Domenico Uccio Biondi (Ceglie Messapica, 1946) inizia l'attività artistica da autodidatta nel 1973, con una pittura di matrice realista sociale. Dal 1977 al 1980, frequenta l'Accademia di Belle Arti di Lecce. Dagli anni 80 si occupa di ricerca teatrale, con la fondazione del collettivo del Teatro, e realizza incisioni e inchiostri legati alla produzione poetica di Pietro Gatti. Dal 1986, sviluppa un linguaggio visivo aniconico, di carattere autobiografico, influenzato dall'action painting americana e dall'informale europeo. Le Reincartazioni, degli anni '90, si arricchiscono di inserti polimaterici, segnici, grafici, scritturali e figurativi. Apre ai linguaggi della multimedialità, sulla scia di una costante attenzione all'arte del presente e, fra i due secoli, propone lo "zapping pittorico" in cui, accanto a gestualità informali, ricompaiono motivi figurativi. Affascinato dai calchi ingessati di Segal, ammirati nella mostra dell’artista americano (Brindisi, 1999), approda alla scultura creando con bende gessate opere monocrome e fluorescenti, di derivazione neopop e concettuale. Biondi indaga le potenzialità di tutti i linguaggi comunicativi anche con performance teatrali e videoinstallazioni, creando le Installazioni intermediali, lavori in cui coniuga i video, gli oggetti plastici e le azioni performative. Fra queste, Durch den Kamin, realizzata per la mostra itinerante Il treno della memoria che, fra il 2006 e il 2007, fa tappa nelle stazioni ferroviarie pugliesi: il dramma delle deportazioni nei vagoni merci nel corso dell’ultimo conflitto mondiale è interpretato da Biondi attraverso l’interazione tra un video e tre forme plastiche. Il dialogo fra cromie e figura femminile compare nella ritrattistica con il ciclo pittorico Monne Terranee (2006). Le Installazioni sotto forma di scultura assimilano la concezione contemporanea del superamento dei generi artistici tradizionali e si presentano come soluzioni plastico-pittoriche. Il colorismo acceso delle sue icone muliebri irrompe sulla loro staticità sottolineandone, al contempo, l'aspetto di effigi inanimate. In continuità, le Altopitture coniugano abilmente il dato cromatico con la terza dimensione: è il caso di La Rivoluzione sono io.1, altopittura esposta nella sezione leccese del Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi (2011). 

Per info e prenotazioni:
castellodicarovigno@gmail.com
T. +39 3791092451 

Castello Dentice di Frasso di Carovigno - Brindisi
Durch den Kamin. L’arte per ‘mai più’ di Uccio Biondi 
17 luglio 2022 - 17 marzo 2023


mercoledì 13 luglio 2022

Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas

Pino Pascali, 1968_Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano_Napoli


Venerdì15 luglio 2022 alle ore 19 (fino al 2 ottobre 2022) la Fondazione Museo Pino Pascali presenta la mostra Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas, curata da Alessio de’Navasques in collaborazione conl’Archivio Ugo Mulas, con il coordinamento scientifico di Rosalba Branà.

Quarantuno immagini in bianco e nero, rare vintage print, serie poco conosciute o mai esposte interamente, tracciano uno spaccato di incontri e destini incrociati, tra il fotografo milanese e l’artista pugliese, in un racconto inedito che riallinea e ricuce le relazioni tra arte, moda ed editoria, attraverso l’esperienza pionieristica de L’Uomo Vogue.

È proprio la testata, nata nel 1967, a commissionare a Mulas i ritratti che scatta a Pascali a Roma nel 1968. Quelle foto codificano il mito di Pascali in un’iconografia nuova e seducente e costituiscono l’incipit alla prima parte del percorso espositivo, nella quale si ricostruisce la storia, collocandola come esperienza peculiare all’interno della ritrattistica di Mulas dedicata agli artisti, in questo caso seguendo la singolare declinazione della fotografia di moda.

Nel tempo dilatato dei fotogrammi, Pascali si muove, rotola, interagisce con la sua opera Cavalletto, inscenando a tratti una performance, s’innalza sul corpo in un rovesciamento simbolico. In questa sequenza, esposta per la prima volta nella sua totalità, Mulas coglie - con quel distacco tipico da testimone-interprete,che ha maturato nell’osservazione degli artisti a New York e in particolare di Duchamp - i tratti caratteristici della personalità di Pascali: la verve ironica, l’anticonformismo, l’intenzione profonda nella ricerca del gesto e nel rapporto con l’opera. 

Questi scatti diventeranno il suo ritratto più famoso, reiterato nell’immaginario collettivo dell’arte contemporanea: eppure pochi sanno l’origine di quelle foto, di cui la mostra riassembla la storiariaccendendo l’attenzione sulla produzione fotografica di Mulas per i primi numeri de L’Uomo Vogue.

Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, la rivista, con la direzione artistica di Flavio Lucchiniè un territorio di sperimentazione e ricerca, nel segno di una creatività italiana talmente fresca e rivoluzionaria da rendere il magazine un unicum,distribuito in tutto il mondo.

La moda è il vettore che dà forma ed espressione a più libera rappresentazione del maschile, dando spazio a nuovi codici, aprendo nuove possibilità vestimentarie per l’uomo che in quegli anni si libera dalla formalità dell’abito tradizionale per indossare, disinvolto, pellicce, giacche alla coreana, capispalla di origine militare. Per ritrarre questo cambiamento sociale epocale non vengono scelti modelli professionisti, ma artisti, cantanti, attori conosciuti e non, registi, creativi di ogni genere, “tutti quelli che avevano una forte personalità, una immagine nuova, curiosa, particolare”, come ricorda lo stesso Lucchini

La mostra porta alla luce la storia poco nota di questa esperienza seminale nel panorama editoriale internazionale, ricostruendo - per la prima volta attraverso tutte le immagini - due degli editoriali più belli di Mulas pubblicati sui primissimi numeri della testata, quello con gli artisti in pelliccia del 1967 e Sette più sette artisti d'oggi le loro opere i loro abiti del 1969. Per queste serie posarono personaggi di spicco della scena culturale di quegli anni: da Lucio Fontana a Ettore Sottsass da Alighiero Boetti, ad Aldo Mondino, Tommaso Trini, Getulio Alviani e molti altri. In questa occasione Mulas scatta il più iconico dei ritratti di Giangiacomo Feltrinelli editore e rivoluzionario, tra gli avventori celebri del Bar Giamaicache appare, elegante e dandy,in astrakan e colbacco, come un personaggio di Pasternak, di cui era stato il primo a pubblicare in Italia le opere. Nell’editoriale del 1969 sarà pubblicata postuma l’immagine di Pascali scattata a Roma l’anno precedente: tutto vestito di nero, con sandali e un foulard al collo, fedele alla sua “uniforme” d'artista che indossa abiti di Porta Portese, in una forma di resilienza alla seduzione della moda e della comunicazione.

Coeve ai ritratti nello studio - e forse ugualmente destinate a L’Uomo Vogue - sono le foto di Pascali con la compagna di allora, Michelle Coudray, sul Lungotevere, in cui Mulas fissa in eterno, nello smagliante controluce, il mito della giovinezza, assieme alla spontaneità e alla gioia di vivere dei gesti della coppia. Lo scatto con Pascali di spalle - quasi una presenza evocata da un’aurea di ricci splendenti con l’ombra di Michelle sullo sfondo - è un’altra immagine molto nota dell’artista, che appare riprodotta anche nel famoso libroAutoritrattodi Carla Lonzi. La mostra riesce a contestualizzare questa fotografia, ricostruendo l’intera sequenza di quella giornata.

La seconda parte del percorso espositivo segna il perimetro degli incontri tra i due, nell’arco di pochi mesi, prima della scomparsa prematura dell’artista, in un tragico incidente nel settembre del 1968.

A Venezia, durante la Biennale del ’68, Mulas è presente per realizzare un reportage dedicato all’evento: la Biennale è per il fotografo una specie di grande teatro, un happening senza soluzione di continuità che pone questioni di durata, problemi di composizione, di resa del movimento, dove l’occhio dell’obiettivo fotografico è lo strumento di comprensione totale, lo sguardo che unisce, in un istante, i generi della cronaca e del ritratto. 
L’ultimo incontro è postumo, con le sole opere, nuovamente a Roma, in occasione della mostraVitalità del Negativo, curata da Achille Bonito Olivaa Palazzo delle Esposizioninel 1970. Qui, l’obiettivo di Mulas documenta i 32 metri quadrati di mare circa, cogliendone l’icastica presenza in una serie di sette immagini, anche questa esposta integralmente per la prima volta. 

Si ringrazia la Galleria Lia Rumma Milano / Napoli.

Pino Pascali Roma_1968_Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano_Napoli


Dialoghi: Pino Pascali e Ugo Mulas

Venerdì 15 luglio ore 19 (fino al 2 ottobre 2022)

Fondazione Pino Pascali
Via Parco del Lauro 119
Polignano a Mare (BA)

press@museopinopascali.it
+39 3201122513
www.museopinopascali.it

pubblica: 


lunedì 11 luglio 2022

Straperetana 2022 | L’abaco rovesciato

Margherita Moscardini 
INHABITIN WITHOUT BELONGING

La sesta edizione di straperetana – manifestazione artistica ideata da Paola Capata e Delfo Durante – è in programma da sabato 16 luglio a domenica 28 agosto 2022 nel borgo di Pereto (AQ). Dopo cinque anni, la struttura della rassegna cambia forma: al posto della mostra disseminata in tutto il paese sono previsti interventi artistici più circoscritti, che saranno affiancati da una serie di incontri e presentazioni nell'arco del mese di apertura di straperetana.

Sede principale della rassegna sarà Palazzo Maccafani, nel punto più alto di Pereto. L'edificio storico, già in passato sede del progetto, ospiterà la mostra L'abaco rovesciato, a cura di Saverio Verini. Per questa collettiva sono stati invitati cinque artisti: Riccardo Baruzzi(Lugo, RA, 1976), Margherita Moscardini(Donoratico, LI, 1981), Alek O.(Buenos Aires, Argentina, 1981), Cesare Pietroiusti(Roma, 1955), Namsal Siedlecki(Greenfield, USA, 1986). A ognuno di loro è stato chiesto di individuare un artista che possano riconoscere come un riferimento, un modello o una figura seminale nel proprio percorso. Le risposte sono state sorprendenti: c’è chi ha scelto nomi più affermati e chi ha coinvolto dei veri e propri outsider, altri ancora hanno optato per dei coetanei, mettendo in discussione e – come suggerisce il titolo dell’esposizione – ribaltando il concetto stesso di “maestro”. Una questione chiave, quella che la mostra intende affrontare, capace di offrire spunti di riflessione e risvolti imprevisti sull’importanza delle influenze nei processi di creazione artistica. Ognuna delle cinque stanze di Palazzo Maccafani sarà dedicata a questi dialoghi, che sottolineano l'importanza del confronto generazionale, da sempre elemento caratterizzante di straperetana.

Riccardo Baruzzi ha scelto di presentare il proprio lavoro in dialogo con il fotografo Marcello Galvani(Massa Lombarda, RA, 1975). Alcune opere della serie dei Giunchie degli Spaventapasseri, realizzate da Baruzzi per l’occasione, saranno affiancate da un gruppo di scatti di Galvani, raccolti nel libro Di palo in frasca (ed. Lugo Land, 2015): gli interventi di Baruzzi, sospesi nello spazio, e le immagini a parete di Galvani trovano una comune fonte d’ispirazione nel loro paesaggio d’origine (la provincia di Ravenna e in particolare le aree rurali attorno alla città): un paesaggio fatto di elementi vegetali e tracce umane che si incontrano (talvolta fondendosi) e che per entrambi rappresenta uno stimolo inesauribile, sulla scorta della “lezione” di Guido Guidi, con il quale Baruzzi e Galvani si sono formati negli anni dell’Accademia.

Alek O. ha invitato il connazionale Diego Bianchi (Buenos Aires, Argentina, 1969), tra i più importanti autori argentini della sua generazione. I due artisti proporranno un dialogo a partire da elementi scultorei di piccolo e medio formato, contraddistinti da un approccio ironico, ludico, paradossale. Le opere di Alek O. sono caratterizzate dall’utilizzo di materiali di origine industriale che vengono di volta in volta assemblati sfruttandone la modularità; è così che, attraverso la capacità compositiva dell’artista – che ne ribalta l’iniziale destinazione d’uso –, piastrelle e maioliche impiegate nell’edilizia assumono la forma di sculture preziose e metafisiche; o, ancora, delle plafoniere poggiate a terra diventano dei corpi luminosi misteriosi e attraenti. Un’attitudine analoga si riscontra anche nelle opere di Bianchi: frutto di assemblaggi imprevedibili e giocosi, gli interventi dell’artista partono dall’utilizzo di elementi naturali (frutta e verdura) e artificiali (piccoli marchingegni autoprodotti), che vanno a comporre una popolazione ibrida fatta di incontri imprevisti, incroci incongruenti e incidenti di percorso.

Cesare Pietroiusti ha deciso di chiamare in causa uno dei “padri” dell’arte concettuale italiana, Piero Manzoni(Soncino, CR, 1933 - Milano, 1963). L’intervento di Pietroiusti ruota attorno a una delle opere più iconiche di Manzoni: il celebre Socle du Monde, presente in mostra attraverso una riproduzione fotografica, di proprietà dello stesso Pietroiusti, realizzata da Henk Peeters(L’Aia, Paesi Bassi, 1925 - Hall, Paesi Bassi, 2013), a sua volta artista e amico di Manzoni. Il dialogo tra i due artisti avviene seguendo un approccio decisamente concettuale: a fianco della riproduzione fotografica del Socle du Monde, sarà infatti presentato un testo-omaggio scritto da Pietroiusti proprio a proposito dell’opera manzoniana, pubblicato originariamente sulla Rivista di Psicologia dell’Arte nel 1981. Dello stesso testo, di cui è esposto l’originale, saranno inoltre messe a disposizione delle copie anastatiche, che i visitatori potranno consultare e prendere liberamente.

Namsal Siedlecki ha coinvolto Sofia Bentinck(Deventer, Paesi Bassi, 1924) e Joan Hudson(Chicago, USA, 1931). Entrambe artiste “amatoriali”, Bentinck e Hudson sono le nonne di Siedlecki; ed è anche grazie a loro che l’artista ha deciso di intraprendere un percorso legato alla creazione di immagini. Fin da piccolo, infatti, Siedlecki è cresciuto circondato dalle creazioni delle nonne: in questo senso, la scelta dell’artista si configura come un omaggio alle proprie origini e all’importanza degli stimoli ricevuti nei primi anni di vita. Nello spazio espositivo, decine di diapositive di Hudson e una serie di sculture figurative di Bentinck (da cui Siedlecki ha tratto quattro copie in bronzo) sono messe in relazione a delle opere sottoposte a un processo di pietrificazione realizzate da Siedlecki negli ultimi anni, proponendo una riflessione sulla sovrapposizione temporale e sul legame affettivo con certe immagini.

L’ultimo dialogo in ordine di apparizione è quello tra Margherita Moscardinie Bas Jan Ader(Winschoten, Paesi Bassi, 1942 - scomparso in mare, 1975). Moscardini ha pensato di presentare Inhabiting without belonging, opera che riflette l’interesse dell’artista per il concetto di “appartenenza” e, in particolare, per un’altra idea di cittadinanza. La grande scritta in bronzo – che richiama la questione di una parte di terra non sottoposta ad alcuna sovranità come l’Alto Mare – trova una corrispondenza con la proiezione di un breve video che mostra Bas Jan Ader in procinto di salpare con una piccola barca a vela per la traversata oceanica da Cape Cod (Stati Uniti) verso l’Inghilterra, nel tentativo di realizzare il proprio viaggio-performance In search of the miraculous. L’artista olandese scomparve in mare, non lasciando più tracce di sé. Pur nella differenza formale, i lavori di Margherita Moscardini e Bas Jan Ader sono attraversati da una carica utopica, epica e insieme tragica.

Altra cifra del progetto è l’attenzione dedicata al territorio abruzzese e alla sua scena artistica. In continuità con le precedenti edizioni, l’artista Matteo Fato ha selezionato due autrici di generazioni differenti, Lea Contestabile (Ortucchio, AQ, 1949) e Daniela d'Arielli (Ortona, CH, 1978), che realizzeranno degli interventi inediti per le vie del borgo. Le installazioni troveranno spazio nello spazio pubblico di Pereto, dialogando con il contesto e restando visibili per tutta la durata della rassegna.

Infine, il programma di iniziative collaterali vede la partecipazione degli studiosi Gianni e Giuseppe Garrera, protagonisti domenica 31 luglio di una conferenza che riprenderà ed estenderà i temi della mostra a Palazzo Maccafani. Tra l’8 e il12 agosto saranno organizzate delle attività didattiche rivolte ai bambini di Pereto, in collaborazione con la Proloco. Domenica 28 agosto, infine, sarà presentato il catalogo che ripercorre le prime cinque edizioni di straperetana.

Quest’anno straperetana si presenta sotto una nuova veste”, commentano gli ideatori della rassegna Paola Capata e Delfo Durante. “Dopo cinque edizioni caratterizzate dall’organizzazione di una mostra disseminata in tutto il borgo, per il 2022 – in maniera molto spontanea – abbiamo pensato a un’esposizione più circoscritta, ma non meno ambiziosa. Il nostro focus è sempre sull’arte contemporanea, ma ci piace l’idea che, al di là della parte espositiva, possano crearsi momenti di incontro e approfondimento in grado di diversificare la proposta culturale di straperetanae offrire occasioni per tornare a visitare il borgo di Pereto. Naturalmente le opere e il coinvolgimento degli artisti partecipanti rimangono al centro del progetto: ed è un onore per noi accogliere il lavoro di autori riconosciuti a livello internazionale in un contesto come Pereto, che negli anni ha dimostrato un interesse e un attaccamento crescenti nei confronti della manifestazione”.

L’edizione 2022 di straperetana sarà visitabile a partire dalla giornata di apertura, sabato 16 luglio, dalle 11.00 alle 20.00. È gradita la prenotazione all’indirizzo: info@straperetana.org. La mostra sarà aperta fino a domenica 28 agosto. Nelle settimane di apertura, le opere saranno liberamente fruibili dal pubblico nel fine settimana (sabato e domenica), dalle 16.00 alle 20.00; negli altri giorni su appuntamento.

Si ringrazia la Collezione Maramotti di Reggio Emilia per la concessione dell'opera di Margherita Moscardini e l’Estate di Bas Jan Ader / Mary Sue Ader Andersen & Meliksetian | Briggs, Los Angelesper la concessione del video di Bas Jan Ader.


Titolo: straperetana 2022 / L’abaco rovesciato
Artisti: Riccardo Baruzzi in dialogo con Marcello Galvani; Margherita Moscardini in dialogo con Bas Jan Ader; Alek O. in dialogo con Diego Bianchi; Cesare Pietroiusti in dialogo con Piero Manzoni; Namsal Siedlecki in dialogo con Sofia Bentinck e Joan Hudson // Lea Contestabile, Daniela d’Arielli
A cura di: Saverio Verini, con la collaborazione di Matteo Fato
Organizzazione: Paola Capata e Delfo Durante
Luogo: Pereto (AQ), varie sedi
Inaugurazione: sabato 16 luglio 2022 dalle ore 11.00 alle 20.00. Gradita la prenotazione: info@straperetana.org
Durata: dal 17 luglio al 28 agosto 2022
Orari: sabato e domenica 16.00-20.00; gli altri giorni su appuntamento
Info e email: www.straperetana.org – info@straperetana.org
Account social: Facebook: straperetana – Instagram: straperetana

mercoledì 6 luglio 2022

Lorem — Distrust Everything a cura di Re:Humanism


COSMO, spazio veneziano di produzione e creazione per il suono e le arti visive e performative, è lieto di ospitare e co-produrre la première italiana del nuovo lavoro immersivo di Lorem Distrust Everything, a cura d Re:Humanism.

All’interno dell’abside Seicentesco della ex-Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, sull’isola della Giudecca, l’installazione audiovisiva immerge i visitatori all’interno di un sogno allucinato realizzato attraverso sistemi di Intelligenza Artificiale. Reti neurali generative analizzano l’archivio che raccoglie 21 anni di trascrizioni dei sogni di Mirek Amendant Hardiker, artista americano ed ex ricercatore a Stanford. A partire da questi, il sistema elabora un sogno radicalmente nuovo, attorno a cui si sviluppa la sceneggiatura per l’intera installazione.

Il lavoro si configura nella forma di una camera immersiva, in cui proiezioni e composizioni elettroniche avvolgono lo spettatore, e lo isolano dallo spazio esterno. Il realismo delle immagini, appositamente realizzate con fotogrammetrie 3D e reti neurali, fa da contrappunto all’ambiguo surrealismo della narrazione.

Distrust Everything indaga la relazione tra inconscio umano e algoritmico a partire da un’esperienza estetica intensa e perturbante. Il lavoro mira infatti a perlustrare l’inconscio di Mirek attraverso i più moderni modelli di elaborazione del linguaggio naturale, per produrre nuovi racconti che tendono a con-fondere realtà e fiction, interno ed esterno, coscienza individuale e collettiva.Lorem è il progetto transmediale dell’artista visivo e musicista Francesco D’Abbraccio. Attraverso l’impiego di reti neurali, CGI e tecnologie digitali, progetta ambienti audiovisivi dalla forte connotazione narrativa. L’identità di Lorem oscilla tra la dimensione individuale e l’esperienza collettiva, grazie alle collaborazioni continuative con l’artista digitale Karol Sudolski (co-regista di Distrust Everything) e con Mirek Hardiker, e all'incontro con artisti e ricercatori esterni al progetto, tra cui: Acre, Mario Klingemann, Obake AI.

Il suo lavoro è stato esposto (tra gli altri) ad Ars Electronica, Biennale di Architettura di Venezia, NXT Museum Amsterdam, Sheffield Docfest, Opéra de Lille, Triennale Milano, HEK Basel, Transmediale Vorspiel, Fiber Festival, Design Museum, RomaEuropa Festival.

Re:Humanism è un’associazione culturale che porta avanti progetti dedicati al rapporto tra arte contemporanea e nuove tecnologie, in particolare l’intelligenza artificiale. Dal 2018, l’associazione promuove il Re:Humanism Art Prize, che offre ad artisti contemporanei e internazionali la possibilità di produrre ed esporre progetti relativi al rapporto tra arte e IA. Le prime due edizioni del premio sono state ospitate a Roma presso AlbumArte e MAXXI - Museo delle arti contemporanee del XXI secolo. Dal 2019 Re:Humanism collabora inoltre stabilmente con il Romaeuropa Festival. Una serie di talk e panel inerenti alle attività dell’associazione sono stati ospitati da: Cubo Unipol (Bologna), Manifattura Tabacchi (Firenze), Ca’ Foscari (Venezia), Cattedrale dell’Immagine (Firenze), Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), MAXXI (Roma), John Cabot University (Roma). www.re-humanism.com

COSMO È una piattaforma indipendente per lo sviluppo professionale di progetti e processi artistici, con particolare riferimento all'ambito musicale e sonoro, che nasce per rispondere alla necessità di nuovi modelli di produzione e fruizione. Nasce con la volontà di valorizzare le professionalità artistiche e tecniche che abitano il territorio, attraverso uno spazio in grado di costruire nuovi ponti tra le realtà esistenti, amplificando le ricadute delle eccellenze culturali che risiedono e attraversano la città di Venezia. Dal settembre 2020 COSMO ha riconfigurato gli spazi della ex-Chiesa dei Santi Cosma e Damiano sull’isola della Giudecca, attraverso un innovativo modello di attività dedicate alla ideazione, progettazione e realizzazione di progetti artistici e prodotti culturali, accogliendo musicisti, artisti, registi, promoter, professionisti ed operatori dell'industria culturale ed artistica contemporanea.

Alcune delle collaborazioni di COSMO includono istituzioni pubbliche e private come Palazzo Grassi e IUAV, brand quali Club To Club e Vitelli Milano, oltre ad artisti internazionali come Brian Eno & David Tremlett, Giorgio Andreotta Calò, Claron McFadden.


CREDITS
Commissionato e prodotto da: Re:Humanism (Roma) & COSMO (Venezia) Co-commissionato (ep.1) da: Elevate Festival (Graz), SuperBudda (Torino)

Partner di produzione: Fondazione BLM, Distretto Veneziano Ricerca e Innovazione Partner di produzione dei contenuti: Basso Profilo (Ferrara), Superbudda (Torino) Partner tecnico: BENQ

Scritto da Lorem & M. Hardiker
Regia di F. D’Abbraccio & K. Sudolski
Curato da Re:Humanism
Assistente alla regia: Leonardo Distefano
Musica, sintesi vocale e Sound Design: Lorem
Dataset dei Testi & Tavole di Trascrizione: M. Hardiker Fotogrammetrie 3D: K. Sudolski
Con contributi audio di Acre, Hampar Soum, Kid Brothers Produzione: A.E. Di Costanzo

PRESSKIT DISPONIBILE AL LINK:
https://drive.google.com/drive/folders/1uODHQbCL9Ks7dAXiICxqW4YDAXLaR8p7?usp=sharing

COSMO
Lorem — Distrust Everything a cura di Re:Humanism
15.07.2022 — 24.07.2022
Campo San Cosmo 624 | Giudecca - Venezia
Orari: 17.00 / 22.00
Opening, 15.07.22 - 18.30 / 00.00*
* (live Lorem + Acre dalle 22.00 previa iscrizione)

CONTATTI
COSMO - Campo San Cosmo Giudecca 624-625 30133 Venezia info@c-o-s-m-o.com

martedì 5 luglio 2022

Samantha Passaniti | Congiunzioni

Sacrum, 2022
Elemento naturale, pigmento bianco, argilla cruda, cera d'api e soia cm 52x26x23

La mostra “Congiunzioni”, con opere di Samantha Passaniti, a cura di Francesca Lissoni e con testi di Massimo Ferrando, inaugurerà venerdì 22 luglio alle ore 18, presso il Nuovo Polo Museale di Sassello. Si situa all’interno di una più ampia programmazione di “Passaggi D’Arte – Bosco Sacro”, evento culturale che propone esposizioni e performance di diverse discipline artistiche, in concomitanza con il Festival La città Dei Bambini, organizzato dall’Associazione Cascina Granbego nel Centro Storico di Sassello. 

Il tema del bosco, in relazione con l'essere umano, è l'origine concettuale della mostra "Congiunzioni" ed in particolare dell'installazione "Bosco relazionale", in cui è indagata anche la dimensione propria ad entrambi della collettività e dello scambio. Essa rievoca infatti il progetto di arte relazionale realizzato da Samantha Passanti, durante una residenza artistica, premio di Arteam Cup 2019, presso Cascina Granbego e in collaborazione con l'omonima associazione. L'esito è stato un'installazione site-specific, sulla cima del Monte Beigua, atto simbolico che ha messo in relazione gli abitanti di Sassello e gli alberi del monte, attraverso la rielaborazione artistica di tessuti donati all'artista dalle persone del luogo. 

Le altre opere in mostra evidenziano come Samantha Passaniti, con una notevole libertà espressiva, spaziando tra l'installazione, la scultura e la pittura, mantenga sempre una coerenza interna nella relazione con la dimensione naturale, con i materiali raccolti in natura e i luoghi a cui essi appartengono. 

Samantha Passaniti nata a Grosseto nel 1981, vive e lavora tra Monte Argentario e Roma, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2013 e nel 2015 frequenta un corso post laurea alla Slade School of Art di Londra. La sua ricerca artistica è incentrata sulla sperimentazione di materiali naturali raccolti nell’ambiente che diventano oggetto di riflessione e indagine sulla complessità dei rapporti umani e dell’esperienza esistenziale. Le sue opere pittoriche, scultoree e installative nascono da un continuo rapporto, dialogo e scambio tra interno ed esterno, tra mondo intimo e ambiente, tra uomo e natura, tra esperienza esistenziale e cicli naturali, con una particolare attenzione alle simbologie ancestrali e agli archetipi spirituali che collegano sin dai tempi più remoti l'uomo al mondo naturale che lo ospita. Ha partecipato a numerose mostre e residenze in siti naturalistici in Italia e all'estero.

Contenuto, 2021 
Cortecce di eucalipto, pigmento bianco, terre naturali, spago e materiale di recupero cm 60x25x15

Titolo: CONGIUNZIONI
Artista: Samantha Passaniti
A cura di: Francesca Lissoni
Testi di: Massimo Ferrando
In occasione di: “Passaggi D’Arte – Bosco Sacro”
Presso: Nuovo Polo Museale Perrando, Vico Concezione, Sassello (SV)
Opening: 22 luglio 2022 h.18
Durata: 22 luglio - 4 settembre 2022

Orari: 23-24 luglio h.10-19
Dal 25 luglio al 4 settembre 
il sabato h. 10-12, in altri giorni e orari su appuntamento telefonando al +39 347 7810778
Direzione Artistica e Ufficio Stampa: info@granbego.com

DIREZIONE ARTISTICA: Francesca Lissoni e Massimo Ferrando
info@granbego.com
+39 340 7650786

UFFICIO STAMPA: Alessandra Giacardi
info@granbego.com
+39 349 0968534