domenica 31 maggio 2015

La scimmia di Degas




“La scimmia di Degas” di Anna D'Elia: a Palazzo delle Poste l’intenso romanzo

dedicato al tormentato artista francese



«E’ un romanzo che vorrei dedicare a tutti gli artisti scomodi e incompresi». Così Anna D’Elia, scrittrice e critica d’arte barese, parla del suo prossimo libro “La scimmia di Degas”, in uscita per i tipi di Giazira scritture. Il romanzo sarà presentato l’8 giugno a Bari (ore 17.30, ex Palazzo delle Poste) in un evento curato in collaborazione con l’Università del capoluogo pugliese. L’autrice dialogherà con l’editore Cristiano Marti e Ida Porfido (Dipartimento di Lettere lingue e arti dell’Ateneo barese) in un percorso che fra reading e videoproiezioni, condurrà il pubblico alla scoperta della tormentata biografia e produzione dell’artista francese. Edgar Degas, famoso come il pittore delle ballerine, nel romanzo di D’Elia emerge come artista che ha indagato a fondo nelle sofferenze e debolezze umane, pagando a caro prezzo la sua coerenza artistica.

Un omaggio agli artisti scomodi, dunque. Ma anche alla verità, alla ricerca interiore, all’amicizia. Come quella che ha legato lo stesso Degas al pittore barlettano De Nittis, fra i protagonisti di un romanzo che racconta una Parigi di fine ‘800 capace di far riflettere sui diversi temi di attualità: la condizione della donna, il suo ruolo nella società, e lo scontro fra la visionarietà degli artisti e i limiti (a volte bigotti) del sentire comune.


La trama

«Il 2 febbraio 1880, come il peggiore dei criminali,varcai la soglia della sala d’udienza nel Tribunale di Parigi. I capi d’accusa erano: sfruttamento di minore, sadismo, necrofilia, abusi, maltrattamenti e induzione alla prostituzione». Edgar Degas, di fronte a un pubblico accanito composto da artisti, modelle, cittadini e scrittori, è costretto a difendersi da solo. Ma chi lo ha portato alla soglia del baratro? Come è arrivato al punto più basso della sua esistenza? Tutto comincia a Napoli, quando il padre del pittore francese, in punto di morte, chiede a suo figlio di portare a Parigi Nannina, figlia di una badante creola che si era presa cura di lui fino alla fine. Inizia qui un rapporto travagliato fra Degas e quella che sarà una delle sue più famose modelle, soprannominata “la scimmia” per il colore della pelle e il suo aspetto quasi ferino.

Si sviluppa da qui una storia drammatica dove il demone creativo si fonde con l’innocenza di una vita non ancora aperta al mondo. Un romanzo intenso, appassionato, che propone temi sempre attuali: la condizione della donna, il suo ruolo nella società, e lo scontro fra la visionarietà degli artisti e i limiti (a volte bigotti) del sentire comune. Contrasto reso ancora più intenso dalla descrizione, fra aneddoti e la voce in prima persona dell’artista francese, di come alcuni suoi quadri e opere hanno preso vita.



Anna D'Elia, saggista e critico d’arte. Vive e lavora a Bari e a Roma.

Tra le sue pubblicazioni: Pino Pascali (Laterza, 1983), L'Universo Futurista, una mappa dal quadro alla cravatta (Dedalo,1989), Le Città Visibili ( Congedo,1990), Fotografia come Terapia, attraverso le fotografie di Luigi Ghirri (Meltemi, 1999); Diario del Corpo (Unicopli,2002); Nello Specchio dell’Arte (Meltemi, 2004), Per non voltare pagina (Meltemi,2007), Pino Pascali (Electa 2010). Tra le mostre che ha curato: Pino Pascali su commissione (1983), Artronica, Archia, La Pietra e i Luoghi (1987), Pensare la Città ( 1994); suoi testi compaiono nei cataloghi delle mostre: La Ville, Centre Pompidou, Paris, 1994; Pino Pascali la reinvención del mito mediterraneo, Reina Sofia, Madrid, (2002).


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sabato 30 maggio 2015

CAOS CALMO APPARENTE #2



CAOS CALMO APPARENTE #2

Mostra di arte contemporanea
Da un’idea del prof. Luigi Mastromauro
A cura di Mariantonietta Bagliato, Teresa Romano, Gaetano Amoruso
Ufficio stampa: Davide Uria
Inaugurazione: domenica 7 giugno 2015 ore 18.00
Dall’8 al 12 giugno 2015 // orari di apertura: 10.00/12.00 – 18.00/21.00
Presso il Salone delle Armi del Castello Carlo V di Monopoli (BA)
Evento organizzato in collaborazione di Area Arti Espressive della Cooperativa AL.I.C.E.
Con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Bari e del Comune di Monopoli

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Si inaugura domenica 7 giugno alle ore 18.00 presso il Salone delle Armi del Castello Carlo V di Monopoli la mostra CAOS CALMO APPARENTE #2, un progetto ideato dal prof. Luigi Mastromauro per il Laboratorio di Progettazione della Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Bari.

Caos Calmo Apparente è iniziato nel mese di marzo con una prima edizione inaugurata presso l’Accademia di Belle Arti con sede a Mola di Bari e ritorna con una seconda edizione nella prestigiosa sala del Castello di Monopoli.

La mostra propone un’ampia esplorazione delle diverse forme espressive dell’arte contemporanea: opere pittoriche, installazioni, video e performance.

Gli artisti invitati, studenti dell’Accademia di Belle Arti, con i loro lavori, azioni e riflessioni delineano un percorso artistico in cui il tutto è più della somma delle singole parti.

Un Caos Calmo Apparente nel quale accomodarsi con la consapevolezza che “in ogni caos c’è un cosmo, in ogni disordine un ordine segreto”(Carl Gustav Jung).



ARTISTI IN MOSTRA:

Daniela Addante / Michela Amorino / Maria Amoruso/ Fabiana Colucci / Stefano Capozzo / Angelica Giovinazzi / Sara Guastamacchia / Rita Lamanna / Elena Lembo / Veronica Liuzzi / Angelica Lonardelli / Hana Hanny Mirkov / Paolo Notaristefano / Cristina Stabile / Ornella Vassalli / Noemi Visaggi




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Les énervés



Dopo una tournée in Turchia il duo di improvvisazione elettroacustica Les énervés arriva a Bari, giovedì 4 giugno alle ore 21.00, presso l’Associazione Culturale BLUorG (Via M. Celentano 92/94).


Les énervés:
Giulio Nocera [AM] // laptop, noinput mixing, microphones (https://soundcloud.com/axis-mundi-1)
Ron Grieco [KNN] // tapes, noinput mixing, microphones, piezo, speakers (https://soundcloud.com/kaspar-nonnewton)




INFO
Les énervés sono coloro che sono stati privati dei nervi così da diventare apatici e incapaci di reagire. Privi di nervi, allora, lasciamo che le cose ci scorrano addosso. Nessuna reazione di potere, solo fragili reazioni. Abbandoniamo la volontà, rompiamo il giudizio, riportiamo il suono al suo stato selvaggio. Accecati, lontano da ogni attrazione per il senso, produciamo esplosioni casuali e poi, tra le macerie, troviamo pietre preziose. I nostri corpi sono già brandelli, l'orizzonte della nostra azione è l'orizzonte di una catastrofe. Tutto è già accaduto, nessuna idea di redenzione nella nostra scena. La performance è solo un incidente, di cui non abbiamo bisogno, la casuale e temporanea fase di una ricerca che ha avuto inizio molto prima. Mentre dormiamo. Mentre molliamo la presa. La natura del nostro film cieco è quella di un film in cui non succede nulla, dove la trama, esplosa, è impossibile da ricostruire. Non vi è alcuna intenzione di comunicazione, suonare significa, per noi, aprire un enorme vaso di Pandora, scatenando la furia di un fiume incontenibile. Dopo, solo dopo, cerchiamo di arginare, di ricostruire. Passando attraverso la quarta dimensione dello spazio cerchiamo di dare un percorso ad una materia anarchica per sua stessa natura. Il nostro suono è il suono di una sconfitta, abbiamo già perso. Tutto è già finito. Non c'è spettacolo da vedere ed è per questo importante aprire bene le orecchie.


Per informazioni:
Associazione Culturale BLUorG
Bari, Via M.Celentano 92/94
+39 080.9904379 info@bluorg.it www.bluorg.it

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venerdì 29 maggio 2015

Mèchané. Arte contemporanea nel Giardino Botanico “Lama degli ulivi”


In occasione della manifestazione “Il colore in giardino” presso i Vivai Capitanio di Monopoli (Bari), la Fondazione Museo Pino Pascali presenta la mostra d’arte contemporanea


“Mèchané”

Arte contemporanea nel Giardino Botanico “Lama degli ulivi”


Inaugurazione domenica 31 maggio, dalle ore 9,30


La mostra, a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, propone le opere di due artisti, Miki Carone e Francesco Schiavulli, che si confrontano nello scenario naturale del Giardino Botanico di Lama degli Ulivi. Interagendo con esso, ciascun artista propone un intervento connotato da una forte matrice antropologica, arcaica e sociale, esplicitando un rapporto serrato tra umano e natura: un dialogo che, ricorrendo a linguaggi differenti, trasforma la visione e lo spazio in azione e trasformazione. Le “macchine” di Francesco Schiavulli orientano il fruitore su un orizzonte emotivo, lungo sollecitazioni organiche e corporali che divengono cassa di risonanza per nuovi punti di vista sulla natura e sulla storia: percezioni deformanti, instabili e fluttuanti, rimesse a fuoco dall’artista. Ne “L’ultima Cena”, ispirata al Cenacolo di Leonardo, la gestualità degli apostoli e di Gesù è rarefatta fino al massimo punto di riduzione: le sole orecchie degli astanti tratteggiano l’inquietudine del messaggio divino sostituito dal “discorso” fossile degli uomini. Miki Carone agisce in totale simbiosi con lo spazio circostante pur consapevole dell’inaccessibilità della bellezza naturale. Ricalcando l’afflato delle ambizioni rinascimentali, l’artista avverte l’impossibile rappresentazione del mondo per mezzo dell’artificio mistificatorio dell’opera d’arte e giunge ad imprigionare con catene tre alberi del giardino, liberando al contempo il desiderio di assoluta libertà dell’artista.



La mostra sarà visitabile nei giorni 31 maggio, 1 e 2 Giugno 2015, dalle ore 9.30 alle 19.30.


INAUGURAZIONE
Domenica 31 Maggio, ore 9.30



Giardino Botanico ‘Lama degli Ulivi’ (sito nei Vivai Capitanio Stefano)
Contrada Conghia 298 Monopoli (BA)
Coordinate GPS: 40.903653 / 17.304325



Info: Fondazione Pino Pascali, tel: +39 333 209 19 20 Vivai Capitanio Stefano, tel: +39 080 80 17 20



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mercoledì 27 maggio 2015

Marcello Reboani. MUST HAVE - Proud to be Italian

Lettera 32 Olivetti, 2015, tecnica mista con materiali di recupero, cm. 62x62, ph Giorgio Benni


Terrazza Aperol, Milano
30 maggio – 23 luglio 2015

MARCELLO REBOANI
MUST HAVE - Proud to be Italian

a cura di Raffaella A. Caruso
da un’idea di Melissa Proietti

Inaugurazione: 29 maggio, ore 18.30

Ecologia, sostenibilità, pop, materia, riciclo, colore, voglia di stare insieme, savoir-vivre. Ecco le parole chiave del lavoro di Marcello Reboani in mostra, dal 30 maggio al 23 luglio 2015, presso la Terrazza Aperol di Milano.

MUST HAVE - Proud to be Italian, progetto ideato da Melissa Proietti e curato da Raffaella A. Caruso per Terrazza Aperol, in collaborazione con Listen Agency, presenta una nuova serie di MUST HAVE tutti italiani, simboli dell’Italia nel mondo, dell’ingegno e del buon gusto.

Come spiega Melissa Proietti, «L’idea nasce nel 2007 all’aeroporto di Atene, sfogliando 101 Things To Buy Before You Die di Charlotte Williamson e Maggie Davis, due giornaliste di costume. Da qui l’idea di fare una mostra sulle icone della contemporaneità».

«I MUST HAVE di Reboani – prosegue Raffaella A. Caruso –, soprattutto nella nuova serie Proud to be Italian, parlano la lingua del sogno, che non è il vorrei ma non posso ma il vorrei e ce la faccio!».

Da una delle terrazze più belle d’Italia, nel cuore di Milano, parte un nuovo concept di condivisione dell’arte dedicato ad un artista che, per scelta, espone alternativamente in location istituzionali e circuiti off.

Nell’anno dell’Expo, Proud to be Italian significa non solo cibo, ma rispetto di tutte le risorse, a partire dal riciclo degli scarti della lavorazione aziendale con cui Marcello Reboani assembla le sue creazioni.

Prendono così vita dodici nuove opere, esposte per la prima volta a Milano. Un’installazione site-specific che parla di economia della materia, di riciclo e di difesa dell’ambiente, ma anche di storia, di design, di sapori e di orgoglio italiano.

In occasione del vernissage su invito, previsto per venerdì 29 maggio alle ore 18.30 (accrediti: www.terrazzaaperol.it, info@listenagency.com, tel. 02 89050094), sarà visitabile l’anteprima della mostra, allestita fino al 23 luglio 2015. Ingresso libero. Orari: da domenica a venerdì ore 11.00-23.00, sabato ore 11.00-24.00. Per informazioni: www.marcelloreboani.it, raffaellacaruso.rc@gmail.com.



Marcello Reboani è nato a Roma nel 1957, dove vive e lavora.
Allievo di Toti Scialoja all’Accademia delle Belle Arti, si diploma in scenografia nel 1979. L’anno successivo con la prima personale alla Galleria Malonei si trasferisce ad Ibiza. L’amore per il mare lo porta a fare il giro del mondo e, dalla passione per il viaggio, nascono Supposizioni ed Itinerari Geografici prima ed i Planisferi poi. Anticonvenzionale già nella scelta dei materiali, tutti di recupero, con cui assembla sia efficaci opere descrittive sia intensi e lirici ritratti, decide di alternare l’attività espositiva tradizionale con quella in ambienti off ed alla moda, stimolato e sorretto in questa scelta da Melissa Proietti. Da questo sodalizio nascono vari progetti. Nel 2004 No ordinary people, nel 2007 MUST HAVE, che dopo varie tappe approda nel 2011 alla Galleria La Nuvola di Roma e nel 2012 al Museo Civico di Cortina d’Ampezzo, e nel 2013 Ladies for Human Rights per il Robert F. Kennedy Center Europe, esposto alle Murate a Firenze ed al Must di Lecce. Nel 2009 viene scelto da RDS (Radio Dimensione Suono) come unico artista-simbolo della green philosophy dell’emittente, realizzando una serie di venti ritratti di celebri rockstar. Nel 2013 interpreta per Anlaids il Red Ribbon partecipando a sostegno della stessa a PopNewPop allestita per Spazio Rosso presso il MACRO Testaccio - La Pelanda di Roma. Nello stesso anno La Guarigione, mostra collettiva a cura di Roberto Bilotti presso Palazzo Costantino Di Napoli, Palermo. Nel 2014 la presentazione del progetto MUST HAVE al Master di Art Managing della Luiss, la partecipazione alla II Triennale di Arti Visive di Roma, presentata da Achille Bonito Oliva e I have a dream, collettiva promossa da R. F. Kennedy Center Europe, a Palazzo Reale, Milano e curata da Melissa Proietti e Raffaella A. Caruso. Nel 2015 ancora Ladies for Human Rights curata da Melissa Proietti a Palazzo D’Accursio, Bologna.



Scheda tecnica:

Marcello Reboani
MUST HAVE - Proud to be Italian
a cura di Raffaella A. Caruso, da un’idea di Melissa Proietti
Terrazza Aperol
Piazza Duomo, angolo Galleria Vittorio Emanuele, piano II, Milano
30 maggio – 23 luglio 2015
Inaugurazione: venerdì 29 maggio, ore 18.30 (su invito)
Orari: da domenica a venerdì ore 11.00-23.00, sabato ore 11.00-24.00.



Per informazioni SULL’ARTISTA:
Archivio Marcello Reboani



PER PARTECIPARE AL vernissage SU INVITO:
Terrazza Aperol
Listen Agency
tel. 02 89050094
Raffaella A. Caruso



Ufficio stampa:
CSArt - Comunicazione per l'Arte
Via Emilia S. Stefano 54, Reggio Emilia
Tel. 0522 1715142

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lunedì 25 maggio 2015

NERO SU BIANCO



Artisti italiani, americani, europei e africani, tra Mediterraneo e identità. A cura di Robert Storr, Lyle Ashton Harris e Peter Benson Miller. Inaugurazione presso l’American Academy in Rome il 26 maggio 2015. La mostra è integrata da un convegno organizzato dalla New York University in collaborazione con l’Hutchins Center for African and African-American Research della Harvard University, a Villa La Pietra, Firenze dal 28 e al 31 maggio 2015

Un grande appuntamento d’arte chiude la primavera dell’American Academy in Rome, con una mostra che pone un importante interrogativo sull’attuale storia e cronaca italiana. Si intitola NERO su BIANCO ed inaugura al pubblico il 26 maggio alle ore 18, coinvolgendo artisti italiani, africani, europei e americani sul tema della “Afro- italianità” e, più in generale, sui cambiamenti culturali e identitari che attraversano il Paese in tema di integrazione. A cura di Peter Benson Miller, Robert Storr, che l’Italia ha inoltre conosciuto come direttore artistico della Biennale di Venezia nel 2007 e Lyle Ashton Harris, artista, la mostra presenterà i ragionamenti sul tema (tra cui anche moltissime opere inedite, pensate esclusivamente per la mostra e la maggior parte delle quali nate dall’Italia, anche grazie al lavoro che tanti degli artisti hanno potuto svolgere presso l’American Academy in Rome) di 27 artisti.

Questi, provenienti da generazioni differenti, mettendo a confronto giovani e star dell’arte internazionale, sono: Terry Adkins, Francesco Arena, Bridget Baker, Elisabetta Benassi, Alessandro Ceresoli, Oliver Chanarin/Adam Broomberg, Barbara Chase-Riboud, Onyedika Chuke, Theo Eshetu, Lyle Ashton Harris, Invernomuto, Emily Jacir, Armin Linke/Vincenzo Latronico, Meleko Mokgosi, Senam Okudzeto, Jebila Okongwu, Piero Ruffo, Lorna Simpson, Giuseppe Stampone, Justin Randolph Thompson, Nari Ward, Carrie Mae Weems, Stanley Whitney, Fred Wilson.

L’invito è ad una riflessione sui mutamenti radicali che riguardano la percezione pubblica e privata del concetto di identità Afro – italiana, dando via ad una indagine su come questi agiscono nella contemporaneità italiana e proponendo una nuova parola nel linguaggio che fisiologicamente descriverà le generazioni a venire. Tessendo una panoramica degli ultimi decenni la mostra proverà, attraverso l’arte, a testare la “temperatura” sociale, culturale, politica nel crocevia del Mediterraneo.

L’American Academy in Rome si configura come il luogo ideale per condurre questa inchiesta: auto analizzando la propria natura istituzionale si chiede, infatti, cosa debba essere oggi una Accademia, trovando la risposta nella costruzione di un laboratorio creativo, che faccia confrontare la ricerca e il lavoro in studio con la società contemporanea, aprendo ad essa le porte. Con lo scopo di reinventare l’istituzione “Accademia”, mantenendone il carattere di eccellenza, ma riconfermandone la natura indipendente, dove si ha l’opportunità di analizzare i temi dell’attualità. L’American Academy in Rome si riconferma come una piattaforma libera, ma rigorosa, per analizzare l’identità culturale e artistica in Italia.

L'American Academy in Rome sostiene opere all'avanguardia nelle arti visive e negli studi umanistici - spiega Mark Robbins, Presidente dell'American Academy in Rome - Nero su Bianco esplora le oscillazioni tra identità individuali e collettive come parte di un progetto più ampio, che riguarda l'istituzione in un momento topico della sua storia.

Nero su Bianco – spiega il direttore artistico dell’American Academy in Rome, Peter Benson Miller, curatore della mostra insieme a Storr e Ashton - mette insieme opere di differenti media - pittura scultura, video installazione e performance, invitando un gruppo di importanti artisti ad esplorare i fattori che danno forma alla percezioni sui temi dell'identità e dell'integrazione sociale nell'Italia contemporanea. Il concept della mostra parte dall'eredità dell'Impero coloniale italiano fino all'esperienza dei soldati Afroamericani durante la Seconda Guerra Mondiale fino alla crisi attuale legata all'immigrazione e agli stereotipi ancora oggi persistenti. La mostra, con l'obiettivo di dare vita ad un dibattito pubblico, conferma il ruolo dell'American Academy in Rome di forum vitale e creativo per costruire prospettive critiche su pressanti temi sociali.

Immagini che ritornano nelle opere di molti artisti, da Alessandro Ceresoli (Italia, 1975), che costruisce un’indagine a partire dalla sua esperienza, lavorando con artigiani locali in Eritrea a Terry Adkins (US, 1953 - 2014), borsista nel 2009 presso l’American Academy in Rome, la cui opera è un omaggio al padre soldato a Napoli nel secondo dopoguerra. Adkins è inoltre una figura ricorrente della mostra Nero su Bianco. Ritorna sia nel video della popolare artista Lorna Simpson (US, 1960) intitolato Cloudscape dove questi viene ritratto mentre fischietta un motivetto circondato dalle nuvole che nel lavoro dell’artista afroamericano, ma residente a Firenze Justin Randolph Thompson. La riflessione sulla storia coloniale su cui domina l’effige della Venere Nera ritorna nel lavoro di Invernomuto (Simone Bertuzzi, Italia, 1983, Simone Trabucchi, Italia, 1982), mentre Adam Broomberg & Oliver Chanarin (UK) presentano immagini tratte dalla serie Scarti, realizzata in Italia nel 2012. Si tratta prove di stampa del libro “Ghetto” le quali, ristampate, creano degli inquietanti doppi, degli Unheimliche di freudiana memoria. In mostra anche l’opera di Barbara Chase-Riboud (US, 1939), prima artista donna afroamericana residente presso l’American Academy in Rome nel 1958.
L’influenza della storia italiana e di Freud torna anche nel lavoro di Onyedika Chuke (Nigeria) e nei suoi calchi di sculture romane modificate. Theo Eshetu (Etiopia, 1958) richiama, invece, la vicenda della restituzione dell’obelisco di Axum del 2008. Emily Jacir (Palestina, 1972) presenta per la prima volta stazione, documentazione inedita del progetto previsto per la Biennale di Venezia del 2009 e mai realizzato, mentre Armin Linke (Italia, 1966) e lo scrittore Vincenzo Latronico (Italia, 1984) mostrano Narciso nelle colonie, un viaggio letterario e fotografico condotto dai due nel 2012 in Etiopia. Meleko Mokgosi (Botswana, 1981) è autore di una grande installazione site-specific di disegni, mentre Senam Okudzeto (US, 1972) è a Roma con una declinazione di Portes-Oranges, scultura organica “reinventabile”, già presentata al MoMa PS1 a New York.
Gli altri artisti italiani in mostra come Francesco Arena (1978), Giuseppe Stampone (1974) Piero Ruffo (1978), Elisabetta Benassi (1966) proseguono nella riflessione politica e sociale che impegna la loro ricerca artistica e colgono l’opportunità della mostra per estenderla al tema proposto, attraverso opere che affrontano temi come l’immigrazione, la crisi di Lampedusa e il percorso non lineare dell’integrazione sociale in Italia, mentre importanti artisti americani come Nari Ward (US 1963), Lyle Ashton Harris (US 1965), con le sue fotografie realizzate a Roma negli stadi e alla stazione di Roma Termini, documentando l’eterogeneità umana, oppure Carrie Mae Weems (US 1965) e Fred Wilson (US 1954), con il suo Emilia’s Mirror, act 5, scene 2 in vetro di Murano nero, sviluppano il proprio confronto con la realtà italiana anche grazie all’esperienza che hanno vissuto studiando, lavorando e approfondendo presso l’American Academy in Rome. Insieme a loro Jebila Okongwu (UK, 1975) chiama in causa la figura del venditore ambulante, del Vu Cumprà, di cui veste i panni a Roma e la pittura “primordiale” di Stanley Whitney (US 1946), il quale risiede per sei mesi all’anno in Italia e che si ispira al Jazz, creando un flusso spontaneo di colori a ritmo di musica. Bridget Baker (Sudafrica, 1971) infine, è autrice di un progetto work in progress, realizzato anche grazie alla Nomas Foundation di Roma, che a partire dal dibattito-processo scatenato dal controverso film documentario Africa Addio (1966, regia di Gualtiero Jacopetti), riflette sullo stato della questione del razzismo nell’Italia degli anni ’60.

La mostra sarà integrata dal convegno e dalla mostra Black Portraiture{s} II: Imaging the Black Body and Re-Staging Histories, organizzati dalla New York University in collaborazione con l’Hutchins Center for African and African-American Research della Harvard University, a Villa La Pietra, sede fiorentina della New York University, tra il 28 e il 31 maggio 2015. Concentrandosi sulla rappresentazione decorativa delle persone di colore nelle collezioni d’arte (con pezzi dall’Ottocento ai primi decenni del XX secolo) di Villa La Pietra, il convegno mira a decostruire, comparare e contestualizzare la miriade di raffigurazioni del “corpo nero” nelle società occidentali da angolazioni multidisciplinari. La mostra e il convegno faranno insieme il punto della situazione sulle modalità storiche e contemporanee in cui il corpo e l’identità nera sono stati e continuano a essere concepiti in Italia.


NERO SU BIANCO
Inaugurazione, 26 maggio dalle 18 alle 22. Alle 18 pm è prevista una tavola rotonda con Peter Benson Miller, Lyle Ashton Harris e Robert Storr, curatori. Dall’11 giugno, ogni giovedì, NERO su BIANCO sarà affiancata da un programma di incontri e appuntamenti dedicati al tema della mostra. Seguiranno aggiornamenti.

fino al 19 luglio 2015

A cura di Robert Storr, Lyle Ashton Harris e Peter Benson Miller.

Artisti in mostra: Terry Adkins, Francesco Arena, Bridget Baker, Elisabetta Benassi, Alessandro Ceresoli, Oliver Chanarin/Adam Broomberg, Barbara Chase-Riboud, Onyedika Chuke, Theo Eshetu, Lyle Ashton Harris, Invernomuto, Emily Jacir, Armin Linke/Vincenzo Latronico, Meleko Mokgosi, Senam Okudzeto, Jebila Okongwu, Piero Ruffo, Lorna Simpson, Giuseppe Stampone, Justin Randolph Thompson, Nari Ward, Carrie Mae Weems, Stanley Whitney, Fred Wilson.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da NERO con testi di:

Mark Robbins, Foreword (Presidente AAR), Robert Storr, Lyle Ashton Harris, Christian Caliandro (storico e critico d’arte), Claudia Durastanti (scrittrice), Vincenzo Latronico (scrittore), Frank M. Snowden, III (Yale University), Taiye Selasi (scrittrice e fotografa), Peter Benson Miller.


Orario di apertura:
Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica dalle 16 alle 19

Ingresso libero

Contatti:

American Academy in Rome
Via Angelo Masina 5
Roma

Santa Nastro, ufficio stampa, tel. +39 3928928522 s.nastro.ext@aarome.org


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domenica 24 maggio 2015

Daniele D'Acquisto. FORMING



Daniele D'Acquisto
FORMING
13/06/2015 - 31/07/2015
vernissage sabato 13/06/2015, 18h – 22h
curatore: Lorenzo Madaro

22,48 m²
30, rue des Envierges, 75020 Paris

Daniele D’Acquisto opera sempre sul crinale tra progettualità e visione, un processo di meditazione che interroga gli spazi e i loro limiti, rimodula oggetti e strutture, restituisce nuove possibilità di lettura agli ambienti in cui decide di agire. Forming, l’ultimo suo ciclo di lavori, si sviluppa su fronti distinti, autonomi ma chiaramente congiunti, tra stampe fotografiche su alluminio e installazioni site-specific, opere precarie concepite per 22,48 m2.

Il recente trasferimento di D’Acquisto nel nord dell’Italia ha costituito chiaramente un momento rivoluzionario nella sua quotidianità, oltre ad aver comportato il trasloco di ciò che conservava nel suo studio di Taranto.

L’artista da tempo ha accumulato un disordinato archivio di oggetti più o meno comuni, attratto dalla loro forma o dalla loro storia anonima e fors’anche banale, e quindi non per la loro utilità pratica nella vita di tutti i giorni. Il suo nuovo studio si è popolato di una serie di oggetti e materiali, che nel caos generale sono stati individuati e collocati su una grande parete. Uno pneumatico, un’accetta, una ramazza, un libro aperto ed altro ancora: le dinamiche attraverso cui sono stati posizionati sulla superficie precedentemente ridipinta sono diverse, ma in tutti i casi rispettano una studiata nomenclatura che tiene conto non certo di rapporti di parentela funzionale ma formale. In ogni caso sulla parete del suo studio, e quindi sulle stampe su alluminio, c’è un oggetto che assume una centralità o comunque un punto di partenza spaziale; da qui si dipana poi un sistema di nuove coordinate, autonome e al contempo connesse all’oggetto originario. Il titolo, Forming, si riferisce al fatto che l’opera coincide con il suo processo di formazione, come suggerisce l’artista, da sempre teorico del suo lavoro, facendo poi anche riferimento al titolo – GI – di un vecchio album dei Germs, gruppo punk rock statunitense. In quel disco la band propone per due volte un pezzo, Forming. La prima traccia suonata nel momento in cui, per la prima volta, la band imbraccia gli strumenti senza averne padronanza, la seconda registrata a distanza di qualche tempo quando la consapevolezza tecnica si era mescolata all’urgenza espressiva. Questa dualità si verifica in qualche modo anche nell’opera di D’Acquisto: le installazioni site-specific riprese in fotografia nel suo studio e stampate su alluminio come primo momento della sua nuova indagine e le installazioni presentate in galleria. In queste fotografie, non si tratta di un’immagine meramente documentale, ma del prosieguo dell’opera stessa, che nella seconda fase assume i connotati di un oggetto mobile, un quadro. D’Acquisto costruisce pertanto questo nuovo ciclo attraverso un processo, in qualche modo ecologico, di riutilizzo dell’esistente. Si spiegano così alcune rimodulazioni, le cui radici vanno rintracciate nell’ambito dell’Arte Povera e di altre ricerche di taglio sperimentale posizionatesi in Europa e in America a cavallo tra gli anni Sessanta e i Settanta. L’approccio di D’Acquisto è chiaramente mentale prima che manuale e operativo. Non a caso il curatore Alberto Zanchetta ha scritto che “Da anni l’artista continua a interrogarsi intorno alla zona liminale che separa ciò che è reale (i fenomeni fisici indagati dalla scienza) da ciò che è ideale (l’immaginazione esercitata dall’arte). In pratica l’artista intende tradurre dei concetti in oggetti, mettendo in contiguità il piano fenomenico con il livello neurologico, perché immaginare o vedere una cosa stimola le medesime aree del cervello”.


Daniele D'Acquisto è nato a Taranto nel 1978. Tra le mostre personali: S-Reverse, a cura di Lorenzo Madaro, Fondazione Pino Pascali (Polignano a mare, 2014); Strings, a cura di Alberto Zanchetta, MAC (Lissone, 2014); Strings, Galerie Territoires Partagés (Marsiglia, 2013);Volta NY 13, testo di A. Zanchetta, The Pool NYC (New York 2013); F-V Prelude (Dust), testo di Chiara Canali, Gagliardi Art System (Torino, 2012); GoRe, testo di Francesco Poli, Gagliardi Art System (Torino, 2009). Tra le mostre collettive: Aggiustare lo sguardo, a cura di Angela Madesani, Gagliardi Art System (Torino 2014); No.2, Nesrin Esirtgen Collection (Istanbul, 2012).


Informazioni : contact@2248m2.com


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Vania Elettra Tam. FILOILLOGICA - Metodologie, indagini e congetture su comprensione/incomprensione delle intenzioni



La galleria Orizzonti Arte Contemporanea anche quest’anno ha il piacere di presentare una mostra personale di Vania Elettra Tam.

Come in “Doppia mentiS”, la mostra tenutasi lo scorso anno, anche in “FILOILLOGICA” l’artista comasca presenterà un ciclo di opere pittoriche che trattano il tema del doppio e dell’universo alternativo, sintetizzandolo ulteriormente dal punto di vista iconografico.

Se in “Doppia mentiS “ la costruzione dell’opera rispettava una visone prospettica in cui il pavimento separava il mondo di sopra da quello di sotto, nei dipinti di “FILOILLOGICA” la divisione viene rappresentata semplicemente da una riga e i fondi si svuotano, non rappresentano più ambienti casalinghi ma diventano semplici campiture piatte ritmate solamente da geometrie essenziali.

Sembra quasi che l’artista abbia tratto ispirazione da un disegno di Osvaldo Cavandoli , l’ideatore del cartone animato “la linea”, il personaggio diventato protagonista di un famoso carosello negli anni ‘70. Infatti se i soggetti delle opere della Tam avessero la voce, parlerebbero il “Grammelot”, il linguaggio adottato da “la linea”, composto di suoni onomatopeici privi di significato ma comprensibile da tutti. Un idioma capace di rende la filologica, ovvero la scienza che si occupa della ricostruzione storica dei significati delle parole, illogica.
Ecco perché L’artista ha scelto d’intitolare la mostra: FILOILLOGICA "Metodologie, indagini e congetture su comprensione/incomprensione delle intenzioni".
Un gioco di parole in grado di mettere sottosopra anche le menti più equilibrate, proprio come accade ai personaggi dei suoi dipinti dove tutto è il contrario di tutto.

I dipinti di Vania Elettra Tam da sempre portano l’osservatore a ragionare su alcune problematiche della società contemporanea e sulle nevrosi, fobie e disagi che queste provocano, soprattutto sui soggetti femminili, visto che l’artista dipinge esclusivamente donne. In questa nuova ricerca pittorica, però, fa un ulteriore passo in avanti, ovvero regala allo spettatore l’opportunità di decidere fra due soluzioni. Infatti le opere di FILOILLOGICA si possono appendere dritte o capovolte a testa in giù, perché comunque le guardi hanno senso.

FILOILLOGICA
Mostra personale d’arte contemporanea
opere di Vania Elettra Tam

a cura di Gabriella Damiani

Galleria Orizzonti Arte Contemporanea
Piazzetta Cattedrale (centro storico) - Ostuni

Inaugurazione lunedì 1 giugno, ore 19.00

dall’1 al 15 giugno 2015
tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.00


Info:
GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
e-mail: info@orizzontiarte.it

Ufficio stampa
Amalia Di Lanno
info@amaliadilanno.com

Gregorio Samsa | WHERE IS ABEL?



AlbumArte presenta

Gregorio Samsa | WHERE IS ABEL?

a cura di Adriana Polveroni

Opening lunedì 8 giugno 2015 ore 19:00
9 giugno | 20 luglio 2015

AlbumArte | Via Flaminia 122, Roma


AlbumArte presenta la mostra personale di Gregorio Samsa dal titolo Where is Abel? a cura di Adriana Polveroni.

Per questa occasione gli spazi di AlbumArte ospitano alcune tracce del “Padiglione Nazionale dello Stato dell’artista”: attraverso un’incursione nella storia, Gregorio Samsa ritorna indietro nel tempo, precisamente al 25 maggio del 1937 durante l’apertura dell’Expo di Parigi, inserendo al suo interno il proprio padiglione Noi Siamo Lucido.

Il percorso, nella visione dell’artista, si sviluppa lungo le diverse sale, dove vengono esposti documenti originali d’epoca, come la guida ufficiale e il filmato di inaugurazione dell’Expo, materiali su cui l’artista è intervenuto alterandone l’originale tessuto storico, accanto ad alcune opere – visibili all’interno dei documenti stessi – che si offrono come il residuo di un viaggio mentale, in cui realtà e finzione si fondono insieme. Gregorio Samsa, oltre a progettare l'architettura del padiglione, ne realizza anche lo stendardo che assurge a vessillo dello "Stato di Lucidità della mente", simbolo dell'appartenenza a uno "Stato dell'Essere" che vuole trascendere ogni nazionalismo per fondare la propria identità nel dialogo.

L’Esposizione di Parigi del 1937 rappresenta per l'artista un momento particolarmente significativo, in quanto fu caratterizzata da architetture imponenti e scenografiche attraverso cui i paesi espressero diverse ideologie. Per il proprio padiglione, l’artista ha voluto recuperare la struttura tipica delle grandi torri dell’antichità per definire non un'ideologia politica, ma un luogo sacro e universale.

Sulla sommità del padiglione è situata la stanza della visione, al cui interno è ospitata una scultura sonora e l’opera che dà il titolo alla mostra, “Where is Abel?”. Realizzato come un collage di stoffe, il quadro propone un’immagine che vuole riportare alle origini dell’umanità evocando il primo omicidio della storia. L’iconografia dell’opera nasce da una riflessione sulla violenza perpetuata su vittime innocenti, visibile ogni giorno attraverso i media.

La rievocazione dell’evento storico, attraverso il percorso fisico e mentale delineato dalla mostra, vuole sottolineare l’assurdità di una ragione che, abbandonato il dialogo, degenera in violenza.



Gregorio Samsa è un duo artistico indipendente formatosi a Roma nel 2010. Ha realizzato mostre personali a Torino, Roma e Milano. Nel 2012 è stato finalista al Premio Terna 04 con l’opera “Babel”, categoria megawatt. Il tema del dialogo, declinato nelle sue diverse sfaccettature, è al centro della sua ricerca artistica. Gregorio Samsa si definisce come un singolo artista la cui opera è il frutto di due menti in costante dialogo. Principali mostre: VIAGGIARE SICURI (1st Biennal Exhibition One Night Event, diverse location, Milano, luglio 2014); 1+1=1 / HUNGRY GHOST” (a cura di Antonello Tolve, Cinema America Roma, novembre 2013); REAL / VIRTUAL (Artissima 18 Side Event, solo show, a cura di Adriana Polveroni, Torino, novembre 2011) http://gregoriosamsa.com


Scheda tecnica
Artista: Gregorio Samsa
Titolo mostra: WHERE IS ABEL?
A cura di: Adriana Polveroni
Opening: mercoledì 8 giugno 2015 ore 19:00
Durata mostra: 9 giugno - 20 luglio 2015
Luogo: AlbumArte | Via Flaminia 122 Roma
Orari: dal lunedì al venerdì ore 15:00-19:00 (o su appuntamento)


Per maggiori informazioni
AlbumArte | Via Flaminia 122, 00196 Roma (RM), Italia
W www.albumarte.org E info@albumarte.org T/F +39 063243882
Ufficio stampa ChiNa Press Office china@chinapressoffice.it
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