Si ringrazia il critico d'Arte Lello Spinelli per la sua preziosa collaborazione.
L'Assessore alla Cultura di Bitritto Marina Pietragallo, spiega la storia del monumento storico, il Castello di Bitritto.
l'Assessore alla Cultura di Bitritto Marina Pietragallo, l'artista Cesare Cassone e la curatrice Antonella Colaninno
Intervento del Maestro Cesare Cassone
Ringraziamenti di Cesare Cassone accanto la curatrice Antonella Colaninno
commenta Cassone " finalmente questa sera si è parlato di Arte"
Intervento del maestro Cesare Cassone
Intervento di Anna Sciacovelli
Intervento di Anna Sciacovelli
Anna Sciacovelli giornalista e scrittrice
Lo scultore Emanuele Rubini la scrittrice Anna Sciacovelli e la pittrice Rosa Marigliano
Francesca Bianconi, Rosa Marigliano, Enza Luiso, Cesare Cassone e moglie,Anna Sciacovelli, Cuber,Cantatore.
momenti
L'artista Amedeo Del Giudice
http://www.amedeodelgiudice.it/
Cuber, Coce e il quadro di Basile
momenti "nautilus"
Francesca Bianconi con la sua scultura "Nautilus" in marmo bianco
Concetto dell’Opera
Per concepire le mie opere prendo ispirazione da ciò che mi emoziona e contemplo: la natura nella sua perfezione e l’uomo nei suoi atteggiamenti e sentimenti. Con il mio stile sintetizzo le linee rivisitando le forme per farle mie e lasciare spazio a un’intima immaginazione, mia e del fruitore. Talvolta le mie sculture non hanno significati univoci e credo che sia questo il vero dono di un artista: riuscire a creare forme che non esistono ma che diventano parte della realtà grazie al potere della fantasia, mostrare un’ottica diversa di quello che ci circonda e che spesso passa inosservato a causa della frenesia quotidiana che ognuno di noi vive e ci fa tralasciare il vero senso delle cose, dei sentimenti e della natura. Quando scolpisco, la grande concentrazione mi da la capacità di non pensare come una sorta ipnosi, di estasi, la pace dei sensi, una liberazione. Emozioni dalla quale non posso separarmi perché sono parte di me, come lo è la pietra che prende forma sotto le mie mani.
FRANCESCA BIANCONI
Scultrice, nata a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1979. Vive e lavora a Carrara (MS)
STUDI COMPIUTI
2007 Abilitata Cobaslid (Corso Biennale abilitante Secondo Livello Indirizzo Didattico) classe 022/A, per
l’insegnamento di discipline plastiche negli istituti superiori.
2005 Diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara
1999 Trasferita per il secondo anno di scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara
1998 Iscritta al primo anno di scultura all’Accademia di belle Arti di Roma
1997 Consegue il diploma di maturità artistica (con specializzazione) presso il Liceo Artistico di Porto San
Giorgio (AP)
BORSE DI STUDIO
2002 Progetto Reismuller per l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera
PARTECIPAZIONI
2000 Mostra collettiva Natale in Filanda, Forno MS
2001 Simposio Scultura in Piazza, Piazza degli Aranci, Massa
2003 Mostra collettiva In Fieri, Biennale degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Carrara (MS)
2004 Mostra collettiva all’aperto nella città di Carrara MS
2004 Mostra collettiva Made in Carrara, in riunione Club Rotary, Hotel Eden, Cinquale (LU)
2005 Stage di lavorazione del marmo presso stand nella fiera Marmotec, Marina di Carrara, (MS)
2005 Mostra collettiva Lezioni d’Amore, Corsagna (LU)
2005 Simposio in pietra Kunst in Stein, Wunsiedel (Germania)
2005 Simposio 11° Concorso Nazionale di Scultura, Spinetoli (AP)
2007 2° Premio vinto al Concorso L’Albero della Solidarietà- Un’opera per il parco Ugo La Malfa, Sala
riunioni Parrocchia Santissima Mediatrice, Avenza
2009 Simposio Internazionale di scultura in pietra, San Benedetto del Tronto (AP)
2009 Simposio Internazionale di scultura in pietra, Castelraimondo (MC)
2009 Mostra collettiva, Chiesa Madre di Positano (SA)
2009 Fiera internazionale MARMOMACC VERONA, 28 sett./3 ott.
Francesca Bianconi
Scultrice
momenti
Gli artisti Mianulli e Coce
momenti
momenti
Cuber, Cassone , Nardi, Del Giudice
momenti
Cassone e Del Giudice
I maestri Cuber,Cassone,Del Giudice, Silvestri.
I maestri Cuber,Cassone,Del Giudice.
In Massimo Nardi il blu è il colore dell’armonia, della pace, dello spirito, mentre la filosofia orientale lo associa all’idea di immortalità. Schefling, nella sua “Filosofia dell’Arte”, asserisce che “ il silenzio è la condizione propria della bellezza come la calma di un mare tranquillo”. La luminosità e la magia di questa atmosfera sognante, la simbologia della sfera evocano messaggi nascosti.
di Antonella Colaninno
Lo scultore Emanuele Rubini, la scultrice Francesca Bianconi, la pittrice Rosa Marigliano, la pittrice-scultrice Enza Luiso,gli artisti Massimo Nardi, Amedeo Del Giudice, Cesare Cassone, Cuber, Cantatore e Silvestri le scrittrici Anna Sciacovelli e Aurelia Iurilli.
l'Assessore alla Cultura di Bitritto (Ba)Pietragallo Marina
Giuseppe e l'artista Enza Luiso, Amedeo del Giudice, Anna Sciacovelli,Cuber (Umberto Colapinto)Aurelia Iurilli.
Il pittore Renato Sciolan, la pittrice Rosa Marigliano, la professoressa Enza Luiso e la scrittrice Anna Sciacovelli
Massimo Nardi - Il codice della strada
Nel continuo mutare delle cose, la perenne ricerca di punti di riferimento prevede l’esistenza di un “Codice della strada”, una segnaletica guida che è metafora del nostro libero arbitrio. Il colore rosso rappresenta nell’opera, il “filo di Arianna”che indica la strada nel labirinto della vita. Colore questo, che rappresenta il simbolo della nostra volontà e che indica il percorso metafisico delle sfere e l’incedere sensuale della donna che spesso percorrono strade diverse. Per questo, la filosofia del “mutamento” è l’unica condizione certa dell’uomo nella ricerca continua di punti di riferimento.
Di Antonella Colaninno
Amedeo del Giudice il pezzo mancante..........
Cesare Cassone
Il bianco predomina quasi luce pura nelle tele di Cesare Cassone dando in chi osserva la percezione di spazi infiniti. Astrazioni geometriche si sfiorano sospese in equilibrio in uno spazio senza tempo, nell’impenetrabile oscurità di uno sfondo in cui tutto si perde lasciando vita solo al “nulla”.
Di Antonella Colaninno
Leonardo Basile riflessione
Nelle“Riflessioni”di Leonardo Basile la ricerca introspettiva apre nuovi orizzonti. Superfici luminose e trasparenze celesti inducono il fruitore alla meditazione aprendo le porte ad una dimensione profonda. Una sottile linea all’orizzonte si dilata alle estremità della tela dividendo ad emiciclo due zone luminose che si rispecchiano vicendevolmente, dove le ombre sono impercettibili aloni di oscurità. Ragione e sentimento si riflettono nella foschia degli azzurri nebulosi e nel dinamismo di sottili pennellate gialle che seguono una traiettoria vorticosa che converge verso il centro della “riflessione”.
Di Antonella Colaninno
Leonardo Basile riflessione
Nelle“Riflessioni”di Leonardo Basile la ricerca introspettiva apre nuovi orizzonti. Superfici luminose e trasparenze celesti inducono il fruitore alla meditazione aprendo le porte ad una dimensione profonda. Una sottile linea all’orizzonte si dilata alle estremità della tela dividendo ad emiciclo due zone luminose che si rispecchiano vicendevolmente, dove le ombre sono impercettibili aloni di oscurità. Ragione e sentimento si riflettono nella foschia degli azzurri nebulosi e nel dinamismo di sottili pennellate gialle che seguono una traiettoria vorticosa che converge verso il centro della “riflessione”.
Di Antonella Colaninno
Basile e gli ospiti
Cuber e la donna di Fiume
Cuber e la gallerista e artista Rosa Didonna
Cuber
Rubini e la scrittrice Aurelia Iurilli
http://www.emanuelerubini.com/index.htmlRubini e Bianconi con la scrittrice Anna Sciacovelli
Cuber, Rubini , Bianconi
Emanuele Rubini e Francesca Bianconi
Vincitori del Simposio di scultura Comune di Castelraimondohttp://wpop10.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi/oper_vicitrici_castelraimondo.htm?ID=ITfIlMmhaInnxDntANln5Jd1osHi_KRPRVrsErnAicH&Act_View=1&R_Folder=SU5CT1g=&msgID=4351&Body=8&filename=oper_vicitrici_castelraimondo.htmhttp://wpop10.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi/comune_di_castelraimondo.htm?ID=ITfIlMmhaInnxDntANln5Jd1osHi_KRPRVrsErnAicH&Act_View=1&R_Folder=SU5CT1g=&msgID=4351&Body=7&filename=comune_di_castelraimondo.htmhttp://www.emanuelerubini.com/Rugi_gen/g_opere.htmlEmanuele Rubini scultura in marmo
Lo Ying e lo Yang pietra di Trani
cm 33x28x10
2009
E' un'opera antropomorfa dove si evince l'eqilibrio dato dalla pura sinuosità delle forme armoniche tipiche dello scultore Emanuele Rubini.
Amedeo Del Giudice e Cuber
Il giornalista Uccio Fumarola
Francesco Silvestri e Pino Coce - incontro
Francesco Silvestri
Presenze enigmatiche si muovono nella ricerca figurale di Francesco Silvestri come ombre colorate tra vaste campiture luminose di verde e di azzurro. Un flashback cromatico che coglie l’attimo di una azione collettiva che sublima il tempo di un istante. Corpi pregni di un dinamismo cromatico dove la luce scompone il dato formale creando un ritmo veloce di libere fusioni tonali.
Di Antonella Colaninno
La Bianconi, selezionata per la sezione Giovani, ha realizzato “Nautilus”, una scultura che nella sua forma a spirale vuole essere un omaggio alla sua città natale, sede del simposio.
«La galleria a cielo aperto che San Benedetto può offrire è ormai un patrimonio straordinario»,
Francesca Biancone "Nautilus" Marmo
Francesca Biancone ospite di EN DIX
Scultura in creta di Massimo Nardi
sul tavolo
Cuber
Umberto Colapinto la sequenza di piccole case dai toni caldi e pastosi crea morbidi volumi che la luce scompone come facce di un cristallo. Presenze delicate di un mondo quasi chagalliano che riflette un’apparente adesione ad un vissuto senza ombre nel quale il silenzio regna sovrano e lascia immaginare un paesaggio senza tempo.
Di Antonella Colaninno
Amedeo Del Giudice -stralcio critico di Antonella Colaninno
Amedeo Del Giudice rappresenta il mistero stesso della vita nell’universo femminile. La donna è per l’artista il completamento di una dimensione complessa a cui la natura affida il dono della vita. Anche la simbologia dell’opera “nido”lascia affiorare l’idea della fecondità e della protezione. L’uovo fecondato che si schiude alla vita all’interno di una cavità ricorda il pube della donna.
Cesare Cassone
Jovan Vulic
Gli interni dei caffè di Jovan Vulic invitano a momenti di pausa e di riflessive solitudini. L’apparente staticità della donna in attesa in primo piano denota una caparbia ricerca esistenziale nella dimensione del tempo soggettivo in questo artista che ha radici profonde nella tradizione di certa pittura romana.
Di Antonella Colaninno
Roberto Masia
In Roberto Masia infine, la riflessione evoca la memoria di un passato lontano. “Nel ricordo di una Villa del ‘700” rinvia ad atmosfere post impressioniste rievocate anche a livello formale nella tecnica del fusionismo che unisce i colori sovrapponendo delicati tratti a punta di pennello a colpi di spatola decisi e corposi, nella ricerca continua di una "fusione" tra luce e materia.
Di Antonella Colaninno
Salvatore Fiume
Il mondo fantastico di Salvatore Fiume evoca terre lontane tra arabeschi fluttuanti di broccati dorati. Le forme si dileguano nel vorticoso cromatismo mentre le atmosfere rinviano ai profumi d’oriente tra aromi aspri e speziati ed essenze delicate e accattivanti come le magiche atmosfere dei suoi paesaggi. In Roberto Masia infine, la riflessione evoca la memoria di un passato lontano. “Nel ricordo di una Villa del ‘700” rinvia ad atmosfere post impressioniste rievocate anche a livello formale nella tecnica del fusionismo che unisce i colori sovrapponendo delicati tratti a punta di pennello a colpi di spatola decisi e corposi, nella ricerca continua di una "fusione" tra luce e materia.
Di Antonella Colaninno
Nella ricostruzione della storia di Bitritto, innumerevoli sono i fili che legano le vicende del paese a quelle del territorio di cui fa parte, cioè la conca barese: si comincia dalla descrizione della grotta Mapane , analoga, per assimilazione territoriale, agli insediamenti antropici protostorici tipici di tutto il territorio di Bari.
Le prime comunità umane residenti nella zona dell’attuale Bitritto dovevano dunque essere presenti in ipogei carsici, successivamente trincerati e poi agglomerati in villaggi (vici), corrispondenti alle antiche contrade oggi denominate San Marco, San Giovanni, Randa ed altre; villaggi di età greco-peuceta di cui esistono testimonianze archeologiche .
Nell’evoluzione dal sistema vicano a quello paganico, si ipotizza quindi l’esistenza dell’antico "pagus" di Bitritto nella zona attualmente nota come il "Pendìo", che doveva verosimilmente essere l’acropoli, il punto più alto, meglio difendibile, più salubre, il meno soggetto al ristagno di acque meteoriche, ben collegato al reticolo viario, vicino alla fonte d’acqua di due rami di una lama e nelle immediate vicinanze di terreni fertili .
Il pagus protourbano del Pendìo, sviluppatosi intorno al VII - VI secolo a. C., a un certo punto, intorno al IV secolo, doveva però essere diventato insufficiente a contenere l’aumento della popolazione che, analogamente all’esempio della vicinissima Ceglie, si sarà inurbata a ridosso dell’acropoli, cioè a nord-ovest , dando vita ad una civiltà di rilevante sviluppo, come testimoniano i reperti vascolari della necropoli di Sant’Andrea.
In età romana, poi, sorse una "villa" nella zona corrispondente all’attuale castello: ci sono infatti chiare tracce dell’esistenza di torchi, vasche per la lavorazione e contenitori per olio e vino sotto l’ala nord-est del castello. L’importanza di questo insediamento produttivo romano sicuramente era dovuta anche al fatto che era collocato in prossimità del passaggio del decumano massimo del territorio di Bari (l’ager varinus) e che poco lontano passava anche il cardo massimo, corrispondente alla via Cardo-Carrera .
Trae allora ancora più forza ed efficacia la tesi, già argomentata in passato, dell’origine del toponimo di Bitritto dal termine latino "Vitaritum" (vigneto): la domus romana presso la quale si svolgeva la lavorazione di olio e vino, sita in prossimità di importanti vie di comunicazione, aveva attorno a sé ricche campagne prevalentemente coltivate a vite, che d’altra parte accanto all’olivo e al grano era la più antica coltivazione mediterranea, e ricavava la sua forza economica proprio da questa attività.
Successivamente alla caduta dell’impero romano e alla guerra greco-gotica, sorgono insediamenti longobardi, come la prima elevazione, a livello del basamento, della Casa - torre sita in piazza Leone, originariamente posto di guardia a difesa dell’abitato.
Nel periodo bizantino, Bitritto si espande poi, con le caratteristiche di un villaggio (chorion) nella zona a sud dell’antico pagus del Pendìo, con reticoli viari (tra via Minghetti, via Monaco e via Loconte) di ascendenza sia araba che bizantina, una comune "koinè" urbana panmediterranea ).
All’incirca nella stessa fase avviene la penetrazione di comunità monastiche nel territorio: così come è documentato anche in altri luoghi, monaci orientali e poi benedettini occupano cavità carsiche ed ereggono chiese e monasteri. E’ il periodo in cui si sviluppa, anche a Bitritto, il culto di San Michele Arcangelo e si costruisce l’omonima chiesa, sita fuori del centro abitato come attestano anche i documenti dell’epoca.
La chiesa di San Michele Arcangelo, poi diventata Chiesa Collegiata di Bitritto con annesso un monastero, conteneva un antichissimo bassorilievo, ora misteriosamente scomparso ma di cui esiste documentazione fotografica, in cui la figura del Cristo benedicente tra la Vergine e l’Arcangelo Gabriele mostra chiare influenze bizantine che si possono ricondurre alla chiesa di Santa Sofia di Costantinopoli.
In epoca normanna, Bitritto ha nuovamente cambiato fisionomia: è ora un centro fortificato, cinto da solide mura, all’estremità delle quali, sul sito della precedente villa romana forse demolita o andata distrutta, è stato edificato un poderoso castello. Castello che assume il ruolo di edificio-simbolo negli anni successivi: nei secoli che vanno dall’XI al XV, le vicende del castrum bitrittese sono uno spaccato della storia del Basso Medioevo nell’Italia Meridionale. Tra le mura e i camminamenti antichi sembra di leggere infatti lo scontro tra i poteri forti del Medioevo l’autorità religiosa, l’autorità regia, i feudatari laici – ripercorrendo gli avvenimenti di una lotta lunga e inarrestabile, punteggiata dai caratteri aspri degli assedi e delle battaglie, per il possesso di un castello e del suo casale. Le secolari dispute, sia militari che giuridiche, che testimoniano quanto dovesse essere ricca e fiorente l’economia bitrittese, se era in grado di scatenare interessi così tenaci, si concludono definitivamente con l’attribuzione del feudo all’arcivescovo di Bari: e si apre così un lungo periodo della storia di Bitritto, che fino all’età moderna condividerà con Cassano il singolare titolo di possesso feudale della curia barese.
Nel Cinquecento e nel Seicento il paese appare dunque dominato dalle figure vescovili e dal clima della Controriforma tridentina: all’erezione della Chiesa Matrice, dedicata alla Madonna di Costantinopoli e legata alla fine dell’epidemia di peste, seguono l’istituzione di confraternite laicali e la costruzione di nuove chiese, oltre alle visite pastorali dei vescovi Puteo e Riccardi.
Il clima sociale e religioso comincia a mutare nel secolo successivo, quando la riedificazione della Chiesa Matrice, ricostruita dalle fondamenta, avviene per iniziativa dei cittadini ed è finanziata con denaro pubblico, ricavato dall’autotassazione che aggiunge balzelli straordinari a quelli stabiliti per disposizione regia dal catasto onciario.
Alla fine del Settecento, come accade d’altra parte in tutto il Regno di Napoli, la presenza laica diventa in effetti emergente ed inizia ad acquisire un’importanza, sia economica che politica, sconosciuta in passato. Ma nel caso di Bitritto la nuova classe sociale borghese si scontra con il potere feudale vescovile, per cui il Comune (chiamato all’epoca Università) si pone per la prima volta come soggetto autonomo nei confronti della Mensa Arcivescovile di Bari.
L’aspirazione popolare ad affrancarsi dal barone-arcivescovo, oltre alla secolare opposizione città - campagna, sono le motivazioni che probabilmente stanno alla base della scelta, nel 1799, di sostenere le truppe sanfediste contro la Bari repubblicana: il vescovo Gennaro Maria Guevara, infatti, come tutto il clero barese, era passato nelle file dei rivoluzionari, e lottare, paradossalmente, contro l’albero della libertà di ispirazione francese, significava nel caso di Bitritto lottare invece per la propria libertà dall’antico potere feudale.
Nel decennio napoleonico (1806-1815) la legge dell’abolizione del feudalesimo del 2 agosto 1806, unitamente all’emanazione di altre disposizioni antifeudali, elimina finalmente i diritti feudali dei baroni, e il Comune inizia a darsi precise regole con l’istituzione degli Statuti Municipali.
Ma se dal punto di vista politico i tempi iniziano a cambiare, per quel che riguarda la vita sociale e soprattutto familiare i mutamenti appaiono molto più lenti: all’inizio dell’Ottocento, la donna e i figli sono ancora visti come proprietà del padre-patriarca e sono quindi privi di diritti giuridici. I figli sono “famuli” nel significato etimologico di servi, che occorre emancipare con apposito rito per renderli uomini liberi, e il matrimonio è una complessa istituzione ancora regolata da una mescolanza di diritto romano e diritto longobardo, così come è fissata nelle Consuetudines barenses di origine medievale.
Durante la Restaurazione, la storia di Bitritto non si discosta da quanto avviene nel barese e in tutto il Regno di Napoli: sorge una "vendita" della Carboneria, denominata La Speranza” e controllata dalla polizia borbonica; nel 1821, ci sono numerosi carbonari bitrittesi, nella legione della provincia di Bari comandata dal colonnello Carlo Nicolai di Canneto, che combattono nell’esercito del generale Pepe sconfitto dagli Austriaci ad Antrodoco.
Alla vigilia della proclamazione del Regno d’Italia, la fine imminente del potere arcivescovile baronale a Bitritto è segnata da un evento clamoroso: la devastazione di terreni appartenenti alla curia da parte di numerosi cittadini. Già a Santeramo e a Gioia del Colle nei mesi precedenti si erano verificati tumulti e disordini; a Bitritto, nel febbraio 1861, l’ira popolare troppo a lungo repressa esplode, devastando il giardino della Mensa vescovile ed aprendovi il varco per una strada, più volte regolarmente richiesta e negata dal capitolo, in direzione di Sannicandro.
La sistemazione delle strade e dell’urbanistica fu in effetti una delle principali preoccupazioni dell’amministrazione comunale nel periodo post-unitario, che vede una notevole espansione del centro abitato. Ma la situazione economica a fine secolo, dopo la crisi vinicola ed agraria del 1888 seguita alla rottura del trattato commerciale con la Francia, si aggrava soprattutto per quanto riguarda piccoli proprietari e contadini.
A numerosi bitrittesi, in seguito alle difficoltà che rendono problematica la sopravvivenza, non resta che una sola possibilità, comune a tanti lavoratori meridionali: l’emigrazione. Nel primo decennio del Novecento partono da Bitritto a centinaia, prevalentemente diretti negli Stati Uniti, spesso portando con sé intere famiglie; ma il fenomeno non resta circoscritto a quegli anni poiché conosce una nuova fase ancora imponente nel periodo del secondo dopoguerra, realizzando una tendenza che si fermerà solo negli anni Ottanta.
Nel frattempo, chi resta vede completare un’importante opera pubblica: l’Acquedotto Pugliese, sostenuto dall’illustre concittadino, all’epoca Ministro ai Lavori Pubblici, Nicola Balenzano, ed ultimato nel 1915. Seguono, negli anni Venti e Trenta, la costruzione della fognatura e l’installazione della rete elettrica e di quella telefonica. L’impulso all’espansione edilizia subisce una brusca battuta d’arresto negli anni della seconda guerra mondiale, quando tutte le risorse, perfino i monumenti in bronzo, sono dirottate a scopi bellici. Ma nel 1944 gli infissi del Palazzo Municipale, andati in frantumi in occasione dell’ultima incursione aerea del capoluogo, vengono riparati con i vetri dei quadri di personalità del cessato regime fascista: un primo segnale di volontà di ricostruzione post-bellica.
La ricostruzione vera e propria avviene poi dagli anni Sessanta e Settanta, attraverso un processo di trasformazione che si accentua con gli anni Ottanta e Novanta e che arriva fino ai nostri giorni, e vede da una parte una notevole crescita democratica, politica, sociale della cittadinanza, dall’altra un incalzante e diffuso benessere economico, un aumento demografico ed una consequenziale e rapida espansione urbanistica, che colloca ormai Bitritto all’interno della più vasta area metropolitana.
Le notizie sono tratte da: BITRITTO NELLA STORIA DELLA TERRA DI BARI
( Giugno 2007 - WIP EDIZIONI ) di Vito DE BELLIS e Rosa COLONNA
http://www.sagreinpuglia.it/puglia-news/news-bari-e-provincia/203-bitritto-news/960-en-dix-enchante-percorsi-di-riflessione.html
http://concorsarte.blogspot.com/2009/10/en-dix-enchante-al-castello-di-bitritto.html
http://www.nikonclubitalia.com/forum/calendar-cal1.html&code=showevent&event_id=199
http://arteinforma.blogspot.com/2009/10/en-dix-hencante-percorsi-di-riflessione.html
http://www.lobiettivonline.it/modules.php?option=articoli&permalink=il-perche-di-endix#comment
http://www.quick-art.net/dettaglio_evento-156-en_dix_echante_percorsi_di_riflessione.php
http://www.cassanoweb.it/index.php?option=com_content&view=article&id=594:endix-la-mostra-si-sposta-a-bitritto&catid=16&Itemid=13
http://inarte-blog.blogspot.com/2009/10/en-dix-enchante-percorsi-di-riflessione.html
http://www.beniculturalionline.it/index.php?option=com_events&task=view_detail&agid=2226&year=2009&month=10&day=28&Itemid=600&catids=211%7C209%7C212%7C216%7C217