lunedì 28 febbraio 2022

Limiti di Elisabetta Di Sopra

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo percorso espositivo con Limiti, la mostra personale di Elisabetta Di Sopra.

Dar volto alla complessità dell’identità femminile affrontandone le infinite varianti e contraddizioni sembra essere la sfida di numerose artiste della scena contemporanea. Molte scelgono il linguaggio visivo del video come strumento critico privilegiato attraverso cui ridefinire l’immagine femminile, analizzando argomenti quali solitudine, rapporti interpersonali, amore, dolore e per mettere in scena il tema del corpo e dei diversi livelli di comunicazione a esso legati. Ne è un esempio, la ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra che si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video con una narrazione caratterizzata da azioni semplici ed incisive che mettono in luce le dinamiche psicologiche sottese alla vita quotidiana, alle relazioni familiari, al corpo femminile e ai ruoli sociali. Il corpo, che parla attraverso gesti minimali, è alla base del suo lavoro, diventando metafora del nostro essere al mondo.
La mostra raccoglie due video installazioni Il Limite e Dipendenza Sensibile, e una serie di stampe fotografiche di alcuni dei più significativi fotogrammi delle due opere. L’artista arriva a tematizzare l’età del declino della vita umana, esplorando l’età della piena maturità. E’ difficile riabilitare l’età avanzata della vita quando la retorica quotidiana è saldamente ancorata al culto dell’eterna giovinezza, esortando alla cura del corpo come profilassi anti-aging, termini come "anti-invecchiamento" danno l'impressione che l'invecchiamento sia qualcosa di patologico. Il culto prevalente della giovinezza si sforza di nascondere le tracce dell'invecchiamento: l’orgoglio di poter invecchiare è allora solo una favola? l’artista sembra dirci di no e ricordarci con i due video che, al di là degli stereotipi negativi, l'età significa anche potere, esperienza, saggezza, contemplazione, brama di vita e trionfo sulle convenzioni sociali. Sceglie di esporre immagini di “over 60” che “irradiano forza, bellezza, la potenza dell’ultimo periodo della propria vita.
La prima opera è un video-trittico intitolato Il Limite, esposto nei mesi scorsi negli spazi del Museo Archeologico di Venezia in Piazza San Marco, tra statue femminili di età imperiale romana e i tre Galati delle raccolte Grimani. Mostra la posa di una modella esperta nell’aula di Anatomia Artistica dell’Accademia di Belle arti, ancora una posa, anche se gli studenti sono assenti.
L’artista ritorna effettivamente nei luoghi della formazione: un’aula dove si svolge l’insegnamento di Anatomia Artistica diventa il luogo della messa in scena per una lezione animata solo dalle lente movenze di una modella in posa. Le posture assunte dalla modella durante una lezione di anatomia vengono evidenziate grazie alla capacità di osservazione dell’artista; la pluralità dei punti di vista viene restituita dall’utilizzo di più schermi che compongono una sorta di trittico.
Elisabetta ne analizza il vibrato sottile nel perdurare della posizione: figura intera nel monitor centrale, dettagli in quelli laterali.
L’ artista propone anche una serie di foto che fissano alcuni momenti del video enfatizzando la bellezza e la nudità segnata, ma non piegata dal tempo della modella, sono immagini di una semplicità poetica e potente da cui emerge la verità di un corpo umano resistente e resiliente.
Se nel video "Il Limite" la modella, si mette alla prova verificando la sua resistenza nel mantenere una posa statica nonostante la sua età, nell'altra opera Dipendenza Sensibile, un pugile, anche lui non più giovane, in perenne movimento, continua ad esercitarsi liberando una quantità di energia che per assurdo sarebbe in grado di muovere le foglie da un albero, far scendere una goccia dal vetro, sgretolare una parete rocciosa. Si tratta pur sempre di resistenza e di eroismo dei due protagonisti che sfidando lo scorrere del tempo, chi con l'azione chi con l'immobilità, danno prova che la forza di volontà e la determinazione prevalgono sul corpo, dominandolo.

Elisabetta Di Sopra è nata nel 1969 a Pordenone. Vive e lavora a Venezia. Attualmente è curatrice del concorso di video arte Maurizio Cosua, nell'ambito del festival Francesco Pasinetti. Collabora con l'Università Ca' Foscari per il Festival del Cortometraggio nella promozione della video arte e con l'Associazione Italiana di Cultura Archivio Carlo Montanaro alla Fabbrica del Vedere di Venezia.
Tra le sue mostre personali: 2021- IL LIMITE, videoinstallazione, Museo Archeologico Nazionale di Venezia -RITRATTO DI ANNA PONTI. TRE VITE IN UNA, Ateneo Veneto, Venezia; CHILD ABUSE, Mostra cinematografica d'arte contemporanea a cura di Eleonora Frattarol-Collectif -2020- Segrete tracce di memoria XII ed. a cura di Virginia Monteverde, Palazzo Ducale. Genova; Trentatrè Stelline, a cura di Valentina Tebala, Angela Pellicanò, Paola Miriam Russo. Pico, Palazzo della Cultura. Reggio Calabria; LINKS, Etherea Art Gallery, Genova-2019- CEILINGS MEDEA VOCI |Teatro Comunale di Catanzaro a cura di Giovanni Carpanzano;LA CURA, MACROAsilo – Museo d'Arte Contemporanea Roma; The Care, galleria Muratcentoventodue, Bari- I Am my Body, I Am my Memory ACTION HYBRIDE; Officine Forte Marghera – Venezia – I Corpi Invisibili; Co-Arter Glass Theatre; AZIONE IBRIDA Parigi, Francia; Libere tutte- a cura di Daniele Capra e Giuseppe Frangi. Casa Testori Novate Milanese; Collettiva, AZIONE IBRIDA. Proiezione di video, Parigi- 2018: PIETAS, a cura di Daniele Capra, Galleria Bugno, Venezia; Autoritratto, MACROAsilo, Roma; #liberadiesseredonna, Teatro Verdi, Pordenone; i 2017: Possibili Sensi, a cura di Chiara Tavella, Galleria PArCo, Pordenone; nel 2015 Temporaneo, a cura di Giulia Bortoluzzi, galleria 3D, Venezia; Tra le sue collettive: nel 2018 ,Body concrete, a cura di Laura Gottlob, Museoteatro della Commenda, Genova; Restless Waters, Italian Videoart, a cura di Silvia Grandi, Perama (G); Annuario Videoart, a cura di Renato Barilli, Guido Bartorelli, Alessandra Borgogelli, Paolo Granata, Silvia Grandi, Fabiola Naldi, Dams, Bologna; nel 2017 Karachi Biennale, a cura di Paolo De Grandis, Karachi (PK); nel 2016 Le stanze dei frayanti, a cura di Simona Caramia, Museo Marca, Catanzaro; nel 2015 Body Interference, a cura di Laura Carlotta Gottlob, Künstlerhaus, Wien; nel 2014 Recto/Verso, a cura di Ilaria Marghutti, CasermaArcheologica, Sansepolcro (Ar); nel 2013 Progetto 100x100= 900, Zeta Center for Contemporary Art, Tirana (AL); Chi controlla i controllori?, a cura di Francesco Lucifera, Galleria Clou, Ragusa; Body in abstraction, a cura di Laura Carlotta Gottlob, St John's College, Oxford (UK); Hetero Q.B., a cura di Emilia Tavares e Paula Roush, Museu Nacional de Arte Contemporânea do Chiado, Lisbona (P); Premio Terna 05, a cura di Cristiana Collu e Gianluca Marziani, Roma; nel 2012 Videospritz (con Igor Imhoff), a cura di Paola Bristot e Daniele Capra, Studio Tommaseo, Trieste; De rerum natura, a cura di Daniele Capra, Lab 610 XL, Sovramonte (Bl); Norme per la rivoluzione, Rassegna di videoarte, a cura di Bruno Di Marino, Volksbühne, Berlino (D); Idrografie, a cura di Chiara Tavella, ex convento di San Francesco, Pordenone; Arsprima, Rassegna di videoarte, a cura di Alessandro Trabucco, Nur Gallery, Milano; Per-Lumina, a cura di Luigi Viola, Palazzo dei Battuti, San Vito al Tagliamento (Pn); Let the body play, a cura di Daniela Santellani, Katia Baraldi, Galleria Jarach, Venezia.

Limiti di Elisabetta Di Sopra
Muratcentoventidue-Artecontemporanea 
Via G. Murat 122/b – Bari

Inaugurazione Sabato 12 marzo, 2022, ore 19.00
12 marzo – 30 aprile 2022

Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento
Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30

Info 3348714094 – 392.5985840
info@muratcentoventidue.com

giovedì 24 febbraio 2022

Tevere Expo di Iginio De Luca al MACA Frosinone


Il museo Maca di Frosinone espone le opere acquisite in collezione del progetto “Tevere Expo” di Iginio De Luca, risultato tra i vincitori dell’avviso pubblico a sostegno della diffusione dell’arte contemporanea italiana nel mondo “Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere” - Sezione Over 35, promosso dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Il lavoro prodotto si sposterà a luglio in Indonesia, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta, come tappa prestabilita di un itinerario espositivo internazionale, per poi ritornare in autunno a Frosinone in Accademia, presso la sua sede definitiva.

La mostra curata da Sabrina Vedovotto e Pietro Gaglianò, è costituita da una serie di lavori prodotti ad aprile 2021 a Roma in conseguenza di un’affissione urbana di 15 maxi manifesti fintamente pubblicitari raffiguranti immagini sospese, drammatiche ed evocative del Tevere.Il progetto vuole rendere visibile l’oscuro, riesumare l’anima inconscia del fiume e, di riflesso, anche la nostra. Scarti, rifiuti, oggetti smarriti, affogati in un naufragio all’inizio privato e poi pubblico affiorano dall’acqua, come reliquie urbane riemergono da un singolare girone dantesco. Sono testimonianze industriali e domestiche di un quotidiano rinnegato che, dopo anni di apnea, varcano il limite, rompono il confine dell’acqua per quello dell’aria. I manifesti sono uno specchio etico, un pretesto simbolico ed estetico a valenza universale per riflettere e riflettersi”.

Le opere installate negli spazi del MACA sono la sintesi di questo processo creativo: due grandi manifesti cartacei applicati a muro, due stampe fotografiche di medio formato e un video. Si aggiungono a queste, un maxi cartellone stradale installato, per il periodo della mostra, in via dei monti Lepini a Frosinone e un libro d’arte realizzato dal fotografo Luis Do Rosario che documenta in maniera sensibile e poetica tutte le fasi lavorative del progetto di Iginio De Luca.

Come scrive Sabrina Vedovotto in catalogo: “Le grandi affissioni, le grandi fotografie, diventano paesaggi urbani, memoria della storia che noi stiamo vivendo, con-temporanei giardini di vita, calpestati dalle brutture che ci circondano, eppure concilianti con la realtà circostante”. Pietro Gaglianò evidenzia un decentramento dello sguardo in cui tessere un’estetica del margine: “Iginio De Luca ha costantemente porto la sua attenzione alla periferia; ha esplorato i suburbi, il ciglio della memoria, (…) in queste grandi immagini promozionali (come evocato anche nel titolo del progetto) si mostra la città per quello che è: dall’alto dei cartelloni il Tevere restituisce allo spazio pubblico (inteso come platea degli spettatori, come luogo della ricerca e come medium) l’abisso che vorrebbe dimenticare”.



Tevere Expo
di Iginio De Luca

a cura di Sabrina Vedovottoe Pietro Gaglianò

MACA, Museo Arte Contemporanea Accademia Frosinone
Dal 25 febbraio al 1 aprile 2022
Opening venerdì 25 febbraio 2022, h 17.00-18.30

MACA, Museo Arte Contemporanea Accademia, palazzo Tiravanti, via Giuseppe Mazzini, 12, Frosinone.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 17.30. Tel. 0775-211167

pubblica: 

mercoledì 23 febbraio 2022

Alla Tate di Londra Surrealism Beyond Borders

René Magritte, Time Transfixed, 1938, The Art Institute of Chicago, Joseph Winterbotham Collection, 1970.426 
© ADAGP, Paris and DACS, London 2021

Surrealism was always international. This ground-breaking exhibition opening at Tate Modern in Spring 2022 reveals the broad scope of this radical movement, moving beyond the confines of a single time or place. Based on extensive research undertaken by Tate and The Metropolitan Museum of Art in New York, it spans 80 years and 50 countries to show how Surrealism inspired and united artists around the globe, from centres as diverse as Buenos Aires, Cairo, Lisbon, Mexico City, Prague, Seoul and Tokyo. Expanding our understanding of Surrealism as never before, Tate Modern will show how this dynamic movement took root in many places at different times, offering artists the freedom to challenge authority and imagine a new world. 
A revolutionary idea sparked in Paris around 1924, Surrealism prioritised the unconscious and dreams over the familiar and everyday. While it has often generated poetic and even humorous works – from Salvador Dalí’s Lobster Telephone to René Magritte’s train rushing from a fireplace – it has also been used by artists around the world as a serious weapon in the struggle for political, social, and personal freedom. Featuring over 150 works ranging from painting and photography to sculpture and film, many of which have never been shown in the UK, this exhibition explores the collective interests shared by artists across regions to highlight their interrelated networks. It also considers the conditions under which they worked and how this in turn impacted Surrealism, including the pursuit of independence from colonialism and displacement caused by international conflict. Among the rarely seen works are photographs by Cecilia Porras and Enrique Grau, which defied the conservative social conventions of 1950s Colombia, as well as paintings by exiled Spanish artist Eugenio Granell, whose radical political commitments made him a target for censorship and persecution. 

Familiar Surrealist themes such as the exploration of the uncanny and unconscious desires are repositioned from a fresh perspective. Visitors will see iconic paintings such as Max Ernst’s Two Children are Threatened by a Nightingale 1924 alongside lesser known but significant works including Antonio Berni’s Landru in the Hotel, Paris 1932, which appeared in the artist’s first exhibition of Surrealist works in Argentina, and Toshiko Okanoue’s Yobi-goe (The Call) 1954, addressing the daily experience of post-war Japan. Photographs by Hans Bellmer focusing on the female body are contrasted with Ithell Colquhoun’s Scylla 1938 – a double image exploring female desire – and works by both French Surrealist Claude Cahun and Sri-Lankan-based artist Lionel Wendt, whose radical photographs present queer desire outside of a Western context. 

The exhibition also considers locations around the world where artists have converged and exchanged ideas of Surrealism. From Paris at the Bureau of Surrealist Research; to Cairo, with the Art et Liberté group; across the Caribbean, where the movement was initiated by writers; in Mexico City, where it was shaped by the creative bonds of women artists; and Chicago, where Surrealism was used as a tool for radical politics. Special loans including the photographs of Limb Eung-Sik and Jung Haechang from Korea and a film by Len Lye from New Zealand, will offer further insight into the adaption of Surrealism across the globe. For the first time in the UK, Ted Joans’ incredible 36-foot drawing, Long Distance 1976-2005 will go on display, featuring 132 contributors from around the world. Accompanying Joans on his travels, this cadavre exquis (exquisite corpse) drawing took nearly 30 years to complete and united artists located as far apart as Lagos and Toronto. 

Surrealism Beyond Borders is organised by Tate Modern and The Metropolitan Museum of Art, New York. It is co-curated by Matthew Gale, Senior Curator at Large at Tate Modern, and Stephanie D’Alessandro, Leonard A. Lauder Curator of Modern Art and Senior Research Coordinator in Modern and Contemporary Art at The Met; with assistance at Tate Modern from Carine Harmand, Assistant Curator, International Art; and at The Met from Lauren Rosati, Assistant Curator, Leonard A. Lauder Research Center for Modern Art, and Sean O’Hanlan, Research Associate in Department of Modern and Contemporary Art.

Presented in the Eyal Ofer Galleries. Supported by the AKO Foundation, with additional support from the Surrealism Beyond Borders Exhibition Supporters Circle, Tate Americas Foundation, Tate International Council, Tate Patrons and Tate Members. Research supported by Hyundai Tate Research Centre: Transnational in partnership with Hyundai Motor.


                 Salvador Dalí Lobster Telephone 1938 Tate Purchased 1981 © Salvador Dali, Gala-Salvador Dali Foundation/DACS, London 2022

Tate Modern
Surrealism Beyond Borders
24 February 2022 – 29 August 2022

lunedì 21 febbraio 2022

Daniele Marzorati. Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba

Installation view Daniele Marzorati, Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba, Edicola Radetzky

Edicola Radetzky e BUILDING presentano il progetto Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba, mostra personale dell’artista Daniele Marzorati (Novedrate, Como, 1988) a Milano, a cura di Irene Sofia Comi. Patrocinata dall’Università di Parma - Museo di Storia Naturale, l’esposizione si articola in due episodi: dal 9 al 28 febbraio a Edicola Radetzky, spazio no profit di viale Gorizia (Darsena), e dal 19 febbraio al 19 marzo a BUILDING, galleria d’arte in via Monte di Pietà 23.

In stretta connessione con il passato coloniale italiano, Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba ruota intorno alla figura dell’esploratore e ufficiale Vittorio Bottego (1860-1897). Indagando alcune tracce tangibili del rimosso coloniale presente nella città di Parma, il progetto propone una riflessione sulla rappresentazione della memoria collettiva nello spazio pubblico e sull’esperienza del patrimonio coloniale zoologico nello spazio museale.

L’eredità storica di Vittorio Bottego, divenuto celebre per i suoi viaggi nel Corno d’Africa, permane nella sua città natale, Parma, in particolare nel monumento a lui dedicato e nella “Sala Bottego” del Museo di Storia Naturale a lui intitolato che ospita, tra gli altri oggetti, la collezione di storia naturale dell’esploratore. Nell’osservare tali elementi, che raccontano il passato storico italiano, ma che di fronte a uno sguardo normato possono invece apparire “neutrali”, Marzorati indaga le narrazioni costruite e conservate dall’immaginario della società contemporanea, portando alla luce strutture identitarie, coloniali e politiche in esse presenti.

In un ideale “scambio di veste” tra spazio pubblico e privato, Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba è ospitata contemporaneamente nelle due sedi milanesi di Edicola Radetzky e BUILDING che, mediante due prospettive differenti, mostrano l’analisi di due spazi storici, tracce simboliche di una comune narrazione identitaria.

Nello spazio pubblico di Edicola Radetzky sono visibili, in due diverse dimensioni, alcune immagini fotografiche tratte dalla ricerca che Marzorati ha condotto all’interno del Museo di Storia Naturale di Parma. Queste immagini sono realizzate con l’obiettivo di oltrepassare le griglie fisiche e culturali del museo per arrivare a comprendere più da vicino la natura degli oggetti esposti e dialogare con la loro memoria e la loro storia, attraverso e oltre la loro superficie.

Nello spazio privato della biblioteca di BUILDING, Marzorati presenta due sezioni di due disegni e alcune stampe fotografiche che indagano il monumento a Bottego. Nel prendere le distanze da una mera logica di appropriazione, lo sguardo dell'artista si sofferma sulle figure di Omo e Giuba, personificazioni di due fiumi dell’Etiopia e mete delle spedizioni del condottiero, provando a ricontestualizzare i due personaggi, estraendoli dalla loro raffigurazione nella gerarchia del monumento e attribuendo loro un ruolo inedito e indipendente.

Un dialogo, quello tra Edicola Radetzky, BUILDING, l’Università e il Museo parmensi, nato dalla volontà della curatrice Irene Sofia Comi di creare una collaborazione sul territorio tra enti diversi per tipologia e missione, che mira al fiorire di una rete sistemica e istituzionale espansa, capace di mettere in connessione non solo luoghi della città caratterizzati da una natura differente, ciascuno con le proprie specificità e finalità, ma anche creando un dialogo interregionale tra attori e storie di due diverse città, Parma e Milano.

Nel portare avanti questo progetto, Marzorati ha lavorato con diversi formati e soluzioni visive. In alcuni casi l’artista ha realizzato ingrandimenti da negativo delle dimensioni reali della fauna fotografata, come avviene ad esempio nelle stampe su tela presentate a Edicola Radetzky, le quali, mimando il formato tipico della cartellonistica pubblicitaria, guidano lo sguardo dell'osservatore verso la percezione di tali “oggetti” in quanto animali, cogliendone l’essenza corporea. In altri casi invece, invece, l’artista ha ridotto le proporzioni dei corpi, come accade ad esempio nei disegni a biro blu esposti presso BUILDING, composti da diversi fogli di carta che segmentano le due sculture di Omo e Giuba, isolandone i dettagli e donando loro un aspetto più umano e verosimile, in un confronto in scala 1:1 con il fruitore. In ultimo, in entrambe le sedi, viene mostrata una selezione di fotografie, stampe da negativi di grande formato (20 x 25 cm).

Al termine dell’esposizione a Edicola Radetzky, il 28 febbraio, una parte dei negativi qui presentati sarà riallestita nella biblioteca di BUILDING. Ricollocati tra gli scaffali, in dialogo visivo con gli scatti dedicati al complesso monumentale di Bottego, i negativi daranno vita a un’interpretazione altra, in un’incessante e attiva ricerca d’archivio, dalla statuaria monumentale alla collezione museale, dallo spazio pubblico allo spazio privato.

La mostra Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba è la presentazione della prima parte di una ricerca più ampia che l’artista porta avanti dal 2019 e che coinvolge, oltre a Parma e Milano, le città di Firenze, Faenza e Udine nell’intento di ridefinire i confini semantici e le capacità cognitive che l’essere umano esercita attraverso l’atto dell’osservare, inserendosi all’interno del dibattito contemporaneo sullo sguardo post-coloniale nei confronti della realtà circostante.

Biografia 
Daniele Marzorati (Novedrate, Como, 1988) lavora attraverso il disegno, la pittura e la fotografia. Con una Deardorff 20 x 25 cm inizia la sua ricerca sulla divisione del formato fotografico e il montaggio di più scene all’interno di un unico negativo. Espone alla galleria Neon Campobase di Bologna nel 2012 ed è tra i finalisti del Premio Terna 04. Collabora con A-Rivista pubblicando due lavori, Campi e Sezioni. Nel 2015, vince il premio Agarttha Arte ed espone presso due musei: la Maison Européenne de la Photographie - MEP di Parigi ed il PAV di Torino. Nel 2018 vince il premio Artifact ed espone a Fotopub Festival, Novo Mesto, Slovenia. Vince l’edizione 2017 del Premio Shanghai, promosso dal Ministero della Cultura e Ministero degli Affari Esteri, partecipando alla residenza lavora tra Parigi e la metropoli cinese. Tra le due città ha sviluppato uno dei sui progetti più importanti, Déplacement, che espone a inizio 2019 presso BUILDING con cui lavora a Milano. A fine 2021 ha partecipato a Mosca presso Winzavod Center for Contemporary Art in collaborazione con VIAFARINI. Continua la sua ricerca tra pittura e fotografia come linguaggi complementari capaci di rileggere il reale.




Informazioni
Cercando di far conoscenza con Omo e Giuba
Daniele Marzorati
a cura di Irene Sofia Comi
10-28 febbraio 2022
Edicola Radetzky | Viale Gorizia (Darsena), Milano

www.edicolaradetzky.com
edicolaradetzky@gmail.com


BUILDING | Via Monte di Pietà 23, Milano
Opening: 19 febbraio, dalle 10 alle 19. Fino al 19 marzo 2022
www.building-gallery.com
info@building-gallery.com

Con il Patrocinio dell’Università di Parma - Museo di Storia Naturale

Ufficio stampa BUILDING
ddlArts
Alessandra de Antonellis | E-mail: alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 3637.388
Elisa Fusi | E-mail: elisa.fusi@ddlstudio.net | T +39 347 8086.566
Ilaria Bolognesi | E-mail: ilaria.bolognesi@ddlstudio.net | T +39 339 1287.840

venerdì 18 febbraio 2022

ExtrArtis - Artists Residencies for Creative Economy


ExtrArtis, apre la partecipazione al Bando di Residenza d’Artista premiato in Europa

ExtrArtis è un progetto artistico e culturale che è stato premiato a livello Europeo per la sua capacità di valorizzare il Patrimonio Culturale meno conosciuto, interpretando l’arte come motore di creatività. Il progetto ExtrArtis nasce a valle di anni di ricerca nella sperimentazione Creative Europe EACEA 35/2017 e si perfeziona a seguito della vittoria come finalista della competizione Horizon 2020 - CLIC Project: Startup competition.

Durante lo scorso Agosto, ExtrArtis ha aperto le iscrizioni di partecipazione al bando di Residenza d’Artista al quale sarà possibile rispondere, inviando la propria candidatura entro il 2 Aprile 2022. Tra le proposte verranno selezionati due artisti emergenti ritenuti meritevoli secondo una giuria internazionale d’eccellenza.

La scelta dei giurati è volta a restituire il più ampio margine di visibilità e diffusione dell’artista, per consentirgli di costruire un ulteriore passo nella propria formazione artistica. La giuria è composta da Luke James, Maria Rita Pinto, Emma Dumartheray e Serena Viola. Luke James, è l’ultimo artista ad aver vinto la selezione di Bando del progetto Creative Europe “Artists in Architecture: re-activing Modern European Houses” (EACEA 35/2017), nonché figura artistica di spicco dello scenario francese; Maria Rita Pinto, è Professoressa e Responsabile Scientifico nei progetti di cooperazione per l’Anno Europeo del Patrimonio culturale e dell’ultima sperimentazione d’ambito denominata M_ART; Emma Dumartheray, è Coordinatrice dei Bozar Lab al Centre for Fine Arts di Bruxelles nell’ambito delle arti, delle scienze e delle tecnologie; Serena Viola, è Professoressa e Project Manager del progetto Play_ACT, Playgrounds and Art project for Communities in Transition: care pact for cities.

Gli artisti selezionati avranno la possibilità di esprimersi mediante la propria produzione creativa tra il 2 e il 16 Maggio 2022 presso la dimora storica sita nella città di Sorrento in Campania. Questi ultimi non dovranno affrontare costi di alloggio ma verranno ospitati e retribuiti sia per la realizzazione dell’opera d’arte che per i costi dei materiali necessari alla composizione della stessa. Gli artisti selezionati dovranno liberare la propria creatività lasciandosi ispirare dall’identità culturale del sito di sperimentazione. 

Gli artisti avranno, inoltre, il supporto dell’ Art Coordinator Raffaella Ferraro che, con formazione accademica di eccellenza, si occuperà di porre in contatto artisti e comunità del territorio.

Per maggiori informazioni è possibile visitare le pagine social - Instragram e Facebook e www.extrartis.com

Relais La Rupe Sorrento Italy

Sectilia di Caterina Morigi


Curva Pura presenta la mostra personale Sectilia di Caterina Morigi, a cura di Irene Angenica. 

Sectilia è ispirata alle texture lapidee e all’immaginario archeologico romano: le opere in mostra prendono origine dall'antica tecnica artistica, utilizzata in epoca romana, per la realizzazione di pavimentazioni e decorazioni murarie a intarsio. È una serie di sette elementi realizzate dall’artista attraverso la tecnica tradizionale piemontese del marmo artificiale di Rima, tecnica in cui la texture marmorea viene ricreata attraverso degli impasti di gesso, pigmenti e colla animale. Le forme derivano dai corpi nudi di piccole dimensioni spesso raffigurati nelle decorazioni parietali, che l’artista ingrandisce quasi su scala uno a uno conferendogli un’importanza sacra, statuaria.

Per la mostra Sectilia si è voluta dare una doppia lettura del corpo di lavori: quello di resto archeologico, all’ingresso dello spazio, e quella di opera sacra, nella nicchia in fondo alla galleria.

Questa necessità allestitiva nasce dalla volontà di dare da un lato un’autorialità a degli elementi decorativi marginali, che spesso vengono anche dimenticati all’interno del patrimonio artistico-archeologico italiano, e collocarli in una nicchia nera, quasi come se fossero all’interno di un tempio, donandogli un aurea sacrale. Dall’altro lato, vengo mostrarti al visitatore per la loro natura originaria di resto archeologico, collocati al suolo, nella simulazione della loro riscoperta.

Caterina Morigi (Ravenna, 1991) vive e lavora a Bologna. Ha studiato Arti Visive allo IUAV di Venezia e Paris8. La sua ricerca si concentra sulle declinazioni della materia, mantenendo l’attenzione verso i suoi aspetti meno evidenti, talvolta celati all’interno. Per affrontare la sostanza delle cose si serve di uno sguardo ravvicinato, osservando l’effetto del tempo sulle forme, in superficie e in profondità, facendo in modo che l’opera sia sempre dipendente dalle sue trasformazioni fisiche e connessa con lo spazio circostante. Caterina Morigi sovrappone organico e inorganico per sondare la relazione imprescindibile tra uomo e natura. Ha esposto al Museo MAMbo (Bologna), Archivio Casa Morra (Napoli), Villa Della Regina (Torino), Mucho Mas! (Torino), MAR (Ravenna), BACO (Bergamo), Museo Nazionale della Montagna (Torino), Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia), Video Sound Art festival (Milano), Fotografia Europa (Reggio Emilia).

Irene Angenica (Catania, 1991) è curatrice indipendente e mediatrice culturale, laureata in Arte Contemporanea e in Comunicazione e Didattica dell'Arte a Bologna. Ha svolto diversi progetti lavorativi tra Bologna, Barcellona e Torino, alcune delle realtà con cui ha collaborato sono: MACBA - Museo d'Arte Contemporanea di Barcellona, ​​Accademia di Belle Arti di Bologna, MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, Artissima - Fiera d'Arte, Fondazione Blueproject, Hangar.org Nel 2019 ha frequentato CAMPO - corso per curatori tenuto dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e ha co-fondato CampoBase (collettivo curatoriale). Attualmente lavora come coordinatrice delle attività per il pubblico presso il museo MACRO di Roma.

                                       
INFO
Caterina Morigi
Sectilia
A cura di Irene Angenica

Curva Pura
Via Giuseppe Acerbi 1A - Roma
curvapura@gmail.com

Fino al 13 marzo 2022
Orari: su appuntamento - prenotare via mail

curvapura@gmail.com
o whatsapp 3314243004

giovedì 17 febbraio 2022

CRAZY – La follia nell’arte contemporanea


Dart – Chiostro del Bramante
presenta
CRAZY
La follia nell’ arte contemporanea
19.02.2022 – 08.01.2023

a Roma un grande progetto creativo ed espositivo a cura di Danilo Eccher

21 artisti di rilievo internazionale, più di 11 installazioni site-specific inedite: per la prima volta le opere d’arte invaderanno gli spazi esterni e interni del Chiostro del Bramante di Roma, perché la follia non può avere limiti.

La percezione del mondo è il primo segnale di instabilità, il primo contatto fra realtà esterna e cervello, fra verità fisica e creatività poetica, fra leggi ottiche e disturbi neurologici.

I 21 artisti chiamati a partecipare sono parte di questa follia.

Carlos Amorales, Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter, Massimo Bartolini, Gianni Colombo, Petah Coyne, Ian Davenport, Janet Echelman, Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young, Lucio Fontana, Anne Hardy, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Alfredo Pirri, Gianni Politi, Tobias Rehberger, Anri Sala, Yinka Shonibare, Sissi, Max Streicher, Pascale Marthine Tayou, Sun Yuan & Peng Yu.

La pazzia, come l’arte, rifiuta gli schemi stabiliti, fugge da ogni rigido inquadramento, si ribella alle costrizioni, così anche Crazy, il progetto di Dart – Chiostro del Bramante a cura di Danilo Eccher. Nessun percorso ordinario e prevedibile a favore di un’esplosione creativa capace di espandersi, come le colate di pigmento di Ian Davenport sulle scale, e di modificare la percezione spaziale, come l’ambiente di Gianni Colombo (1970). Una violenta onda d’urto che invade ogni stanza accessibile, mescolando e garantendo forti salti espressivi fra le opere, dai neon di Alfredo Jaar, visibili anche all’esterno, sino all’immersione totalizzante di Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young. Una narrazione complessa, soggettiva, obliqua; un’atmosfera inclusiva e partecipativa; una distribuzione di opere e spazi isolati e autonomi in tutti i luoghi disponibili, anche invadendo locali solitamente esclusi dai percorsi.

Dart – Chiostro del Bramante 
All’interno dell’architettura rinascimentale ideata da Donato Bramante nel 1500: grandi mostre, artisti italiani e internazionali, progetti ideati e prodotti e poi una libreria, una caffetteria, una serie di spazi accoglienti, un luogo straordinario nel centro di Roma a pochi passi da piazza Navona.
Grazie alla leadership al femminile e alla gestione appassionata e competente della presidente Patrizia de Marco e delle figlie Laura, Giulia e Natalia de Marco, Dart – Chiostro del Bramante si è affermato negli anni come punto di riferimento per tutti coloro che vogliono scoprire l’arte moderna e contemporanea, con mostre di alto valore artistico e culturale, percorsi didattici per ogni fascia d’età, laboratori e visite guidate per tutti i pubblici.


Dart – Chiostro del Bramante: la cultura della cultura.
La mostra sarà accessibile nel rispetto e secondo le normative per il contenimento di Covid-19.

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Chiostro del Bramante
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ORARI DI APERTURA

Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 20.00 Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00. [La biglietteria chiude un’ora prima].

Dal lunedì a venerdì, l’ultimo ingresso per i visitatori sarà alle ore 19.00. Sabato e domenica alle ore 20.00

venerdì 11 febbraio 2022

Lucio Fontana. Autoritratto

Concetto spaziale, New York 10, 1962, lacerazioni e graffiti su rame, 234 x 94 cm (ogni pannello)
Milano, Fondazione Lucio Fontana. © Fondazione Lucio Fontana by SIAE 2022


La scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l’infinito, allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita, un’x che, per me, è la base di tutta l’arte contemporanea.
Sennò continua a dire che l’è un büs, e ciao.
dall’intervista a Lucio Fontana di Carla Lonzi in Autoritratto, 1969

La mostra Lucio Fontana. Autoritratto si origina dal rapporto tra l’artista, maestro assoluto dello Spazialismo e dell’arte del XX secolo, e la storica dell’arte Carla Lonzi, allieva del grande Roberto Longhi, che ha rivoluzionato l’idea della critica militante con il suo volume di interviste Autoritratto. Accardi Alviani Castellani Consagra Fabro Fontana Kounellis Nigro Paolini Pascali Rotella Scarpitta Turcato Twombly edito da De Donato, Bari, nel 1969.

Composta di circa cinquanta opere, la mostra si tiene alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma, dal 12 marzo al 3 luglio 2022, ed è curata da Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi.

Carla Lonzi (Firenze 1931 – Milano 1982) inizia il proprio percorso collaborando con celebri gallerie e periodici, presentando poi il lavoro di Carla Accardi alla Biennale di Venezia del 1964. Nello stesso periodo, inizia a raccogliere interviste ad artisti con l’ausilio di un registratore (strumento innovativo per la critica d’arte dell’epoca) poi trascritte e riassemblate per essere edite appunto nel volume Autoritratto del 1969. Ogni artista parla in prima persona - vi sono discorsi colloquiali senza filtri e quasi senza vincoli – esponendo articolate riflessioni sulle proprie ricerche, sul sistema dell’arte nonché sulla propria vita privata. Emerge l’idea di partecipazione e di complicità tra il critico e l’artista, che scardina la visione della critica ufficiale del tempo, con giudizi molto schietti da parte di Fontana su grandi artisti come Jackson Pollock e Robert Rauschenberg. Autoritratto è anche una soglia che segna l’uscita di Carla Lonzi dal sistema dell’arte per fondare, l’anno seguente, il gruppo Rivolta Femminile.

L’esposizione dunque segue, narrativamente, la conversazione tra Fontana e Lonzi, permettendo la realizzazione di un percorso antologico, ma non dogmatico, con lavori che toccano i momenti salienti e peculiari della ricerca fontaniana, un itinerario nel pensiero e nella pratica di un artista che riteneva che l’arte dovesse essere vissuta attraverso una nuova dimensione, all’interno della quale entravano anche nuove tecnologie e materiali. Vengono esposte opere di vari periodi, dalle sculture degli anni Trenta ai “Concetti spaziali” (“Buchi” e “Tagli”) dagli anni Quaranta ai Sessanta, oltre ai “Teatrini” e alle “Nature” bronzee; spettacolari sono l’enorme New York 10 del 1962, pannelli di rame con lacerazioni e graffiti, in dialogo con la luce a evocare la sfavillante modernità della metropoli, e la potentissima La fine di Dio, 1963, grande opera realizzata a olio, squarci, buchi, graffiti e lustrini su tela, emblematica della concezione spazialista e insieme religiosa dell’artista. Il percorso si chiude con opere di Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Giulio Paolini, Paolo Scheggi, provenienti dalla collezione personale di Fontana, artisti più giovani da lui seguiti e promossi. Particolarmente suggestive le serie fotografiche scattate da Ugo Mulas a Fontana, del quale sono esposte anche due opere appartenute al grande fotografo; di una di esse è esposta la documentazione fotografica dell’intera genesi, dal primo “buco” all’opera compiuta, un unicum sia nella storia del fotografo sia in quella dell’artista.

Una peculiarità del progetto è l’aver recuperato il file audio della conversazione originale e integrale, dove si può ascoltare la diretta voce di Fontana che parla del suo lavoro, della sua vita d’artista, della sua attività di collezionista ma anche di esperienze e avventure quotidiane (Lonzi pubblicherà nel volume del 1969 solo una parte della lunga intervista). Le parole di Fontana vengono utilizzate sia come installazione sonora sia come filo narrativo lungo tutto il percorso della mostra Autoritratto.

Lucio Fontana (Rosario di Santa Fè 1899 – Comabbio 1968) è tra i pionieri e maestri indiscussi dell’arte del XX secolo, figura carismatica radicale e dirompente, costante punto di riferimento per gli artisti delle generazioni successive. Promotore di numerosi manifesti del Movimento Spazialista, a cominciare dal Manifiesto Blancodel 1946 - dove si afferma che “la materia, il colore e il suono in movimento sono i fenomeni, lo sviluppo simultaneo dei quali sostanzia la nuova arte” - avvia un processo che lo porterà all’idea di introdurre una nuova, inedita dimensione nelle sue opere. Egli è uno sperimentatore totale; dopo i lavori in marmo, gesso e ceramica del primo periodo e la costante attività di dialogo con prestigiosi architetti, nel 1949 inizia i suoi rivoluzionari lavori con i “Buchi” che perforano la tela; nel 1951 realizza la celebre Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, passando, pionieristicamente, dai lavori concepiti appositamente per trasmissioni televisive sperimentali (1952) e approdando ai celeberrimi “Tagli” nel 1958. Nel suo complesso e proficuo percorso ha esposto nelle più autorevoli sedi museali e istituzionali internazionali, partecipando a numerose edizioni della Biennale di Venezia e di Documenta di Kassel.

La mostra si fregia del supporto e del prestito di un importante nucleo di opere della Fondazione Lucio Fontana di Milano. Altre opere di grande rilievo vengono prestate dal Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dal Museo Novecento di Firenze, dallo CSAC, Università di Parma, dalla Collezione Intesa Sanpaolo, dal Patrimonio Artistico del Gruppo Unipol, dalla Collezione Barilla di Arte Moderna, dall’Archivio Ugo Mulas, dalla Biblioteca Fondazione Cariparma, Donazione Corrado Mingardi e da altri prestigiosi Archivi e collezioni private.

Il catalogo (Silvana Editoriale) è curato, come la mostra, da Walter Guadagnini (già curatore di due prestigiose mostre presso la Villa dei Capolavori), Gaspare Luigi Marcone (storico e curatore di numerosi progetti sugli artisti italiani del XX secolo), Stefano Roffi (direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca). Oltre a quelli dei curatori, contiene contributi di Paolo Campiglio, Mauro Carrera, Lara Conte, Maria Villa, con la riproduzione di tutte le opere esposte.


Lucio Fontana. Autoritratto
Fondazione Magnani-Rocca
via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma)
a cura di Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi
Dal 12 marzo al 3 luglio 2022

Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche lunedì di Pasqua, lunedì 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. Lunedì chiuso (aperto Lunedì di Pasqua e lunedì 25 aprile in quanto festivi).

Ingresso: € 12 valido anche per le raccolte permanenti - € 10 per gruppi di almeno quindici persone - € 5 per le scuole.

Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 info@magnanirocca.it www.magnanirocca.it

Il sabato ore 16.30 e la domenica e festivi ore 11.30, 16.00, 17.00, visita alla mostra con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 17 (ingresso e guida). Ristorante tel. 0521 1627509 whatsapp 393 7685543 email marco@bstro.it

Consultare il sito www.magnanirocca.it per le modalità di visita in sicurezza.

Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi, saggi in catalogo di Paolo Campiglio, Mauro Carrera, Lara Conte, Walter Guadagnini, Gaspare Luigi Marcone, Stefano Roffi, Maria Villa.

Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Simone Raddi simone@studioesseci.net tel. 049 663499

La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA.
Media partner: Gazzetta di Parma.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

pubblica: 

giovedì 3 febbraio 2022

PAOLO FABIANI - I sette samurai


I sette samurai è la prima personale di Paolo Fabiani alla galleria ME Vannucci di Pistoia: un grande progetto unitario che propone al pubblico il lavoro di un anno intero in cui l’artista si è impegnato nell’interpretazione del mondo eroico affrescato da Akira Kurosawa nel capolavoro cinematografico del 1954. La sensibilità dell’artista, con la sua speciale attrazione per l’espressività della materia, incontra qui il mondo del regista giapponese dando forma a una serie di opere che estendono, in diversi formati e tecniche, una narrazione fortemente compatta, esteticamente e linguisticamente. Lavori pittorici, sculture e una grande installazione invadono lo spazio della galleria e creano uno scenario che si muove costantemente dalla scala del paesaggio alla figurazione di stati emotivi e tensioni eroiche.

Il rapporto con il film cult non è, ovviamente, letterale né di commento ma descrive la frequentazione di uno stesso territorio poetico. Fabiani, figura di spicco di una generazione di artisti che ha segnato il paesaggio degli anni Novanta, è dotato di una fortissima specificità estetica, completamente avvinta agli strumenti, ai materiali, ai medium che utilizza. Muovendosi sul crinale tra attenzione alla tradizione e interpretazione iconoclasta, ha solitamente prediletto le iconografie della commedia dell’arte assieme a una corte picaresca di personaggi che affollano le sue opere. Con I sette samurai Fabiani si confronta con una dimensione eroica, sia per quanto riguarda i temi sia per le proporzioni di questa serie di lavori in cui torna anche la tecnica che lo ha reso noto agli esordi con I Soffi. 

Paolo Fabiani (Montevarchi, AR - 1962) 
Vive e lavora a Pratovecchio (AR)

Principali mostre personali

1987 Galerie N.29, Genève.
1988 Galleria Margiacchi, Arezzo.
1989 Galleria Carini, Firenze.
1993 Galleria Bagnai, Siena, Galleria Gentili, Firenze.
1994 Galleria Eva Menzio, Torino.
1995 Galleria Margiacchi, Arezzo
1996 Palace Hotel, ITT Sheraton, Milano.
1997 Galleria D'arte e Di Vetro, Bergamo.
Galleria Fabjbasaglia, Rimini.
1998 Arte Fiera, Galleria Fabjbasaglia, Bologna.
1999 Nella mia macchina c'è la musica, Associazione Culturale Grafio Casa Fornello, Prato, Viafarini, Milano.
Vita di San Francesco, Palazzo del Podestà, Pratovecchio (AR).
Omaggio, Castello dei Conti Guidi, Poppi, (AR).
2000 Madonna in Trono, Cappella de' Signori, Palazzo Pubblico, Siena. 
2001 Je t'aime, Note arte contemporanea, Arezzo.
2004 Il giardino di Cupido, Museo per Bambini, Entrone di P.zo Pubblico, Siena.
2005 Place, Pitti Immagine, Fortezza da Basso, Firenze.
2006 Place, Galleria Enrico Fornello, Prato.
2007 Galleria Alessandra Scappini, Empoli.
2010 Creare dal nulla, Villa Gremoli, Stia (AR)
2016 Danza Macabra, Naturalmente Pianoforte, Pratovecchio (AR)

Principali mostre collettive 
1987 Under 35, a cura di Maria Luisa Frisa, Arte Fiera, Bologna.
1989 Su Fondamenti Invisibili, a cura di Saretto Cincinelli, ex GIL Montevarchi (AR).
Castello in Bisticci, a cura di M.L. Frisa, Bisticci (FI).
1990 Maledetti toscani, a cura di Maria Luisa Frisa e Alberto Boatto, Galleria L'Attico, Roma.
L'Erba voglio, a cura di Enrico Mascelloni, Rocca di Umbertide, Umbertide (PG).
Maledetti toscani,XXXIII Festival dei Due Mondi, Musei Comunali, Spoleto (PG.
Insieme, a cura di di Maria Luisa Frisa, Sale della Provincia, Firenze.
Italia '90, Ipotesi arte giovane, Fabbrica del Vapore, Milano.
1991 Sentieri Selvaggi, a cura di Patrizia Ferri, XXXIV Festival dei Due Mondi, Spoleto (PG).
La Collezione, a cura di Enrico Mascelloni
Centro per l'Arte Contemporanea, Umbertide (PG).
Un Luogo da Nessuna Parte, a cura di Saretto Cincinelli, Ex GIL Montevarchi (AR).
La pratica delle idee, a cura di Saretto Cincinelli, Galleria Container, Firenze.
1992 Retablo, a cura di Lino Baldini, Palazzo Gotico, Piacenza .
Process Painting, a cura di Saretto Cincinelli e A.B. Oliva, Galleria L'Attico, Roma.
Inverosimile, a cura di Luciano Pistoi, Castello di Volpaia, Radda (SI) (Italy) .
Paesaggio con Rovine, a cura di di Achille Bonito Oliva, Case Di Stefano, Gibellina (TP).
Schema Dialoghi, a cura di Saretto Cincinelli, Galleria Schema, Firenze.
1993 Time to Time, di volta in volta, a cura di Saretto Cincinelli, Castello di Rivara, Torino.
Galleria Margiacchi, Arte Fiera, Bologna.
Fabiani, Santarlasci, Galleria Margiacchi, Arezzo.
Pranzo di Natale, Galleria Eva Menzio, Torino.
1994 Concerto, a cura di Alberto Rambaldi, Museo Pecci, Prato .
Come dire, splendori, a cura di Paola Ballerini, Fattoria Le Farnete, Carmignano (FI).
Turbare il tempo, a cura di Saretto Cincinelli, Museo Archeologico, Firenze.
40x40, Galleria Continua, San Gimignano (SI).
1995 Trofei, Galleria S.A.L.E.S., Roma
Del disegno contemporaneo in Toscana, a cura di Mauro Pratesi, Biblioteca Comunale, Montecatini, (PT).
Magazzino, Associazione Culturale L'Attico, Roma.
Fax Art, a cura di Mauro Pratesi, Ruff Garden, Palazzo delle esposizioni, Roma.
Aperto Italia 95, a cura di Francesco Bonami, Trevi Flash Art Museum, Trevi (PG). 
Tradition & Innovation, Italian Art of Last 60 Years, a cura di Francesco Bonami 
National Museum of Contemporary Art, Seul, (Korea).
1996 Romantico Contemporaneo, a cura di Alice Rubbini.
Castello di Bentivoglio, Bentivolgio (Bo).
Levia Candida, a cura di Stefania Gori e Eliana Princi.
Galleria Continua, San Gimignano (SI).
XII Quadriennale d'arte di Roma, Ultime Generazioni
Palazzo delle Esposizioni, Roma .
1997 Giro d'Italia "Firenze", a cura di, Fabiana Sargentini, 
Associazione Culturale L'Attico, Roma.
Casa mia è casa tua, Galleria Margiacchi Arezzo.
Battaglie, Festeggiamenti per il VI centenario della nascita di Paolo Uccello
Pratovecchio (AR).
Ovunque l'occhio posa è l'incanto, Festa dell'arte, 
Borgo di Ruffoli, Greve in Chianti (FI).
1999 Intrecci, Galleria Imago Mundi, Lamezia Terme (CZ)
In Giardino, Casa Fornello, Prato.
Finché c’è morte c'è speranza, a cura di Pio Monti,
Trevi Flash Art Museum, Borgo Trevi (PG).
2000 BU! a cura di Sergio Risaliti e Elisabetta Baiocco, Palazzo delle Papesse, Siena. 
Frangibile, a cura di Paola Tognon, Centro Trevi, Bolzano.
Open Exhibition, Orleans House Gallery, Richmond, (U.K.).
2003 WI -Working - Insider, a cura di Sergio Risaliti, Stazione Leopolda, Firenze.
Let's give a chance, a cura di Sergio Risaliti, BASE, Firenze.
Spazio Urbano, a cura di Gloria Gradassi, Palazzo Piacentini, San Benedetto del Tronto (AP).
Moto a luogo, a cura di Saretto Cincinelli, Rocca di Carmignano, Carmignano (PO).
Uscita Pistoia, a cura di Fuyumi Namyoka, Pistoia.
2004 Multipli, Galleria Nicola Fornello, Prato
On Air: video in onda dall’Italia, a cura di Andrea Bruciati, Galleria d'Arte Contemporanea di Monfalcone, Trieste.
2005 Contemporary Ceramic Art design, a cura di Betta Frigieri, Castello di Spezzano, Fiorano Modenese (MO) 
Minyonies, a cura di Giuliana Altea e Maria Luisa Frisa, Scuola elementare Sacro Cuore, Alghero.
2006 Misure del tempo, a cura di Giovanna Uzzani, Villa Renatico Martini, Monsummano Terme (PT).
Open air, a cura di Marinella Paderni, Giardino Botanico, Parma.
2007 15x15, Forte Belvedere, Firenze.
Arte Italiana 1968 -2007, a cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Reale, Milano.
2008 Collezione tra il permanente e l’impermanente, a cura di Michela Eremita., 
Museo per Bambini, Santa Maria della Scala, Siena.
2009 Arte Fiera, Galleria Fabjbasaglia, Bologna.
2010 Arte Fiera, Galleria Fabjbasaglia, Bologna.
Made in Filandia, a cura di Michela Eremita, Luca Pancrazzi, Loris Cecchini
Pieve a Presciano, Pergine V. no (AR).
2012 Muro di China, a cura di Eva Menzio, appartamento in piazza V. Emanuele,Torino.
Lichtzauber, a cura di Carles Marco, Stazione Ceramica, San Giovanni V.no (AR).
2013 ACQUA arte contemporanea, a cura di Carles Marco,
Vivai Trenti, Balestri, Cioncolini, Montevarchi (AR).
2014 Questione di fili, a cura di Paolo Fabiani e Luca Grisolini
Museo dell’Arte della Lana, Stia, (AR).
2015 Walking on the planet, La camera delle meraviglie, a cura di Pietro Gaglianò.
Palazzo Panciatichi, San Giovanni V.no (AR).
2016 Ubuntu, a cura di Paolo Fabiani, Castello dei Conti Guidi, Poppi (AR).
Noise in Filandia, a cura di Luca Pancrazzi, Pieve a Presciano, Pergine V. no (AR).
2017 Scorribanda, a cura di Fabio Sargentini, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma.
2018 De Scultura, a cura di Saretto Cincinelli, Casa Masaccio, San Giovanni V.no (AR). 
2019 Exploration…of what?con Janet Mullarney, Villa Romana, Firenze.
Oltre ogni aspettativa, Inner Room, Siena.
L’invenzione del corpo, a cura di Pietro Gaglianò, galleria ME Vannucci, Pistoia.
2021 Farsi spazio, Stand Up For Africa, arte contemporanea per i diritti umani
a cura di Pietro Gaglianò, Piazza Landino e chiesa della Misericordia, Pratovecchio Stia (AR).


BIBLIOGRAFIA

M. L. Frisa, Le nostre anime rincorerranno i colori nel lontano abisso (Franz Marc), in Paolo Fabiani, Galleria Carini, Florence, 1989.
M. L. Frisa, Paolo Fabiani, Flash Art n. 154, G.Politi editore, Milano 1990.
M. L. Frisa, A proposito di tre artisti toscani, in Maledetti Toscani, Associazione Culturale L'Attico, Roma 1990.
A. Boatto, A che punto siamo con la natura, in Maledetti Toscani, Associazione Culturale L'Attico, Roma 1990.
M.L. Frisa, L' Erba Voglio, in L'Erba Voglio, Electa, Perugia 1990.
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E. Mascelloni, Paolo Fabiani, in La Collezione, Electa, Perugia 1991.
S. Cincinelli, Con il Geroglifico di un soffio, in Process Painting, Associazione culturale L'Attico, Roma 1992.
S. Cincinelli, Dal Quadro alla Pittura, in Process Painting, Associazione culturale L'Attico, Roma 1992.
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S. Cincinelli, Paolo Fabiani, Flash Art n. 175, G.Politi editore, Milano 1993.
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in Ultime Generazioni, XII Quadriennale d'arte di Roma, edizioni De Luca, Roma 1996.
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L. Pratesi, La nuova identità della scultura, in Paolo Fabiani, Edizioni Teseco per l'arte, Pisa 1998.
M. Sciaccaluga, Paolo Fabiani, in Tema Celeste n° 68, Milano 1998.
E. Baiocco, BU! Burattini Maschere Teatrini, in N. 3, primavera 2000, Periodico Palazzo delle Papesse
Centro Arte Contemporanea, Siena 2000.
P. Tognon, Mano-Mente, in Frangibile, Bolzano 2000.
G.Uzzani, Paolo Fabiani, in Motivi e figure nell'Arte Toscana del XX sec., Ed. Banca Toscana, Firenze 2000.
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S. Cincinelli, Paolo Fabiani, in Flash Art aprile/maggio 2003, G.Politi editore,Milano 2003.
S. Cincinelli, Moto a luogo, in Moto a luogo, Regione Toscana/Gli ori, editore, Prato 2003.
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Monsummano T.me (PT) Marzo 2006
M. Paderni, Open air,Università di Parma, Parma, maggio 2006.
AA. VV., Paolo Fabiani, in Arte Italiana 1968-2007, edizioni Skira.
Fornasari L., Uzzani G., Arte in terra d'Arezzo. Il Novecento, EDIFIR, Firenze 2010
AA.VV. Paolo Fabiani, in Made in Filandia, edizioni Gli Ori, Prato 2011
AA.VV. Paolo Fabiani, in Questione di fili, Comune di Pratovecchio Stia, ottobre 2014.
A. Pagani, in IO e TE, HYmmo Art Lab, Pratovecchio (AR).
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AA.VV. Ubuntu, in Stand Up For Africa, Unione dei Comuni Montani del Casentino, Stia, dicembre 2016.
AA.VV. Il Giornale dell’Arte, 135 artisti italiani in Pole Position,
Allemandi S.R.L. Editore, Torino, novembre 2020.


PAOLO FABIANI
I sette samurai

a cura di Pietro Gaglianò
Inaugurazione: domenica 13 febbraio2022 dalle 10.00 alle 20.00
dal 13 febbraio al 26 marzo
da mercoledì a sabato 09.30-12.00 e 16.30-19.30
Domenica, lunedì e martedì su appuntamento

Per garantire la massima sicurezza è necessario comunicare la vostra visita alla mostra scrivendo a info@vannucciartecontemporanea.comoppure telefonando al +39 3356745185.

GALLERIA ME VANNUCCI Via Gorizia, 122 Pistoia, Italia
tel. +39 057320066 mob. +39 335 6745185 
info@vannucciartecontemporanea.comwww.vannucciartecontemporanea.com

mercoledì 2 febbraio 2022

The expanded body


Poco si è scritto e dibattuto sulla perdita di centro del corpo a partire dagli anni Duemila. Che il corpo fosse centrale lo avevano ben inteso – ad esempio – i performer e i body artist che negli anni Settanta fecero della presenzialità un esercizio virtuoso, in grado di spingere il corpo stesso a varcare i propri limiti – arrivando all’impersistenza, a quello che è definibile come “il vuoto”. Ma già in precedenza artisti come Carol Rama (Torino, 1918-2015) avevano fatto dell’esplorazione dei limiti del corpo una costante della propria ricerca. Attraverso una multiforme vocazione che dall’ambito pittorico evade in quello installativo, lo smembramento del corpo nelle opere di Carol Rama sconfina nella tangibile ricerca della valenza metamorfica che il corpo assume nel momento in cui è obbligato a forzare i propri limiti concettuali, divenendo qualcos’altro, radicandosi nella visceralità. Culturalmente, le radici di questa centralità, senza risalire fino all’antica Grecia, potrebbero essere rintracciate nel Medioevo, quando alle funzioni corporee e alla presenza del corpo nello spazio è dato un ruolo di primo piano nella conoscenza del mondo e di sé stessi. Ecco allora che lo spostamento di asse, questa perdita di centro, conduce in anni recenti a una polarità “corpo espanso”/“corpo vuoto” che ci sembra di poter rintracciare in una nuova generazione di artisti che sta spingendo il medium – che si tratti di scultura o video, disegno o installazione, ricamo o fotografia – verso un ragionamento più ampio sul legame tra corpo (assente e/o presente) e linguaggio, nel tentativo di saggiare il mondo con gli strumenti che già sono in nostro possesso, e non altrimenti.


La mostra si articola sul terreno concettuale aperto dalla nozione che le dà il titolo. Tutte le ricerche dei sette giovani artisti selezionati sono riconducibili al concetto di “corpo espanso”, pur declinato attraverso pratiche estetiche e tecniche diverse tra loro. Oltre a questa ricerca sul corpo legata al tema attuale dell’espanso, gli artisti in mostra sono accomunati anche da una complessità che sembra non rincorrere l’immediatezza della viralità “instagrammabile” di certa arte contemporanea. Si tratta di opere molto dense in cui la stratificazione dei significanti porta a una molteplicità di interpretazioni possibili da parte del pubblico, e in cui l’espansione del corpo spesso si eclissa nel suo contrario, finendo nella sua sparizione o annullamento. Ogni opera dà testimonianza, quindi, di questo terreno di passaggio fluido che dal “corpo espanso” arriva al “corpo vuoto”, e viceversa.

Nei lavori di Sonia Andresano (Salerno, 1983) è sempre presente l’aspetto del divenire, declinato all’interno di una poetica emotiva che non rinuncia alla realtà del mondo e all’ironia. Tali peculiarità ritornano anche nella videoinstallazione scultorea progettata a contatto diretto con uno degli elementi che più caratterizzano lo spazio espositivo della galleria 1/9unosunove: il pavimento a scacchi, utilizzato come una e vera e propria damiera. Ma i due giocatori/performer, invece di giocare con pedine leggere, si trovano costretti a spostare pesi per bilancieri. Nel video della partita i loro corpi vengono ridimensionati per entrare in una scatola, delimitando la propria azione all’interno di un recinto scultoreo, in cui la visione dall’alto sembra schiacciarli. La percezione dello spettatore si fa ancora più straniante quando capisce che, pur invitato a sedersi e giocare, il suo compito è relegato a quello di osservatore di un gioco già giocato, in cui non può minimamente intervenire.

Attraverso soluzioni narrative minime e cortocircuiti visivi, Veronica Bisesti (Napoli, 1991) parte dalla riappropriazione di pratiche quotidiane arrivando a definire una politica dello sguardo e una precisa condizione emotiva. Don’t keep me within compass e la serie di cinque sculture nichelate appositamente prodotte per la mostra si riferiscono allo studio del libro di Christine de Pizan La città delle dame (1405) in cui l’autrice racconta dell’apparizione di tre dame (Ragione, Rettitudine e Giustizia) giunte nel suo studio per confortarla dopo l’uscita del Liber lamentationum Matheoluli (1295 ca.), testo marcatamente misogino di Mathieu de Boulogne, e incoraggiarla perciò a costruire una città che fosse un luogo di accoglienza per donne virtuose e nobili d’animo, una città fatta di pietre rilucenti in cui ciascuna dama potesse rispecchiarsi. Lo stendando in cui ricorre, ribaltata, l’iconografia appartenente a una raccolta di insegnamenti morali del XVIII secolo, definisce uno spazio simbolico, e rappresentativo, per questa città di nuova fondazione: uno spazio di libertà, ed emancipazione, aperto verso il cielo. Attraverso la serie di cinque sculture in pietra nichelata, Bisesti immagina di popolare la Città delle Dame costruendone le ideali fondamenta e occupando lo spazio con la presenza fantasmatica delle donne virtuose di de Pizan: corpi massicci e rilucenti, di origine ctonia, atti a innescare un nesso diretto tra cielo e terra.

Nella nuova installazione proposta da Fabrizio Cicero (Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, 1982) ritroviamo l’utilizzo della luce artificiale e del disegno, elementi caratteristici della sua ricerca, ma filtrati attraverso una rete metallica che crea un diaframma visivo invalicabile tra opere e pubblico. La disposizione a parete racconta di una volontà di estendere i propri confini, ma questa propensione sembra rimanere inespressa perché ostacolata. La distanza fra lo spettatore e il soggetto dei disegni si ammanta di un mistero che, attraverso rete e retroilluminazione, filtra la realtà. Le tre “finestre” di cui è composta l’installazione diventano soglie in cui la dicotomia tra esterno e interno, tra presenza e assenza, si trasforma in una riflessione sul limbo sottile che separa possibile e impossibile, mondo tangibile ed intangibile.

Fabio Giorgi Alberti (Leiden, Paesi Bassi, 1980) incentra la propria ricerca sulle relazioni che l’opera innesca con lo spettatore e lo spazio. Collocandosi nella tradizione dell’arte concettuale e impiegando un linguaggio multimediale – scultura, installazione, video analogico e digitale, scrittura – Giorgi Alberti riflette sulla fenomenologia della materia e sul potenziale linguistico insito nel rapporto tra materia e spazio/realtà. Dopo aver impiegato superfici specchianti di produzione industriale, nell’ultimo anno l’artista ha intrapreso una ricerca sulla produzione artigianale degli specchi, a partire dalla tecnica di specchiatura ai sali d’argento sviluppata nel 1835 da Justus Von Liebig. Da questa ricerca nascono gli specchi prodotti per la mostra posti in relazione alle installazioni in cemento, ferro e pigmenti di Concrete Poetry: superfici specchianti e oggetti situati stabiliscono un nesso rilevante nel rapporto intenzionale del corpo con lo spazio, un approccio multiforme che vira nel linguaggio, popolando lo spazio di materia apparentemente inerte e pronta ad accogliere su di sé esperienza e conoscenza attive.

Julia Huete (Ourense, Spagna, 1990) lavora sull’astrazione usando varie tecniche e media (principalmente tessuti, collage e disegno), per indagare la capacità enunciativa della forma astratta come fosse un linguaggio. Le sue opere si sviluppano come processi che, attraverso l’uso di determinati materiali, ne influenzano l’identità, come nel caso delle Composiciones monocromas: grandi arazzi ricamati a punto croce con composizioni semplici realizzate attraverso una linea continua. In questo segno minimo s’intravede l’uso del corpo e il desiderio di esplorare “fisicamente” i concetti di linea e volume. L’intento dell’artista è doppio: l’evento principale si svolge sul piano dell’immagine (con una composizione bidimensionale), eppure il mezzo, il processo e il materiale ne enfatizzano la qualità di oggetto e ne ancorano la presenza a qualcosa di più tangibile.

La ricerca di Davide Sgambaro (Cittadella, Padova, 1989) si sviluppa a partire da un’intensa fase progettuale preliminare in cui si scontrano le variabili di una processualità che ha a che fare con l’esistenza e la sua ineliminabile precarietà. Attraverso l’installazione, il video, la fotografia e l’happening, abbandonando qualsivoglia determinazione auratica e afflato autoreferenziale, l’artista indaga lo scarto tra senso di impotenza e volizione estrema. Nella serie fotografica Four days with an electrostatic friend, Sgambaro sviluppa una narrazione, nel tempo e nello spazio, a partire da un gioco infantile: una volta gonfiato un palloncino, l’artista lo strofina sui capelli creando elettrostaticità e successivamente ne documenta la resistenza sino alla caduta. L’oggetto diviene un MacGuffin e, al contempo, uno strumento sostitutivo come metafora della drammatica precarietà dell’individuo, costantemente sospeso tra presenza tangibile ed estraneità a sé stesso e ciò che lo circonda.

Vaste Programme è un collettivo nato a Roma nel 2017 dall’incontro tra Giulia Vigna (1992), Leonardo Magrelli (1989) e Alessandro Tini (1988). La loro installazione Gänzlich Unerreichbar (“assolutamente irraggiungibile”, citazione da La nascita della tragedia di Nietzsche) trae ispirazione dalla mitologia greca come strumento pre-scientifico di conoscenza e indagine del mondo, focalizzandosi sulle modalità “oscure” di scambio e rielaborazione di dati tra uomo e macchina, come nel fenomeno della Black Box, per cui risulta impossibile osservare i processi interni dell’intelligenza artificiale durante le fasi di deep e machine learning. Nel video, la telecamera viaggia all’interno di quella che può sembrare una caverna o un qualche apparato organico. Si tratta invece di un modello tridimensionale di cui, solo alla fine, scopriamo il soggetto. Il lento movimento di camera è accompagnato da una voce fuori campo, che recita una serie di frasi, tutte estrapolate dalle risposte fornite da androidi AGI durante alcune interviste.

Angelica Gatto e Simone Zacchini

the expanded body
a cura di Angelica Gatto e Simone Zacchini

Carol Rama, Sonia Andresano, Veronica Bisesti, Fabrizio Cicero, Fabio Giorgi Alberti, Julia Huete, Davide Sgambaro, Vaste Programme

La mostra proseguirà fino a Sabato 26 Marzo 2022

1/9unosunove 
Palazzo Santacroce
Via degli Specchi, 20
00186 Roma, Italia

tel. 0697613696
gallery@unosunove.com