giovedì 30 marzo 2017

G A L E A Z Z O | Nardini, Caimi & Piccinni


Mercoledì 5 aprile 2017 ore 19
INTERZONE GALLERIA inaugura la mostra fotografica 
G A L E A Z Z O | Nardini, Caimi & Piccinni

G A L E A Z Z O, una mostra a sei mani, è un percorso alla scoperta di un artista fuori dagli schemi, Nardini, attraverso un dialogo fatto di rimandi tra scatti e opere originali e lo sguardo autoriale di Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni, chiamati ad immergersi nella casa/studio di Galeazzo, subito dopo la sua scomparsa.
Agli occhi dei due fotografi, la casa in cui Galeazzo ha custodito più di cinquant'anni la sua ricerca artistica, appare come un dedalo carico di risonanze, dove l'arte e la vita si compenetrano, dove muoversi è come stare all'interno del mistero di un'esistenza che scorre ma che non si è conclusa.
Le fotografie di Caimi e Piccinni si fondono in modo organico con il sorprendente materiale di Galeazzo Nardini in un unico panorama visivo, in un flusso ininterrotto di coscienze.
«...Il materiale che abbiamo raccolto per la mostra è stato cercato, scovato, toccato, annusato. È materiale stratificato di pensieri, di polvere, di momenti di vita personale e collettiva, materiale che si porta dentro la storia di una persona e del suo mondo...»
Fotografiche originali, sequenze di immagini di performance, peel-apart bianconero polaroid conservate con il loro negativo incrostato, fotocopie di fotografie manipolate, provini a contatto in bianconero, Super8 stampati e poi arricchiti di interventi colorati, tantissimi provini a contatto, e oggetti e frammenti creano un itinerario a più voci, in cui presente e passato coesistono.

G A L E A Z Z O è un originale primo approccio alla scoperta di un uomo e un artista che dopo essere stato protagonista del panorama artistico internazionale, si è messo in sciopero per quarant'anni, continuando a produrre con ossessiva coerenza un impressionante corpo di opere.

I fotografi Jean-Marc Caimi e Valentina Piccinni assieme ad Hélène Nardini, figlia di Galeazzo, saranno presenti all’inaugurazione della mostra il 5 aprile 2017 alle ore 19.

Catalogo: G A L E A Z Z O, Nardini, Caimi & Piccinni, b/n + colore, italiano, 2017, pp.84, INTERZONE/BLURB

Un ringraziamento speciale va a Camera Oscura e 001


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Vettor Pisani - Luca Francesconi | Mascaret


La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare il primo di una serie di appuntamenti ospitati dallo Spazio Maria Calderara a Milano, edificio industriale recuperato per accogliere i risultati di una continua ricerca nel campo della moda. Il ciclo espositivo, nato grazie al supporto e alla passione collezionistica di Maria Calderara e Novelio Furin, intende offrire occasioni di libera sperimentazione artistica e curatoriale legata ai temi cardine della programmazione della galleria, sulla scia degli eventi già organizzati lo scorso anno a Napoli in spazi non convenzionalmente dedicati all'arte contemporanea.

Venerdì 31 marzo 2017, prende forma una conversazione oltre il tempo e lo spazio tra Luca Francesconi e Vettor Pisani, un progetto dal titolo Mascaret (with Vettor Pisani), in cui oggetti e campi semantici entrano in dialogo vivo grazie alla loro forza evocativa.
Anticipando la più recente e purtroppo tardiva attenzione prestata al lavoro di Vettor Pisani dalla critica internazionale, Francesconi ha esplorato nel corso degli anni un terreno comune con la sua pratica artistica, prendendo in considerazione le simbologie archetipe e la speculazione filosofica sulla trascendenza della materia, la commistione di sacro e profano, il sovrapporsi di nascita e morte, l'intrecciarsi di arte e critica d'arte. Nella dimensione alchemica e citazionista, di cui si nutre il misticismo e insieme il viscerale attaccamento alla natura di entrambi gli artisti, l'uomo trova una sua dimensione eroica (o antieroica) muovendosi attraverso la materia oscura del cosmo.

L'attitudine postmoderna di Vettor Pisani, insieme allo svuotamento semantico dell'iconografia e della mitologia tradizionale, hanno sempre lasciato emergere gli scricchiolii della cultura eurocentrica, di cui oggi comprendiamo a pieno i contorni e i limiti. La stessa miopia ha portato a trascurare la carica profetica della sua opera, che invece viene fortemente messa in luce da questo percorso espositivo. Francesconi, infatti, si muove già su quelle rovine, attingendo alla cultura popolare, al naive, all'artigianato, per riprendere contatto con la realtà attraverso una riflessione basata sulla metafisica del materiale.

Alla fine del processo creativo, in entrambi i casi, l'uomo risulta una figura "creola", come sottolineato da Francesconi nel suo testo di accompagnamento alla mostra, indicando questo risultato come il più grande lascito del maestro alla nostra contemporaneità: « Pisani propone una figura non più umana, ma di materia vivente creola, senza più predominanze culturali ». Il corpo umano confluisce così, nuovamente, nel flusso vivente ed eterno degli oggetti, in tutta la sua autentica naturalezza, pur ottenendo questo suo nuovo stato attraverso l'estremizzazione di un processo artificiale. Come il mascaret, un fronte d'acqua che risale il corso di un fiume attratto dal magnetismo della luna, le pratiche dei due artisti sono dirette a lasciar affiorare la parte più ignota del rappresentabile.

Si ringrazia:
Maria Calderara, Novelio Furin, Blanche Suzanne Rodríguez Calderara, Fondazione Morra, Napoli, Collezione “i Cotroneo”, Pier Luigi Guzzetti, Maurizio e Laura Aliprandi, Giovanni Bonelli, Nicoletta Daldanise
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Testo di Luca Francesconi

Mascaret

Vettor Pisani è un mio amico, io non l'ho mai conosciuto.
Proprio così, Lui sarebbe molto contento di questa impostazione.

Sto leggendo in continuazione il catalogo della grande mostra antologica che il Madre ha recentemente tributato all'artista. Ed ora Vettor m'interessa due volte: per la sua opera ed ancor più per la sua persona, la quale - strano a dirsi di chi non si è mai incontrato - è la vera ragione per cui abbiamo deciso di dar vita a questo incontro. Mi è sempre più chiaro che la sua storia d'artista è l'incarnazione migliore, la sintesi più pertinente della disattenzione che l'arte italiana subisce da molti anni a questa parte ad opera di se stessa. Essenzialmente, il grande catalogo edito da Electa è un sigillo a quanto appena detto.

La lettura che fin qui è stata data alla ricerca di Pisani si può sintetizzare in questa maniera:"l'uomo non è solo se stesso, è oltre se stesso. La complessità e la tragedia sono stadi del passaggio di materia ch'è la vita. La mente è un motore".

Ho trovato tragicamente grottesche (ma del resto Vettor amava la tragedia), goffe e - diciamolo - molto tamarre, le persone che in questi ultimi tempi hanno parlato di riscoperta dell'artista. Avrebbero dovuto, più correttamente, parlare della loro ignoranza, della miseria intellettuale di provinciali sconfitti che rappresentano.

La sua ricerca è sembrata profetica, di una preveggenza grottesca come quella di Cassandra, inascoltata trascrittrice del futuro. L'attualità è fatta di migrazioni di massa da un continente all'altro, e lo spopolamento giovanile del Sud Europa sembra l'avant propos di una mostra dell'artista nato ad Ischia il 12 luglio del 1934.
L'austerità imposta da Germania, Olanda, Finlandia e Regno Unito (salvo poi scappare dal fronte con un'infantile campagna elettorare referendaria) non ha prodotto nessun beneficio, salvo impoverire, e spesso fagocitare, paesi quali la Grecia. Io penso che l'austerità sia una forma di elitarismo, una malattia intellettuale presente non solo in politica, ma anche nei singoli uomini, dunque - per simmetria - l'elitarismo di cui è inficiato l'odierno sistema dell'arte è una forma di austerità.

Pur essendosi formato come membro fondante dell'Arte Povera, Pisani ha sempre perseguito un suo disegno, estremamente legato al superamento del concetto di morte, a mio avviso fu proprio questo il collante del lungo sodalizio con Gino De Dominicis, nelle cui note sull'Immortalità possiamo trovare una vera simbiosi intellettuale con Vettor.
Alla fine degli anni '80 la ricerca dell'artista muta gradualmente e inizia a popolarsi di problematiche legate "all'umano - non umano", una rappresentazione di quella tragedia che lo porterà più tardi a dar vita a forme ibride, sempre mutuate dalla storia classica che ne fanno un anticipatore di fenomeni più recenti quali Post Internet.
Dimostrandosi quale entità unica in un panorama italiano ancora sclerotizzato su fomat concettuali legati al poverismo di troppi anni prima, Pisani nelle sue ultime mostre inizia una disanima libera sul superamento del limite fisico del proprio corpo e sulla continuità della vita.
Lo sguardo che vorrei proporre è dunque in chiave del tutto attuale. Se in un primo momento l'attenzione è posta sul concetto di ibridazione, rappresentata nelle sue accezioni classiche di unione di più identità, successivamente la riflessione si sposta ancora più in là: Pisani propone una figura non più umana, ma di materia vivente creola, senza più predominanze culturali, dove il tempo e la storia divengono anch'essi elementi dei corpi.
La figura antropomorfa, ormai immersa e dominata dalla materialità nell'ultima parte del suo lavoro, quello che io preferisco, è parte di un flusso unico in cui egli stesso diventa oggetto con un gesto estremo e coerente. Vettor è ormai concentrato sulla dimostrazione della superiorità dello Spirito (e della Mente) alla materia empirica, al corpo, ed al suo trionfo sulla Storia stessa: essendo la Mente il vero creatore della Vita, non può comprendere la Fine.
Per un cristiano la morte è qualcosa di molto poco presente, almeno così dovrebbe essere. Fino quando non avviene, non c'è. E quando capita, non c'è già più. Pertanto è un non-problema.

Ben altro discorso è il dolore. La sofferenza nella Storia è stata interpretata in diverse maniere, ma si può dire che tutta l'ultima parte del suo lavoro sia un tentativo di canalizzarla, non evitandola, una ricerca di spiegazione alla stupidità umana, sia essa politica, sociale o artistica (sia ben chiaro: anche artistica).

Ho cercato un'immagine che rappresentasse il suo atteggiamento, un proporsi al mondo, al sistema dell'arte e infine alla vita stessa, diverso dal servilismo tamarro in cui si sono infilati, postumi, così tanti operatori. Ed ho pensato al Mascaret, un'onda, una marea fluviale che risale i corsi d'acqua interni attratta dal magnetismo della Luna. L'attrazione per la parte convessa, assente delle cose è una caratteristica dei diversi e dei superiori, ovvero di coloro che sanno vedere la parte nascosta della materia.

Vorrei dire un'ultima cosa, affermare la dimostrazione dell'esistenza della Mente, quell'entità che Pisani ha analizzato in tutto il suo percorso: Vettor si è sempre (e solo - a quanto capisco) circondato di persone buone, che hanno saputo coi fatti dimostrare quanto alto fosse il suo percorso. Opere provenienti da raccolte così importanti, che i collezionisti, gentilmente, hanno voluto concedere in prestito per questa mostra sono una dichiarazione d'Amore che non si può uccidere, un gesto di vittoria contro ogni ignoranza.
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English version

Opening: Friday 31 March 2017 - 6pm - 9.30pm
Saturday 1 April and Sunday 2 April | 10am - 8pm
Duration: until 5 May 2017
Venue: Spazio Maria Calderara, Via Lazzaretto, 15 - 20124 Milano
Opening hours: Monday - Friday 9am to 6pm -
Info: mariacalderara.it T. +39 02 6705211 - galleriaumbertodimarino.comT. +39 081 0609318

The Galleria Umberto Di Marino is pleased to announce the first of a series of events to be held in the Spazio Maria Calderara in Milan, an industrial building restored to host the results of ongoing research in the field of fashion. The series of exhibitions, set up with the support and passion of the collectors Maria Calderara and Novelio Furin, is designed to provide opportunities for free artistic and curatorial experimentation linked to the main themes of the gallery’s scheduling, in the wake of events already organised in Naples last year in spaces not usually intended for contemporary art.

On Friday 31 March 2017, a conversation beyond space and time will take place between Luca Francesconi and Vettor Pisani, a project entitled Mascaret (with Vettor Pisani), in which objects and semantic fields become the subject of a lively debate thanks to their evocative force.
By anticipating the recent and, unfortunately, belated interest of international art criticism in the work of Vettor Pisani, Francesconi has explored common ground with his artistic practice over the years. He considers archetypal symbolism and philosophical speculation on the transcendental nature of matter, the mixture of sacred and profane, the overlap of birth and death, and the intertwining of art and art criticism. Through an interest in alchemy and the tendency to quote from the work of other artists, on which the mysticism and instinctive attachment to nature of both artists draw, mankind finds a heroic (or antiheroic) dimension by moving through the dark matter of the universe.

The post-modernist approach of Vettor Pisani, together with the semantic removal of iconography and traditional mythology, have always revealed the cracks in Eurocentric culture, whose boundaries and limits we now fully understand. The same short-sightedness has led to neglect of the prophetic force of his work which is now finally highlighted in this exhibition. Francesconi is already moving through these ruins, drawing on popular culture, crafts and naïve art in order to re-establish contact with reality through a reflection based on the metaphysics of matter.

At the end of the creative process, in both cases, mankind proves to be a “creole” figure, as underlined by Francesconi in the text accompanying the exhibition, indicating this result as the greatest legacy that this maestro of our contemporary world: “Pisani offers a figure that is no longer human, but made of creole living matter, without any cultural dominance”. The human body once again merges with the eternal living flow of objects, in all its authentic naturalness, despite obtaining this new state through the extremism of an artificial process. Like a tidal bore or mascaret, the leading edge of the tide that travels up a river attracted by the magnetic force of the moon, the practices of the two artists are designed to reveal the most unknown part of what is representable.

Thanks to:
Maria Calderara, Novelio Furin, Blanche Suzanne Rodríguez Calderara, Fondazione Morra, Napoli, Collezione
“i Cotroneo”, Pier Luigi Guzzetti, Maurizio e Laura Aliprandi, Giovanni Bonelli, Nicoletta Daldanise
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Text by Luca Francesconi

Mascaret

Vettor Pisani is a friend of mine. I’ve never met him.
That’s it, in a nutshell. He’d really have appreciated this presentation.

I keep on re-reading the catalogue of the large retrospective recently devoted to the artist by the Madre museum. And there are two aspects of Vettor Pisani that really interest me: his work and, to an even greater extent, the man himself who – strange to say, given I’ve never met him – is the real reason why we have decided to organise this encounter. It is becoming increasingly clear to me that the story of this artist is the embodiment, the encapsulation of the neglect that Italian art has endured for many years through its own fault. Essentially, the large catalogue published by Electa sets the seal on what I have just said.

The interpretation given so far of Pisani’s work can be summarised as follows:"man is not just himself; he is beyond himself. Complexity and tragedy are stages in the transition of matter which is life. The mind is the driving force ".

I find it tragically grotesque (Vettor adored tragedy), gauche and – let’s face it – boorish when I hear people talking, as they have done recently, about the rediscovery of Pisani. They would have done far better to have admitted their ignorance, their intellectual poverty and the petty provincialism that they represent.

His work seems prophetic, full of grotesque foresight rather like the predictions of Cassandra, the unheeded transcriber of the future. The news at the moment is full of mass migrations from one continent to another, and the emigration of young people from southern Europe seems to be an appropriate foreword to an exhibition devoted to the artist who was born in Ischia on 12 July 1934.
The austerity imposed by Germany, the Netherlands, Finland and the United Kingdom (which then abandoned the frontline with a childish electoral campaign for its referendum on Brexit) has yielded no benefit and has merely improverished, and often swallowed up, countries like Greece. I believe austerity is a form of elitism, an intellectual malaise found not only in politics but also in individuals; therefore – in symmetrical fashion – the elitism that has invalidated the current art system is a form of austerity.

Although he was originally a founder member of the Arte Povera movement, Pisani always pursued his own path, linked very closely to overcoming the concept of death. In my opinion, this lay at the root of the long friendship with Gino De Dominicis, whose notes on immortality reveal an intellectual symbiosis with Vettor Pisani.
At the end of the 1980s the artist’s work gradually changed and began to deal with issues related to “human-non-human”, a representation of the tragedy that would subsequently lead him to create hybrid forms, borrowed from classical history, which made him a precursor of more recent phenomena such as the Post-Internet art.
As a demonstration of his uniqueness within the Italian art scene, still concerned with conceptual formats linked to the Arte Povera movement from ages ago, Pisani began, in his last exhibitions, to explore the idea of overcoming bodily limits and the continuity of life.
I would therefore like to look at his work from a very contemporary perspective. Although his attention focused initially on the concept of hybridisation, represented by the classical meaning of the union of several identities, his work subsequently moved on even further: Pisani presented a figure that was no longer human but was made up of creole living matter, without any cultural domination where time and history also become elements of bodies.
The anthropomorphic figure, which was now immersed and dominated by materiality in the final phase of his work, the phase I personally prefer, is part of a unique flow in which he himself becomes the object with an extreme and coherent gesture. By this time Vettor was concentrating on demonstrating the superiority of the Spirit (and the Mind) over empirical matter, the body, and its triumph over history itself: since the Mind is the real creator of Life, it cannot include the End.
For a Christian, death is something that never plays a main role; or, at least, this is how things should be. Until it actually happens, it doesn’t exist. And when it does occur, it already no longer exists. It is therefore a non-problem.

Pain and suffering are quite a different matter. Suffering has been interpreted in history in different ways but it can be said that the whole of the final phase of his work was an attempt to channel it, rather than avoiding it, the search for an explanation of human stupidity, whether political, social or artistic (this should be emphasised: even artistic stupidity).

I have tried to find an image that represented his approach to the world, the art system and, lastly, to life itself, an image which differed from the boorish obsequiousness which so many people in the art world have adopted posthumously. And so my mind turned to the Tidal bore, often known by the French word of Mascaret, a wave or tide that flows up inland rivers against the direction of the river’s current, attracted by the magnetic force of the Moon. The attraction to the convex, absent part of things is a distinctive feature of people who are different or superior, those who can see the hidden part of matter.

I would like to conclude with one last point. I would like to affirm the demonstration of the existence of the Mind, the entity that Pisani analysed throughout his artistic career: Vettor was always (and only – as far as I can gather) surrounded by good people who demonstrated, through their actions, the lofty heights his artistic career had reached. The works that come from such important collections, which collectors have kindly loaned for this exhibition, are a declaration of a love that cannot be killed, a victorious gesture against all forms of ignorance.


Inaugurazione: venerdì 31 marzo 2017 ore 18- 21.30
sabato 1 aprile e domenica 2 aprile ore 10:00 / 20:00 -
Durata: fino al 5 maggio 2017
Sede: Spazio Maria Calderara, Via Lazzaretto, 15 - 20124 Milano
Orario: lunedì – venerdì ore 09:00 / 18:00
Info: mariacalderara.it T. +39 02 6705211 - galleriaumbertodimarino.comT. +39 081 0609318

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martedì 28 marzo 2017

PASCALI SCIAMANO

Pino Pascali. Cinque bachi da setola e un bozzolo

La mostra nasce con l’obiettivo di presentare l’opera di Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968) in dialogo con quella che comunemente viene definita “arte tribale”. Esplorare l’approccio creativo dell’artista attraverso il suo legame con la cultura africana, a partire dall’interesse verso il primitivo, in contrapposizione ai miti della società moderna, e all’attenzione per il totemismo, i fenomeni di identificazione animale/individuo e alla concezione animistica della natura.
Sono infatti molte le sinergie tra l’arte tribale e la poetica di Pino Pascali – figura eclettica, scultore, scenografo, performer, figura centrale della scena artistica italiana degli anni Sessanta, che trova nelle forme creative proprie all’Africa una fonte d’inesauribile ispirazione, nel tentativo di aprire a una dimensione magica, fantastica, giocosa e ambigua del fare artistico. La rappresentazione della natura stilizzata e ridotta ai suoi elementi essenziali, il mito del primitivo, l’uso del corpo quale estensione dell’opera/oggetto, il rapporto tra individuo e collettività, la commistione tra naturale e artificiale, caratterizzano la ricerca di Pascali, che mette in scena l’Africa, non la sublima, va oltre l’essenzialità plastica e lo studio della figura, nel tentativo di recuperare quell’armonia primordiale offuscata dall’intellettualismo dominante dell’epoca, utilizzando la materia come strumento di conoscenza, come una mitica invocazione degli elementi vitali.
Nelle società primitive lo sciamano è colui che agisce ai limiti tra i due mondi, terreno e ultraterreno, in dialogo con le forze naturali, e che si esprime attraverso un simbolismo mitico, irriducibile alle categorie del pensiero e delle verità logiche. Riconoscere la vita al di fuori dell’uomo, ovunque si intraveda un principio di attività, e trasformare ogni comportamento in un linguaggio, è questo ciò che unisce Pascali ai riti e ai miti delle culture primitive. Pascali sciamano è una sorprendente esplorazione attraverso la produzione di Pascali tra il 1966 e il 1968 che permetterà di scoprire opere poco o mai esposte al pubblico. Il percorso espositivo gioca con l’architettura evitando il confronto diretto tra i manufatti africani e le sculture dell’artista, mettendo invece queste ultime in stretta relazione tra loro, quasi a evocare una libera narrazione. La mostra si sviluppa lungo i tre piani della Fondazione, ognuno dei quali è dedicato a uno dei tre anni della breve ma prolifica attività di dell’artista.


PASCALI SCIAMANO
a cura di Francesco Stocchi
dal 24 marzo 2017 al 24 giugno 2017
via Cino del Duca 4 – 20122 Milano
Orario: aperto tutti i giorni su appuntamento
Sabato accesso libero dalle 11:00 alle 18:00
Domenica chiuso
Informazioni e prenotazioni
+39 02 36747039

lunedì 27 marzo 2017

Milano Art week e Miart 2017

Miart a Fieramilanocity dal 31 marzo al 2 aprile, il calendario dell’Art week in città a partire dal 28 marzo.

Miart è una fiera in cui moderno e contemporaneo dialogano con continui rimandi o con echi più o meno espliciti: un’occasione per riflettere sulla continuità fra passato e presente.
miart vuole sottolineare ancora di più questo aspetto e allo stesso tempo lavorare sulla possibilità di sperimentare strategie istituzionali alternative a quelle consuete. L’obiettivo è quello di iniziare un percorso che porti miart ad essere attiva nella produzione moderna e contemporanea durante tutto l’anno e non solo nei tre giorni dell’evento fieristico.
miart diventa un collettore di ambiti, strutture ed esperienze variegate in grado, da una parte, di connettere tra loro le specificità che esistono nel tessuto culturale ed economico di Milano, dall’altro, di incubare importanti realtà internazionali. Le sezioni della fiera e gli eventi in città si basano su un principio di “attraversamento” di discipline diverse con il desiderio di intercettare pubblici provenienti anche da altri ambiti per definire nel campo dell’arte un luogo idoneo alla comunicazione tra i saperi, un luogo di “scambi” oltre che un’esperienza culturale sulla base della teoria de “L’Economia delle Esperienze” in cui la produzione di beni e servizi non è più sufficiente, ma sono le “esperienze” offerte a costituire il fondamento della creazione di valore.

Di seguito il programma della settimana:

lunedì 27 marzo
Museo del Novecento | Palazzo dell’Arengario, via Guglielmo Marconi, 1
Invito. Premio Acacia 2017: Rossella Biscotti
Curator: Gemma De Angelis Testa

Basilica di Sant’Eustorgio | piazza Sant’Eustorgio, 1
Adrian Paci: The Guardians
Curator: Gabi Scardi
special event Milano ArtWeek
lunedì 27 marzo
ingresso gratuito in occasione del vernissage h. 18:00
domenica 2 aprile
ingresso gratuito dalle 13:30

FuturDome | via Paisiello 6
Outer Space - La prima mostra italiana dedicata ai project space italiani
Curator: Ginevra Bria
Artistic direction: Atto Belloli Ardessi

The Classroom | via Cesare Correnti, 14
Piero Golia e Diego Perrone on Chris Burden

Assab One | via Privata Assab, 1
1+1+1: Eun Mo Chung, Bijoy Jain, George Sowden
Concept: Elena Quarestani
Curator: Marco Sammicheli

Montrasio Arte | via di Porta Tenaglia, 1
Giacinto Cerone. Una nota che non c’è


martedì 28 marzo
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea | via Palestro, 14
Santiago Sierra: Mea Culpa
Curators: Diego Sileo, Lutz Henke
Opening h. 19:00 (su invito)
special event Milano ArtWeek
domenica 2 aprile
ingresso ridotto e visite guidate gratuite alle 16:30 (con il curatore) e alle 18:00

Case Chiuse #4 | Casa Vautrin/Vudafieri via Melzo, 5
Gabriele De Santis
curator: Paola Clerico

Armada | via Privata Don Bartolomeo Grazioli, 73
1-0-2 Eugenio Barbieri presentato da Dario Guccio e Davide Stucchi

Riccardo Crespi * | via Giacomo Mellerio, 1
Gal Weinstein, Patrizia Giambi


mercoledì 29 marzo
FAI – Diurno di Porta Venezia | piazza Guglielmo Oberdan
Flavio Favelli. Senso 80. Diurno Venezia. Milano
special event Milano ArtWeek
vernissage 18:00-21:00
evento al completo

Fondazione Arnaldo Pomodoro * | via Vigevano, 9
Anna-Bella Papp
Curator: Simone Menegoi
special event Milano ArtWeek
vernissage 18:00-21:00

Palazzo Reale - sala conferenze | piazza del Duomo, 14
special event Milano ArtWeek
Sei Conversazioni d'arte 2017
Sette Palazzi Celesti, Anselm Kiefer
presenta Gabi Sgarbi
le prenotazioni apriranno a breve


la Rinascente | piazza Duomo – windows
Paola Pivi. I’m Tired of Eating Fish
curator: Cloe Piccoli

Palazzo Borromeo | piazza Borromeo, 12
Brigitte March Niedermair. transition_Giorgio Morandi
RSVP

Boatos Fine Arts * | via Gioberti, 1
Puppies Puppies & Daniel Albuquerque

Luisa Delle Piane * | Circolo Reduci e Combattenti, V. Volta, 23
Andrea Anastasio. Arca

Dimoregallery * | Circolo Reduci e Combattenti, V. Volta, 23
Verande

Massimo De Carlo * | via Giovanni Ventura, 5
Jim Shaw / Jamian Juliano Villani

Massimo De Carlo * | piazza Belgioioso, 2
Liu Xiaodong

Federico Luger * viale Sabotino, 22
Raul Cordero. Words Are Wind

Francesca Minini * | via Privata Massimiano, 25
Armin Boehm

Gió Marconi * | via Tadino, 20
Markus Schinwald. Solo show

Kaufmann Repetto * | via di Porta Tenaglia, 7
Adrian Paci. The People are Missing

Otto Zoo* | Via Vigevano, 8
Jacin Giordano

Pack * | viale Sabotino, 22
Matteo Basilé

Prometeogallery * | via Privata Giovanni Ventura, 3
Piero Gilardi - Regina José Galindo. Il Teatro Subalterno
Curator: Marco Scotini

Raucci/Santamaria * | via Francesco Redi, 23
Merlin James

ZERO…* | viale Premuda, 46
Massimo Grimaldi

Marsèlleria | via Paullo, 12/a
Daniele Innamorato
Curator: Giorgio Verzotti

MEGA | piazza Vetra, 21
Gianni Pettena

giovedì 30 marzo
miart 2017
fieramilanocity
viale Scarampo, gate 5 – pad. 3
Preview h. 12:00 (riservato ai possessori di vip card)
Opening h. 18:00 (su invito)

FM Centro per l’Arte Contemporanea | via Piranesi, 10
Il cacciatore bianco. Memorie e rappresentazioni africane
Curator: Marco Scotini
special event Milano ArtWeek
apertura straordinaria gratuita dalle 20:00 alle 23:30

Aeroporto di Milano Malpensa
Matteo Pugliese | Spiriti Ostinati
special event Milano ArtWeek
finissage della mostra

venerdì 31 marzo
La Triennale di Milano | viale Emilio Alemagna, 6
Triennale Design Museum X Edizione
Concept and Direction: Silvana Annicchiarico
Curators: Francesca Balena Arista, Pietro Corraini, Enrico Ercole, Luca Fois, Fulvio Irace, Paola Maino, Irene de Guttry, Alberto Munari, Francesca Picchi, Franca Zuccoli, Monica Guerra

Fonderia Artistica Battaglia | via Stilicone, 10
BRONZE IS NOW. Open Studio / Archive 2016-2017
Open Studio / Marta Pierobon
The act of drinking a Coke by yourself is the lowest form of art. Micol Assaël, Neïl Beloufa, Cezary Bodzianowski, Adam Gordon, João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Gavin Kenyon, Victor Man, Loïc Raguénès, Pietro Roccasalva, Michael Sailstorfer, Hans Schabus, Cally Spooner
Curator: ZERO...

Il Colorificio | via Giambellino, 71
Deniz Eroglu: Phantasm
Curator: Michele Bertolino, Bernardo Follini, Giulia Gregnanin

Dep Art * | via Comelico, 40
Mario Nigro. Le strutture dell’esistenza

Grimaldi Studio Legale | via Privata Fratelli Gobba, 4
Domingo Milella: Visioni da un mondo antico

Primo Marella * | viale Stelvio, 66
Elio Marchegiani. Io ironicamente io


sabato 1 aprile
ECAL/University of Art and Design Lausanne | Spazio Orso, via dell’Orso, 16
More Rules for Modern Life
Curator: John M Armleder

Palazzo Borromeo | piazza Borromeo, 12
Brigitte March Niedermair. Transition_Giorgio Morandi
RSVP

* apertura straordinaria il 31 marzo

domenica 2 aprile
PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea (via Palestro 14)
Ore 19.00: biglietto ridotto e visite guidate gratuite con il curatore su prenotazione della mostra Santiago Sierra. Mea Culpa acura di Diego Sileo e Lutz Henke

Terzo Progetto Portfolio

Progetto P 2016
Terzo Progetto Portfolio Galleria Gallerati

Rassegna di fotografia in portfolio
a cura di Carlo Gallerati e Noemi Pittaluga

Inaugurazione: sabato 1 aprile 2017, ore 19.00-22.00

Esposizione dei lavori stampati:
1 e 2 aprile 2017 (prima sala)
dal 3 aprile 2017 al 2 aprile 2018 (seconda sala)

Catalogo a stampa con immagini a colori e testi critici
(22 x 22 cm, 44 pagine)

Autori selezionati: Antonio Amatruda, Candido Baldacchino, Claudio Battista, Roberto Bonfigli, Paolo Boretti, Maurizio Callegarin, Fabio Capaccioli, Stella Carbone, Riccardo D'Amico, Sabrina Genovesi, Carla Guascone, Heinz Innerhofer, Fabrizio Loiacono, Caterina Marchionne, Carlo Panza, Marcello Sergio, Giulio Spagone, Claudio Spoletini, Martina Zanin, Luciano Zuccaccia

Lettori e giurati: Carlo Gallerati, Vincenzo Monticelli Cuggiò, Augusto Pieroni, Noemi Pittaluga, Serena Silvestrini

Progetto P 2016
Terzo Progetto Portfolio Galleria Gallerati
A cura di Carlo Gallerati e Noemi Pittaluga
Galleria Gallerati (Via Apuania, 55 – I-00162 Roma – Tel. +39.06.44258243 – Mob. +39.347.7900049)
Inaugurazione: sabato 1 aprile 2017, ore 19.00-22.00
Dal 3 aprile 2017 al 2 aprile 2018: esposizione periodica nella seconda sala della galleria
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 93, 310; metro: linea B, fermata Bologna
Ufficio stampa: Galleria Gallerati
Informazioni: info@galleriagallerati.it, galleriagallerati.progettop@hotmail.it, www.galleriagallerati.it

Via Apuania, 55 – I-00162 Roma – Tel. +39.06.44258243 – info@galleriagallerati.it – www.galleriagallerati.it

domenica 26 marzo 2017

Omar Galliani - Lorenzo Puglisi. Caravaggio, la verità nel buio



a cura di Raffaella Resch e Maria Savarese
con un testo critico di Mark Gisbourne
Napoli, Pio Monte della Misericordia
Inaugura sabato 1 aprile, ore 17

Dopo l’importante riscontro di critica e di pubblico della prima tappa palermitana – tenutasi alla Cappella dell’Incoronazione, spazio off del Museo Riso – apre al Pio Monte della Misericordia di Napoli la seconda parte della mostra “Omar Galliani – Lorenzo Puglisi. Caravaggio, la verità nel buio”, progetto che vede per la prima volta unite due istituzioni autorevoli come il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e il Pio Monte della Misericordia di Napoli.

Il progetto espositivo, curato da Raffaella Resch e Maria Savarese con un contributo critico di Mark Gisbourne, si avvale del patrocinio morale del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo, e del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee. Con opere tutte inedite, differenti da quelle esposte a Palermo e realizzate appositamente per l’occasione, Galliani e Puglisi si pongono questa volta in dialogo diretto con Caravaggio di cui, presso il Pio Monte, è esposto il capolavoro Le Sette Opere di Misericordia.

La mostra nasce per rendere omaggio ai due artisti contemporanei nella loro ispirazione a Caravaggio: Omar Galliani e Lorenzo Puglisi ripercorrono idealmente il viaggio del pittore lombardo attraverso i più significativi luoghi da lui toccati a Palermo e a Napoli negli ultimi quattro anni della sua vita, in fuga dalla condanna a morte per decapitazione.

Se a Palermo tale ispirazione era dettata da un’assenza – la tela caravaggesca dedicata alla Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi e collocata presso l’Oratorio di San Lorenzo fu infatti trafugata nel 1969 – a Napoli il confronto è più immediato e potente poiché il capolavoro del Merisi è presente nella sede espositiva. L’esposizione si articola in due nuclei concettuali: l’uno vede due opere di grandi dimensioni, 3x2 metri circa, posizionate nella Cappella ai lati della grande tela del Caravaggio; l’altro, al piano superiore, nelle sale della quadreria dedicate al contemporaneo, presenta i bozzetti preparatori dei lavori esposti in Cappella.


Omar Galliani espone una serie lavori – di medie e grandi dimensioni, su tavola e su carta – dal titolo Genealogie dell’ombra. “Quando guardi un’opera di Caravaggio non hai altri punti di vista se non la luce e l'ombra – spiega l’autore –. I punti di riferimento sono i volti, i corpi, gli oggetti”. Galliani ha voluto svuotare Le Sette Opere di Misericordia rendendola orfana delle figure e lasciando la scena a ciò che rimane quando, finita la posa, tutti se ne vanno e anche lo stesso Caravaggio posa i pennelli. “Di lui – aggiunge l’artista – non si conoscono i disegni, distrutti, bruciati o, più semplicemente, per la foga del dipingere, ne trascurava l'utilizzo. Gli ho dedicato quindi un grande disegno a grafite, lasciando al bianco e nero ciò che difficilmente si può dire con il colore”.



Lorenzo Puglisi presenta il corpus di olii su tela dal titolo La Misericordia e affida la spiegazione del suo lavoro alle parole di Mark Gisbourne: “Puglisi utilizza la cancellazione dello stato di realtà (molti pensano a Caravaggio come il primo pittore realista) come punto di partenza piuttosto che come risultato. […] I suoi dipinti essenziali si confrontano con i resti e le tracce residuali ed i ricordi di ciò che ho chiamato le “ombre” della pittura, i fantasmi o le possibilità che la pittura offre oggigiorno. […] I suoi dipinti sono ridotti alle nude ossa della pittura o, detto ancor meglio, come la pittura delle nude ossa stesse. Nell’incontrare le “oscurità” di Puglisi tocchiamo tutto quello che c’è stato prima come se ci fosse un’eterna ripetizione, poiché la pittura finisce nel suo inizio, e misteriosamente sembra che le sue origini siano i suoi fini ultimi”.

Premessa dell’esposizione è, da un lato, il soggiorno che il Merisi avrebbe avuto a Palermo nel 1609 e la già citata tela Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi; dall’altro, il periodo napoletano in cui realizzò alcune delle sue opere più evocative, come il Martirio di Sant’Orsola, la Flagellazione di Cristo e Le Sette Opere di Misericordia. Obiettivo è riunire ispirazioni, rimandi e contrappunti in una costellazione di senso che racchiuda l’opera di Omar Galliani e Lorenzo Puglisi, ne raffronti l’estetica e renda conto del loro debito al grande maestro del barocco. Caravaggio è il maestro indiscusso della luce, per primo modella le figure cesellandone i tratti e facendole emergere dal buio sottostante con un’illuminazione drammatica. Grande protagonista delle sue tele dunque è la luce che affiora dal nero. O, in altre parole, il nero bucato dalla luce. In questa semplice e forte antitesi tra chiaro e scuro si collocano le ricerche di Galliani e Puglisi che di Caravaggio sembra abbiano fatto l’origine della loro esperienza estetica. Il contrasto tra luce e ombra ci pone di fronte ad un’altra coppia di antinomie, poste dai due artisti in reciproco rapporto dinamico: l’uso della matita su fondo chiaro in Galliani porta a un disvelamento dei corpi che costituiscono aggregazione di materia scura; mentre la pennellata con colore chiaro su fondo nero in Puglisi rivela la luce che, prima celata nel nero, rende visibile frammenti di realtà. Luce e ombra, dunque, come apparizione e scomparsa: l’epifania delle figure avviene come quella dell’angelo caravaggesco che scende dal cielo, mentre lo sfondo della scena è buio, annullato dalla densità del nero. Il più intimo essere dell’uomo, la sua condizione esistenziale, la verità del suo esistere, vengono avvicinate ed appaiono in un istantaneo fermo immagine risolutivo.

La mostra è accompagnata da un catalogo con introduzioni istituzionali di Valeria Li Vigni, direttore del Polo Museale di Palermo, e Alessandro Pasca di Magliano, Soprintendente del Pio Monte della Misericordia, e con contributi di Raffaella Resch, Maria Savarese e del critico inglese Mark Gisbourne.


Biografie degli artisti
Omar Galliani (Montecchio RE, 1954), figura oramai celebrata sulla scena artistica mondiale, maestro indiscusso del “disegno italiano”, marchio distintivo che contraddistingue le sue monumentali tavole disegnate a matita, ripercorrendo una finissima tecnica rinascimentale di accuratezza del tratto, utilizza il nero come addensamento di materia. Il punto di partenza della sua opera è la superficie bianca, chiara, del foglio, della tela, o più spesso della tavola di pioppo, su cui traccia segni con matita o carboncino che si accumulano fino a prendere matericamente vita, a rivelare una superficie nella penombra, che sia la pelle del corpo umano, uno specchio d’acqua o un oggetto. Nel buio la luce stilla di un lucore magico, inquietante, seduttivo. Oppure trapela da una fonte luminosa nascosta, oscurata alla nostra visione da un ostacolo, solo grazie al quale percepiamo la consistenza dei raggi luminosi.

Lorenzo Puglisi (Biella, 1971) è autore di una ricerca pittorica che si caratterizza per l’utilizzo diffuso del nero che crea uno sfondo di buio assoluto, dal quale si sprigionano fiotti di luce capaci di definire i volumi, i volti, le parti del corpo, come presenze catturate in un’espressione o in un gesto, frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio dal 1600 fino ad oggi. Nel 2015 la sua ricerca artistica si concentra sulla pittura nel senso più classico, con grandi tele riferite ad opere del passato e filtrate dalla sua iconografia.

Informazioni utili
Titolo Omar Galliani - Lorenzo Puglisi. Caravaggio, la verità nel buio
A cura di Raffaella Resch, Maria Savarese,
Con il patrocinio morale di Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo
Con il matronato di Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee
Inaugurazione sabato 1 aprile, ore 17
Date 2 – 30 aprile 2017
Sede Napoli, Pio Monte della Misericordia, Via dei Tribunali, 253
Orari da lunedì a sabato, ore 9 – 18. Domenica, ore 9 - 14.30 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Ingresso Intero € 7,00 | Ridotto € 5,00 – il biglietto consente la visita alla mostra, alla chiesa e
alla quadreria.

Info al pubblico segreteria@piomontedellamisericordia.it

Main Sponsor Reda

Catalogo Con testi di Mark Gisbourne, Raffaella Resch, Maria Savarese, Valeria Li Vigni, Alessandro Pasca di Magliano



Ufficio stampa NORA comunicazione - Eleonora Caracciolo di Torchiarolo
m. +39 339 89 59 372 – info@noracomunicazione.it - www.noracomunicazione.it

pubblica: 

sabato 25 marzo 2017

Chronos_L'arte contemporanea e il suo tempo: Le stanze del contemporaneo -1


Kitairon Óros, installazione di Silvia Celeste Calcagno


CHRONOS. L’arte contemporanea e il suo tempo, curata da Angela Madesani, è la prima di un ciclo di mostre a cadenza annuale dal titolo LE STANZE DEL CONTEMPORANEO, che vedrà coinvolti diversi comuni della Provincia di Bergamo distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, su alcuni temi portanti della storia dell’arte che pongono in dialogo l’antico e la tradizione con il contemporaneo.


Prima rassegna promossa da sei Comuni della bassa bergamasca orientale - TORRE PALLAVICINA CORTENUOVA, CALCIO, MORENGO, ROMANO DI LOMBARDIA, COLOGNO AL SERIO - con l’intento di valorizzare i propri siti storici che si situano cronologicamente tra il XVI e il XX secolo. Edifici di grande rilievo, carichi di storia e memoria dove la curatrice porta le opere di 46 artisti contemporanei, la cui riflessione è incentrata sul tema del “tempo”: in senso storico, esistenziale, storico-artistico, filosofico. I
In mostra vi saranno opere pittoriche figurative e non, fotografie, video, sculture e installazioni che entreranno in stretto rapporto con gli spazi interni ed esterni e in fitto dialogo fra loro.


Mostra a cura di Angela Madesani
Provincia di Bergamo – Sedi varie
22/23 Aprile (inaugurazioni) – 21 Maggio 2017
Catalogo Scalpendi

TORRE PALLAVICINA | Palazzo Barbò | Torre di Palazzo Barbò | Palazzo Botti
CORTENUOVA | Palazzo Colleoni
CALCIO | Palazzo Vezzoli
MORENGO | Palazzo Giovanelli
ROMANO DI LOMBARDIA | Palazzo della Ragione
COLOGNO AL SERIO | La Rocca - Sala del Cavallo

Orario: sabato 16-19; domenica 15-19
Gli altri giorni su appuntamento, contattando le rispettive sedi
Ingresso libero per le sedi di Cortenuova, Calcio, Morengo, Romano di Lombardia, Cologno al Serio

Biglietto d’ingresso: 3,00 Euro per le sedi a Torre Pallavicina.


Andrea Panarelli. Apqartamen⊥o



ANDREA PANARELLI
Apqartamen⊥o
a cura di Antonio Cocchia
Galleria E23
5 aprile 2017 ore 19:00

La Galleria E23 inaugura mercoledì 5 aprile 2017 alle ore 19.00 la personale di Andrea Panarelli dal titolo “Apqartamen⊥o”, a cura di Antonio Cocchia.
“Il silenzio appartiene alla struttura fondamentale dell’uomo”, sostiene Max Picard. È una dimensione in cui crear rifugio dalla realtà esterna. Il silenzio aiuta a pensare, a concentrarsi, a ritrovare sé stessi e ad ascoltarsi. In esso l’uomo genera idee con la tranquillità dovuta ad una temporalità nuova: tutto è più lento e dilatato. Inoltre, attraverso il silenzio l’uomo può manifestare rispetto nei confronti di una realtà superiore e accettazione della propria limitatezza.
Andrea Panarelli, utilizzando svariati mezzi espressivi – dalla pittura al video, all’installazione -, riflette sul rapporto fra “appartarsi” e “appartenere”. Per gli spazi della galleria propone una serie di lavori che ha come soggetto “l’appartamento”, uno spazio intimo che in qualche modo unisce il dentro con il fuori, il privato con il pubblico. È l’unità di misura dell’abitare – giocare, lavorare, avere cura, pregare -, ma è anche il luogo della relazione, dell’incontro con l’altro, il posto in cui si sogna a occhi aperti, lo spazio del silenzio.

Andrea Panarelli – Nato a Zurigo nel 1975, infanzia vissuta tra la Svizzera e l’Italia. Frequenta la Florence Academy of Art nel 2007 per approfondire la conoscenza delle tecniche pittoriche. Utilizza vari medium la pittura in primis, affiancandola in seguito a installazioni e video. Il paesaggio – fisico, mentale ed emozionale – il cinema, la società, la propria storia personale diventano nelle sue mani elementi da modificare per rileggere la realtà.


Artista: Andrea Panarelli
Curatore: Antonio Cocchia
Titolo personale: Apqartamen⊥o
Sede espositiva: Galleria E23, Via Blanch, 23 (P.zza Nazionale) 80147 – Napoli
Inaugurazione: Mercoledì 5 aprile 2017 – ore 19:00 – 22:00
Durata: 6 aprile – 17 maggio 2017
Per informazioni al pubblico: Tel. +39 081 0484111 – cell. +39 320 6564903
E–mail: infoe23@gmail.com – Sito web: www.eventitre.net
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30
e su appuntamento chiamando il 320 6564903 - 3348037272



pubblica: 

Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma Ricarda Guantario espone “Infinity”


Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma


Ricarda Guantario espone “Infinity”
“Aeterna” è il titolo della terza Esposizione Triennale di Roma, che sarà visitabile dal 26 marzo al 23 aprile 2017 presso il Complesso del Vittoriano - Ala Brasini e Padiglioni Nazionali:  Palazzo Velli Expo e  Fondazione Venanzo Crocetti. Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, promossa dalla società Start, con la gestione e l’organizzazione del Gruppo Arthemisia, la mostra - curata quest’anno da Gianni Dunil - è allestita su circa 1000 metri quadrati, con 235 artisti e 253 opere esposte selezionate tra migliaia di candidati. La Triennale di Roma 2017 sarà inaugurata dal conte Daniele Radini Tedeschi e dal prof. Achille Bonito Oliva in data 1° aprile 2017 alle ore 16.00 presso il Complesso del Vittoriano.
Il tema su cui poggia l’intera manifestazione consiste nella riflessione sul concetto di effimero contrapposto a quello di eterno, sulle possibilità delle arti visive di rispondere ai valori sociali contrastanti e tendenti sempre più verso un nichilismo tecnologico, un tilt estetico, un azzeramento formale ed una linguistica dell’incomunicabilità. Gran parte dei lavori selezionati riguardano i confini dell’astrattismo intesi come confini del regno del Nulla, demarcati filosoficamente entro una dialettica fatta di contaminazioni informali e immateriali. Tra gli autori più affermati è possibile annoverare le presenze in mostra di artisti partecipanti a diverse edizioni, passate e future, della Biennale di Venezia. Il catalogo della mostra, a disposizione presso il bookshop del Vittoriano, raccoglierà le fotografie di tutte le opere esposte e recherà un saggio introduttivo del prof. Vittorio Sgarbi. L'evento artistico vedrà come giurati la presenza di Jas Gawronski, Gianni Lattanzio e Stefania Pieralice.
Tra le opere esposte si annovera la presenza dell'artista Ricarda Guantario con  l'opera “Infinity”.  Il simbolo della spirale con il suo immenso potere, rappresenta il percorso che compie l'anima nella sua infinita evoluzione. Il punto centrale della chiave, la fonte, il punto di apertura tra materialità e spiritualità indica il rapporto fra cielo e terra (l’opera è cm 80x80 tecnica mista). Durante il periodo espositivo ci saranno prestigiose presentazioni di libri presso la Sala Verdi (Complesso del Vittoriano – Ala Brasini); esse rientrano nel progetto “Triennale libri”, grande novità di questa terza edizione.
Orari
Complesso del Vittoriano - Ala Brasini
Lunedì - Giovedì 9.30  19.30
Venerdì - Sabato 9.30 22.00
Domenica 9.30 20.30 Ingresso libero
L’ingresso è consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
Palazzo Velli Expo
Lunedì - Venerdì 11.00 > 19.00 Sabato e Domenica chiuso Ingresso libero
Fondazione Venanzo Crocetti
Lunedì - Venerdì 11.30 > 13.00  - 15.00 >19.00
Sabato 11.00 19.00 - Domenica chiuso
Ingresso libero

 
 
 

 
 

 

venerdì 24 marzo 2017

INSIDE_dentro le storie

SI SENTE ANCORA L'ODORE DEGLI ACIDI #3
INSIDE_dentro le storie

Rassegna sulla fotografia contemporanea
presso l'Ex laboratorio Fotocine Meridionale
1-27 aprile 2017, Bari

F. project | Centro di formazione sulla fotografia e l’immagine contemporanea presenta INSIDE_dentro le storie

Terza rassegna sulla fotografia contemporanea curata da Massimo Barberio, Roberta Fiorito, Michela Frontino e Maria Teresa Salvati, si terrà nel mese di aprile presso gli spazi dell'ex laboratorio Fotocine Meridionale.

Esperienze e ricerche artistiche presentate attraverso una mostra e un programma di incontri e talk che, seppur fortemente diverse per background e approccio allo strumento fotografico, trovano un territorio comune nel punto di vista privilegiato con cui producono le loro opere.

Uno sguardo che parte, comprende e irrompe dall’interno delle realtà esplorate e che di esse diviene parte imprescindibile.
Sabato 1° aprile alle ore 12:30 si darà il via alla rassegna con l’inaugurazione della mostra INSIDE_dentro le storie, collettiva che mette in dialogo i lavori di sette autori italiani ed internazionali - Alexander Aksakov, CESURA, Sean Lee, Amak Mahmoodian, Carlo Rainone, Camilla Riccò e Juan Diego Valera - e una conversazione a più voci che metterà a confronto le esperienze e le ricerche di Stefano Carini (fotografo freelance e picture editor), Giovanni Cocco (autore) e Carlo Rainone (autore), moderati da Lina Pallotta (fotografa e insegnante).

Cosa vuol dire essere vicini o interpretare i propri soggetti dall’interno? Qual è la distanza dalla storia che permette di comprenderla e interpretarla intimamente? Quanto un autore si può spingere per avvicinarsi alla realtà che fotografa? Quali sono le componenti fisiche ed emotive che entrano in gioco nel racconto fotografico?

A partire da queste domande, la riflessione sul tema inside genera una fitta trama di analogie visive, punti di vista e visioni personali che uniscono e legano tra loro le opere degli artisti esposte in mostra. Al centro del percorso espositivo è il trasporto viscerale che conduce al cuore degli eventi, genera e produce immagini. Il linguaggio è parte di un metodo di condivisione empatica e di partecipazione visiva che distingue ciascun autore.

Si parte da uno sguardo sulla storia recentissima con il collettivo Cesura. Il loro lavoro Ado racconta i venti di rivoluzione che hanno scosso il mondo arabo fra il 2010 e il 2011. Il risultato è un ampio lavoro a più mani composto da immagini e video prodotti dal collettivo e dai protagonisti stessi degli eventi. Ado introduce una feconda riflessione sul “citizen photojournalism”, fotogiornalismo partecipato, che coinvolge la testimonianze dei cittadini come punto di partenza nel racconto della notizia.

Spostandoci più a est il fotografo russo Alexander Aksakov con il lavoro 365 Dreams, a metà fra un diario personale e un reportage, ci svela un anno di vita di giovani militari russi che, come lui, devono “pagare il loro debito con la madre patria” in una base militare segreta. Aksakov è riuscito a raccontare, di nascosto e con una macchina fotografica Smena-8M (una macchina fotografica 35mm a basso costo), un’esperienza che solitamente è nascosta agli occhi dei più, mostrandoci momenti di intimità, alienazione, nostalgia, paura, solitudine e volontà di fuggire.

Di alienazione e disorientamento racconta anche il progetto Diente de chucho del fotografo argentino Juan Diego Valera, ma il risultato stilistico, oltre che i contenuti, sono molto diversi. Per Valera si tratta di trasmettere lo stato di confusione e di allarme permanente di un fotografo in un luogo sconosciuto, attraverso l’evocazione di paesaggi e spazi apparentemente comuni. Qui il fattore umano viene usato come ingrediente reiterativo di immagini semplici di un autore incapace di separare l’emotivo dall'obiettivo.

Camilla Riccò, giovane fotografa fiorentina, attraversando diverse storie legate a diversi disturbi alimentari, svela e ci racconta “dall’interno” la malattia e la maniera in cui, chi ne soffre, percepisce se stesso e il mondo circostante. Il progetto, a lungo termine, nasce da un’esperienza personale e indagata, utilizzando immagini d’archivio, testi, still life e collages, le storie di 11 persone che hanno sofferto di disturbi alimentari e che ha personalmente conosciuto nel corso degli anni.

Inside ha anche a che fare con l’accesso e la comprensione delle storie dalle sue viscere; e così il giovane fotografo partenopeo Carlo Rainone entra nelle case, nelle feste, nei luoghi di ritrovo dei cantanti neo-melodici napoletani e in quelle dei presunti nobili vicini ai movimenti neo-borbonici. Un punto di vista privilegiato, quello di Rainone, che consente di avvicinarci a luoghi altrimenti inaccessibili: una società, quella napoletana, multi-sfaccettata e fatta di tanti micro-cosmi con una loro peculiarissima identità.

Di identità parliamo anche con la fotografa iraniana Amak Mahmoodian. Shenasnameh, è il nome del progetto nonché il nome del certificato di nascita ufficiale iraniano. È valido per tutta la vita ma la foto-tessera che essa contiene deve essere aggiornata secondo gli standard nazionali. Amak si rifiuta di far passare l’idea che le donne siano tutte uguali, e attraverso la raccolta di immagini e impronte digitali di diverse donne sottolinea, con delicata analisi, le differenze che rendono tali donne uniche nel loro essere. Un luccichio degli occhi, le sopracciglia, le labbra, uno sguardo con cui
queste donne riconquistano una loro individualità.
Con Sean Lee, artista cinese, entriamo davvero dentro la storia, attraverso la relazione inscindibile tra fotografo e soggetto. Desideroso di comprendere la vita dei lady-boy in Cambogia, ma non pago della realizzazione di un documentario visto da out-sider, per più di un anno Sean ha dato vita e corpo al suo alter ego femminile: Shauna. Il travestimento, la totale immedesimazione nei panni di Shauna è la strategia adottata dal giovane autore per documentare, con incredibile veridicità ed estrema e delicata intimità, la vita del quartiere a luci rosse di Siem Reap.

La rassegna INSIDE_dentro le storie proseguirà giovedì 7 aprile con la presentazione del libro The Modern Spirit is Vivisective di Francesca Catastini e giovedì 27 aprile con la presentazione del libro Diente de Chucho di Juan Diego Valera

La rassegna, che scandirà le prossime settimane, intende stabilire un dialogo profondo e duraturo con il territorio in cui opera e con il pubblico, a vario titolo, interessato al ruolo della fotografia nella realtà che viviamo ogni giorno. In continuità con le attività didattiche di richiamo nazionale e internazionale che F. project Scuola di Fotografia e Cinematografia porta avanti da oltre tre anni nella città di Bari, questa rassegna conferma l'impegno di una realtà interessata alla divulgazione e alla valorizzazione della cultura fotografica in Puglia e più in generale nel sud Italia.

La mostra INSIDE_dentro le storie è stata concepita in collaborazione con Slideluck, organizzazione non-profit dedicata alla costruzione e al rafforzamento delle comunità attraverso il cibo e l'arte. Dal 2000, Slideluck porta in oltre 100 città in tutto il mondo, eventi che combinano una presentazione multimediale con una cena a buffet.

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PROGRAMMA
1° aprile h 12:00
- Talk_INSIDE con Stefano Carini, Giovanni Cocco, Carlo Rainone modera Lina Pallotta.

- Opening della mostra INSIDE_dentro le storie
Artisti: Alexander Aksakov, CESURA, Sean Lee, Amak Mahmoodian, Carlo Rainone, Camilla Riccò, Juan Diego Valera

- Brunch

giovedì 6 aprile h 17:30
Presentazione del libro «The Modern Spirit is Vivisective» di Francesca Catastini
Primo classificato al ViennaPhotoBookAward 2016, The Modern Spirit is Vivisective di Francesca Catastini (Lucca) è stato pubblicato dalla casa editrice Anzenberger. Il libro riguarda lo studio dell'anatomia, a partire dal fenomeno delle dissezioni pubbliche che, dal Rinascimento fino al primo Illuminismo, si svolgevano pressoché annualmente presso le principali città universitarie italiane ed europee, all'interno di teatri anatomici, coinvolgendo non solo studenti, professori e dignitari della città, ma anche pubblico pagante. Prendendo spunto da questi temi, The Modern Spirit is Vivisective vuole essere una riflessione più ampia sui metodi di conoscenza, su come quest’ultima, soprattutto per noi occidentali, debba spesso passare attraverso la vista e, infine, sul rapporto tra ciò che è visibile e ciò che comunemente è precluso agli occhi. Il lavoro è composto da materiali eterogenei, quali fotografie d'archivio e ritrovate (vernacolari), citazioni testuali, immagini realizzate dall’autrice e illustrazioni tratte da manuali anatomici di diverse epoche, ed è diviso in cinque sezioni, sovrapponibili tra loro, ciascuna relativa a una specifica attività legata alla dissezione.

giovedì 27 aprile h 18:00
Presentazione del libro «Diente de Chucho» di Juan Diego Valera
“Il mio approccio alla fotografia è istintivo è diretto, tutto nasce dal trasporto emozionale e dagli eventi che non posso controllare” così Juan Diego Valera (Córdoba / Argentina) introduce il suo ultimo libro fotografico Diente de Chucho (Ca l’Isidret, Barcellona, 2014), sullo stato di disorientamento e costante allerta che si prova nel contesto di un luogo sconosciuto. Il progetto è un tutt’uno con il corso del tempo, quando l’autore si immerge in situazioni incontrollabili e impreviste, evocando paesaggi e spazi apparentemente comuni. Il sentimento umano, come elemento reiterativo, è parte integrante di queste immagini in cui l’autore si dimostra incapace di distinguere il dato oggettivo da quello emotivo. Le fotografie che compongono il libro sono state realizzate in 28 giorni, a Città di Guatemala. La sequenza mette insieme immagini molto differenti tra loro, ma che rivelano l’appartenenza a un unico flusso di visioni ed esperienze. Fotografie a colori e in bianco e nero, voyeuristiche, intimiste o al limite di un immaginario punk, sono i tasselli di uno stile con cui Juan Diego Valera “costruisce e decostruisce pezzi di un’esistenza quotidiana”.


Tutte le presentazioni e gli incontri sono gratuiti e aperti al pubblico e si terranno negli spazi dell'Ex Laboratorio Fotocine Meridionale | via Amendola 124 /A1 – Bari

LINK:

info: fproject.didattica@gmail.com / Roberta Fiorito 340 722 52 37