martedì 31 gennaio 2012

The liquid stage

Storie di uomini e acqua. 38 scatti che riflettono sul rapporto fra l'essere umano e l'acqua
A cura di Gianmarco Maraviglia

Artisti: Francesco Alesi, Luigi Baldelli, Simone Cerio, Alessandro Gandolfi, Gianmarco Maraviglia, Sergio Ramazzotti, Davide Scagliola, Bruno Zanzottera.

Quando parliamo di un uomo in acqua, diciamo che "non è nel suo elemento naturale". Eppure, spesso inconsapevolmente, viviamo in un mondo liquido. Anzi, siamo quel liquido: l'acqua, che ricopre il 71% della superficie del pianeta Terra, forma anche i 7/10 del corpo di quell'uomo, di tutti gli esseri umani. La maggior parte delle confessioni religiose narra un mito fondatore o ri-fondatore (come il Diluvio Universale) basato sull'acqua, e per milioni di accoliti di tutte le fedi, l'acqua - di un fonte battesimale, del Gange, dell'alveo di un lago sacro in terre animiste o delle vasche di abluzione sul retro di una moschea - è l'elemento base dei riti di purificazione e di ricongiungimento col divino. Il mare, anche se ogni giorno è più povero di vita, è fonte di sostentamento per centinaia di milioni di persone.

Il rapporto fra l'essere umano e l'acqua è indissolubile: ne nascono storie delicate, poetiche e drammatiche, che in certi casi hanno in sé la grandezza di un'epica. L'acqua, dolce o salata, corrente o stagnante, pura o avvelenata, contenuta in una piscina, un'acquasantiera o nel letto di un fiume, l'acqua che sostiene la chiglia di un peschereccio e quella divenuta strato di ghiaccio durante un lungo inverno boreale, è la ferriera dove bambini lavorano per smantellare vecchie navi e il bacile nel quale ci si bagna per perpetuare un rituale vecchio di due millenni. È, come nella Libia della rivoluzione, un campo di battaglia e una via di salvezza, è l'orizzonte sul quale i giovani di Gaza cercano un surrogato di libertà, è una palestra, un parco giochi, è un mare che fu nostrum ma oggi è un muro, per valicare il quale migliaia di giovani sono disposti ad affrontare la morte in un'impossibile traversata verso nord. L'acqua diventa allora un palcoscenico liquido, sul quale vanno in scena, in infinite repliche sempre uguali e sempre diverse, la commedia e il dramma dell'umanità.

Con questo viaggio nel mondo in 38 scatti, con questa mostra, e con l’inizio di quest’anno 2012, inizia una collaborazione tra SPAZIOFARINI6 e ParalleloZero, agenzia di fotogiornalismo. La galleria infatti presenterà mostre dei fotografi di reportage di ParalleloZero, e Gianmarco Maravigia, direttore dell’agenzia, terrà corsi di fotogiornalismo per il pubblico di SpazioFarini6.

Inaugurazione: giovedì 12 gennaio 2011 ore 18.30 - 21.00

Spaziofarini6
Via Farini 6, Milano
orario: da lunedì a giovedì 16.00-19.00 o su appuntamento
Ingresso libero

Fonte: http://www.equilibriarte.net

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Amalia Di Lanno




LELLO TORCHIA/VANITAS


LELLO TORCHIA
“VANITAS”

A cura di Giovanni Policastro

THE WHITE GALLERY
via Felice Casati, 26 20149 Milano

Opening: giovedì 2 febbraio 2012 ore 19,06.

Da giovedì 2 febbraio al 28 febbraio 2012.
Aperta dal martedì al venerdì dalle 15,30 alle 19,30.
Negli altri orari e festivi su appuntamento.

Lello Torchia (Napoli 1971), fin dalle prime esperienze espositive degli anni ’90, si distingue con dei lavori che esprimono una sensazione di galleggiamento e leggerezza. L’eleganza ed il misurato equilibrio formale delle sue opere basate su scarni elementi che conservano lo spirito e la ieraticità fuori dal tempo delle opere classiche, lasciano spazio a una percezione astratta del pensiero e a un senso di indefinito che porta lo spettatore ad un coinvolgimento emotivo che diventa processo di partecipazione psicologica intima e personale.
E’ del 1999 la prima mostra di rilievo, presso il parco del Museo di Capodimonte, a Napoli. Pochi mesi più tardi, nel 2000 una mostra personale a Salerno, nel monumentale Tempio di Pomona. Con le mostre del 2001, a Verona (Galleria ScalaArte) ed a Salerno (Studio 34), si afferma uno stile asciutto, in cui la rinuncia e la sottrazione divengono forza e pregnanza.
Nel 2003 vince il Mail Art Prize a Pècs, al quale seguono diverse mostre in Europa, tra cui Vestigia tenère (Art and History meetings, Brno) e Charta III (MdL, Bordeaux), l’anno dopo tre mostre personali In colore (Franco Riccardo Artivisive, Napoli), Tempo (Galleria Arteincontri, Vignola) e Lello Torchia (Casina Pompeiana, Napoli). Ancora rilevanti mostre all’estero, tra le altre, 20 Monochromes (Collection Goor-Beerens, Bruges, 2005).
Intanto la figurazione assume contorni labilissimi, a prevalere sono l’assenza e il vuoto. La sintesi che ne deriva diventa emblema tangibile della fugacità dell’esistenza umana.
Il 2006 segna l’inizio del soggiorno milanese che si chiude nel 2009 con la mostra Il disegno sfogliato (Biblioteca civica, Brescia) e con la prima personale presso The White Gallery. Nel 2011 la mostra Bianco e Nero (Ex Studio, Lugano).

Fonte:

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Amalia Di Lanno

"Aguìn, disegni" - L'immaginario mondo pubblicitario di Aguinaldo Perrone

80 opere originali di Aguinaldo Perrone, tra disegni, pitture su legno e omini pubblicitari di legno per raccontare l'ironia comunicativa della réclame dei Cartellonisti. Introduce lo studioso di Futurismo e collezionista di materiale pubblicitario di quell'epoca Prof. Carmelo Calò Carducci alle ore 12.00 del primo febbraio
Contact: www.aguin.it

Mercoledì 1 febbraio 2012 alle ore 12.00 presso la Sala del Colonnato della Provincia di Bari si inaugura la mostra “Aguin, disegni. L'immaginario mondo pubblicitario di Aguinaldo Perrone”.

Interverranno il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, l’ Assessore alla Cultura, Nuccio Altieri, ed il prof. Carmelo Calò Carducci.

In esposizione circa 80 opere originali, tra disegni, pitture e omini pubblicitari di legno per raccontare l'ironia comunicativa della réclame del periodo cartellonista, con particolare riferimento al Futurismo. La mostra sarà aperta fino al 10 febbraio.

Aguinaldo Perrone, barese, da più di vent'anni, coltiva la passione per le arti grafiche cartelloniste, dalle quali trae ispirazione la sua intera produzione artistica. I suoi disegni sono una libera interpretazione di marchi noti e meno noti, veri o inventati, che coinvolgono l'osservatore nel percorso creativo dell'artista, conducendolo in un viaggio senza tempo verso un tipo di réclame lontana dai cliché dei moderni messaggi pubblicitari.

Fonte: http://puglialive.net

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Amalia Di Lanno

Edward Steichen


Il fotografo delle star omaggiato alla Galleria Sozzani Ha immortalato i volti delle più grandi star del ´900: è Edward Steichen, il fotografo passato alla storia come uno dei personaggi più influenti nel suo ambiente. La Galleria Carla Sozzani lo omaggia con una grande mostra fino al 12 febbraio 2012. Nato in Lussemburgo nel 1879, Steichen ha vissuto sempre negli Stati Uniti. Dal 1923 è stato responsabile della sezione fotografia nelle riviste Vogue e Vanity Fair. Sotto il suo flash sono passati registi, atleti, attrici, poeti, cantanti, ballerini e politici. Basti pensare a Walt Disney, Pirandello, Matisse, Greta Garbo, Fred Astaire, Winston Churchill e Gloria Swanson.

LOCATION
Galleria Carla Sozzani

INGRESSO
Libero

DATA
Dal 20/11/2011 al 12/02/2012

ORARIO
Lunedì: dalle ore 15.30 alle ore 19.30; martedì, venerdì, sabato e domenica: dalle ore 10.30 alle 19.30; mercoledì e giovedì: dalle ore 10.30 alle ore 21

INDIRIZZO
Corso Como, 10 (Zona Garibaldi)

CITTÀ
Milano (MI)

Fonte: http://www.reflexlist.com

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Amalia Di Lanno

lunedì 30 gennaio 2012

Davide Bramante | Last New York

Sabato 5 marzo ha inaugurato negli spazi della Galleria Poggiali e Forconi di Firenze Last New York, personale dell’artista Davide Bramante a cura di Marco Meneguzzo.

In mostra oltre venti fotografie originali e realizzate appositamente per questa mostra, con la tecnica delle doppie e più esposizioni ottenute in fase di ripresa, rigorosamente non digitali e fatte sulla stessa porzione di pellicola. I lavori di Last New York si inseriscono nel filone della produzione di Bramante dedicata alle indagini sulle città, come la stessa New York, Parigi, Zurigo, Madrid, Los Angeles, L’Avana, Berlino, Mosca, Shanghai.

La mostra vuole essere una celebrazione dello stretto legame che unisce Bramante alla città di New York. Lo stesso titolo, Last New York, si riferisce sia alla decisione dell’artista di ritrarre la metropoli per l’ultima volta, dopo le tredici precedenti esperienze, sia all’ultimo volto che la multiforme città gli ha presentato. Il fascino di New York, infatti, è nella sua capacità di ridisegnarsi continuamente: «Time Square è la piazza del tempo: cento volte la visiti in un anno, e cento volte la trovi che si è rifatta il look» afferma Bramante. Un altro aspetto interessante di questa nuova e continua “RidesignAzione” – per usare il termine con cui la definisce l’artista – sta nel fatto che ciclicamente la città recupera zone già esistenti e le ridisegna, trasformandole in qualcosa di completamente diverso e funzionale. Dagli anni Sessanta ai primi anni Novanta, ad esempio, SOHO era il quartiere degli artisti, ma negli anni Novanta le gallerie e gli studi d’artista si sono spostati a Chelsea – in una zona prima dominata dai magazzini e adibita allo stoccaggio merci – e, al loro posto, sono sorti showroom di stilisti blasonati. Così il Lower East Side, da dormitorio di Manhattan, si è trasformato in sede privilegiata per una trentina di gallerie d’arte che lo hanno eletto a loro location per la centralità, il fascino e la vitalità.

«Prima di scegliere il titolo Last New York desideravo intitolare la mostra “Odissea Time Square” o “Odissea New York”, rifacendomi al film di Wong Kar-Way 2046, che per me è il film più bello degli ultimi dieci anni» dichiara Bramante «Il protagonista del film si trova proiettato nel 2046 per cercare una donna che tanto aveva amato: non la trova ma resta intrappolato nel futuro. Ecco, questa metafora è giusta per me, per il mio amore per New York e per tutto ciò che è avvenuto lì e che è riuscito ad imprigionarmi»

«Non è facile prendere a soggetto New York. Anzi, è una sfida» sostiene il curatore Marco Meneguzzo. «Pochi luoghi sono stati così indagati, visitati, ripresi, narrati, mitizzati, come Quella città. Eppure ci si sente irresistibilmente attratti, sino a rischiare lo stereotipo, come fa Davide Bramante. Solo che l’abilità dell’artista sta nello sfiorare lo stereotipo, senza toccarlo, senza cadervi dentro. Grattacieli, traffico, gli immancabili taxi gialli: tutto congiura in questo senso, eppure è diverso…perché? Perché Bramante gioca sull’intelligenza dei particolari, su quelle varianti quasi invisibili che distinguono il “già visto nuovo” dal “già visto stereotipato”».

Di Davide Bramante sono particolarmente noti i lavori fotografici sulle città (Parigi e New York) e sul cinema (Shining, Uma Thurman e Nicole Kidman). Nel 2000 espone alla collettiva “The Present of Future” al MOMA di New York, seguono le collettive al Palazzo delle Papesse di Siena, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, alla galleria di Arte Moderna di Bologna e a quella di Sarajevo, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, alla galleria Studio la Città di Verona. Nel 2007 espone da Poggiali e Forconi a Firenze la personale Around the World a cura di Lorand Heghyi, il quale osserva che la relazione fra le immagini o i frammenti stratificati delle immagini e l’effetto di sovrapposizione delle informazioni figurate e scritte producono un network di referenze aperto, complesso e sovraffollato, in cui testo e immagine godono di un trattamento paritario. Durante la Fiera di Bologna del 2011 è coinvolto in un progetto istituzionale con Giacomo Costa. E’ stato presentato nelle maggiori Manifestazioni Fieristiche internazionali: Art Basel, Art Cologne, Artissima (To), MiArt (Mi), Artefiera (Bo), ArtVerona, ARCO (Madrid), Palm Beach 3 (Florida), FIAC Parigi, SH Shanghai, CIGE Pechino, Art Lisboa, Scope Miami, MINT Milano, Paris photò, Scope Basilea.

Informazioni: Last New York Davide Bramante Galleria Poggiali e Forconi 6 marzo – 8 maggio 2011 Via della Scala, 35/A, Project Room Via Benedetta, 3 /rosso 50123 Firenze, orari: martedì – sabato 10 -13 / 15.30-19 domenica e lunedì chiuso T. 055.287748 F. 055.2729406

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Amalia Di Lanno

Attimi Fondamentali

Doppio appuntamento per il Museo Marino Marini che inaugura venerdì 21 gennaio il programma espositivo del 2011 con due progetti realizzati appositamente per l’occasione: Attimi Fondamentali, nato dall’incontro tra l’artista Riccardo Benassi con Piero Frassinelli, componente e archivista del gruppo di architetti radicali Superstudio, a cura di Alberto Salvadori e Nell’ordine del discorso di Chiara Camoni, frutto di un rapporto di scambio e collaborazione con Chris Sharp, critico e curatore indipendente e dal dialogo con l’artista, Luca Bertolo.
Attimi Fondamentali
Riccardo Benassi + Piero Frassinelli/Superstudio a cura di Alberto Salvadori
Non è forse vero che per capire cosa sta succedendo di nuovo oggi sarebbe utile sapere che cosa era “eterno” ieri, e come mai non lo è più? (Slavoj Žižek)
Attimi Fondamentali non tenterà di rispondere a quesiti lontani ma piuttosto dimostrerà come non è necessario rispondere a domande ormai decadute.
Il tempo è il fulcro generatore della ricerca di Riccardo Benassi, e viene sviluppato
Tutta la vita, Riccardo Benassi, 2010, serigrafia bicroma su errore litografico, 49 x 69 cm, 3 + 2 a.p. Courtesy d' artista
dall’artista attraverso soluzioni sonore, architettoniche e linguistiche. Piero Frassinelli, componente di Superstudio, impersona quella che oggi potremmo definire la “coscienza antropologica” alla base del gruppo di architetti radicali composto da Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Roberto Magris, Gian Piero Frassinelli, Alessandro Magris, Alessandro Poli (1970/72).
La mostra Attimi Fondamentali, curata da Alberto Salvadori, si sviluppa nella parte centrale della cripta del Museo Marino Marini e prende origine dal paradosso che lega Piero Frassinelli a Riccardo Benassi, facendo convivere gli ultimi esiti della teoria originata dal Monumento Continuo di Superstudio con l’ipotesi lanciata da Benassi: come ogni monumento sia in fondo una sofisticata forma di ritardo che ci permette di essere sempre puntuali. Attimi Fondamentali nasce dunque dall’esigenza dell’artista di riattualizzare e trascrivere nel presente forme di pensiero provenienti da un passato apparentemente remoto.
Nel 2010, Piero Frassinelli ha realizzato i tre film mancanti degli Atti Fondamentali (1972/73) di Superstudio: Educazione, Amore, Morte, prodotti dalla Fondazione Biennale di San Paolo del Brasile, sulla scorta dei testi e delle immagini originali. A seguito di questo lavoro ha inoltre realizzato una nuova serie di fotomontaggi che intendono aggiornare nelle problematiche la vena critica e il sarcasmo che caratterizzava negli anni 70 e 80 il lavoro di Superstudio.
Contemporaneamente nel 2010 Riccardo Benassi è intento a sperimentare con lo Spazio Ripetititititivo, un environment sonoro composto unicamente da feltro sintetico e endless audio tapes: uno spazio che celebra l’ingresso di un atto di vita (il pubblico, le persone) in una sentenza di torpore come l’architettura. Con Spazio Ripetititititivo l’artista indaga il dato ‘temporale’ insito nel progetto architettonico, proponendo la fuggevolezza come antidoto al metodo dilatorio dei grandi cantieri.
Attimi Fondamentali è una compressione spazio temporale in cui, per la prima volta, sarà possibile assistere alla versione finale editata da Piero Frassinelli degli Atti fondamentali e un suo corrispettivo sensoriale proposto da Riccardo Benassi, un unico ambiente sonoro visivo che propone una passeggiata nella cripta guidata da sentieri di feltro.
Nell’ordine del discorso
Chiara Camoni e Chris Sharp in dialogo con Luca Bertolo
Nell’ordine del discorso è il frutto dell’incontro tra l’artista Chiara Camoni e Chris Sharp, critico e curatore indipendente, avvenuto un anno fa, circa, in occasione della pubblicazione del catalogo “La buona vicinanza”. La mostra nasce dunque da un vivace confronto artistico e teorico che coinvolge anche un altro artista, Luca Bertolo, e che dà origine ad un dialogo incentrato sul tema del ruolo e del rapporto tra artista e curatore, mettendo su uno stesso piano “opere” e “parole”. Chiara Camoni presenta in questa sede dei lavori che presuppongono un’operazione curatoriale, come i disegni realizzati da sua nonna, Ines Bassanetti, installazioni che comprendono interventi di altri artisti o oggetti trovati, le “copie dal vero” di opere del passato. La reale collaborazione con altre persone e la compartecipazione ai processi naturali e temporali, allargano il concetto di autorialità e lo rendono permeabile. Come lei stessa racconta: “Diverse mie opere sono state realizzate e condivise con altre persone, non necessariamente artisti. L’autore è per me una sorta di contenitore: posso essere io, io con altre persone, o non essere io, delegando ad altri. A volte costruisco situazioni in cui l’opera si fa da se’, o è già pronta, come nel caso degli oggetti trovati. Ci sono cose che si mettono nella sequenza giusta e a quel punto non è importante sapere a chi appartengono o chi le ha realizzate. Funzionano e basta. La natura ed il tempo a volte lavorano per me meglio di quanto io stessa possa fare.”
Parte integrante della mostra sarà la performance di Chris Sharp e Luca Bertolo. Curatore e artista riproporranno un dialogo avvenuto in precedenza, “impersonando” ciascuno il proprio ruolo. Il dialogo ruota attorno al progressivo annullamento della distinzione tra artista e curatore, argomento che anima uno degli attuali dibattiti internazionali più interessanti, indagando il concetto di potere, inteso nell’accezione di potere di trasgressione, in quanto storica prerogativa dell’artista. Le ipotesi di partenza sono, da una parte, che tale potere costituisca un bene sociale da preservare e, dall’altra, che tale potere tenda a dissolversi se distribuito tra più “attori”, come nel caso sempre più frequente di curatori che giocano a fare gli artisti.
Informazioni: Museo Marino Marini Firenze, Piazza San Pancrazio, www.museomarinomarini.it
orario: dalle 10 alle 17, chiuso la domenica e il martedì.

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Amalia Di Lanno

Domenico Bianchi. Opere Recenti


Dopo aver frequentato i corsi all' Accademia delle Belle Arti di Roma, Domenico Bianchi con la sua prima mostra personale organizzata da Ugo Ferranti al Fine Arts Building di New York nel 1977 esordì nel mondo dell'arte. In questa prima mostra espose una ventina di disegni fatti di cera, carta, legno e tela.
Negli anni '80 fece parte del gruppo dei giovani artisti detti della "Nuova Scuola Romana" ed espose, inoltre, in collettive con gli artisti dell'Arte Povera – Kounellis, Mario e Marisa Mertz, Paladino, Pistoletto... – il loro approccio artistico influenzò Bianchi nelle sue ricerche sullo spazio.
La luce diventa un elemento essenziale delle sue opere e attraverso il lavoro della cera, il suo materiale preferito, ripropone in ogni opera lo stesso procedimento: strati di cera sovrapposti che rivelano una forma centrale, minuziosamente definita prima, formata da linee ed intrecci. Con questo procedimento "la forma dell'opera non si lascia soggiogare da una geometria ideale, da un progetto astratto; ma piuttosto si lascia definire dalla tecnica: il colore esclusivo di una sostanza particolare o le caratteristiche proprie di un materiale possono dunque essere sufficienti per motivare il senso strutturale specifico di ogni quadro" ". *
Nel 1992 partecipa alla III Biennale di IstanbuI e alla mostra collettiva Terrae Motus organizzata da Lucio Amelio nella Reggia di Caserta. Da quel momento il suo lavoro è stato oggetto di mostre personali nei grandi musei europei come il Stedelijk Museum di Amsterdam (1994), il MACRO di Roma (2003)…
Alla Galerie Pièce Unique, l'artista presenta una grande composizione blu in cera e vetroresina. Come sempre la parte centrale dell'opera è costituita da un motivo sferico composto dettagliatamente di linee e di curve. Questo elemento centrale è generalmente il punto di riferimento che attira e concentra lo sguardo, e conferisce all'opera la sua stabilità formale.
A Pièce Unique Variations, l'artista presenta delle opere di formato più piccolo e delle opere su carta. Il principio di modulazione seriale che è al centro del percorso dell'artista, si sviluppa qui su due diversi supporti, carta e cera su vetroresina, delle "forme che hanno una propria vita materiale, particolare e sostanziale, ma che condividono una comune genealogia"". **
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Domenico Bianchi. Opere Recenti

Inaugurazione: giovedi 15 dicembre ore 18
Periodo: 15/12/11 - 03/03/12

GALERIE PIÈCE UNIQUE
4 Rue Jacques Callot 75006
Paris - F

Tel. 0033143265458
Fonte: http://www.arte.go.it

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Amalia Di Lanno

BGK ALEXANDER BRODSKY. DMITRY GUTOV. VALERY KOSHLYAKOV

2 Dicembre 11 – 25 Febbraio 12

Il 2 dicembre 2011 la Galleria Nina Lumer ha inaugurato nei nuovi spazi di Via Botta 8 una mostra collettiva con tre dei più importanti artisti russi contemporanei: Alexander Brodsky, Dmitry Gutov, Valery Koshlyakov.

ALEXANDER BRODSKY (Mosca 1955)

Artista, architetto, stampatore, sin dai tempi dell’Unione Sovietica lavora con straordinaria tenacia ed estro creativo a un'unica opera d’arte, il suo mondo interiore. Dalle “architetture di carta” degli anni di Gorbacev, alla città d’argilla minacciata dal petrolio (Coma) dei rapaci anni Novanta, alle grandi gabbie e ai piccoli oggetti quotidiani di oggi, Brodsky crea paesaggi interiori da cui balugina sempre, immancabilmente, il suo profilo di uomo-uccello, che si nasconde in casette calorose ma fragili, lasciando piccoli escrementi, vivendo di poco, in un mondo che appare oppressivo e concentrazionario. L’opera in mostra è un’installazione, una gabbia metallica, che separa lo spettatore da questo mondo interiore, misterioso e preziosamente poetico, grande metafora di una libertà che sempre più si presenta come libertà negativa, emigrazione interna, “cittadella interiore” confortante e claustrofobica insieme (Isaiah Berlin).

Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), all’Architekturzentrum (Vienna), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), al Musée du Louvre (Parigi), alla X Biennale di Architettura (Venezia)

DMITRY GUTOV (Mosca 1960)

Artista e filosofo, da tempo impegnato nel dibattito sul rapporto tra arte e pensiero contemporaneo. Nella sua riflessione vi sono due centri d’attrazione: i geroglifici e Marx, il segno e il pensiero, la linea e l’intuizione. In alcune delle sue opere Dmitry Gutov copia i manoscritti di grandi autori, come Pushkin e Marx: gli interessa la scrittura come prodotto di scarto, di risulta, da cui traspare lo sforzo del pensiero, la nascita dell’idea geniale. Lo attrae lo spazio dove l’attenzione non si ferma, la testa dell’autore era altrove, nel cielo, è qui che nasce l’intuizione. Nei lavori degli ultimi anni Gutov riprende questo lavoro trascrivendo i dipinti di alcuni maestri del Rinascimento in grandi sculture in ferro. Anche qui è attratto da dettagli marginali, scene sul fondo o figure minori. In mostra The Rape of Ganymede (2009), tratto da una celebre opera di Rembrandt, o meglio da un disegno preparatorio. Nei lavori in metallo di Gutov “si offre allo spettatore l’intera storia dell’arte: da una raffigurazione realistica, all’espressionismo, al più radicale astrattismo, fino al citazionismo postmodernista”, tutto dipende dal punto di vista. Girando attorno all’opera il disegno realistico si deforma in chiave espressionista, astratta, postmoderna (Anatoly Osmolovsky).

Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), al Musée du Louvre (Parigi), al Garage Center for Contemporary Culture (Mosca), alla 52 Biennale d’Arte (Venezia), a Documenta XII (Kassel).

VALERY KOSHLYAKOV (Salsk 1962)

Koshlyakov è un artista puro. Proviene da una grande città sul Don, Rostov, dove insieme ad altri amici artisti, tra cui Yurij Shabelnikov e Avdej Ter-Oganian, fonda il gruppo “Art or Death”. Sono artisti, poeti, performers, musicisti che si inseriscono nella scena underground moscovita con radicale ottimismo, spinti dall’urgenza di una ricerca di bellezza e di successo che possono trovare solo nella capitale. Oggi Koshlyakov vive e lavora tra Mosca e Parigi.
“Il lavoro di Koshlyakov è un’autentica dichiarazione d’amore per l’arte”. Attraverso i suoi lavori (grandi tele, sculture e installazioni) l’artista rianima forme e immagini del nostro passato, in tutto il suo spessore, le sue stratificazioni, ma solo per un istante. La classicità, l’architettura delle origini, le utopie di Chernikhov e la verticalità del Monumento alla III Internazionale di Tatlin risplendono sulle sue tele in un gioco tra antichità, modernità e immaginazione. Koshlyakov dipinge sui muri, sul cartone, sul ferro, utilizza nastro adesivo da imballaggio, strati sovrapposti di pittura a olio e di vernice spray… “L'insolito uso di materiali poveri, scotch, cartone, polistirolo e bitume, in evidente contrasto con la magnificenza originaria delle architetture evocate, conferiscono alla sua ricerca un vago sapore iconoclasta e la fragilità di un ricordo appena riaffiorato”. (Claudia Gioia)

Recentemente le sue opere sono state esposte al Padiglione d’Arte Contemporanea (Milano), al Musée du Louvre (Parigi), al Garage Center for Contemporary Culture (Mosca), al MACRO (Roma), a La Maison Rouge (Parigi), al Chelsea Art Museum (New York).


Un ringraziamento speciale a Nicola Russi e Angelica Sylos Labini per la ristrutturazione degli spazi

www.laboratoriopermanente.com

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Amalia Di Lanno

Cum Corde

Cum Corde

Brescia, Chiesa di San Zenone all'Arco dal 04/02/2012 al 19/02/2012

… et noli contristari! Il tema della speranza, che ha costituito il motivo ispiratore delle manifestazioni del 2011 è stato un segno voluto di contraddizione, una esortazione contro corrente rivolta ai Bresciani rispetto al diffuso pessimismo che la crisi ancora in corso ha generato; un invito a non abbattersi, che la città nelle sue varie articolazioni ha dimostrato di voler accogliere.

È di tutta evidenza, tuttavia, che tale disponibilità, per non rimanere una semplice e sterile aspirazione, ha bisogno di radicarsi in un terreno fertile, accogliente, reso tale dall’affermarsi e dal diffondersi di atteggiamenti di disponibilità, di ascolto e di reciproco rispetto, aperti ad una progettualità condivisa che si può realizzare soltanto in un clima di pacificazione, che apra i cuori, in una sola parola in un clima di concordia.

La CONCORDIA, dunque, la virtù dei miti e degli operatori di pace, cui Dio, ci dice l’evangelista Matteo, riserverà il suo regno, è il motivo ispiratore della prossima ricorrenza delle feste dei Santi Patroni.

Si avverte l’esigenza di operare, nella comunità bresciana ad ogni livello, una discontinuità nella spirale di contrapposizioni, di frantumazioni e di confronti e scontri di ragioni che, se esaltate nella loro pur intrinseca valenza, non trovano approdi d’incontro e comprensione, bensì producono soltanto la violenta esaltazione della propria egoistica ragione. L’invito ai Bresciani è, di conseguenza, a ritrovare il modo semplice dell’incontro CUM CORDE, con il cuore in mano, per riconoscere, come insegna Emmanuel Levinas, nel volto dell’altro i motivi e le occasioni di condivisione e soddisfazione delle reciproche aspettative, nella convinzione che se vale la regola secondo cui se tutti pulissero la strada davanti a casa la città d’incanto risulterebbe pulita, allo stesso modo l’apertura dei cuori di ognuno porterebbe alla pace dell’intera città, premessa di prosperità per tutti.

Lo insegna la storia. Le tregue di Dio hanno favorito la rinascita delle città all’alba del secondo millennio e le concordie cittadine hanno generato gli strumenti di partecipazione democratica nei comuni delle città del Basso Medioevo; furono presto dilaniati dagli scontri di fazione, ma a tali difficoltà non fu trovato rimedio se non nelle concordi pacificazioni, operate dai campioni di concordia come fu a Brescia alle soglie del Trecento il grande vescovo Berardo Maggi.

Ne erano profondamente convinti gli uomini del tempo. Ne scolpivano in forme umane la figura sulle facciate delle chiese così che la CONCORDIA divenisse per tutti virtù civica, ispiratrice prima degli altri degli stessi governanti della città, ammoniti dalle sue fattezze dipinte sulle pareti dei palazzi del Governo, come a Siena testimonia il grandioso affresco del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti.
Della CONCORDIA hanno evocato i benefici effetti uomini di pensiero e di azione, ma soprattutto i legislatori, preoccupati di garantire equità e giustizia. La concordanza chiara e certa delle leggi di Giustiniano ha dettato i canoni della civiltà occidentale, mentre nell’opera del canonista Graziano, impegnato a ripristinare la concordanza nei canoni discordanti della Chiesa rinnovata, ne ha rilanciato l’azione alla stagione feconda dell’Umanesimo europeo.

Dopo i drammi indicibili delle due guerre mondiali e le manifestazioni del “male assoluto” della Shoah, è stato l’esercizio intelligente della virtù della concordia esercitata dai padri dell’Europa che ha regalato al continente il più lungo periodo di pace.

È uno spirito che le attuali contingenze alle soglie del terzo millennio, proiettato nella dimensione della mondialità globalizzante, hanno fatto smarrire.

Occorre ritrovare allora la freschezza e la forza necessarie per riscoprire i valori della concordia, andando oltre i ricorrenti eppur necessari inviti alla solidarietà. La solidarietà invita a tendere la mano; la concordia impone il mettersi in cordata per compiere una scalata e raggiungere tutti la vetta, il marciare cadenzati verso la stessa meta, l’unirsi in rete per raggiungere l’obiettivo condiviso.
Occorre uno spirito nuovo, genuino, quello che a volte solo i giovani sanno mettere in campo.

La CONCORDIA, quindi, interpella l’intera città e tutti i Bresciani, ma soprattutto i giovani.

L’auspicio – pertanto – è che la festa dei Santi Patroni, tradizionalmente rappresentati nella pienezza del loro vigore giovanile, si possa trasformare in un ricorrente appuntamento dei giovani, protagonisti dell’iniziativa, con l’intera città, per trasformarla in piena concordia in città giovane per i giovani.



Artisti:
Davide Balossi – Merate
Stefano Crespi – Brescia
Fiuto Rama - Milano
Davide Maggioni – Lecco
Ester Maria Negretti – Como
Daniele Salvalai – Iseo BS
Antonella Bitonte - Brescia
Marica Fasoli – Bussolengo VR
Chiara Gallo – Monza
Mauro Mantovanni – Sesto S. Giovanni MI
Giovanni Ranieri Tenti – Brescia

Inaugurazione sabato 4 febbraio 2012 ore 17.00

CUM CORDE

Brescia - San Zenone all’Arco sabato 4 febbraio 2012
orari: 16 – 19 (lunedì escluso) Ingresso gratuito

Progetto mostra e catalogo a cura di Fausto Moreschi

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Amalia Di Lanno

"La mia vertigine" mercoledì 8 febbraio ℅ Twelve, viale Sabotino 12, Milano








Twelve presenta
"La mia Vertigine"
Mostra Fotografica di Francesca Lo Bianco
a cura di Indira Fassioni
Vernissage
giovedì 9 febbraio 2012
ore 19.00

“Chi ha paura di cadere sente la vertigine.
Chi ha paura di lanciarsi sente di non riuscire ad andare oltre i propri limiti.
Chi ha paura di lasciarsi andare ha paura di vivere.”

Nel cuore di Porta Romana, aperto da mattina a sera: Twelve il locale con "più anime", rinnova il suo amore per l'arte. Dopo la pausa natalizia, riprendono gli appuntamenti per amanti del bello, addetti ai lavori ma soprattutto per chi ha voglia di stupire i 5 sensi: gusto, olfatto, tatto, udito e vista.
Protagonista di questo mese è la fotografia: in mostra gli scatti di Francesca Lo Bianco: fugaci composizioni dall’ambientazione eclettica, dall’arcaica Calabria, terra natia dell’artista cosentina, alla moderna Milano, accomunati dal valore icastico degli elementi scelti per l’inquadratura: un albero, elementi della natura, oppure esseri umani che si inseriscono nel contesto caotico della metropoli; in questa selezione di sguardi l’artista mette in gioco se stessa e la sua visione del mondo, in un continuo confronto tra sé e il pubblico.
A sonorizzare l’aperitivo Deejay WestBanhof , eclettica nuova leva del panorama milanese, propone un percorso creativo che dal rock vibrante dei Led Zeppelin piuttosto che dei Rolling Stones, cresce in un'evoluzione virtuosa tra l'indie rock degli Arctic Monkeys e dei Wombats fino ad arrivare all'elettronica dei Justice e dei Soulwax, ogni tanto regalando piccoli cameo a capolavori ricercatissimi tra le piste internazionali e non.
Francesca Lo Bianco nasce a Cosenza. Trasferitasi nel capoluogo lombardo in tenera età, si affaccia al mondo della arti fin dall’adolescenza, allorché, ancora ignara delle riserve del futuro,
sviluppa un’affinità con la pittura, il disegno, la restaurazione. Durante il liceo, la curiosità si evolve in passione. E sulle orme del padre, che ha approfondito l’arte della fotografia e della filmografia, in veste privata, inizia le primigenie collaborazioni con amici.
I primi soggetti fotografici sono i paesaggi della sua regione natia, la Calabria, una terra brulla ed indomita, che pure sa offrire scorci di immortale bellezza a chi sappia cogliere la direzione giusta da cui osservare. E seguendo questa direzione, Francesca inizia a girovagare e ad esplorare lidi sempre più lontani ed esotici. Sempre in cerca di un angolo di realtà da catturare.
La fotografia diventa dapprima un pretesto per scappare, poi un’occasione per viaggiare, e infine l’unica possibilità di ritrovarsi.

Ingresso libero.
In Mostra fino al giovedì 16 febbraio 2012
Vernissage Mercoledì 8 febbraio 2012, ore 19.00

Twelve
Viale Sabotino 12, Milano
Ingresso libero
Tel. 02.89073876

Rosaspinto
Ufficio Stampa e Direzione Artistica
Indira Fassioni
http://www.rosaspinto.it/
press@rosaspinto.it
+39/3338864490

“Gli occhi chiusi vedono tutto”_Daniele Ferrante

Si apre a Lecce venerdì 3 febbraio alle ore 20,00, presso la sede della II Circoscrizione: Santa Rosa-Stadio- Salesiani la Mostra personale “Gli occhi chiusi vedono tutto” di Daniele Ferrante a cura dell’Associazione Le Ali di Pandora che resterà aperta fino al 10 febbraio. Alla presenza delle Autorità, del Presidente della Circoscrizione Fabio Campobasso, interverranno Lucy Ghionna e Ambra Biscuso.

In questi ultimi due anni la sfida dell’Associazione Le Ali di Pandora è stata di portare: “il centro nella periferia”, rendendo reale la scommessa di portare l’arte e la cultura in zone normalmente destinate a dormitorio. Sempre più forte è la sinergia tra gli abitanti del quartiere e i “costruttori” di arte e cultura , così come sembra sempre più concreto il sogno di riqualificazione territoriale e culturale anche grazie ai giovani artisti che hanno deciso che il loro centro parta dalla periferia e di chi, sempre più numerosi, scelgono di vivere la periferia come centro.
Continua la lettura dei linguaggi trasversali dell’arte con l’ hic et nunc di Daniele Ferrante “Gli occhi chiusi vedono tutto”. Daniele Ferrante e un venticinquenne leccese, artista eclettico, musicista, blogger con una predilezione per i fenomeni culturali di massa, media enthusiast. I suoi molteplici interessi, trasversali rispetto a qualsiasi medium egli si avvicini, fanno sì che sia il suo discorso teorico che quello artistico siano indirizzati verso le sinestesie, l’abbattimento dei confini tra le varie arti, alla ricerca di un punto di contatto tra i sensi in quella che potrebbe configurarsi come una terza via espressiva. A testimonianza di ciò vi è la pubblicazione de “Il santuario della pazienza”disco del suo gruppo/progetto musicale Zweisamkeit, uscito nel 2011 per l’etichetta messinese SNOWDONIA. Il suo intento, scrive, è di “far coesistere elementi di fasi lontane tra loro nel tempo in uno stesso momento, isolando le diverse parti degli oggetti come se si trattasse di zone vicine spazialmente ma distanti cronologicamente. (…) “Gli occhi chiusi vedono tutto” nasce dall’ultima fase della mia arte, lo scavare nelle profondità dell’inconscio, guardare più in giù rispetto alle proprie sensazioni e ai propri legami affettivi per scoprirne il senso reale. Noi non diventiamo ciò che siamo, ma lo scopriamo attraverso il vivere la realtà di tutti i giorni, instaurando relazioni di ogni tipo che portano la nostra coscienza verso un livello più alto. Educazione è un termine che deriva dal latino “ex ducere” ovvero “tirare fuori”, ciò che sappiamo fare non lo impariamo, ma lo scopriamo. Le relazioni che instauriamo, culturali o sociali, ci aiutano ad aggiungere un frammento nello specchio che definisce la nostra vera immagine. Il senso finale in ciò è che abbiamo già dentro di noi i mezzi necessari per stare bene, sappiamo già cos’è la felicità o la bellezza, è tutto nascosto in punti oscuri di noi stessi che magari non siamo ancora riusciti a illuminare. Scoprire di avere queste doti è come chiudere gli occhi e non vedere più un buio limitato, ma un paesaggio immenso sotto il nostro completo controllo.”
L’arte secondo Daniele Ferrante
Cercando punti in comune tra le opere: in tutti i casi si tratta di lavori spirituali, perché attraverso qualsiasi ambito io mi esprima, che si tratti di pittura, così come di video, musica o poesia, tendo a caricare simboli, oggetti e segni di significato in modo da poter circoscrivere una parte della realtà (o di me stesso) e disporre del distacco utile a poterla capire meglio.
La mia evoluzione artistica è anche un’evoluzione umana personale, ogni lavoro che faccio prende una parte di me e la isola per predispormi al miglioramento, perciò le mie opere più che parlare di ciò che sono parlano di ciò che ero prima di realizzarle.
Il secondo punto è quasi consequenziale: per molti artisti di molte ere l’arte è un fatto spirituale, catartico, all’origine della pittura si può rintracciare un gesto di riproduzione della realtà per esorcizzarla o averne controllo. Anche per questo motivo prendo archetipi e simbologie proprie della mia cultura tentando di vedere quanti di questi elementi la legano all’arte di tutte le culture della storia dell’umanità, in modo da trovare una veste semplice a concetti profondi che raggiungano il maggior numero di persone indifferentemente dal retroterra culturale.
Questo tema lo porto avanti parallelamente tra arte visiva e musica, in entrambi i casi ho cercato di individuare ciò che accomuna tutti i linguaggi della terra, la mia sintesi vede nel corpo umano l’unica cosa comune a tutte le arti della terra, proprio perché è l’unico patrimonio realmente condiviso da tutte le arti della terra.
Se nella musica la fisicità è incarnata dal ritmo e dalla voce, nella rappresentazione grafica si va più semplicemente verso la figura in sé dell’uomo e della donna, per poi spostarsi verso le estensioni del corpo, ad esempio il linguaggio scritto, la versione grafica della voce.
Se però il significato di un corpo ha lo stesso valore in tutte le lingue, lo stesso non si può dire dei caratteri della nostra cultura, in uso solo nel mondo occidentale.
Mi capita, perciò, di usare spesso i caratteri dell’alfabeto latino come pura espressione grafica, usanza più comune ai popoli che usano l’alfabeto arabo , i logogrammi o gli ideogrammi.
L’alfabeto occidentale, per quanto duttile e adattabile alla maggiore quantità di esigenze linguistiche, non possiede le sfumature proprie delle lingue orientali o dei linguaggi prettamente orali; riportare i caratteri latini a ciò che sono nell’essenza, ovvero segni grafici, è un modo per rendere universale un aspetto specifico della cultura da cui provengo.
Questa “universalizzazione” è presente in quasi tutti i miei lavori, perché tendo comunque a prendere tematiche e archetipi propri dell’arte occidentale guardandoli con gli occhi di un cittadino del mondo fuori dal tempo.
E’ così che alcuni miei lavori hanno una tematica Sacra (vedi Trinità e Madonna) senza presentare alcuna simbologia propria dell’ambito dal quale provengono, ma anzi riportando tutto all’essenza del tema preso in esame, che rivela ad esempio come il Cristo e la Madonna rappresentino l’ideale eterno di uomo e donna, così come guardando più in profondità, il padre, lo spirito santo e la maternità possono semplicemente rappresentare l’ispirazione nel senso più ampio possibile.
Nel ricercare un’universalizzazione dei temi indigeni della mia cultura sono arrivato a constatare come tutto tenda verso la natura, comprese le estensioni più artificiali dell’uomo. I caratteri latini sono un’ estensione tecnologica della voce; con la loro razionalità hanno portato in qualche modo a ripensare molto del nostro approccio verso la realtà, organizzando, pianificando e forse per questo limitando la gamma di esperienze acquisibili invece tramite il gesto istintivo, difettoso e imprevedibile.
Riportare i simboli e le architetture umane alla natura è un modo per comprendere meglio la propria umanità, senza rigettare le sovrastrutture culturali, accettando meglio la propria natura di animali dotati di tecnologia.
Infine, due temi “minori” (in quanto non ancora del tutto approfonditi) sono correlati a quelli enunciati sopra e li lego al tempo e alla possessione spiritica.
Nel primo tema tento di dare l’idea del “qui e ora” (vedi L’universo per chi non lo visiterà mai, messa in onore degli eroi tragici e Universo ultimo atto) oltrepassando la terza dimensione per fonderla con quella del tempo e della persistenza.
La differenza tra opera d’arte visiva e opera d’arte musicale sta nel fatto che la prima ha il suo specifico nella rappresentazione spaziale, la seconda ce l’ha nella rappresentazione temporale.
Con questa serie di lavori tento di far coesistere elementi di fasi lontane tra loro nel tempo in uno stesso momento, isolando le diverse parti degli oggetti (in questo caso una montagna) come se si trattasse di zone vicine spazialmente ma distanti cronologicamente.
Anche a questo concetto sono riuscito a dare un valore spirituale, inserendo nella mia prima esposizione una candela liturgica “personalizzata”. Un lavoro simile sposa il “qui e ora” con l’universalità, fino a ritornare al significato cristiano del cero, ovvero quello della candela più “madre” che detiene il messaggio, dal quale tutte le altre candele più piccole possono attingere.
La fiamma auspica la propagazione, la moltiplicazione del messaggio.
Per ciò che riguarda la possessione spiritica, vi è un legame sottile con il primo tema spirituale.
Le opere di questa serie hanno tutte un titolo che riporta il motivo della Casa (vedi Case, Case Abbandonate, La sua Casa, Case giocattolo) ed è proprio da intendersi come “case infestate”.
Credo infatti esista un legame tra la persona, il luogo in cui vive e gli oggetti che utilizza.
Un medium spiritico entrando in una casa è capace di percepire l’energia, positiva o negativa, rimasta in sospeso nell’ambiente; l’artista è un medium, così come tutte le persone sono medium con differenti gradi di sensitività.
Una qualsiasi persona può conoscere qualcuno e percepirne l’energia che essa emana, l’anima, che può anche essere una combinazione di comportamenti e oggetti che parlano direttamente all’inconscio dell’interlocutore. L’artista ha il dono di creare gli oggetti che, attraverso particolari accostamenti, creano l’immagine delle sue sensazioni. In queste opere ho cercato di creare associazioni che potessero restare in sospeso, come case infestate, a testimonianza di uno stato d’animo rimasto chiuso a chiave in una stanza per secoli.
Il nome della mostra, “Gli occhi chiusi vedono tutto” nasce dall’ultima fase della mia arte, lo scavare nelle profondità dell’inconscio, guardare più in giù rispetto alle proprie sensazioni e ai propri legami affettivi per scoprirne il senso reale.
Noi non diventiamo ciò che siamo, ma lo scopriamo attraverso il vivere la realtà di tutti i giorni, instaurando relazioni di ogni tipo che portano la nostra coscienza verso un livello più alto.
Educazione è un termine che deriva dal latino “ex ducere” ovvero “tirare fuori”, ciò che sappiamo fare non lo impariamo, ma lo scopriamo. Le relazioni che instauriamo, culturali o sociali, ci aiutano ad aggiungere un frammento nello specchio che definisce la nostra vera immagine.
Il senso finale in ciò è che abbiamo già dentro di noi i mezzi necessari per stare bene, sappiamo già cos’è la felicità o la bellezza, è tutto nascosto in punti oscuri di noi stessi che magari non siamo ancora riusciti a illuminare. Scoprire di avere queste doti è come chiudere gli occhi e non vedere più un buio limitato, ma un paesaggio immenso sotto il nostro completo controllo.


“Le Ali di Pandora”
presenta
“Gli occhi chiusi vedono tutto”
Personale di
Daniele Ferrante
venerdì 3 febbraio 2012
h.20.00
intervista con l’artista
c/o II Circoscrizione
via Adda
Lecce
Ingresso Libero

Info: lealidipandora@libero.it

Fonte: http://www.salentoblog.it

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Amalia Di Lanno

VISIONI IN BIANCO E NERO


Dal 2 al 12 Febbraio presso lo Studio Iroko Via Voghera 11,b- Milano Zona Tortona


Studio IROKO Presenta:

VISIONI IN BIANCO E NERO

Mostra Collettiva

A cura di Barbara Vincenzi


Inaugurazione 2 Febbraio ore 19,00


Del Bianco e del Nero spesso si fa riferimento a due colori non colori, al concetto di luce e tenebra, l'uno complementare all'altro. Il Bianco e il Nero sono due colori come gli altri? Per secoli si e' dibattuto su questo argomento arrivando a soluzioni spesso interessanti. Nel concetto di cromofobia, il Bianco e Nero sono presi come contrapposizione ai colori, come elementi di primaria importanza, insieme alla forma, per arrivare all'essenzializzazione e minimalizzazione del pensiero in contrapposizione all'elemento emotivo-sensibile che il colore porta in sé. Nella storia il Nero e'¨ visto come tenebra, elemento di inizio e di fine di tutte le cose, dalle quali tutto nasce e nel quale tutto ritorna; mentre il bianco, la cosiddetta luce, e'¨ quell'elemento che si frappone tra la nascita e il ritorno. Si potrebbe dire che la vita e' la sintesi dei due opposti, il bianco e il nero, la luce e le tenebre. E da questa sintesi nascono i colori e la percezione che ne hanno le creature viventi. Cosi la natura si manifesta con le sue infinite sfumature, ognuna delle quali contiene una parte di luce e una parte di tenebra. Cos'altro sono i colori se non una composizione misteriosa di gradazioni di luce e di buio?


Rappresentano il tema del Bianco e nero i seguenti artisti: Diego Toscani, Nicola Domenici, Patricia Glauser, Raffaele Scotto di Carlo, Maurizio di Carlo, Loredana Romero, Chris Rocchegiani, Cristina Parravicini, Daniela Spagnuoli, Jadranka Carluccio-Grbic, Alessio Schiavo, Daniela Barone, Herwig Maria Stark, Gloria Guidi, Stefania Varca, Claudia Emanuela Coppola, Luisa Tonelli, Riccardo Resta, Matteo Felloni, Marilu' Manzini.


Orari dello Studio Iroko tutti i giorni dalle 13,30 alle 19,30-
domenica su appuntamento
Tel.02 89421385

www.studioiroko.com

info@studioiroko.com


Fonte: http://www.equilibriarte.net

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Amalia Di Lanno

LUIGI PROFETA Post - Scriptum


LUIGI PROFETA
Post – Scriptum
Mostra personale presso la Galleria Zamenhof

Si apre Mercoledì 1 Febbraio 2012 e s'inaugura Sabato 4 Febbraio, alle ore 18.00 presso la Galleria Zamenhof di Milano (Via Zamenhof 11), la mostra personale di Luigi Profeta, a cura di Virgilio Patarini

Questa alla Zamenhof è una mostra personale che presenta opere inedite dell'artista degli ultimi due anni, quadri, sculture ed installazioni, ma anche pezzi storici antecedenti.

Luigi Profeta, Cosmogonia e inconscio
L'arte di Luigi Profeta nasce da un rapporto fortemente dialettico (e a tratti conflittuale) tra elementi contrapposti: luce e tenebre, ordine e caos, forma e materia. Si tratta, come è facile arguire dalle coppie di elementi contrapposti, di un'arte che potremmo definire, senza tema di smentita, di matrice 'filosofico – cosmogonica', anche se poi i titoli delle opere ci rimandano ad origini di marca più spiccatamente personale e psicologica. L'autore stesso, parlando delle sue opere (che nella maggior parte dei casi più che quadri sarebbe il caso di definire più propriamente 'bassorilievi'), fornisce spiegazioni di tipo autobiografico e psicologico, attribuendo ad ogni segno ed elemento presente nell'opera il valore di metafora: metafore che scaturiscono per raccontare un proprio momento esistenziale, un proprio 'stato d'animo', l'emozione di un istante. E su tutto ciò nulla da eccepire. Ne prendiamo atto. Ma il fatto è che l'arte, quando davvero è tale, vive di vita propria, e le opere spesso travalicano le intenzioni stesse dell'autore. È questo il prodigio della 'creazione' artistica. Ed è questo il prodigio delle opere di Profeta, che pur nascendo come catarsi del tutto personale, privata e circostanziata, finiscono per farsi discorso assoluto (e problematico) si questioni cosmo – geniche, filosofiche, estetiche. Come non leggere in chiave 'Biblica' o più genericamente 'cosmogonia', ad esempio, lo scontro tra la luce e le tenebre che caratterizza tante opere di Profeta? Molte sono infatti le narrazioni mitiche sull'origine del Cosmo che vedono nella separazione tra luce e tenebre un momento essenziale. Allo stesso modo le sistematiche variazioni che regolano la giustapposizione tra forme geometriche (cubetti, parallelepipedi di legno, semisfere in rilievo) e materia informe (i fondi 'matrici' e dai colori cangianti) sembrano rimandare ad ercaiche questioni filosofiche come il rapporto di aristotelica armonia tra Forma e Materia, o più a moderni problemi psicologici come il conflitto tra Conscio ed Inconscio, o, se si preferisce, tra Ragione e Istinti profondi. Tutto questo espresso con un linguaggio personalissimo che riesce ad essere, al tempo stesso, arcaico e post – moderno e sottilmente ambiguo. Un linguaggio dove nulla è ciò che sembra: il legno sembra metallo, la tela sembra legno, ciò che è morbido sembra duro, e ciò che potrebbe rappresentare il pensiero razionale (i cubetti, i parallelepipedi) simboleggia invece l'inconscio (e viceversa). Nulla è ciò che sembra e tutto va interpretato.
Virgilio Patarini

In allegato la foto di una delle opere in mostra

Galleria Zamenhof, Via Zamenhof 11, 20136 Milano
Ingresso Libero
Dal Mercoledì alla Domenica, ore 15.00 – 19.00
Lunedì e Martedì chiuso
Tel. 02.836.608.23 – www.galleriazamenhof.com
e-mail: galleria.zamenhof@gmail.com

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Amalia Di Lanno

"Una prospettiva italiana" a New York

Inaugura il 2 febbraio presso la Howard Greenberg Gallery di New York, la mostra An Italian perspective/Una prospettiva italiana, voluta e organizzata da Studio la Città di Verona. La rassegna, curata dalla storica e critica italiana Angela Madesani, presenta il lavoro di quattro fra i più importanti fotografi italiani: Gabriele Basilico (1944), Vincenzo Castella (1952), Luigi Ghirri (1943-1992) e Massimo Vitali (1944). La volontà è quella di riuscire a stimolare un pensiero su una possibile identità italiana di fotografia.

Saranno in mostra alcune immagini vintage di Luigi Ghirri, realizzate tra gli anni Settanta e l'inizio dei Novanta. Immagini che propongono diversi soggetti immortalati nell'arco di vent'anni e che pongono in evidenza l'approccio concettuale dell'autore.

Di Gabriele Basilico, tra i più noti protagonisti della fotografia italiana, sono in mostra fotografie appartenenti a diversi cicli di lavori da Bord de Mer, le immagini che ha realizzato per la Mission Photographique de la DATAR, nel 1984, alle immagini delle città da Mosca a San Francisco.

Di Massimo Vitali, figura di spicco nel panorama internazionale, sarà in mostra una delle recenti opere, tratta dalla famosa serie sulle spiagge, in cui sono raccontati spazi collettivi dove le masse si aggregano.

Vincenzo Castella, tra i più interessanti autori dello scenario fotografico italiano, presenta qui alcune immagini inedite di Istanbul, Malta e la prima del 2012: Venezia, prodotta appositamente per questa mostra

GABRIELE BASILICO
è nato a Milano nel 1944, dove vive e lavora.
Il lavoro di Gabriele Basilico è stato esposto in musei e istituzioni come il San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA), lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Biennale di Venezia, il Musée Européen de la Photographie a Parigi, e Ivam a Valencia. Le sue opere sono presenti nelle collezioni della maggior parte delle principali istituzioni pubbliche e private.


VINCENZO CASTELLA
è nato a Napoli nel 1952. Vive e lavora a Milano.
Dal 1980 espone i suoi lavori in Europa e negli Stati Uniti.
Le sue opere sono conservate nei maggiori archivi e collezioni pubbliche e private. Recentemente ha partecipato alla mostra Layers of Malta, organizzata presso il Centro per la Creatività - La Valletta - e ha presentato le sue opere durante la Biennale di Tirana. Il video "Cronache da Milano" è stato proposto nel 2009 da Studio la Città ad Art Unlimited - Basel nel 2009.

LUIGI GHIRRI
è nato a Scandiano nel 1943 ed è morto a Roncocesi il 14 Febbraio 1992.
Tra le sue più importanti esposizioni si annoverano: la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1979, "Iconicittà" a Ferrara nel 1980, "Viaggio in Italia", organizzata a Bari nel 1984 insieme a Gianni Leone ed Enzo Velati, ed "Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio", realizzata a Bologna nel 1986 e allestita in numerose altre sedi italiane e straniere.

MASSIMO VITALI
è nato a Como nel 1944. Vive e lavora a Lucca.
Vitali ha esposto in musei e gallerie a livello internazionale, e il suo lavoro è incluso nelle collezioni del Reina Sofia di Madrid, del Guggenheim Museum di New York dello Stedelijk Museum, di Amsterdam, del Centre Pompidou di Parigi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, del Metropolitan Bank Photo Collection Trust di Chicago, del Museum of Contemporary Art di Denver, del MMK di Francoforte sul Meno, della Sammlung E-On di Duesseldorf, della Fondation Cartier di Parigi e della Collezione Arts Plastiques a Charleroi.
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Una mostra dedicata ai quattro più importati fotografi italiani:Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Luigi Ghirri e Massimo Vitali.

Dal 2 febbraio al 13 marzo 2012.
Opening reception: giovedì 2 febbraio 2012, dalle 17.30 alle 20.00.
Howard Greenberg Gallery41 E 57 Street, 14th Floor, NEW YORK
howardgreenberg.com

Fonte: http://www.eolopress.it


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Amalia Di Lanno

"Espiare." La prima mostra preceduta da un trailer


La mostra “Espiare”, allestita negli spazi dell’Ex Convento dei Padri Domenicani di Ruvo di Puglia, rappresenta un inedito progetto collettivo d’arte contemporanea attraverso un processo di coinvolgimento di differenti soggetti autoriali: 13 artisti, 100 comparse, 2 curatori, un regista e il pubblico.

La scena è quella di un microcosmo perfettamente racchiuso entro le robuste pareti del convento ottecentesco: una struttura di cui si recupera pienamente la rigorosa funzione di tempio della contemplazione e del silenzio. Tutti i soggetti e le opere introdotti in mostra partecipano al mantenimento dell’equilibrio interiore dell’intero involucro collettivo. L’ambiente non è tuttavia un contenitore vuoto. Esso è animato dalla presenza di soggetti privi di identità, uniformi, in continuo movimento e peregrinazione. Un'unica tensione agita la narrazione e le relazioni intersoggettive: il “meccanismo della colpa”, i processi collettivi dell’espiazione, della rimozione e del rito.

Le opere definiscono un orizzonte visivo rigoroso e austero e tracciano un universo logico e bipolare, fatto di luce ed ombra, di pieno e vuoto, di positivo e negativo. La fotografia, la pittura e l’installazione riorganizzano un contesto in cui le trame visive ed esistenziali si fondono in un silenzio impositivo, sia iconico che gestuale.

Come nel mezzo di uno scrigno pieno di soggetti brulicanti, anche i visitatori partecipano e osservano la scena dall’interno ma restando sempre esclusi dalla totale comprensione dei processi.

La mostra “Espiare” inscena una radicale metafora della realtà psichica individuale e collettiva. Ogni uomo recita in silenzio il proprio ruolo ed è parte di un meccanismo sociale in costante evoluzione. Il fondamentale sistema di controllo sociale passa attraverso l’insinuarsi della strategia del peccato che dispone ogni soggetto al conformismo di rigidi valori oppositivi. Bianco o nero. “Espiare” rappresenta uno strumento con cui scontare la pena, rendere innocuo il peccato, ricomporre l’unità e lo stato della quiete. Il silenzio e la contemplazione sono le uniche vie d’accesso alla consapevolezza del grande sistema di uomini e cose che informa la cultura e la società.


Note:

IL CONVENTO

Nel 2006 l’ex convento ha subito un complesso restauro che ha ridefinito la destinazione d’uso della struttura progettandone un contenitore museale archeologico. Tuttavia, a seguito dell’acquisto e posizionamento di numerose teche e bacheche vitree, funzionali ad accogliere la collezione archeologica, la struttura è stata abbandonata e non più adoperata per il fine preposto. La mostra si colloca pertanto in un ambiente ibrido, sospeso tra la storia della struttura conventuale e le recenti operazioni di riqualificazione.


IL FILM

La mostra verrà documentata attraverso un corto cinematografico. Le riprese avverranno nel corso del giorno di apertura, prima e durante il vernissage. Il Cineclub Canudo, diretto da Antonio Musci, curerà la produzione. Regia di Valentina Dell’Aquila.


IL CATALOGO

Il catalogo della mostra verrà pubblicato a maggio e conterrà i testi critici dei curatori, le immagini della mostra e il dvd del film “Espiare” prodotto e ambientato nel contesto della mostra.


IL TRAILER

La mostra utilizza linguaggi e strumenti di comunicazione inediti ed innovativi. Tra questi si distingue il ricorso al trailer cinematografico promosso nei cinema e sul web. Si tratta della prima operazione di arte contemporanea che ricorre allo strumento filmico e alle strategie di comunicazione video per la propria promozione.


Il trailer è visibile al link: http://www.youtube.com/watch?v=8VLSkKaFWa8


ARTISTI

Natascia Abbattista, Giovanni Albore, Dario Agrimi, Anna Maria Battista, Pierluca Cetera, Clitorosso, Oronzo Liuzzi, Margherita Ragno, Teresa Romano, Adele Samarelli, Loredana Savino, Gregorio Sgarra, Oscar Turco.


CURATORI

Roberto Lacarbonara e Alexander Larrarte.


ORGANIZZAZIONE: CoArt, CoratoEntropie, Locorotondo Cineclub Canudo, Bisceglie


ORARI / INFO / CONTATTI


Ex Convento dei DomenicaniVia Madonna delle Grazie 2, Ruvo di Puglia (Ba)

Dal 3 al 25 Marzo 2012

Mer-Dom, 18.00-21.00

Vernissage: Sabato 3 Marzo 2012 ore 20.00

Buffet ore 22.30


Tel. 349.6141159


Segnala:
Amalia Di Lanno

domenica 29 gennaio 2012

LATINAMENTE

S’inaugura il 31 gennaio alle ore 18.00 presso la Galleria BLUorG la mostra d’Arte Contemporanea LATINAMENTE, un progetto itinerante a cura di Dores Sacquegna, direttrice e curatrice della Galleria Primo Piano LivinGallery di Lecce.
In esposizione saranno presenti per la prima volta a Bari, le opere di otto artisti internazionali provenienti prevalentemente dall’America Latina: Scott Alger - Usa, Bartus Bartolomes – Venezuela, Carlo Marcello Conti – Italia, Josè Coronel – Venezuela, Domingo De Lucia – Venezuela, Astolfo Funes – Venezuela, Paola Puppio Zingg – Venezuela, Ricardo Sanchez – Venezuela.

Gli Otto artisti determinano con la loro poetica tutte le contraddizioni e la ricchezza della loro terra, un rilevante scambio che porta alla luce un SUD del mondo animato da fermenti e contrasti, ma che vuole confrontarsi con il mercato dell’arte internazionale. Gli scambi e le sinergie sono determinanti nello scenario politico-economico che ci accingiamo ad affrontare.

Con la “poetica della lontananza dell’infinito”, come indica la curatrice “con LATINAMENTE si avverte il bisogno di una vicinanza, di una unione che supera le frontiere e diviene momento di incontro e dialogo tra culture. Nel segno della fratellanza, della community. LATINAMENTE, è come dire “alla maniera dei latini”. Così, come si fa tra amici. E in questo secondo collettivo, si percepisce il senso del “costruttivo”, di qualcosa che sta andando a crearsi, fra di loro. Tra chi ospita la mostra, chi la cura, chi sceglie e chi si fa scegliere. Perché l’arte non separa, ma unisce. Soprattutto quando è differente”.

La mostra resterà aperta al pubblico sino al 26 febbraio 2012.
LATINAMENTE

Inaugurazione 31 gennaio ore 18.00
31 gennaio – 26 febbraio 2012
A cura di Dores Sacquegna

L’Associazione Culturale Galleria BLUorG
aperta al pubblico dal lunedì al sabato.
Orari 10.00 - 13.30 / 17.00 - 20.30
BLUorG - Via M. Celentano 92/94 70121 Bari.
Tel.: +39 080/9904379
Bari(Bari)
BLUorG - Via M. Celentano
Inaugurazione ore 18.00
ingresso libero
Info. 080/9904379

Segnala:
Amalia Di Lanno

sabato 28 gennaio 2012

UNA SPECIE DI STORIA D’AMORE





10/01/12 – 01/02/12 (dal martedi al venerdi) teatro Duse
Via Domenico Cotugno, 21
70124 BARI
email: info@duseteatrobari.it

Prodotto da NUOVA RIBALTA
Diretto da Leo Lestingi
Con la partecipazione di Leo Lestingi e Valeria Pinto

Some kind of Love Story (“Una specie di storia d’amore”), atto unico scritto, insieme ad altri testi brevi, da Arthur Miller (1915-2005) nel 1982, racconta la vicenda di un investigatore privato di una certa età, Tom, che, in una cittadina americana non meglio identificata, si trova ad occuparsi di un caso in cui è implicata una donna, Angela, che a volte sembra volere disinteressatamente scagionare un uomo condannato a torto, e a volte sembra essere lei la responsabile di quella condanna. Questa donna, ha scritto lo stesso Miller, ; e in questo testo, scriveva sempre lo stesso Miller, ; la realtà, insomma, sembra consistere, del tutto o in parte, in ciò che i personaggi vogliono che essa sia, lasciandoli con l’angoscia di dover operare delle scelte che, come costoro sanno benissimo, si fondano sull’illusione e sul desiderio. In Some kind of Love Story, l’investigatore Tom è un uomo onesto ma privo di fantasia, quindi irresistibilmente attratto dal suo opposto, e allo stesso tempo impegnato in una ostinata ricerca della verità letterale, di cui, benché la cosa possa sembrare assurda, l’unica depositaria è una donna, appunto Angela, che è anche una bomba di erotismo, incarnazione di sogni inconfessabili, fonte di continua provocazione sessuale, inafferrabile dietro le sue mille metamorfosi, eppure allo stesso tempo corredata di una sua fondamentale innocenza, che la rende, paradossalmente, inflessibile dispensatrice di morale, forse l’unica persona perbene in una città marcia. E qui come non pensare, ancora una volta, al mito imperituro di Marylin Monroe, e alla situazione già esposta in altri testi da Miller, dell’uomo sincero e forse un po’ represso, messo in crisi dall’incursione nella sua vita di un eterno femminino di cui intuisce certi spessori anche etici, e della cui vulnerabilità si commuove, ma che allo stesso tempo si trova incapace di inserire nella propria esistenza razionale? Una pièce complessa, ricca di colpi di scena e anche di ironia, ma estremamente riuscita sul piano drammaturgico, questa Some kind of Love Story del grande autore americano, che la traduzione dello stesso regista e protagonista Leo Lestingi, qui per la prima volta accanto ad un’attrice vivace e sensibile come Valeria Pinto, rende in un linguaggio modernissimo e puntuale.

Teatro Duse

venerdì 27 gennaio 2012

CRAIGIE HORSFIELD: Napoli Conversation project

"Napoli Conversation project"
di
Craigie Horsfield

presso la galleria Alfonso Artiaco
piazza dei Martiri- Napoli

16 dicembre 2011 – 11 febbraio 2012

Evento in collaborazione con MoonboW

Comuncato stampa della mostra/ Press release of the exhibition
below

Craigie Horsfield (nato a Cambridge nel 1949) è uno dei principali artisti contemporanei nel campo dei progetti sociali: il suo lavoro ha aperto la strada ad una significativa evoluzione dei concetti di comunità e di individuo che hanno influenzato molti artisti che, dopo di lui, si sono cimentati in questo campo.
Le opere di Horsfied spaziano tra diversi media: dai video alle installazioni, dalla fotografia alle sound installation fino ad arrivare alle performance, ciascuno posto sempre in un rapporto dialogante con l’altro ed utilizzati per una costante riflessione sui concetti di “relazione” e di “slow time”, di cui è riconosciuto come l’autore più influente. Per “relazione” Horsfield intende l’idea secondo la quale ciascun individuo si genera attraverso le relazioni che intesse con gli altri per creare un nuovo individuo che si sostanzia in ciascun incontro ed in ciascuna conversazione.
I progetti sociali, le installazioni i suoi video o gli arazzi, sono tutti legati dalla costante speculazione sulla nozione di “relazione”, sia nel suo divenire , sia come racconto.
Horsfield è stato anche il primo artista a realizzare foto di grandi dimensioni così come il primo a produrre arazzi seguendo la tradizionale tecnica fiamminga i quali, nella loro elaborazione formale, esistono solo come forma radicale di arte contemporanea.
Per la mostra presso la Galleria Alfonso Artiaco, verrà presentata una selezione di lavori del “Napoli Conversation project”, il più recente ed ambizioso progetto a cui Horsfield ha lavorato dal 2008 ad oggi, in collaborazione con Moonbow gruppo di produzione napoletano.
Durante questi anni sono stati realizzati oltre cento ritratti di napoletani legati alla città per la loro storia o per il loro lavoro ai quali si sono affiancati video, foto e conversazioni create, sia durante situazioni di gruppo, che attraverso singoli ritratti. Un racconto della storia della città e dei suoi abitanti di cui potremo ammirare due straordinari arazzi di notevoli dimensioni - The Arcyconfraternity of Santa Monica, Piazza Sant'Antonino, Sorrento. April 2010 e "At 99 Posse concert", via Gianturco, Naples. February 2010 - oltre ad alcuni ritratti e nature morte.

Craigie Horsfield conta numerose personali in diverse istituzioni come il Macba (Barcellona 2004) il Jeu de Paume (Parigi 2006), Centro de arte moderna Fundacao Calouste Gulbenkian (Lisbona 2006), Contemporary Art Museum di Sydney (2007), Museo di Capodimonte (2008).
E’ stato invitato ed ha partecipato a due edizioni di Documenta Kassel ( 1998, 2002) alla Biennale del Whitney (New York, 2004) ed alla prossima edizione della Biennale di Sydney (Sydney, 2012).
Le sue opere sono, inoltre, in numerose collezioni istituzionali in Europa e negli Stati Uniti (Whitney Museum di New York, Walker art Center di Minneapolis, Tate Gallery di Londra, Museum of Modern Art di San Francisco, Museum Boijmans di Rotterdam, Macba di Barcellona) ed in numerose collezioni private.
Nel 1996 Craigie Horsfield è stato nominato per il Turner Prize.

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Craigie Horsfield (born in Cambridge in 1949) is one of main contemporary artists in the field of social projects: his work has opened the way for significant evolution of the concepts of community and of individual and influenced many artists who, after him, have ventured into this field.
Horsfield’s works range in different media: from videos to installations, from photography to sound installations up to the performances, always in dialogue with each other and in constant reflection on the concepts of "relationship" and "slow time", themes for which Horsfield is recognized as the most influential author. For "relationship" the English artist means the idea that each individual is generated through the connection with others to create a new individual who is substantiated in every meeting and every conversation.
His social projects, installations, videos or tapestries are all linked by the constant speculation about the "relationship", both in its development and like a story.
Horsfield was also the first artist to realize large photos, as well as the first to produce tapestries following the Flemish traditional technique, which, in their formal elaboration, exist only as a radical form of contemporary art.
For the exhibition at the Galleria Alfonso Artiaco, he will present a selection of works of "Naples Conversation Project", the most recent and ambitious project that Horsfield has worked on since 2008, in collaboration with Neapolitan production team Moonbow.
During these years they realized more than one hundred portraits of Neapolitan people, linked to the city for their history or for their work, supported by videos, photos, and conversations created both in group situations and through individual portraits. A narrative of the city’s history and its inhabitants, among which we can admire two large extraordinary tapestries - The Arcyconfraternity of Santa Monica, Piazza Sant'Antonino, Sorrento. April 2010 and "At 99 Posse concert", via Gianturco, Naples. February 2010 - as well as some portraits and still lives.

Craigie Horsfield made numerous solo-exhibitions in several institutions such as the MACBA (Barcelona 2004), the Jeu de Paume (Paris 2006), Centro de Fundacao Calouste Gulbenkian Modern Art (Lisbon 2006), Contemporary Art Museum in Sydney (2007), Museum of Capodimonte (2008).
He was invited and took part to two editions of Documenta Kassel (1998, 2002) in the Whitney Biennial (New York, 2004) and the next edition of the Biennale of Sydney (Sydney, 2012).
His works are also in many institutional collections in Europe and in the United States (Whitney Museum in New York, Walker Art Center in Minneapolis, London's Tate Gallery, the Museum of Modern Art in San Francisco, Boijmans Museum in Rotterdam, the MACBA Barcelona) and in numerous private collections.
In 1996, Craigie Horsfield was mentioned for the Turner Prize.

Segnala:
Amalia Di Lanno

Rituali di Iwajla Klinke

Iwajla Klinke
Rituali
a cura di Antonio Maiorino

“La fotografia mi dà una sorta di sensazione di trionfo sulla lingua. Quando ci sei tu e l’altra persona, sembra sciocco, ma puoi fare a meno della parola” I. Klinke

Vernissage: venerdì 27 gennaio 2012 – ore 19 - Galleria PrimoPiano Via Foria 118 Napoli
Orari di visita: dal martedì al venerdì 16:00 alle 20:00 - sabato e domenica per appuntamento
fino al 20 febbraio 2012

La Galleria PrimoPiano è lieta di presentare la prima esposizione di opere fotografiche in Italia dell’artista tedesca Iwajla Klinke dal titolo Rituali.
L’inafferabile può essere dovuto alla volontà criptica dell’autore e sovente cela una necessità narcisista che soverchia l’opera rendendola distante e inconoscibile, talvolta invece, l’inafferabile, riesce ad esercitare fascinazione e desiderio di possesso di quella chiave che ci condurrà alla sublime percezione del capolavoro.
Le opere di Iwajla Klinke appartengono a quest’ultima categoria.
Potremo rilevare le tante stratificazioni cultuali, le influenze fiamminghe, il rapporto simbiotico di natura morta e ritratto, la magia di cavalieri e madonne contemporanee, l’evidente seduzione dei riti di passaggio, ebbene, nonostante queste molteplici letture, si ritorna con lo sguardo alle opere per esserne nuovamente rapiti perché conservano un ulteriore segreto che ci attrae come solo la Bellezza riesce.
Nella visione dell’artista berlinese ritroviamo quelli che Van Gennep, etno-antropologo del secolo scorso, definisce riti di separazione dal mondo asessuato, rituali magici di iniziazione che la cultura occidentale non riesce più a comporre in maniera tradizionale ma che pure resistono sotto altre inaspettate forme.
Iwajla Klinke dissotterra con lirica eleganza gli elementi e i simboli rituali facendoci percepire il momento di crisi ponendosi nel ruolo di potere dell’iniziatore e imprimendo un’ideale successione al mondo sessuato.
L’adornare i soggetti è esso stesso processo di mutamento e rito d’iniziazione. E’ con il soggetto stesso che l’artista decide quali strade percorrere, come declinare le forme del loro mondo, quali costumi della loro tradizione utilizzare,.
I ritratti hanno sempre un fondale nero e sono realizzati con luce naturale.


L’incontro in Accademia di Belle Arti Napoli
Venerdì 27 gennaio 2012 ore 11.30, su invito dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, incontro con Iwajla Klinke presso l’Aula Magna dell’Accademia Partenopea, moderano l’incontro il Prof. Fabio Donato - Artista e Coordinatore del Biennio Specialistico di Fotografia, Massimo Pastore - Artista e collaboratore della Galleria PrimoPiano, Lida Perin – interprete.

Iwajla Klinke è nata nel 1976 a Greifswal (ex Germania dell’Est), ha studiato Scienze Politiche, Storia dell’Arte, Cultura Ebraica e Islamica presso la Freie Universitaet di Berlino. E’ una fotografa e una film-maker e vive a Berlino.
Ha lavorato per anni come giornalista freelance prima di realizzare il suo primo film Moscobiye nel 2004. Il suo secondo film dal titolo The Raging Grannies Anti Occupation Club (Il club antioccupazione delle nonnine infuriate) realizzato nel 2007 ha ricevuto il plauso della critica e selezionato per la 34° edizione Mostra Internacional De Cinema di San Paolo in Brasile.
Negli ultimi anni Iwajla Klinke si è dedicata alla fotografia. La mostra presso la Galleria PrimoPiano è la prima che l’artista presenta in Italia.

Segnala:
Amalia Di Lanno

Steve Martin Oggetti di bellezza

«La storia di un grande amore destinato al fallimento e anche un saggio di storia dell’arte americana del XX secolo. Un romanzo originale che catturerà tutta la vostra attenzione dalla prima all’ultima pagina.» Joyce Carol Oates

Questo romanzo è la prova definitiva del talento incredibilmente poliedrico di Steve Martin. The Sunday Times

Il talento narrativo di Steve Martin è spaventosamente evidente in questo romanzo. Il modo in cui rievoca un’età dorata che è andata persa è semplicemente incantevole. New York Times

Lacey Yeager ha il fascino, l’intelligenza e l’ambizione giusta per tentare la scalata al mondo dell’arte di New York. Lo sa bene Daniel Franks, giornalista timido e impac­ciato che racconta la straordinaria parabola della donna bella e impossibile che finirà per rovinargli la vita. Determinata a farsi strada, Lacey usa il carisma e il suo naturale sex appeal per manipolare il prossimo, ricorrendo anche a metodi discutibili, mentre l’Fbi comincia a mettere il naso nei suoi affa­ri. A partire dalla gavetta come archivista da Sotheby’s, il suo lavoro la porterà su e giù per Manhattan, fino a sfiorare le vette dell’élite artistica internazionale, nel periodo che ha visto l’ascesa irresistibile dell’industria della bellezza, con le sue luci sfavillanti e le sue ombre.

Oggetti di bellezza è una satira arguta e appassionata di un mondo tanto patinato quanto misterioso, uno studio analitico sulle perso­nalità, le leggi e i tabù che lo governano. Ed è, infine, la storia buffa e tragica di un amore destinato al fallimento.

Steve Martin non è solo un attore leggendario, ma è anche sceneggiatore, compositore, musicista e geniale scrittore di saggi, romanzi e libri per l’infanzia. Collezionista d’arte a sua volta, contribuisce regolarmente al New Yorker e al New York Times.

Con 22 riproduzioni a colori delle opere citate

Isbn Edizioni
Traduzione di Lorenzo Bertolucci

304pagine 19.90 euro

Uscita 23 febbraio 2012

ISBN 9788876383410

Giulia Osnaghi
Ufficio Stampa
Via Sirtori, 4
20129 Milano

giovedì 26 gennaio 2012

La Nuova Pittura - Personale di Antonella Sassanelli

Assessorato alla Cultura
Città di San Donato Milanese
PRESENTA
Mostra Personale di Antonella Sassanelli

La Nuova Pittura

Dal 14 febbraio al 28 febbraio 2012
Spazio Espositivo di Cascina Roma – San Donato Milanese

inaugurazione con aperitivo sabato 18 febbraio alle h 17.30
Presenzierà l’artista

La Mostra resterà aperta al pubblico
Dal 14 febbraio al 28 febbraio 2012
lun. / sab. 9.30-12.30 / 14.30-18.30
dom.10.30-12.30 / 16.30 -19
CASCINA ROMA - PIAZZA DELLE ARTI - SAN DONATO MILANESE.

per info tel. 0255603159

http://lanuovapittura.blogspot.com/
lanuovapittura@gmail.com


Allo Spazio Espositivo di Cascina Roma - San Donato Mil.se - si inaugura sabato 18 febbraio 2012 alle h. 17.30 la Mostra Personale di Antonella Sassanelli - La Nuova Pittura.

L’elemento predominante nei lavori di Antonella Sassanelli è la narrazione: la stessa che nell’era del postmoderno appare precaria, fragile e fluttuante, è il filo conduttore che accompagna immagini realizzate al di là di ogni condizionamento. Sassanelli ha messo a punto una sua particolare poetica realizzando cicli di opere con tecniche digitali che sfociano in realizzazioni puramente pittoriche. L’interpretazione del lavoro di questa artista si evince dalla lettura della genesi delle sue opere: partendo dalla scrittura, attraverso una sintesi ricercata con misurata sottrazione, raggiunge l’essenza descrittiva tramite figurazioni. Il mezzo è minuzioso e assolutamente rigoroso, il risultato sfocia in una scarnificazione che rivela una solida, affascinante nuova struttura narrativa. I particolari delle immagini con il procedimento grafico, si trasformano in una modulazione metaforica scandendo nuovi piani-struttura che si susseguono a segmentare la forma. Un lavoro, il suo, che al di là del procedimento tecnologico, utilizza il lessico e la destinazione della pittura-pittura, una “Nuova Pittura”: la pennellata e la tela che si mostrano nella loro concretezza segnica e materica, diventano l'estensione di un' identità da mutevole a rivoluzionaria. (Dalla redazione di Sckeda Metropolitana)
L'artista nata a Modena e di formazione milanese, negli anni ’80 studia recitazione, mimo e danza jazz al Centro Studi Coreografici San Calimero di Milano. Negli anni ’90 si concentra solo sulla scrittura: un romanzo, poesie e racconti. Pubblica su riviste web e i lavori sia di prosa che di poesia vengono recitati in teatro e in reading pubblici. E' nel nuovo millennio che unisce immagini alle scritture, spazia dalle tecniche digitali alla pittura tradizionale, partecipando con i suoi lavori a mostre personali e manifestazioni collettive.


La Mostra resterà aperta al pubblico dal 14 al 28 febbraio 2012 dal lunedì al sabato con orario 9.30-12.30 / 14.30-18.30 e la domenica h. 10.30-12.30 / 16.30 -19 presso lo Spazio Espositivo di Cascina Roma in Piazza delle Arti a San Donato milanese.
Ingresso libero

Inaugurazione con aperitivo domenica 18 febbraio 2012 h. 17.30
Presenzierà l’artista

Segnala:
Amalia Di Lanno