giovedì 31 ottobre 2019

The Others - IX edizione



The Others è la principale fiera indipendente italiana, dedicata alle più recenti tendenze artistiche internazionali e con un focus specifico sulle ultime generazioni.

Nomade e ospitata sin dagli esordi in sedi non convenzionali, negli anni The Others si è spostata in diverse strutture, rivitalizzando e riconvertendo importanti edifici in disuso. Gli orari di apertura serali, l’atmosfera vivace e informale, un ampio programma di eventi transdisciplinari sono gli ingredienti che hanno portato alla creazione di un nuovo format di promozione dell’arte.

Per quattro giorni gli spazi dell’ex Ospedale Militare A. Riberi ospiteranno The Others, la principale fiera italiana dedicata all’arte emergente, italiana e internazionale. Una piattaforma espositiva unica nel suo genere, quest’anno guidata da Lorenzo Bruni e un board curatoriale giovane e cosmopolita, vede la partecipazione di più di quaranta realtà, tra gallerie, artist–run e project spaces, spazi e collettivi indipendenti.

Cuba, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Lituania, Olanda, Perù, Russia, Svezia, Svizzera e Taiwan saranno i paesi rappresentati nelle tre sezioni espositive: Main, Expanded Screen eSpecific.

Main 3:e Våningen/3:rd Floor – Götenburg, Galleria Daniele Agostini – Lugano, A’NICA art gallery – Milano, Assembled by Root – Rotterdam, Astrid Noack’s Atelier – Copenaghen, BI-BOX Art Space – Biella, Cartavetra – Firenze, Casa8 Art Gallery e Collage Habana – L’Avana, Centale Festival – Fano (PU), CRAG – Chiono Reisova Art Gallery – Torino, D406-fedeli alla linea – Modena, Fabbrica Eos – Milano, fābula gallery – Mosca, Febo&Dafne – Torino, O-Art Project – Lima, Galleria Susanna Orlando – Pietrasanta (LU), Peninsula e.V. – Berlino, PrimoPiano – Napoli, Galleria Rankka – Helsinki, RAW Streetphoto Gallery – Rotterdam, paola sosio contemporary art – Milano, Spazio Arte T24 – Roma, Galleria studio legale – Sant’Arpino (CE), SYSTEMA GALLERY – Osaka, Galerie Van Cauwelaert – Berlino, VisionQuesT 4rosso – Genova, x-pinky –Berlino, YORUBA::diffusione arte contemporanea – Ferrara, YIRI ARTS – Taipei, Zeit Gallery – Lucca, Pietrasanta (LU), MANUEL ZOIA GALLERY – Bernate Ticino (MI).

Expanded Atletika Gallery – Vilnius, BI-BOX Art Space – Biella, FOKU Estonian Union of Photography Artists – Tallin, MUCHO MAS! Artist Run Space – Torino, RAW Streetphoto Gallery – Rotterdam.

Specific con progetti ad hoc: ADD-art – Spoleto, Display – Parma, Opificio PUCA – Sant’Arpino (CE), Studio8 Contemporary Art – Roma e widmertheodoridis – Eschlikon.

Tanti gli Special Projects di quest’anno, con: Scuola di Alto Perfezionamento Musicale APM – Saluzzo (TO), CENTRALE FESTIVAL – Fano (PU), 404 Collectif – Sorbonne Université di Parigi, IED Istituto Europeo di Design– Torino, Associazione OUTSIDER ODV – Torino, davidepaludetto artecontemporanea – Torino, Post Modern Collection – Amsterdam, Zenato Academy – Peschiera del Garda (VR).

Inoltre, sono state instaurate nuove collaborazioni con quattro accademie d’eccellenza italiane, lo IUAV di Venezia, Brera di Milano, AANT di Roma e lo IED di Torino, le quali si occuperanno di coinvolgere la comunità di appassionati d’arte in modo immediato e attraverso i canali live dei social.

The Others ospiterà un programma di web television. Artisti, curatori, collezionisti, intellettuali, giovani audaci del mondo contemporaneo si confronteranno in brevi dirette tv, aperte al pubblico e trasmesse sui canali social e sul canale Youtube di The Others.
The Others è vitalità e convivialità, per questo verrà allestita un’Area Garden dedicata all’intrattenimento, con buon cibo, musica e incontri informali anche oltre gli orari di chiusura.

ORARI
Giovedì 31 Ottobre | 16.00 – 01.00 |
Venerdì 01 Novembre | 16.00 – 01.00
Sabato 02 Novembre | 16.00 – 01.00
Domenica 03 Novembre | 11.00 – 21.00 |

Si informano i visitatori che la biglietteria chiude 45 min. prima.
Il 31 ottobre, l’1 e il 2 novembre l’Area Garden rimarrà aperta oltre l’orario di chiusura dello spazio espositivo.

31 Ottobre - 3 Novembre 2019
Ex Ospedale Militare A. Riberi
Corso IV Novembre, 80a - Torino
+39 011 850 660 | theothers@theothersfair.com


mercoledì 30 ottobre 2019

ARTISSIMA 2019


Artissima, nella giornata di giovedì 31 ottobre 2019 (preview) e sino a domenica 3 novembre, aprirà le porte della sua ventiseiesima edizione negli ampi e luminosi spazi dell’Oval di Torino, diretta per il terzo anno da Ilaria Bonacossa, recentemente riconfermata dal Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei alla guida della manifestazione per altri due anni (sino al 2021).
L’unica fiera italiana dedicata esclusivamente al contemporaneo si prepara ad accogliere i suoi 55.000 visitatori con un palinsesto che, mantenendone intatta l’identità di ricerca e d’avanguardia, proporrà idee e proposte inedite per rispondere agli stimoli delle istanze più interessanti del nostro tempo.
Riconosciuta a livello internazionale per l’attenzione alle pratiche sperimentali e come trampolino di lancio per artisti emergenti e gallerie di ricerca, Artissima è un appuntamento unico che attrae ogni anno un pubblico di collezionisti, professionisti del settore e appassionati. La fiera si riconferma a ogni edizione come la preferita da curatori, direttori di istituzioni, fondazioni d’arte e patron di musei provenienti da tutto il mondo, coinvolti a vario titolo nel suo programma.

Artissima nel 2019 propone la dialettica desiderio/censura come tema trasversale attorno al quale far convergere l’attenzione. L’obiettivo è stimolare una riflessione aggiornata ed eterogenea sulle ambizioni e sulle utopie contemporanee, sugli impulsi che plasmano i tempi e sulle prospettive e le narrazioni che li attraversano, sul complesso rapporto che esiste nella società contemporanea tra le immagini e il loro controllo.

La vitalità di Artissima e la sua forza innovatrice si riverberano ulteriormente su tutta la città, grazie alla collaborazione attiva con numerose istituzioni pubbliche, musei, fondazioni, gallerie, catalizzando i progetti culturali del territorio. La fiera riafferma così la propria forza dinamica contribuendo alla crescita del mercato italiano, stimolando e sostenendo il collezionismo attento alla ricerca e una visione critica e curatoriale in continua evoluzione.

La fiera è gestita da Artissima srl, società che afferisce alla Fondazione Torino Musei.

Il tema dell’anno nelle parole di Ilaria Bonacossa:

Il desiderio nasce dal rapporto tra il corpo e la società, tra la realtà vissuta e la realtà immaginata e ambita. Le opere d’arte sono storicamente portatrici di immagini in grado di emancipare ciò che convenzionalmente viene considerato un tabù, grazie al desiderio di sovvertire le regole, rendendo fluidi i confini tra normale ed eccezionale. Il limite tra contenuti permessi e contenuti proibiti è al centro di un dibattito quanto mai attuale che vede l’arte stessa oggetto di censura. 
Nel mondo digitale e sui principali social network il controllo preventivo, spesso algoritmico, rende di fatto sempre più difficile la diffusione e promozione del nostro patrimonio artistico-culturale. 
In un tale contesto, il desiderio rimane un momento di rottura, una “ligne de fuite”, come dicono Deleuze e Guattari in Mille Piani: un’energia dirompente che riesce a infiltrarsi nelle crepe del sistema per aprire delle visioni laterali inaspettate capaci di mostrare gli spazi aperti al di là dei limiti delle convenzioni.
E l’arte contemporanea rimane uno spazio di incontro vero e fisico tra la persona e le sue aspirazioni.

LE PRIME NOVITÀ DELL’EDIZIONE 2019 IN PILLOLE

RINNOVATA LA COMPOSIZIONE DEI COMITATI DI SELEZIONE
La prima novità che caratterizza l’edizione 2019 di Artissima riguarda il comitato di selezione delle gallerie partecipanti in Main Section, New Entries, Dialogue e Art Spaces & Editions. Il team di galleristi internazionali composto da Isabella Bortolozzi e Gregor Podnar (Berlino), Paola Capata di Monitor (Roma/Lisbona) e Alessandro Pasotti di P420 (Bologna) si arricchisce infatti di due nuovi membri, Raffaella Cortese (Milano) e Claudia Altman Siegel (San Francisco). Riconfermata Lucrezia Calabrò Visconti come consulente per la sezione New Entries riservata alle gallerie emergenti.
Rinnovati anche i comitati di selezione delle sezioni Back to the Future (composto daLorenzo Giusti come coordinatore e da Cristiano Raimondi e Nicolas Trembley) e Present Future (con laria Gianni quale coordinatrice, affiancata da Juan Canela e Émilie Villez). Riconfermati João Mourão e Luís Silva per la sezione Disegni.

HUB MIDDLE EAST: UN NUOVO FOCUS GEOGRAFICO
Artissima 2019, in collaborazione con Fondazione Torino Musei, presenta Hub Middle East, un nuovo progetto che intende offrire una ricognizione sulle gallerie, le istituzioni e gli artisti attivi in un’area geografica centrale per gli sviluppi della società contemporanea. 

BACK TO THE FUTURE: UNO STUDIO PER CELEBRARNE IL DECENNALE
Tra le novità di Artissima, figura una ricognizione sugli artisti che hanno preso parte a Back to the Future dal 2010, sulla loro carriera e sugli andamenti del mercato dell’arte: un’occasione per celebrare il decennale della nascita di una sezione all’avanguardia della fiera dedicata alla riscoperta dei pionieri della contemporaneità.

#ARTISSIMASTORIES E #ARTISSIMAPILLS
Dopo il successo della prima edizione, tornano anche quest’anno le #ArtissimaStories, una serie di interviste a personaggi rilevanti del mondo dell’arte contemporanea, pubblicate a partire da settembre sul sito e i social media della fiera. Nasce parallelamente un nuovo format, le #ArtissimaPills. Fresh news from the art world, pillole video dedicate ai curatori di Artissima. Entrambi i progetti, realizzati grazie al sostegno di Compagnia di San Paolo, sono a cura di Edoardo Bonaspetti e Stefano Cernuschi, con Anna Bergamasco.

ABSTRACT SEX. WE DON’T HAVE ANY CLOTHES, ONLY EQUIPMENTS 
Abstract Sex. We don’t have any clothes, only equipments è un innovativo progetto espositivo di Artissima, incentrato sul tema del desiderio, in linea con il fil rouge di questa edizione. Ospitato negli spazi di Jana, storica boutique torinese, Abstract Sex. We don’t have any clothes, only equipments si interroga sulla rilevanza del desiderio nella ricerca artistica e culturale più recente, attraverso video, sculture, opere su tela o carta e oggetti selezionati dalle gallerie che partecipano ad Artissima 2019. Il progetto, nato da un’idea di Ilaria Bonacossa, è a cura di Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa.

ARTISSIMA TELEPHONE
In continuità con l’indagine sul suono iniziata lo scorso anno, nel 2019 la fiera lanciaArtissima Telephone, un progetto espositivo pensato per gli spazi delle OGR – Officine Grandi Riparazioni. Ideata da Ilaria Bonacossa e curata da Vittoria Martini, Artissima Telephone offrirà una ricognizione sul telefono come mezzo espressivo artistico.

NUOVA IMMAGINE COORDINATA PER IL 2019
Artissima affida anche quest’anno la propria immagine grafica allo studio torinese FIONDA, diretto da Roberto Maria Clemente. In linea con il tema desiderio/censura, la nuova proposta è caratterizzata da un diaframma visivo nero forato da sei cerchi che lasciano intravedere un secondo livello fotografico. Molti i rimandi possibili, dall’archetipo della maschera presente in ogni cultura all’immaginario del mondo BDSM.



ARTISSIMA
1-3 Novembre 2019 

Oval Lingotto Fiere - Torino
via Giacomo Mattè Trucco 70


lunedì 28 ottobre 2019

Ambra Abbaticola / Grazia Amelia Bellitta. Some roses have no fragrance


Al Kunstschau_Contemporary Place a Lecce in via Gioacchino Toma 72, è in corso fino al 19 novembre 2019 la mostra Some roses have no fragrance con le opere di Ambra Abbaticola e Grazia Amelia Bellitta, a cura di Nicola Zito.

Basato sull’interazione tra tangibile e impalpabile, in una riflessione comune sull’esplorazione del corpo umano come metafora di una dimensione posta oltre la sfera del concreto, il progetto Some roses have no fragrance di Ambra Abbaticola e Grazia Amelia Bellitta convoglia percezioni apparentemente frammentate che si completano vicendevolmente, definendo un equilibrio che è sensoriale e di concetto. Le due artiste, abbandonando la macchina fotografica, sperimentano altri mezzi espressivi, instaurando un dialogo che si nutre di reciproche suggestioni, una dialettica intessuta sui limiti fisici del corpo per coglierne l’essenza più intima, definirne la semantica con l’osservazione di anatomie e di meccanismi vitali.

Ambra Abbaticola in Self love moments, serie di calchi in sapone modellati sul suo corpo, crea un modello di autoritratto degradabile nel tempo con una materia funzionale proprio per il suo essere destinata a consumarsi che è anche uno studio sul concetto di “simulacro”. Partendo dalle teorie di Deleuze, l’Abbaticola crea qualcosa di similare, ma differente, delineando una nuova forma di sé, una definizione cangiante che si sostanzia in sottotesto corporeo indipendente e completato dal macramè, un elegante veste che sostiene il gruppo scultoreo in un intreccio di vari rimandi, da Man Ray al bondage e allo shibari.

Lontana da una tangibilità caratterizzata, l’opera di Grazia Amelia Bellitta, ˈbrēT͟HiNGˈəndər, coinvolge lo sguardo e l’udito per rappresentare il respiro umano rinunciando totalmente alla sua raffigurazione. Muovendo dall’intenzione di dare sostanza ad astrazioni cognitive, il lavoro della Bellitta immerge totalmente in una dimensione sonora e luministica (con luce UVA) che si lega alla natura liquida del latte in cui è stato immerso un corpo; questo, respirando, genera nuovi suoni correlati ad altrettanto inedite percezioni e dà sostanza non visiva a ciò che è al di sotto della superficie fisica delle cose, intellegibile definizione dell’invisibile.

In questa ricerca congiunta, all’incrocio di suggestioni su piani sensoriali differenti, le protagoniste tracciano dunque traiettorie che travalicano le consuete dinamiche di rappresentazione dell’essere vivente che, frammentato, scomposto, smaterializzato, si trasforma ora in essere concettuale illimitato.


Ambra Abbaticola / Grazia Amelia Bellitta
Some roses have no fragrance
a cura di Nicola Zito
Fino al 19 novembre 2019, su appuntamento 

Kunstschau_Contemporary place 
Via G. Toma 72, Lecce 
Info: + 39 320 5749854 | info.kunstschau@gmail.com| www.kunstschau.it
Ufficio stampa: Lucia Flora Reho | press@kunstschau.it

Fiume rosso - Fotografie di Maria Grazia Mormando


DOOZO - Art Book & Sushi è lieta presentare la mostra Fiume rosso. Fotografie di Maria Grazia Mormando, a cura di Manuela De Leonardis, con una selezione di immagini realizzate tra il 2013 e il 2019 - in cui l’autrice trova la sua chiave personale per esplorare un mondo tutto al femminile in cui ritrova tracce di sé. Immagini frammentarie estrapolate da sequenze più strutturate in cui è sempre presente un andamento poetico. Non solo nella morbidezza del fluttuare tra le pieghe di una visione (in parte) volutamente sfocata e sospesa, che per la disinvoltura della fotografa nel passare dal mondo dell’apparenza (moda) alla dimensione della ricerca introspettiva (psicoanalisi). 

Non ultima per l’evidente qualità letteraria del suo sguardo, che sembra intercettare le parole sussurrate dei bellissimi versi diEmily Dickinson inHo preso un sorso di vita (1862). 

Con la macchina fotografica “rubata” a suo padre, Maria Grazia Mormando comincia a fotografare nel 2009-2010, attratta da quel linguaggio di cui intuisce le potenzialità di strumento di conoscenza e sperimentazione indispensabile per riflettere, metabolizzare e cicatrizzare certe fragilità del proprio vissuto. Il corpo femminile è l’essenza di tutto il lavoro: inizialmente Mormando affida ai suoi scatti anche il proprio corpo (mai reso riconoscibile) distaccandosene lentamente, sempre più proiettata nella ricerca di sé attraverso l’altro. E’ un corpo ripiegato su se stesso, il suo, avvolto nella stessa gamma d’intensità malinconica che si ritrova in certe immagini di Francesca Woodman, Sarah Moon e, soprattutto, Deborah Turbeville che è la stessa Mormando a citarecome possibili mentori. 

Scatto dopo scatto, grazie alla lezione di Angelo Cricchi, l’osservatore partecipa al disvelamento del corpo e al suo riappropriarsi di una nudità che non è solo esteriore. Parallelamente, l’autrice prende le distanze dalla visione sospesa del bianco e nero, trovando nel colore la perfetta codificazione di questa naturalezza. Ecco, allora, che il corpo femminile, come un fiume rosso, dirompe in tutta la sua sensualità e vitalità, arrivando perfino ad ambire all’immortalità, se non altro quella che gli concede l’illusione della fotografia. 
(Manuela De Leonardis)


Maria Grazia Mormando nasce nel 1984, vive e lavora a Roma dove ha intrapreso e continua la sua ricerca sul corpo e sulle donne. A ventiquattro anni inizia a muovere i primi passi con la macchina fotografica; poco tempo dopo si trasferisce a Roma per studiare in accademia. Il suo interesse per l'immagine è corporeo, a partire dal rapporto materico con la pellicola e il racconto corporeo di chi ritrae. Il punto centrale della sua ricerca è l'interesse per il corpo e la comprensione del modo in cui facciamo esperienza sensibile al mondo attraverso la carne. Altra immagine è quella del corpo nudo, spogliato di tutto, visto non come fragilità ma come occasione per mettere alla prova la nostra forza: una volta nudi, non abbiamo che noi stessi per misurarci rispetto al mondo (all'obiettivo). Il corpo diventa una piccola forma in lotta rispetto all’occhio che lo ritrae: la foto nasce nell’istante in cui quella naturale lotta rinuncia per un’istante a se stessa per una cosa più vasta: l’incontro empatico tra osservante e osservato, in cui la pellicola registra e lega entrambi in un unico corpo fisico. Come il corpo deve essere presente, anche l'immagine deve esserlo, carnalmente, fisicamente tangibile, in pellicola. I suoi lavori sono stati esposti presso la Fondazione Pastificio Cerere, scelti e pubblicati da Lancia Trend Vision per la sezione Talents e su diverse riviste, tra cui FLEWID Magazine(in collaborazione con la Lost and Found Studio) e Nasty Magazine. 


Informazioni:
Fiume rosso. Fotografie di Maria Grazia Mormando
dal 13 novembre 2019 al 24 febbraio 2020
inaugurazione: mercoledì 13 novembre - ore 18,30
a cura di Manuela De Leonardis
direzione: Stella Marina Gallas
coordinamento: Masako Tominaga

via Palermo 51/53, Roma
orari galleria:dal martedì al sabato ore 11,00-22,00
tel. 064815655 cell.3663606706
info@doozo.it



mercoledì 23 ottobre 2019

What is happening with sleep today? | Opening 7 novembre - AlbumArte, Roma



What is happening with sleep today?

Julia Gryboś / Barbora Zentková, Martin Kohout, Ben Landau
a cura di Lýdia Pribišová



Inaugurazione giovedì 7 novembre 2019, dalle ore 18.30
Aperto al pubblico fino al 7 dicembre 2019

AlbumArte |  Via Flaminia 122, Roma

Giovedì 7 novembre 2019 inaugura ad AlbumArte, spazio indipendente per l’arte contemporanea, la mostra collettiva degli artisti Julia Gryboś / Barbora Zentková (Polonia, 1988 / Slovacchia, 1986), Martin Kohout (Repubblica Ceca, 1984) e Ben Landau (Australia, 1985) dal titolo What is happening with sleep today?, a cura di Lýdia Pribišová, recentemente co-curatrice della 12a Biennale di Kaunas in Lituania.
La mostra pone al centro delle sue riflessioni il dormire e il suo possibile, ma al tempo stesso impossibile utilizzo commerciale nella società odierna, prendendo spunto dal testo dello storico dell’arte e saggista Jonathan Crary 24/7: Il capitalismo all’assalto del sonno, in aperta polemica con le disumanizzanti condizioni dettate dal neoliberismo e da una produttività no-stop, che spinge a una vita senza pause e a una sorta di ‘dormiveglia globale’. Una condizione che sta ridisegnando la nozione di temporalità, delineando nuove e pericolosissime strategie di sorveglianza delle singole soggettività, che minano la possibilità di espressioni politiche e di dissenso individuali.
Il duo artistico Julia Gryboś e Barbora Zentková realizza un ambiente completamente site specific dal titolo The Shallow Sleep of Emergency Mode II che è anche installazione sonora. Con la loro opera, le artiste affrontano l’aspetto più tangibile e sensoriale che circonda la cultura del sonno, inserendo nello spazio elementi metallici e in tessuto – che ricordano il letto – e un suono meditativo immersivo a basse frequenze che invita al riposo ma, al tempo stesso, evoca anche la sensazione di ansia che accompagna l’insonnia e che è l’effetto collaterale dell’accelerazione del nostro ritmo di vita. La frammentazione dell’installazione riflette la sempre più graduale scomposizione del dormire nella vita odierna e si interroga – così come i lavori di Martin Kohout e Ben Landau – se il sonno sia o no ancora l’ultimo baluardo di attività umana non soggetta a un monitoraggio esterno.
Il film Slides di Martin Kohout è parte di un progetto di ricerca in corso sulle problematiche determinanti il lavoro notturno, le diverse fasi del sonno, le sue alterazioni, l’uso quotidiano e sempre più assoluto delle nuove tecnologie, le nostre reazioni sia sensoriali che mentali per cercare di convivere con questo futuro che è già intorno a noi.
Ben Landau presenta l’installazione multimediale Sleeper Cells, un progetto sperimentale che indaga l’incidenza del sonno nella società contemporanea: il dormire e il susseguente sognare aprono una connessione con l’inconscio ormai trascurata dal nostro iper-veloce e iper-reale mondo, ponendosi come un ultimo bastione di libertà dagli incessanti ritmi di lavoro. Sleeper Cells analizza diverse situazioni dove le persone rifuggono dalla dimensione del conscio preferendo esplorare i mondi sconosciuti della propria mente.
La mostra è stata realizzata con il supporto di Slovak Art Council, Facoltà di Belle Arti - VUT e Istituto Polacco di Roma. Si ringrazia le Tenute dei Fratelli Ciotola e i loro vini di Torleanzi per la degustazione offerta in occasione dell’opening della mostra.
Pubblica

GLI ANIMALI



E fu sera e fu mattina: quarto giorno. Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». (Genesi 1:21-26)

Fin dalla Genesi gli animali sono sottoposti al dominio dell'uomo. Ma il legame tra uomo e animale non può essere limitato a una semplice relazione dominatore/soggiogato. Gli animali entrano in relazione con l'uomo attraverso diversi stati emozionali, esprimendo paura, venerazione, fascinazione o semplicemente affetto.

Gli animali, selvaggi o addomesticati, temuti, rispettati, sfruttati, amati o deificati, ossessionano la vita dell'uomo divenendo parte integrante della sua evoluzione e della sua sopravvivenza. Se la pratica dell'intelletto spesso segna il punto di rottura più profondo tra l'uomo e la sua animalità, gli animali restano comunque uno dei perni centrali della produzione artistica, sia essa la più contingente o ancestrale. La presenza continua e mai interrotta di figure animali, dai dipinti paleolitici alle creazioni contemporanee, testimonia questa rapporto incessante, significativo e indispensabile per la vita e l'immaginazione dell'uomo. Percorrendo un lungo viaggio nel rapporto tra uomo e animale risaliamo a miti e leggende che raccontano di personaggi ibridi, metà uomini e metà animali, nati da amori sacrileghi, spesso tra dèi e ninfe, o di trasformazioni delle stesse divinità in animali, allo scopo di ingannare, sedurre, punire o condannare. Di creature composte, nate per simboleggiare e descrivere l'inconscio collettivo, la storia non è per nulla scevra. Nell'era moderna le favole si sono servite delle mutazioni animalesche per far comprendere meglio i recessi dell'animo umano; per educarlo e aiutarlo ad esternalizzare istinti non compresi e repressi. Oggi gli animali sono onnipresenti nel cortocircuito della comunicazione e nel vissuto dell'uomo contemporaneo. L'uomo è animale, e gli animali sono parte integrante dell'uomo. L’animalità è onnipresente attorno a noi. È fonte d’ispirazione per la moda e il design; è cibo; è al centro di battaglie etiche e ambientaliste; è il tentativo incessante di comprendere le relazioni infinite tra noi e loro. Questa nostra intrinseca bestialità ha bisogno di continue rappresentazioni, di immagini spesso improbabili che tratteggiano ogni sfumatura del nostro vissuto, sondando in profondità la nostra relazione con la natura e con la nostra animalesca anima incompresa. Gli animali sembrano offrirci una visione temperata e amabile del dono dell'esistenza, mitigano la nostra confusa e nervosa vita, mostrano l’inutilità del nostro ridicolo e violento anelito al potere per donarci il valore sensuale della bestialità e di ciò che non abbiamo ancora compreso. Gli animali sono il nostro nutrimento, la nostra compagnia, la nostra protezione. Sono i nostri nemici. Sono materia, ornamento e decorazione. Rappresentano la nostra parte eroica, la nostra creatura mostruosa, tutte le sfumature del bene e del male.



GLI ANIMALI
dal 25 ottobre al 30 novembre

Adalberto Abbate/Thomas Braida/Andrea Buglisi/Mario Consiglio/Joseba Eskubi, Federico Lupo/Diego Moreno/Gianni Pedone/Laboratorio Saccardi/Antonio Riello

a cura di Adalberto Abbate
testi di Adalberto Abbate e Luisa Montaperto

grafica:Patrizia filizzola e Tomo studio
allestimento: Spazio rivoluzione e Tomo studio
ticket d'ingresso: euro 2,50

giorni di apertura il 25, 26, 27 ottobre e il 1, 2, 3 novembre la mostra sarà visitabile dalle 18 alle 22 in occasione della manifestazione "LE VIE DEI TESORI 2019" Itinerario Contemporaneo di Paola Nicita.
A seguire la mostra sarà visitabile su appuntamento e tutti i venerdì dalle 18 alle 21.



SPAZIO RIVOLUZIONE
piazza della Rivoluzione, 9, 90133, Palermo
email: spaziorivoluzionepalermo@gmail.com
tel : +39 3282699409

pubblica:
amalia di Lanno

Nordine Sajot. OVNI

La casa come microcosmo in cui misurare la pervasività dei meccanismi di consumo in cui ciascuno è immerso e la loro influenza sulle abitudini quotidiane, sulla gestione dei corpi e sulla costruzione dell’identità. Una ricerca sulle abitudini sociali, culturali e antropologiche è la traccia che orienta i punti cardinali della mostra OVNI di Nordine Sajot a Casa Vuota, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. La personale dell’artista parigina, che da tempo vive e lavora a Roma, si inaugura sabato 26 ottobre 2019 alle ore 18:30 nell’ambito delle iniziative di Rome Art Week e si può visitare su appuntamento fino all’8 dicembre negli spazi espositivi di via Maia 12.

“OVNI – scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – è un brand fittizio inventato da Nordine Sajot: un marchio pubblicitario che si appropria del lettering di una nota marca produttrice di cioccolata per dare vita a un altro prodotto, inesistente eppure assolutamente credibile. Non è un semplice gioco di inversione di elementi grafici quello che l’artista propone, ma un ragionamento visivo sulle regole grammaticali e sintattiche del processo consumistico, che innesca una riflessione sulla mescolanza di desiderio, appagamento del piacere, aspettativa sociale ed esperienza del corpo tra materiale e immateriale”.

È una ricerca multiforme quella dell’artista, che nella mostra di Casa Vuota spazia dalla fotografia al ricamo, ai disegni luminescenti, alle installazioni alimentari fino ad arrivare alle sculture olfattive, la cui profumazione è stata progettata dall’artista insieme a Cristina Murgia di Voglio la Luna fragranze. Il profumo è stato creato appositamente insieme alle sculture in occasione dell’evento.

“Metafora portante del discorso sul consumo condotto da Sajot – proseguono i curatori – è il cibo. Il cibo si pone al centro di una rete di stimoli e di relazioni che collegano i singoli corpi con il corpo sociale. E così, per l’artista, sulla pelle del cibo si incidono i segni di neotribalismi consumistici. Il meccanismo della masticazione si mostra in un inedito aspetto cosmetico e seduttivo. La seduzione della pubblicità si fa volatile e spinge la fruizione artistica verso sensi altri, solitamente non attivati nella visione di una mostra. I centri del consumo collettivo vengono riletti con la sacralità dei luoghi di culto e le azioni quotidiane si cristallizano nella forma di laici ex-voto. Il logo mostra la matrice della sua falsificabilità, superando la necessità di distinguere tra originale e copia, tra falso e vero, insieme al relativismo del sistema di valori che è chiamato a esprimere. Il filo comune che lega tra loro le opere esposte in mostra è una domanda sul ruolo dell’immagine, riflessa come in un gioco di specchi sull’esperienza privata di ciascun consumatore, complice la casa. E l’interrogativo investe dalle fondamenta anche l’idea stessa di arte. Non è una denuncia, quella di Sajot, ma un’appassionata constatazione, un immaginare osservando, che a volte assume i toni dell’ironia e altre volte si carica di una tensione imponderabile, abbracciando gli ossimori senza timore”.

Nordine Sajot è nata a Parigi, vive a Roma. È un’artista pluridisciplinare la cui produzione ha compreso finora fotografie, video, sculture, installazioni, performance e multipli. I suoi lavori sono stati presentati in diverse gallerie, spazi istituzionali e festival, tra cui a Roma al Palazzo delle Esposizioni, alla GAM Galleria d’arte moderna, al MACRO Future, al Museo del Corso, al MLAC Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dellʼUniversità La Sapienza e allo Studio Stefania Miscetti, a Torino a Velan Centro d’arte contemporanea, a Napoli alla Notgallery, a Genazzano al CIAC Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea di Castello Colonna, a Trevi a Palazzo Lucarini Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea, a Milano presso C/O Careof alla Fabbrica del Vapore e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, a Padova all’Ex-Macello, a al Trieste Teatro Miela e alla Galleria LipanjePuntin, a Modena alla Galleria Civica, a Bergamo al Teatro Sociale, a Firenze al QUARTER Centro Produzione Arte e a Prato al Centro Luigi Pecci per l’Arte Contemporanea. Ha esposto in Olanda ad Amsterdam alla Galleria Ron Lang Art, in Grecia ad Atene al Fournos Center for the Art and New Technology e alla 11a Biennale dei giovani artisti dʼEuropa e del Mediterraneo, in Turchia a Istanbul al Contemporary Art Museum, in Canada a Toronto al Goethe-Institut, in Svizzera ad Ascona al Museo dʼArte Moderna Casa Serodine, in Belgio a Bruxelles al Centro dʼArte Contemporanea e in Francia a Saint-Etienne alla Biennale Internazionale di Design Francia e a Parigi alla Galleria EOF. Le sue opere sono state acquisite in collezioni private e pubbliche quali quelle di UNICREDIT Group, AkzoNobelArt Foundation Amsterdam, SEAT Pagine Bianche, Co.Re.Ve Consorzio Recupero Vetri di Milano, Saint-Gobain Vetri, Museo d’Arte Contemporanea Ex-Manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo.


INFORMAZIONI TECNICHE:
TITOLO DELLA MOSTRA: OVNI
AUTORE: Nordine Sajot
A CURA DI: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
LUOGO: Casa Vuota – Roma, via Maia 12, int. 4A
QUANDO: dal 26 ottobre all’8 dicembre 2019
ORARI: visitabile su appuntamento
VERNISSAGE: sabato 26 ottobre 2019, ore 18:30
INFORMAZIONI: cell. 392.8918793 | email vuotacasa@gmail.com| INGRESSO GRATUITO
SPONSOR TECNICO-ARTISTICO: Voglio la Luna

martedì 22 ottobre 2019

CascinafarsettiArt - Il limite del presente

Miro Svolik, All I had to do was to fly


CSF Adams è lieto di presentare la decima edizione di CascinafarsettiArt che si terrà presso Palazzo Velli Expo, nel cuore del rione Trastevere, dall’8 al 10 novembre 2019.

La manifestazione, che intende dare spazio ad una fotografia giovane ed emergente, avrà come padrino e ospite d’onore Miro Švolík, fotografo slovacco dalle chiare tinte surrealiste.

A costellare la due giorni di mostre ed incontri anche Silvia Agostini, Olmo Amato, Eleonora Chiodo, Daniela Di Lullo, Gabriele Di Stefano, Elisabetta Ercadi, FrancoiseFasnibay, Eva Kosloski, Beatrice Luzi, Michele Marinucci, Francesca Manzullo, Benedetta Montini, Robin Meier, Roberta Marsigli, Nicoletta Prandi, Gian Marco Sanna, Nina Smidek, Paola Tornambe’.
L’evento si articolerà, come ogni anno, secondo una comune tematica che accompagnerà lo spettatore lungo un cammino articolato e coerente: il limite del presente. Superare il limite del presente ci porta a ragionare sull’esistenza dello stesso, sulla definizione di realtà e senso di sé, sull’accettazione di linguaggi e forme che si vestono di elementi onirici e visionari. Troverà finalmente rappresentazione l’atto di spostare l’asticella un poco oltre i confini del nostro essere, del nostro agire, del nostro desiderare.

Esporrà a questa edizione, inoltre, anche il vincitore della call for entry, indetta per l’occasione, dal titolo Il limite del tempo. A rendere vario e movimentato il programma, oltre alle mostre, ci saranno incontri con gli autori, workshop, seminari e presentazioni di libri. Al sito http://www.cascinafarsettiart.it/ il programma completo.


Info csfadams@gmail.com
+39 3385785977

Ufficio stampa
Francesca Orsi
+ 39 348 5238868

pubblica:
amalia di Lanno




Micaela Lattanzio - Corpus Imago


“Dove si radica, se non nella corporeità, la dimensione estetico-ontologica della finitezza?”
La questione posta dal filosofo francese Jean-Luc Nancy rivela, ad una prima analisi, l’elemento fondante del lavoro di Micaela Lattanzio: il corpo, strumento d’indagine estetica, svela la sua portata cosmica, la materia epidermica si espande per divenire corpo celeste, strumento privilegiato che investiga il cosmo. Il lavoro di Micaela Lattanzio si sviluppa in un percorso suddiviso in tre capitoli che narrano, di stanza in stanza, l’evoluzione del corpus nella sua forma e nella sua natura. 

Nel primo capitolo dedicato alla serie Fragmenta, l’artista costruisce attraverso lo strumento della frammentazione l’immagine di molteplici configurazioni visuali. Il corpo espande il suo raggio d’azione ondeggiando in uno spazio illimitato. Le fisionomie si disperdono dalle proprie fattezze, tessono trame di un’inedita prospettiva geografica, i tasselli d’epidermide si ricompongono nella mescolanza di pelle, ciglia, capelli, unghie in una geometria dai contorni organici e sociali. In questo spazio dai confini illimitati l’artista, deus ex machina, racconta il corpusnella sua condizione impossibile: perdere il proprio aspetto per proporsi allo sguardo come Imago, ovvero come una raffigurazione indecifrabile che si compie al di là di ogni linguaggio identitario.

Nel secondo capitolo del progetto espositivo, il corpus si evolve in un giardino straordinario. Florilegio è la scelta antologica di opere esemplari, è un hortus conclusus dove i bulbi più rari e le piante più esotiche vengono raccolte e collezionate. Nella visione di Micaela Lattanzio, il florilegio rappresenta la summa estetica del corpus: la pelle diviene petalo esibendo la simultaneità del taglio (già operato in Fragmenta) e della sua ricomposizione contenuta nelle materiche fattezze edonistico-floreali. 48 steli sorreggono antropomorfici boccioli, in un semicerchio architettonico i sensi vengono inclusi all’interno di un disegno sinestetico: grazie all’intervento di PROFVMVM ROMA, azienda creatrice di fragranze, i boccioli di epidermide prendono vita nella loro dimensione olfattiva.

L’ultimo capitolo svela la Cosmogonia del corpus: i tratti fisionomici sono solo un celato suggerimento, la carne è divenuta materia celeste, lo spazio assume una dimensione fugace. 

“La visione di un corpo che oscilla in uno spazio cosmico, simile a una galassia, e si deposita in sedimenti che la propria densità 0ffre al toccare”. Nelle parole di Nancy ritroviamo il fulcro della rappresentazione: il corpus, secondo il criterio dell’artista, non è più reale, ma intimamente immerso in una interrogazione trascendente, ovvero come sia possibile venire alla luce. In questo gioco innescato dal dialogo tra visibile ed invisibile, Micaela Lattanzio decostruisce la figura, dimentica la forma, dissemina nuove configurazioni immaginifiche per accompagnarci nell’atto del guardare, che è, in ultima istanza, vedere se stessi.


NOTA DEL CURATORE
Questo progetto nasce da un’intuizione, ovvero dalla smania di una ricerca che io e Micaela abbiamo iniziato ormai sette anni fa. È il frutto di messaggi, di libri letti, scambiati, di parole scritte e sottolineate, ma anche di dubbi e perplessità. La mostra è stata una congiunzione tutta al femminile, a cominciare dalla gallerista, Roberta Buldini che ha creduto sin da subito in questo lavoro, da Valentina Luzi, preziosa guida tra le nostre idee, e ovviamente dall’opera di Micaela e dalla voce che ho provato a dare alle sue percezioni.

MICAELA LATTANZIO nasce a Roma nel 1981, dove attualmente vive e lavora. Si forma all’Accademia di Belle Arti di Roma laureandosi nel 2005 con una tesi incentrata sull’antropologia del viaggio in collaborazione con l’università dell’Habana, Cuba.Tra le diverse esposizioni collettive a cui ha partecipato si segnalano: Simboli di ferropresso il Muspac dell’Aquila, Donne di Colorepresentato alla Torre dei Lambardi di Magione, Confronti/Poredenja presso la Kinoteka Jugoslavenska di Belgrado, Visioni di Gaiapresso il Chiostro di San Francesco a Monsampolo, When we dream We Are All Creators presso gli Horti Sallustiani di Roma. Nel novembre 2018 l’artista ha partecipato al progetto “Every Body Talks”esposto al Mattatoio di Roma in collaborazione con l’università IULM.

Nel 2014 è vincitrice del premio speciale della giuria Zingarelli intitolato “Silenziosi Racconti”. Gli interventi site-specific sono un’ulteriore dimensione espressiva dell’artista, tra i suoi progetti installativi si sottolinea la presenza al Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, nella collezione Royal Caribbean, un intervento pubblico realizzato nella città di Poznan in Polonia e un’opera concepita per il chiostro di San Domenico a Taranto. L’artista ha esposto i suoi lavori più recenti nelle fiere di Context Art Miami, Art Lima Perù e Barcu art Fair di Bogotà in Colombia.

Nell’Ottobre 2018, un’opera tratta dalla serie Fragmenta, è stata utilizzata dalla cantautrice e poetessa statunitense Mary Lambert come copertina del suo libro intitolato “Shame is an ocean I Swim Across” edito per i tipi MacMillan Publishers Ltd. Nel marzo 2019 Micaela Lattanzio ha esposto un corpus inedito di opere tratte dalla serie Fragmenta in una personale organizzata dalla Galleria Ca’ D’Oro di Chelsea, NY.


MICAELA LATTANZIO
CORPUS IMAGO
A cura di Alessia Carlino

Opening Sabato 26 Ottobre 2019
27 Ottobre 2019 – 31 Gennaio 2020


GALLERIA EMMEOTTO Emmeotto Arte Srl a s.u. 
Palazzo Taverna |Via di Monte Giordano 36 00186 ROMA 
ph. +39. 06.68.30.11.27 | e-mail: info@emmeotto.net| web: www.emmeotto.net
Visite su appuntamento | Chiusura: Domenica e festivi


pubblica:
amalia di Lanno

mercoledì 16 ottobre 2019

LO SCHERMO DELL'ARTE FILM FESTIVAL - XII EDIZIONE


Ettore Spalletti (2019)
Still dal film documentario, courtesy LaGalla23 Productions


Dal 12 al 17 novembre 2019 si terrà a Firenze la XII edizione dello Schermo dell’arte Film Festival
Non solo film, ma anche incontri, tavole rotonde e una mostra andranno a comporre il ricco programma del festival, che porta nella città toscana una comunità internazionale di artisti, registi, curatori, direttori di museo, produttori, distributori che lavorano con le moving images. Un momento molto atteso anche dal vivace pubblico del festival che riunisce giovani, studenti, amanti dell’arte contemporanea, cinefili, collezionisti. 

In programma una selezione di documentari e film d’artista con un importante approfondimento sulla produzione italiana. Al centro dei film il crescente interesse degli artisti verso i cambiamenti e le tematiche sociali, geo-politiche e ambientali che interessano il mondo contemporaneo.

La prima mondiale di Romanistan di Luca Vitone (2019), progetto promosso dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, vincitore della IV edizione del bando Italian Council (2018), concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. Il film, che sarà presentato in concomitanza con l’inaugurazione della personale dell’artista al Centro Pecci (7 novembre 2019 – 2 febbraio 2020), racconta il suo viaggio in auto intrapreso tra maggio e luglio 2019 con una troupe, per ripercorrere a ritroso il tragitto di emigrazione iniziato nell’VIII secolo dal popolo Rom, dall’India nord occidentale all’Europa. 

La prima italiana di That Which Is To Come Is Just A Promise del collettivo Flatform (2019), presentato nella Quinzaine des Realisateurs all’ultimo Festival di Cannes. In un lungo piano sequenza sull'isola di Funafuti si avvicendano fluidamente lo stato di siccità e quello di allagamento, senza interruzioni. L’isola, nell'arcipelago polinesiano di Tuvalu, è teatro da qualche anno di un fenomeno unico dalle conseguenze drammatiche: per effetto dell'innaturale surriscaldamento del mare, l'acqua salata risale dal sottosuolo, sgorga attraverso le porosità dei terreni e li allaga, mettendo a rischio il futuro della vita sull'isola e lasciando gli abitanti in un continuo stato di attesa e sospensione. 

Tra i documentari, l’anteprima italiana di Ettore Spalletti di Alessandra Galletta (2018) che, da un lato, si sofferma sulla realtà quotidiana, metodica, contemplativa dell’artista definito “l’artista degli artisti” anche per il suo uso leggendario del colore, e dall’altra lo accompagna in Abruzzo per immergersi nell’inesauribile espandersi delle sue opere, tra Roma, Napoli, Bologna, Parigi, Londra, Madrid e Strasburgo.

Il Focus on 2019 sarà dedicato all’artista Turner Prize 2004 Jeremy Deller che torna al festival, dopo il successo di Bom Bom’s Dream nel 2017, con un talk con il pubblico e una selezione dei suoi lavori, in cui emerge la connessione tra musica e arte ma anche l’interesse per i meccanismi che regolano la società contemporanea e i rapporti fra gli individui. Tra le opere che saranno presentate, il film commissionato e prodotto da Frieze e Gucci Everybody in the Place: An Incomplete History of Britain 1984-1992(2018) in cui Deller esplora l’eredità contemporanea della “Summer of Love”, raccontando la nascita del fenomeno culturale della musica house nel Regno Unito e mettendolo in relazione con i grandi cambiamenti sociali che hanno sconvolto il paese negli anni Ottanta. Materiali d’archivio rari o inediti raccontano la storia, dai movimenti di protesta ai rave party nei capannoni abbandonati, l’agitazione degli operai che tracima nello sfogo caotico sulla pista da ballo (Courtesy of the Artist, Gucci, Frieze and The Modern Institute/Toby Webster Ltd, Glasgow). E ancora The Bruce Lacey Experience, realizzato con Nicolas Abrahams nel 2012, ispirato alla originale figura dell’artista e performer inglese Bruce Lacey, inventore, pittore, scultore e regista d’avanguardia che ha collaborato con moltissime band musicali, tra cui i Beatles.

Si conferma l’impegno del Festival verso le nuove generazioni con la VIII edizione di VISIO. European Programme on Artists’ Moving Images, curata da Leonardo Bigazzi, rivolta ad artisti under 35 che lavorano con video e cinema. Nell’ambito del progetto, sarà assegnato il VISIO Young Talent Acquisiton Prize della Seven Gravity Collecton e si terrà una mostra con le opere degli artisti partecipanti.

Lo schermo dell'arte è realizzato con il contributo Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, FST Mediateca Toscana Film Commission, e con il sostegno di In Between Art Film, ottod’Ame, Findomestic, Unicoop Firenze, Famiglia Cecchi, B&C Speakers.

FIRENZE. Lo Schermo dell'arte film festival 
Dal 12 Novembre 2019 al 17 Novembre 2019

Maggiori info HERE

lunedì 14 ottobre 2019

DENIS RIVA | Avanzato stato di composizione


Uomo e animale camminano insieme, in rispettoso silenzio, o parlando il linguaggio universale della natura.

Cellar Contemporary apre la stagione autunnale in galleria con la mostra personale di Denis Riva, Avanzato stato di composizione, in cui l’artista presenta una serie di lavori inediti su carta – la sua materia d’elezione –, su tela, e su tavola.

Sono luoghi (mentali) i soggetti preferiti dall’artista, che articola le sue narrazioni visive all’interno di scenari onirici, in cui si oltrepassa la dimensione del dipinto per allargarsi idealmente a tutto l’ambiente circostante. Uomo e animale camminano insieme sulle rive di fiumi e laghi (di carta), in rispettoso silenzio o parlando il linguaggio universale della natura. Così Denis Riva descrive il suo momento presente, fatto intrecci temporali in cui la creatività accumulata “avanza” incessantemente per essere proiettata nel futuro.Attese, spostamenti e richiami intitolano le opere; la serie dei “Laghi di carta” e alcune opere su tela ci accolgono in galleria, per culminare nel dittico “Verso la caduta del cielo”. Al piano sotterraneo, grandi opere su carta si alternano a lavori su legno di recupero e alla tela “Acqua che vuoi diventare”, tra movimenti fluidi e cromatismi rarefatti. La pittura e il collage ricoprono la superficie di quasi tutte le opere, originando interessanti contrasti materici.

La mostra inaugura giovedì 17 ottobre alle 18:30 da Cellar Contemporary in presenza dell’artista. Accompagna l’esposizione un libro edito da Il Rio, la cui pubblicazione è parte del Premio A.T. Cross Company indetto da Lorenzo Motta e vinto da Denis Riva durante la scorsa edizione di SetUp Contemporary Art Fair.

Denis Riva, detto Deriva, è nato nel Ganzamonio nel 1979.
Disegnatore, pittore, raccoglitore, osservatore, assemblatore, ricercatore, installatore, sperimentatore, non attore. Non partecipa a premi. Non si è diplomato all'accademia di belle arti di. Vive sotto il peso terribile dell'arte che trasporta quotidianamente con sé. Nessun Master, anche se utilizza spesso la parola Maztèr. Non è docente all'università. Frequenta continuamente due cani. Nonostante la moltitudine di lavori fatti in questi ultimi anni è convinto di essere appena all'inizio della propria ricerca ma comprende che potrebbe anche essere alla fine. Nel 2017 ha compiuto vent'anni di mostre.
Vive e lavora nel a Forllina.

CELLAR CONTEMPORARY
DENIS RIVA | Avanzato stato di composizione
17.10.2019 - 29.02.2020
Opening 17.10.2019 | ore 18:30


Cellar Contemporary
Via San Martino, 52 - Trento
www.cellarcontemporary.com
+ 39 349 2552040
camilla@cellarcontemporary.com

venerdì 11 ottobre 2019

Del tempo e degli specchi di Angelo Iodice


Sabato 26 ottobre alle ore 18 ultimo appuntamento della stagione espositiva 2019 del TOMAV - Torre di Moresco Centro Arti Visive con Del tempo e degli specchi, personale di Angelo Iodice a cura di Milena Becci.

Protagonista dell’ultima mostra del 2019, che chiude per quest’anno il percorso del TOMAV, è Angelo Iodicecon Del tempo e degli specchi. Torna, per questa occasione, il format TAW_TOWERARTWEEKEND, ideato dal direttore artistico Andrea Giusti, che prevede un'unica apertura nelle due giornate di sabato 26e domenica 27 ottobrecon una sorta di flash show in cui, oltre alla visione delle opere, sarà possibile godere della presenza dell’artista. Intervistato dalla curatrice Milena Becci, Angelo Iodiceparlerà al e con il pubblico della propria ricerca, apportando un valore aggiunto fondamentale nella costruzione di un ponte diretto tra i visitatori e l’arte contemporanea. 

Chi percorrerà i quattro piani della caratteristica torre eptagonale, ubicata nel centro storico del piccolo borgo marchigiano di Moresco (FM), si troverà davanti ai lavori di un artista che opera nel segno di un intervento scientifico su una stratificazione prettamente classicheggiante. Iodice anagramma accadimenti, chimicamente e fisicamente perfetti, per rileggerli alla luce di lontane ossessioni che lo portano a creare forme e visioni che incantano. 

Il progetto fotografico Del tempo e degli specchiriprende un concetto di Jorge Luis Borges secondo il quale lo specchio è un duplicatore del mondo, è un’immagine consapevole che non è altro che un artefatto della realtà. Un gioco complesso di rimandi e piani di lettura, quindi, che ben si sposa con l’architettura che ospita la personale, accogliendo le combinazioni cromatiche che Iodice realizza usando la sua fotocamera e facendole apparire come una totalità appagante e stimolante, ma anche sfuggente, sbirciata attraverso il buco di un caleidoscopio. Gli specchi riproducono il mondo duplicandolo, normalmente invertono la destra e la sinistra, mostrano un ambiente irreale che appare come uno spazio collegato a tutti gli altri che lo circondano. Passato e presente divengono la stessa cosa, viaggiano paralleli come le opere dell’artista e la struttura del XII secolo che svetta nel territorio marchigiano, ospitando ciò che è, ora. Iodice indaga l’altro creando il dubbio nell’interlocutore che è ignaro di ciò che potrebbe trovare una volta varcata la soglia. L’indeterminato e l’indefinito incuriosiscono e confondono, l’uno è moltiplicato e le cromie vogliono catturare lo sguardo. 

Una traccia audio creata dalla sound artist Roberta Busechian, registrazione di onde elettromagnetiche realizzata in studio, guiderà l’intero percorso espositivo fino a giungere al suo apice nel quarto livello della torre. 

Del tempo e degli specchi di Angelo Iodice a cura di Milena Becci inaugura sabato 26 ottobre alle ore 18 e sarà visitabile anche domenica 27 ottobre dalle ore 18 alle ore 20.


BIOGRAFIA
Angelo Iodice nasce a Barletta nel 1980. Dopo la laurea in Chimica si trasferisce prima in Veneto e poi ad Ancona, dove attualmente vive e lavora. Nel 2019 ha concluso una residenza presso Palazzo Monti, a Brescia, in cui ha sviluppato Paraclausithyron, con uno scritto critico di Laura Parente e un’intervista a cura del semiologo Enrico Galvagni per Rapsodia Magazine. Il lavoro attualmente è presente nella collezione privata Monti. A novembre del 2019 sarà ospite con una personale al Vaku Project Space di Bergamo in cui verrà presentato un progetto inedito a cura di Alberto Ceresoli in collaborazione con The Blank. È stato finalista nel 2018 ad ART PRIZE CBM (Premio Bonatto Minella), a cura di Antonio D’amico e Karin Reisovà. Il suo lavoro è stato esposto all’interno della mostra Le Forme dell’Attesapresso la Fondazione Bottari Lattes di Torino e poi alla London Art Fair con Area Creativa 42 di Casa Toesca. Nel 2017 con Sul braccio delle giganti è stato finalista del Premio Matteo Olivero, a cura di Anna Daneri ed Ettore Favini, lavoro poi esposto alla Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo. Iodice è stato selezionato durante il Festival del Gioco 2017 dalla Fondazione Fotografia Modena. Il lavoro La misura della distanzaè stato protagonista di Aliquid, a cura di Gabriele Perretta, presso la Galleria Gino Monti Arte Contemporanea, Ancona. Dal 2017 collabora con Spazio (T)raum e con la sound artistRoberta Busechian, attualmente residente a Berlino. Nel 2016 ad ArtVerona è stato selezionato per Artes, xmq of pit, ready for the mosh!, progetto a cura di Valentina Lacinio e Andrea Bruciati. Ha creato due libri d’artista: La misura della distanzae Del Tempo e degli specchi, quest’ultimo a cura di Luca Panaro, ad ora in collezione permanente al NOUA ATELIER di Bodø, Norvegia e alla Chippendale Studio di Milano; il volume è stato presentato nel 2018 al WOPART di Lugano, all’Arctic Arts Festival in Norvegia, alla Milano Photo Week, al Capodilucca | Hub Creativo Bologna Art Book ed in altri spazi indipendenti.

Del tempo e degli specchi
di Angelo Iodice

Titolo: Del tempo e degli specchi
Artista: Angelo Iodice
A cura di: Milena Becci
Inaugurazione: sabato 26 ottobre 2019 ore 18
Luogo: TOMAV- Torre di Moresco Centro Arti Visive - Piazza Castello, Moresco (FM)
Direzione Artistica: Andrea Giusti
Durata: 26-27/10/2019
Orari di apertura: ore 18-20
Patrocinio: Comune di Moresco- Assessorato alla Cultura
Graphic Design : Monica Simoni

Info:
Tel_0734 259983 / Cell_351 5199570
Web site_www.comune.moresco.fm.it
E-mail_tomav@libero.it
Facebook_www.facebook.com/TorreMorescoCentroArtiVisive/